“The
light behind your eyes”
If I could be with you tonight…
I would sing you to sleep,
Never let them take the light behind your eyes…
One day, I’ll lose this fight…
As we fade in the dark
Just remember you will always burn as bright
Un ricciolo
di
fumo si levò dalle labbra appena dischiuse, disegnando
spirali e morbide volute
nell’aria soffocante della sera californiana.
Frank
gettò via il
mozzicone della sigaretta, ormai completamente consumata, e si mosse a
disagio,
seduto accanto a Gerard su delle scomodissime casse di legno
accatastate contro
la parete di quello che una volta doveva essere stato un piccolo hotel
in mezzo
al deserto, ma ora era solo un edificio fatiscente: un posto perfetto
per
nascondersi e trovare un riparo sicuro. Non aveva di certo un aspetto
accogliente, ma quando sei un ribelle impari ad adattarti, soprattutto
se non
ci sono altri edifici nel raggio di chilometri e con orde di draculoidi
che la
notte sciamavano per le lande desolate come branchi di lupi affamati.
Affamati di carne di Killjoy.
Sapeva che presto si sarebbero dovuti muovere dal rifugio: era tempo di
entrare
in azione.
Avrebbe preferito mozzarsi un braccio piuttosto che ammetterlo, ma
questa volta
aveva paura.
Una fottuta paura.
Non che Frank non fosse una persona coraggiosa. Al contrario, insieme
ai suoi
compagni era riuscito ad affrontare molte missioni difficili, che gli
scettici
davano per impossibili, contro un nemico che era sempre in netta
superiorità
numerica e decisamente meglio equipaggiato di loro.
Nonostante la piccola statura se la cavava egregiamente negli scontri a
fuoco e
sapeva ricorrere al corpo a corpo se strettamente necessario, anche se
preferiva sempre evitare questa opzione, sapendo di essere fisicamente
inferiore.
Eppure aveva come
un presentimento, che lo faceva sentire estremamente inquieto e che
agitava il
suo animo come del liquido in una bacinella.
Temeva che questa volta sarebbe stata l’ultima, che sarebbe
stata l’ultima
battaglia, che non ce l’avrebbero fatta.
Come tutti gli altri.
Ormai tutti i loro amici, che avevano lottato per la libertà
in quel mondo
apocalittico, erano stati presi dai draculoidi o erano andati incontro
ad una
fine tragica. I Killjoys erano ogni giorno di meno, venivano scovati ed
eliminati
uno ad uno, mentre i soldati di Korse si moltiplicavano sempre
più. Era solo
questione di tempo prima che anche loro...
Abbassò lo sguardo sulla grottesca maschera del mostro di Frankenstein che si stava rigirando tra
le mani, nervoso. Se avesse
continuato a tormentarla in questo modo avrebbe finito per romperla,
poco ma
sicuro!
Quasi trasalì quando sentì la mano del suo
compagno posarglisi pesantemente su
una spalla. Quel ragazzo non era decisamente fatto per fare le cose
delicatamente. Sollevò il viso per guardarlo e, come ogni
volta, rischiò di perdersi
in quegli occhi verdissimi non appena li incontrò.
”Frank...” Gerard pronunciò il suo nome,
abbozzando un sorriso, scoprendo
appena i piccoli denti bianchi.
Gli piaceva quando lo chiamava col suo vero nome.
Non col nome da ribelle.
Frank.
Non Fun Ghoul.
Solo Frank.
Sì, lui era Frank.
I nomi erano uno dei pochi ricordi del mondo precedente la grande
guerra del 2017,
quasi tre anni prima. I nomi e qualche oggetto tecnologico, di cui
spesso non
ci si rammentava nemmeno più la funzione.
Per questo amava quando Gerard lo chiamava per nome. Vibrava
nell’aria come una
nostalgica memoria del passato.
”Gee...” gli rispose, cercando di replicare al suo
sorriso. Ce la mise tutta,
davvero. Ma tutto ciò che riuscì a produrre fu
una smorfia tirata.
Vide la preoccupazione farsi strada negli occhi di Gerard.
“Frankie, ti vedo
giù... Che ti succede?”
”Gee, io...
Ecco...
C-come fai ad essere sempre così...?
