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Autore: Mokona_    02/02/2013    3 recensioni
Mokona is back! No, non ero morta, ero/sono solamente stata presa in ostaggio dalla scuola.
Comunque sia, questa è un missing moment post-pandemonium.
Sembra che Erza, nonostante tutte le ferite, stia bene.
E se così non fosse, se le sue ferite fossero più gravi di quanto avesse creduto, e le capitasse di perdere coscenza mentre si dirige verso la sua stanza?
E se qualcuno, (sapete tutti di chi sto parlando) la portasse in infermeria?
Ci sono ferite che guariscono in fretta, altre che necessitano di tempo, o di cure particolari per poter rimarginarsi. Ed è importante, quando si sta male, avere qualcuno al proprio fianco, qualcuno su cui fare totale affidamento.
Enjoy you read!
And don't forget to R'n'R!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erza Scarlet, Gerard
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Injuries
 
 
 
“In-Incredibile!
Non so come…Ma da sola è riuscita a sconfiggere tutti e cento i mostri! è questa la vera forza che si diceva essere la più forte,, sette anni fa?”
 
La folla era in subbuglio. Urla e applausi non riuscivano a essere contenuti dallo stadio, si diffondevano in tutta Crocus; grida di ammirazione per lei, l’unica e sola Titania.
Erza aveva combattuto con grinta e determinazione, dando il meglio di sé, per Fairy Tail.
Aveva affrontato contemporaneamente ben cento mostri, eppure eccola lì, ancora in piedi, levare in alto la spada in segno di vittoria.  E la folla acclamava il suo nome in un coro che probabilmente non sarebbe finito mai, se solo i medimaghi, preoccupati per le ferite profonde della maga, non fossero accorsi sul posto per trascinarla via e curarla. E lei all’iniziò si lasciò condurre all’infermeria abbastanza docilmente, un sorriso sornione che ancora le alleggiava sul volto.
Le sue ferite erano abbastanza gravi, eppure non era passato molto tempo che i suoi compagni già l’avevano ritrovata fra loro, desiderosa di assistere in prima persona a quello che, ne era certa, sarebbe stato il trionfo di Cana.
 E così fu. Quel giorno il nome di Fairy Tail risuonò in tutta Magnolia.
 Così come la confusione dei festeggiamenti dei membri della gilda risuonarono in tutta la città.
Come biasimarli? Dopo tante sconfitte, ecco che finalmente erano passati al contrattacco; e quale modo migliore per iniziare un contrattacco se non con una bella festa?
Perché è così che fanno i maghi di Fairy Tail.
 

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“Ma le tue ferite, Erza?” aveva chiesto la maga degli spiriti stellari vedendola seduta tranquilla, a bersi qualcosa, in mezzo a tutti gli altri.
“Sto bene; merito di Porlyusica e Wendy.”, aveva detto Erza, rivolgendo all’altra un sorriso rassicurante. Lucy accettò di buon grado la risposta, ignorando una vocina che nel profondo le chiedeva il motivo per cui la maga dai capelli scarlatti non sgridava nessuno e non si buttava nelle risse come suo solito.
La verità era che in effetti Erza non stava così bene come voleva far credere.
E dire che sarebbe bastata qualche ora di riposo per rimettersi; ma, sia per non voler far preoccupare gli altri, sia per la testardaggine di voler vivere ogni istante di quel torneo insieme alla sua gilda, aveva messo a tacere la sua parte più razionale.
Per quanto forte e resistente però, Titania era pur sempre un essere umano (io sinceramente avrei dei seri dubbi in proposito n.d.a.); anche se con poteri e forza straordinari, rimaneva comunque un’umana. Ed Erza non voleva assolutamente mostrare il suo lato “umano”, e quindi debole, agli altri, nè voleva che si preoccupassero vedendola stare male.
Per questo si defilò senza farsi notare da nessuno, quando il dolore di alcune ferite che probabilmente le si erano infettate divenne insopportabile.
Wendy e Porlyusica avevano fatto le cose per bene, e quindi le lesioni non avrebbero dovuto subire quella sorte; non se fosse rimasta a letto, come le avevano raccomandato di fare.
Probabilmente per la prima volta Titania si era spinta oltre il limite.
Se ne era resa conto mentre stava camminando per i corridoi deserti, diretta verso la sua camera. Aveva messo un piede dopo l’altro lentamente, appoggiando una mano al muro per sostenersi. Si era sentita accaldata, e al mal di testa si era aggiunta una vista annebbiata.
Si era sentita cadere, e aveva avvertito sulla pelle la sensazione della freschezza causata dal pavimento di marmo.
Poi, il nulla.
 