Non hai paura? Non ti mancano i nostri amici? Non hai paura di finire
come loro?”
gli sputò in faccia tutte le proprie ansie, il liquido
all’interno della sua
anima ruppe gli argini e fuoriuscì incontrollabile.
Per tutta risposta Gerard gli rivolse un sorriso malinconico, prima di
rispondergli pacatamente.
”Certo che anch’io ho paura. E’ che mi
sento responsabile, di tutti voi. Devo
essere una guida per voi, non posso mostrarmi debole... Non posso
permettermelo. Ma mentirei se dicessi che non mi mancano tutti i nostri
compagni che non sono più con noi...” concluse,
con una sfumatura di tristezza
nella voce, che era solo un piccolo accenno dell’enorme peso
che portava sul
cuore.
Il suo sguardo era rivolto all’orizzonte adesso. Come se
stesse cercando,
sperando di scorgere qualcuno giungere a momenti dalle
profondità del deserto.
Amici.
Nemici.
Fantasmi del passato.
Messaggeri dal futuro.
Frank si ritrovò a pensare ancora una volta che sicuramente
quel ragazzo doveva
avere una qualche sorta di potere paranormale. Come se vedesse
‘oltre’ la
realtà. Come se i suoi occhi di quel verde così
limpido fossero in grado di
vedere cose che tutti gli altri non avrebbero mai notato. A volte si
perdeva
per minuti interi a fissare il vuoto oppure oggetti che chiunque
avrebbe
trovato vuoti e privi di interesse. Ma Frank avrebbe potuto giurare che
Gerard
vedesse effettivamente qualcosa.
Trasse un profondo sospiro.
”Ma io... Io non voglio che mi prendano. Non voglio scivolare
nel buio. Non
voglio perderti.
Tu sei... Sei tutto ciò che mi è rimasto dal
mondo di prima. Sei quanto ho di
più caro adesso...”
mormorò, abbassando immediatamente lo sguardo, per non
mostrarsi con gli occhi
inumiditi dalle lacrime che adesso premevano prepotentemente per
uscire. Se
prima l’anima gli si era riversata fuori dalla bocca, ora
cercava di passare
attraverso gli occhi.
”Coraggio, vieni qui.” Disse l’altro
affettuosamente, allungando un braccio per
stringerlo a sè.
Frank si abbandonò placidamente a quell’abbraccio,
adagiando la testa sulla
spalla del compagno.
”Sai Frankie...” sussurrò dolcemente
Gerard, accarezzandogli i lunghi capelli
neri e rigirandoseli tra le dita sottili “Anche se ho paura,
c’è una cosa che
voglio proteggere, una cosa che mi dà forza. Ed
è...”
Spostò la mano dai capelli al suo mento, per sollevarlo con
delicatezza, in
modo da poterlo guardare in viso. Frank lo osservava con i grandi occhi
spalancati, brillanti nella luce aranciata del tramonto.
”...è la luce che risiede nei tuoi
occhi.” Concluse con uno dei suoi tipici
sorrisi un po’ storti, che Frank non l’avrebbe mai
ammesso pubblicamente, ma li
trovava terribilmente attraenti.
Gli occhi del più piccolo si spalancarono ancora di
più, colmi di stupore per
le sue parole. Gerard lo avvertì trattenere il respiro.
“Amo il modo in
cui mi guardi, come se ti fidassi ciecamente di me, come se fossi la
tua unica
speranza. I tuoi occhi brillano quando lo fai. E’ come se ci
fossero due
piccole stelle in fondo, immerse nell’oscurità
delle pupille. E’ la luce che
emettono. E’ quello ciò che mi dà la
forza di andare sempre avanti, anche
quando tutto sembra perduto. E’ quella la cosa che voglio
proteggere a costo
della vita.”
Frank sentì il cuore scaldarsi a quelle parole. Oddio,
com’era possibile che
Gerard riuscisse a fargli sempre così bene
all’anima?
”Però... Però la missione di stasera
potrebbe essere l’ultima, lo sai...”
mormorò, distogliendo lo sguardo dai due oceani verdi che
aveva di fronte,
prima di rischiare di annegarci. “Dobbiamo salvare la piccola
Grace. Dobbiamo
farlo a tutti costi. Eppure, entrare nel covo dei draculoidi
è un suicidio,
diciamocelo. Loro sono sempre di più, mentre noi siamo
rimasti soltanto in
quattro! “ senza accorgersene aveva alzato il tono di voce,
fino ad arrivare ad
urlare, tanta era la prepotenza con cui i suoi pensieri, i suoi timori
si
facevano strada verso le sue labbra “E’ sparito
persino il Dottor DD! Senza le
sue preziose indicazioni siamo fottuti!!! Non sappiamo dove sono state
avvistate le pattuglie degli scarecrows né quanti ce ne
siano in giro! Non
possiamo farcela questa volta, Gerard...”
Mentre pronunciava il suo nome, le parole si spensero, soffocate dal
nodo che
ormai gli si era stretto in gola, per far spazio ai primi singhiozzi.
“Frankie...” lo
chiamò sottovoce Gerard, quasi che temesse che persino
parlare troppo forte potesse
in qualche modo danneggiare il ragazzo che aveva di fronte.
Ma Frank non rispose. Non riuscì a rispondergli, scosso dai
singulti, che
tentava vanamente di trattenere, mentre due calde lacrime gli
scivolarono via
dalla faccia, disegnando due cerchi leggermente più scuri
sulla stoffa
consumata dei jeans scoloriti del più grande.
”Frankie. No. No, Frankie. Non fare così.
Guardami, Frankie. Ehi!” continuò a
chiamarlo, alzandogli nuovamente il volto per farsi guardare.
E gli occhi del
rosso incontrarono ancora una volta quelli del moro, trovandoli gonfi e
distanti dietro il mare d’acqua che li offuscava.
”Scusa, Gee...” cigolò il più
piccolo, tirando su rumorosamente col naso e
passandosi il dorso della mano sul viso per tentare di scacciare moccio
e
lacrime. Patetico. Era davvero patetico. Si vergognava di se stesso.
“Faccio tanto lo spaccone, ma in realtà sono solo
un fottuto debole...”
”Già, effettivamente sei un
piagnucolone.” Convenne Gerard, con tono scherzoso.
”Grazie tante, tu sì che sai sempre come consolare
la gente, stronzo.” Rispose
piccato, sporgendo il labbro inferiore in un piccolo broncio.
”Ma va tutto bene Frankie!” ridacchiò
“Non sei mica l’unico a sentirsi debole.
Guarda che lo siamo un po’ tutti qui. Ma è la vita
da ribelli, sono il calore e
la sabbia del deserto, che ci hanno indurito il cuore e ci rendono
difficile
esprimere i nostri sentimenti. Tu invece se riuscito in qualche modo a
conservare il tuo animo originario e riesci ancora a lasciar fluire
all’esterno
le tue emozioni. Non credo sia una cosa negativa!”
Frank sciolse
il broncio e lo scrutò in viso, leggermente indeciso sul
fatto se lo stesse
prendendo in giro o se stesse parlando sinceramente.
”Ora promettimi che non piangerai più, voglio
farti una promessa.” La sua
espressione si fece seria.
Frank si sfregò così tanto gli occhi da renderli
rossi e trasse un profondo
respiro prima di posarli nuovamente su Gerard.
”Lo so che questa potrebbe essere la nostra ultima missione.
Che potremmo
doverci separare. Potremmo doverci dire addio. Ma se riusciremo a
sopravvivere... Se stanotte potrò starti accanto, ti
prometto che canterò per
te. Canterò fino a quando non ti sarai addormentato. E che
ti proteggerò
sempre. Non lascerò mai che prendano la preziosa luce che
è nascosta in fondo
ai tuoi occhi.”
sussurrò il rosso, accarezzandogli lievemente una guancia
con movimenti
circolari del pollice.
”Davvero canteresti per me? Sai quanto mi piace sentirti
cantare.” Esclamò
Frank con ritrovata vitalità. Se avesse avuto una coda,
avrebbe sicuramente
scodinzolato in quel momento.
”Certo che lo farò.” Annuì
Gerard ammiccandogli. “Te l’ho promesso.”
Poi infilò una mano nella tasca dei jeans esageratamente
attillati e ne tirò
fuori un vecchio orologio meccanico da taschino, legato ad una
catenella. Frank
spalancò gli occhi incuriosito: chissà dove
s’era procurato quello strano cimelio
del passato. Il più grande notò con sollievo la
reazione del più piccolo e
sorrise tra sè. Meno male, stava tornando il Frank di
sempre, curiosissimo e
pieno di energie.