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La prima cosa che Erza avvertì quando si svegliò fu la sensazione di calore e insieme di freschezza che l’avvolgeva. La maga aprì gli occhi, visualizzando così un soffitto bianco.
Voltò lo sguardo a sinistra, e vide uno di quegli anonimi comodini dell’infermeria. Era dunque lì che si trovava? Questa era solo una delle molte domande che avevano iniziato a vorticare nella testa della maga, domande che però le causarono un forte mal di testa. Richiuse gli occhi e portò una mano alla fronte; al posto della pelle però le sue mani andarono a finire contro qualcosa di più fresco: una pezza bagnata. Era a quella che era dovuta la sensazione di frescura, allora. Sempre tenendo le palpebre abbassate la maga iniziò ad alzarsi.
Non si aspettava il tocco gentile di una mano sulla sua spalla e quella voce:”Aspetta, Erza, non correre.”. Titania spalancò gli occhi e si voltò di scatto verso destra, col risultato di aumentare l’intensità del dolore alla testa; si sentì mancare, e la sua testa sprofondò inevitabilmente nel cuscino. I suoi occhi però non abbandonarono quelli di un ragazzo con i capelli blu e uno strano tatuaggio rosso sul volto.
Jellal. Le sopracciglia di Erza si corrugarono, e prima che qualsiasi sinapsi avesse potuto connettersi a formare un qualche pensiero coerente, la sua bocca aveva già formulato la domanda:”S-sei tu che mi hai portato qui?”. Il ragazzo annuì sorridendole, per aggiungere poi con sguardo severo:”Ti sei sforzata troppo, e la ferita sulla schiena si è infettata: non ti sei messa a riposo, e il risultato è che ora hai la febbre.”. Concluse incrociando le braccia.
Erza rimase in silenzio per qualche secondo, metabolizzando le informazioni ricevute. Un’altra domanda poi le salì spontanea alle labbra:”Jellal…Ma tu come fai a sapere della ferita alla schiena?” Domandò, gli occhi spalancati e un tenue rossore sulle gote che contrastava con il pallore del resto del viso. E quando il mago arrossì a sua volta e iniziò a balbettare, Titania venne circondata da un’aura maligna; proprio quando stava per ex-quipparsi con l’armatura del purgatorio, però, Erza venne interrotta dall’improvviso suono delle tendine dell’infermeria che si aprivano di scatto. Ne uscì un’alquanto seccata Porlyusica. “Sono stata io a dirglielo, razza di diffidente!” Disse avvicinandosi a lei per controllarle le fasciature; “Direi che l’infezione è passata…Dovrai ringraziare Wendy per questo.”. Poi controllandole la fronte aggiunse:”E dovrai ringraziare pure quello lì –disse puntando il dito contro Jellal come se lo avesse dovuto maledire- se la tua febbre è scesa. Io di certo non avrei avuto la voglia né la pazienza di cambiarti la pezza ogni cinque secondi.”. Il ragazzo diventò, se possibile, ancora più rosso, e abbassò colpevole lo sguardo, come se lo avessero beccato a mettere le mani in un vaso di marmellata.  Erza lo fissò nuovamente, stavolta con sorpresa. Quasi non sentì le parole di auto-congedo della maga curatrice:”Va beh’, visto che tanto a te ci pensa la tua nuova balia, me ne vado. Già non sopporto gli esseri umani, figurarsi gli esseri umani malati e feriti!”
Il silenzio imbarazzato che si era creato tra i due venne interrotto da Jellal:”Ecco….Penso che dovresti riposare un altro po’…”. Erza si risvegliò dallo stato di coma nel quale era caduta e biascicò un: “Oh…ehm…giusto.”, rimettendosi a letto, chiudendo gli occhi e alzandosi le lenzuola ad arrivarle appena sotto gli occhi.
“Jellal…Tu rimarrai qui, vero?”. Il ragazzo, seppur sorpreso dalla domanda, non ci mise molto a rispondere:”Fino a quando non mi dirai di andarmene.”
Le labbra sul volto ancora arrossato e coperto di Titania si incurvarono verso l’alto, mentre Morfeo l’avvolgeva tra le sue braccia.
 E Jellal rimase a fissarla, il mento appoggiato sul palmo di una mano. Quella domanda era stata quantomeno strana da parte sua: Erza non era solita abbandonarsi a momenti di debolezza come quello.
Gli occhi del mago iniziarono a seguire le linee del volto di lei, ammirando il contorno delle labbra, la lunghezza delle ciglia, i giochi di luce che il sole provocava sui capelli scarlatti.
Lei era Titania, e in quanto tale doveva proteggere, non essere protetta; doveva essere una guida, colei sulla quale tutti possono fare affidamento. Ne era consapevole, e agiva di conseguenza. Per questo quel momento di debolezza era sembrato così strano al ricercato, che si convinse che fosse dovuto alla febbre.
Era vero, anche se solo in parte: proprio perché era Titania, perché aveva tutte queste responsabilità sulle spalle, Erza aveva bisogno di qualcuno su cui appoggiarsi, di tanto in tanto. Aveva bisogno di un posto sicuro, dove avrebbe potuto sentire calore, dove si sarebbe sentita a casa, ogni volta che si fosse sentita sola, fuori luogo, in mezzo a degli amici incomprensibili. Senza che lei se ne fosse resa conto, la figura che rappresentava tutto questo per lei era diventata Jellal. Lui era lì per lei; ci sarebbe sempre stato, ogni volta che ne avrebbe avuto bisogno, a dispetto della distanza che li separava.
E questo non sarebbe mai cambiato.
 