Schiacciò il
pulsantino sul lato del piccolo oggetto di metallo ed il coperchio
rotondo si
aprì con uno scatto, tra lo stupore del ragazzo al suo
fianco.
Il quadrante era coperto da un vetrino pieno di graffi, probabilmente
provocati
dalla dura sabbia del deserto californiano, e la superficie di ottone
dell’orologio
era ossidata in molti punti che apparivano come velature verdastre.
Restava
comunque un oggetto affascinante agli occhi di Frank.
Gerard osservò attentamente il quadrante per leggere
l’ora sotto la coltre di
graffi che rendeva il vetro quasi opaco. “E’ ora.
Dobbiamo prepararci ad
andare.” Annunciò semplicemente, alzandosi in
piedi e voltandosi verso Frank,
che lo guardava con occhi grandi, in attesa.
”Andiamo? Coraggio, dammi la mano!” disse
allungandogli una mano guantata. Il
più piccolo l’afferrò dopo un attimo di
esitazione e scese dalle casse anche
lui.
”Sai, Frank...” disse mentre iniziavano ad
incamminarsi per raggiungere i
compagni, che li stavano aspettando accanto alla macchina
dall’altro lato
dell’edificio, pronti per partire per quella che molto
probabilmente sarebbe
stata l’ultima gloriosa missione dei Killjoys “ A
volte dobbiamo essere forti
anche se non vorremmo. Sarebbe così bello rimanere per
sempre bambini
spensierati, mi sembra ieri quando lo eravamo ancora. Penso che sia
anche bello
potersi permettere di sentirsi ‘deboli’ ogni tanto,
con la certezza che ci sarà
sempre qualcuno al nostro fianco a proteggerci e coccolarci. Ma
purtroppo in
questo mondo non ci è concesso... Siamo costretti a crescere
anche se non
vogliamo... e diventare forti.”
”Ma quando sei immerso nelle tenebre...” disse
Frank con un filo di voce, tanto
che lui stesso si stupì che Gerard avesse udito le sue
parole “...non puoi
essere più forte.”
Avvertì la stretta della mano del più grande
farsi più salda.
”Sì che puoi riuscirci, Frank!”
esclamò entusiasticamente il rosso portandosi
davanti a lui e chinandosi leggermente in avanti per fissare i suoi
occhi
smeraldo nei grandi occhi nocciola del moro. “Se il nostro
destino decidesse
che io non dovessi più essere qui al tuo fianco dovrai
essere forte! E tu puoi
riuscirci! Perchè tu hai la luce in fondo agli occhi! Anche
nelle tenebre più
buie voglio che ti ricordi
sempre che
questa tua luce brillerà luminosa!”
Frank si specchiò in quei grandi occhi verdi così
vicini. E non esitò un
istante prima di circondargli il collo con le braccia, in modo da
tirarselo
vicino e far combaciare le proprie labbra piene con le sue, sottili e
morbide,
anche se un po’ screpolate per via della scarsità
d’acqua e della costante
esposizione al sole cocente del deserto.
Gerard rispose immediatamente al bacio, con foga, come se ne fosse
assetato,
come se non aspettasse altro. Infilò con forza le dita tra i
capelli di Frank,
tirandoli leggermente quando si impigliarono tra i nodi e facendogli
anche un
po’ male ad essere sinceri.
Eh no, quel
ragazzo non era proprio fatto per fare le cose delicatamente,
pensò nuovamente
Frank tra sè e sè, e lui lo sapeva bene. Eccome
se lo sapeva. Avrebbe quasi
riso della cosa se le sue labbra non fossero state ancora impegnate a
scivolare
su quelle di Gerard, inumidite dal bacio.
”Ehi, piccioncini! Vi date una mossa o dobbiamo venirvi a
scollare noi?”
Come rovinare un momento romantico: quel rompipalle di Mikey Way. E chi
sennò?
Si staccarono, riluttanti, e si scambiarono un sorrisetto complice
prima di
voltarsi verso i due compagni, che li attendevano seduti sul cofano
della
macchina, sul quale campeggiava il gigantesco logo di un ragno dalle
lunghe
zampe.
”Arriviamo, stronzi!” ridacchiò Gerard
“Certo che un po’ di rispetto per
pomiciate altrui proprio no, eh Mik?”
”Oh, che volete, dobbiamo andare. E’
ora.” Bofonchiò il minore dei fratelli
Way, puntando lo sguardo da un’altra parte, messo
evidentemente a disagio dalla
situazione.
”Guarda che se anche tardiamo la partenza di qualche secondo
non è una tragedia.”
”Vorrei ricordarti che di solito le tue visite
laringoscopiche alla trachea di
Frank durano ben più di qualche secondo,
fratellone.” gli fece notare Mikey
dopo essersi schiarito rumorosamente la voce, continuando a guardare
altrove.
”Non che la cosa mi dispiaccia, eh!”
Puntualizzò Frank rivolgendo un sorrisone
spudorato al minore dei fratelli Way. Sapeva bene quanto vedere lui e
Gerard
scambiarsi effusioni amorose lo mettesse in imbarazzo, quindi si
divertiva
sempre a punzecchiarlo.
”Lo so bene, Frank.”
Ribattè il
biondo, stizzito, lanciandogli un’occhiata fulminante, gli
occhi ridotti a due
fessure.
”Uuuuh... Che c’è? Ti da fastidio, Mik?
Sei geloso di tuo fratello?” lo incalzò
il piccoletto.
”Frank!” gli sibilò Gerard,
strattonandogli la mano e stringendo molto la
presa. Ahia.
”Sì, mi da fastidio se ciò comporta una
distrazione dalla nostra missione, Iero.”
”Missioni. Missioni. Missioni.
Pensi solo alle fottute missioni!
Se ti comporti così alla fine non sei poi così
diverso da quei fottuti
draculoidi, anche loro hanno in testa soltanto le missioni che devono
compiere.
Alla fine se non siamo anche un po’ noi stessi cosa ci resta?
Oh, aspetta! Ma non so nemmeno se ce l’abbiano un cervello
dentro la testa,
quelli!”
”Piccolo bastardo! Ritira immediatamente ciò che
hai detto!” s’infiammò
Mikey, scattando in
piedi.
Gerard aumentò la stretta sulle dita di Frank
ormai stritolandogliele. Adesso faceva seriamente male.
Effettivamente, Frank se ne rese conto da solo, paragonare il suo amico
a
quelle creature prive di volontà, con i cervelli
anestetizzati dalle pillole
delle BL/ind era stato abbastanza pesante.
L’atmosfera stava diventando persino più
incandescente della già calda aria del
deserto.
Per fortuna ci pensò Ray a raffreddare i bollenti spiriti.
”Sù, sù. Calma ragazzi! Siamo tutti
nervosi ed è comprensibile, ma conserviamo
la rabbia per fare il culo ai draculoidi anzichè scannarci
tra noi!” esclamò,
ponendosi con decisione in mezzo tra i litiganti per tenerli lontani
prima che
giungessero alle mani. “Già siamo in quattro, se
poi litighiamo tra noi,
facciamo solamente il loro gioco. Evitiamo di dargli pure questa
soddisfazione.”
Si ritrovarono tutti a guardarlo, improvvisamente ammutoliti.
Fu Gerard ha rompere il silenzio: “Grande, Ray! A volte mi
chiedo proprio come
faremmo senza di te!”
”Eh, sareste nella merda più totale,
dementi!” disse Ray, con un gigantesco
sorriso che lasciava trasparire tutta la sua soddisfazione per aver
sedato
l’ennesimo litigio.
”Andiamo, ora? Grace ci aspetta.”
”Ma certo!” esclamò Gerard mollando
istantaneamente la mano di Frank e correndo
verso la macchina “La mia bimba la guido io però.
E non ammetto repliche!”
Frank si sentì
un tantino offeso per essere stato appena rimpiazzato con una macchina
–
perchè, oh, per quanto bella era pur sempre soltanto una
macchina - ma
subito dopo Gerard si rivolse direttamente
a lui, sorridendo raggiante “Vieni a sederti accanto a
me?”