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Erza si risvegliò di soprassalto. La stanza era buia; probabilmente erano passate diverse ore da quando si era addormentata. La temperatura corporeaora sembrava essersi stabilizzata: finlamente riusciva a ragionare lucidamente. Si guardò intorno, ma non vide nessuno.
Quindi Jellal alla fine se n’era andato. L’aveva abbandonata. Questa volta di sua spontanea volontà, non come quando era stato posseduto da Zeref, o quando il concilio l’aveva trascinato via. La maga sentiva il cuore frantumato in mille pezzi. Non avrebbe saputo neanche dire il perché: in fondo forse si era dovuto allontanare per cause di forza maggiori, quali la vicinanza di qualche membro del concilio che avrebbe potuto scoprirlo, o forse la presenza della forza magica di Zeref. Eppure Erza non riusciva ad accettarlo; il flusso dei suoi pensieri venne interrotto quando sentì delle voci provenire dal corridoio.
Scese dal letto, e con un brutto presentimento raggiunse la tendina dell’infermeria; la scostò di qualche centimetro.
La scena che le si parò davanti la lasciò senza parole: Jellal teneva intrappolata tra sé e il muro una ragazza, e la baciava appassionatamente. La ragazza aveva dei capelli biondi e fluenti, la divisa di Fairy Tail e il marchio rosa della gilda sembrava splendere sulla mano destra.
“…Lucy?” Sussurrò Erza, a dir poco sconvolta; allora lui non l’aveva solo abbandonata, l’aveva anche tradita.
“Erza…”
Che fine avevano fatto tutti quei discorsi sull’ “espiare i peccati prima di affiancare coloro che camminano nella luce”?
“Erza…!”
Jellal alla fine aveva mostrato la sua vera natura? Un meschino, disonesto, subdolo bugiardo che…
“Erza! Svegliati!!”
La maga aprì gli occhi di scatto, ma li richiuse subito dopo, accecata dalla luce artificiale provocata dalla lacrima. Li riaprì, e trovò il viso preoccupato di Jellal vicinissimo al suo; “Che hai? Cosa è successo?”. Solo in quel momento la maga si rese conto di avere il volto bagnato; si portò una mano sulla guancia, e scoprì che stava piangendo.
“Erza.”. La chiamò nuovamente il mago. “Stai bene? -disse, con lo sguardo sempre più inquieto, afferrandola  per le spalle- Improvvisamente hai iniziato a tremare, poi a piangere; un mago ti ha attaccato mentalmente nel sonno? Hai avuto una visione? Sei…”.
Venne interrotto dalla risata di lei. Com’era potuta essere così stupida da pensare che l’avrebbe abbandonata? Figurarsi tradirla.
Lui sarebbe stato sempre lì. Per lei.
“Ho solamente avuto un incubo”, disse, il volto ancora rigato dalle lacrime, rivolgendo al ragazzo un sorriso che lo fece immediatamente arrossire.
Jellal, tranquillizzatosi, ricadde sulla sedia dalla quale si era alzato facendo un profondo respiro, mentre l’altra ancora ridacchiava per la sua reazione esagerata.
I loro sguardi si incontrarono, ed entrambi sorrisero.
I loro volti iniziarono ad avvicinarsi, attratti da una sconosciuta forza magnetica…
“Beh’? Siete ancora qui?”
Fu ciò che disse Porlyusica facendo scattare all’improvviso le tendine  e facendo sobbalzare i due sul posto.
“Se dovete mettervi a civettare –iniziò ad inveire –fatelo da un’altra parte, non in infermeria! Quindi andatevene! Tch, questi umani!” Concluse, sbattendoli letteralmente fuori, lei rossa quanto i suoi capelli, lui completamente sconvolto e terrorizzato. E fu di nuovo quest’ultimo a parlare per primo:”Allora…io vado…”.
“Aspetta, Jellal.”. Disse lei prima che il mago potesse muoversi. In risposta al suo sguardo interrogativo fece un passo verso di lui, dicendo:”Volevo solo ringraziarti…”.
Si alzò in punta di piedi: le sue labbra si appoggiarono su quelle del mago.
Si staccò dopo qualche secondo, poi lo abbracciò. “Arigatou naa, Jellal.”.
Lui l’abbracciò a sua volta, sorridendo e arrossendo lievemente: “Non hai nulla di cui mi debba ringraziare.” Ribattè lui, affondando il volto in quei capelli scarlatti che tanto adorava.
Dopo un po’ Erza sciolse l’abbraccio, senza smettere di sorridere, e prendendolo per mano.
“Mi accompagni in camera?” Gli chiese. Il mago sorrise a sua volta. “Ogni suo desiderio è un ordine, Scarlet.”
Iniziarono a camminare, entrambi cercando di non pensare a tutti i dolori e le difficoltà a cui sicuramente sarebbero andati incontro. Le ferite di Erza non facevano più così male.
Non le ferite del corpo, ma quelle che le avevano lacerato a lungo l’anima, si stavano rimarginando,e sembrava che ogni attimo passato al fianco di Jellal non facesse altro che allievare sempre di più il peso che opprimeva il suo cuore. Così era anche per Jellal.
Milliana, Kagura, il concilio… In quel momento non contava più nulla, per loro. Sapevano che, prima o poi, avrebbero dovuto affrontarli.
Ma realizzarono, quando votlando la testa nello stesso momento i loro occhi si incrociarono, che avrebbero potuto e saputo superare qualsiasi avversità.
Insieme.
 