Frank pensò che era persino più bello del sole
che stava tramontando alle sue
spalle, ma preferì tenere per sè i propri
pensieri e si limitò a rispondere al
suo sorriso. A volte c’è anche bisogno di
custodire qualche sensazione
nell’intimo del proprio cuore, come un piccolo gioiello
prezioso in una
scatolina portagioie.
”Naaah. Stavolta lascio a Mikey il posto d’onore,
per farmi perdonare.” Rispose
prendendo posto sui sedili posteriori dell’auto, accanto a
Ray che si era già
seduto e stava controllando che la propria pistola fosse a posto.
Aaaah... Cosa non si fa per gli amici, persino rinunciare al sedile
anteriore
dell’auto!
“Contento, Mik?” domandò ammiccandogli.
”Umpf. Non dovevi.” Mugugnò lo
spilungone fingendo indifferenza, ma a Frank non
sfuggì il suo sorriso a stento trattenuto, mentre si
appropriava del posto accanto
al guidatore.
Il motore si accese con un rombo e la macchina partì
sgommando e sollevando una
nube di sabbia rossastra tutto intorno.
Le mani guantate di Gerard reggevano saldamente il volante mentre il
veicolo
sfrecciava rapido per il deserto, diretto verso Battery City.
Frank si voltò, mettendosi in ginocchio sui sedili
posteriori per guardare dal
lunotto posteriore il loro ultimo rifugio che si faceva sempre
più lontano.
E si ritrovò a
pensare che gli sarebbe piaciuto tornare lì quella sera. E
passare la notte
accanto a Gerard, abbandonandosi alle sue carezze, sentendosi avvolgere
dal
calore del suo corpo, lasciandosi cullare dalle parole sussurrate dalla
sua
voce fino a scivolare dolcemente nel sonno.
Gli sarebbe piaciuto perchè, sì, a volte per
quanto forti possiamo sentirci o
il mondo ci costringa ad esserlo, abbiamo sempre bisogno di avere
qualcuno al
nostro fianco con cui poterci sentire deboli senza timore.
Ed i suoi occhi brillarono a quel pensiero, perchè Frank lo
sapeva.
Sapeva che qualsiasi destino li avesse attesi, Gerard sarebbe sempre
stato
accanto a lui.
A sostenerlo nonostante tutte le sue debolezze.
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Eccomi di nuovo qui!
E, sì, questa cosa è abbastanza da diabete, ma
forse è a causa di tutta la
malinconica dolcezza che sento trasudare da questa meravigliosa canzone.
Perchè fin dalla prima volta in cui l’ho ascoltata
mi sono immaginata questa
scena, con Gerard/Party Poison che canta le consolanti parole della
canzone ad
un Frank/Fun Ghoul preoccupato e spaventato per il futuro dei Killjoys,
per il
loro futuro.
E, boh, anche
se sono una che nella vita reale ha sempre fatto quella che odia le
cose
romantiche o troppo sdolcinate - e che quando va al cinema se deve
scegliere
tra una commedia amorosa ed un ignorante film d’azione
sparatutto, sceglierà
sempre lo sparatutto senza esitazioni – la verità
è che “I’M AN HOPELESS
ROMANTIC!!!” >w< *le rispondono i coretti*
“YOU’RE JUST HOPELESS!!!”
Vabbè, comunque, come dice questa splendida canzone dei
Bouncing Souls, sono
una romantica senza speranza e ho bisogno di tirare fuori anche questa
cosa
ogni tanto...
E credo che questo sia uno dei possibili risultati.
Spero vi sia piaciuto, perchè mi sono molto affezionata a
questa OS, forse
anche tanto per via della canzone che l’ha ispirata e di
ciò che significa essa
per me e del fatto che nonostante siano passati già quasi
due mesi da quando è
uscita, mi faccia ancora emozionare moltissimo, tanto da farmi
inumidire gli
occhi. Come sempre grazie infinite ai My Chemical Romance,
perchè sono come una medicina per il mio animo scompigliato.
Quindi, mi farebbe tanto piacere sapere il vostro parere in una piccola
recensione, mi basterebbero anche un ‘mi è
piacuta’ o un ‘mi fa schifo, datti
all’ippica’, ecco! :°D
Vi ringrazio infinitamente se mi state ancora seguendo e se avete la
pazienza
di leggere i pezzetti dell’anima incasinata di questa povera
pazza. ^^
Keep running!
xoxo
Lù