Angolino di Mokona
That’s it!!! Mokona è felice perché è finalmente riuscita a finire *w*
Ok, scherzi a parte, com’è? Troppo lunga? Troppo noiosa? Troppo smielata? Troppo OOC? Ditemi tutto, così posso migliorare. Mi sono divertita un sacco nell’inserire il personaggio di Porlyusica…sarà che sono leggermente sadica verso i personaggi, e quindi mi diverto a maltrattarli attraverso lei? XD Mi diverto anche a far fare figuracce a quel poveraccio di Jellal…Tra l’altro, ditelo, non ve l’aspettavate il sogno. O almeno lo spero, perché in quel caso il mio diabolico piano –risata malefica- è riuscito. Ho messo Lucy perché ne avevo voglia, e perché ho trovato un sacco di Jellu (jellu, poi, ma si può?? Seriamente, a me questo nome fa venire solo ridere XD) tra le fanfiction in inglese. Comunque sia, l'anime mi ha deluso moltissimo. Ho questa ff pronta da qualche mese, mi sembra, e avevo aspettato che uscisse l'anime così che tutti avrebbero potuto leggerla. Ma più che altro mi ha confuso le idee, anche se non so neanche il perchè, e adesso non sono più sicura di quello che ho scritto. Cioè, mi fa schifo come all'inizio, ma ora è anche peggio. Ma la cosa che mi fa arrabbiare è il fatto che non c'era neanche un po' di sangue.

http://www.mangaeden.com/it-manga/fairy-tail/284/20/ Queste vi sembrano ferite leggere?!? A me sembra che quella poveraccia potrebbe cadere per terra da un momento all'altro!! E poi Jelly era nello stadio a guardarla, non a zonzo per Crocus!!! Accipicchia quante chiacchiere inutili. Gomenne, minna.
Ok, la smetto con gli scleri e concludo ringraziando tutti quelli che hanno recensito le mie storie, che le hanno aggiunte tra le preferite o le ricordate o che hanno semplicemente letto!


Attenzione:
Per ogni recensione lasciata, positiva o negativa che sia, l’autostima dell’autrice risalirà un livello dell’inferno! Adesso si trova nell’ultima bolgia del cerchio dei traditori, quindi la strada da fare è lunga! Read and Review!

Love ya, guys!
Mokona_

   
 
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