…
Rescue Me
Si ricordava perfettamente il giorno in cui, nove anni
prima, la madre la prese per il braccio assieme al resto delle valigie e la
portò fuori dalla loro casa con sé.
Non aveva fatto in tempo a dire nulla, era restata in
silenzio ad ascoltare le urla isteriche di suo padre, il pianto disperato di
sua madre e il mormorio confuso di… di
lei, che le restò abbracciata finché
la madre, in preda alla solita crisi di nervi, non la strattonò via dalla
sua stretta.
Erano restate zitte, osservandosi
mentre il padre continuava a gridare contro la madre, dicendole che se
provava ad andarsene si sarebbe incazzato sul serio
ma lei, noncurante, prese vestiti suoi e della piccola Savannah
buttandoli alla rinfusa in un’ enorme borsa, riempiendola in poco tempo.
Entrambe si coprirono gli occhi con le mani, quando il
padre diede un sonoro ceffone sulla guancia della madre, mettendosi davanti
alla porta per non farla uscire ed entrambe scossero
il capo cercando di non piangere… finché la mamma non
riuscì ad aprire la porta e a scappare, tenendo per mano una delle bambine..
Forse fu la scena più brutta e
orribile che l’avrebbe sicuramente accompagnata
fino alla tomba…
Tentarono in tutti i modi di non dividersi, Kristine
le prese il braccio e non volle più staccarsi mentre
Savannah cercò in tutti i modi di strattonare
via l’arto che la madre stringeva con una tale forza da farle male e
proprio per questo fu del tutto inutile… - Torna da quel bastardo di tuo
padre! - aveva ringhiato la madre ad un certo punto, mentre lui usciva dal
cancello e prendeva in braccio Kristine.
Le dita di Savannah
scivolarono via lentamente dalla piccola mano di Kristine, che esplose in
lacrime come la sua gemellina, osservandola
allontanarsi sempre di più…
Savannah si svegliò di soprassalto, in un bagno di sudore.
Riuscì a trattenere un urletto stupito,
accorgendosi che per l’ennesima volta aveva sognato quella stupida e
ossessionante scena Perché mi tormenti ancora, Kristine? Si chiese, mentre prendeva il
Nokia da sopra il comodino ed osservava di malavoglia
l’ora : le tre e mezza di notte.
Si alzò, stando ben
attenta a non svegliare la madre e il suo nuovo compagno Kurt,
che si divertiva a fare l’alcolizzato rincasando verso le due del mattino
o anche alle sei, dipendeva dalla compagnia e dalle gnocche che lo circondavano. Sì, perché sua madre era
troppo stupida per rendersene conto.
Da quando si era risposata
con lui, sua madre era diventata ancora più ingenua di una bambina di
tre anni, il che non l’aiutava molto. Ma per fortuna,
ormai aveva diciotto anni da qualche mese e sapeva badare a se stessa da molto
tempo.
Scese in cucina, aprendo il
frigorifero e cercando qualcosa di commestibile, cosa molto rara in casa
sua… Decise di rinunciare al frigo e si volatilizzò in sala, accendendosi
la televisione e cercando in tutti i modi di distrarsi, decidendo che il porno
di due gay era sicuramente un’ottima distrazione, che le avrebbe fatto dimenticare quello schifo di sogno che continuava ad
imperversare su di lei.
Dopo qualche minuto si
accorse che non stava nemmeno guardando: si era rigirata nel divano e aveva
richiuso gli occhi e senza rendersene conto, si stava toccando la mano, quella mano, quella dove aveva stretto
la sua per l’ultima volta… Smettila! Urlò
qualcuno nella sua testa Smettila, lo sai… Tua sorella è una
stupida, ha perso ogni considerazione che aveva per te, perché è
diventata stronza come tuo padre!
Si morse il labbro,
stringendo ancora di più la mano sinistra. Non voleva credere a quelle
stupide parole provocate dalla sua mente solo per non pensare… dopo qualche
secondo, si ricordò che doveva che respirare. Si sentì annaspare
e cominciò a fare dei lunghi sospiri, stringendo i pugni e serrando gli
occhi, decidendo che era meglio tornarsene a letto. Non si stava sicuramente
aiutando così… più cercava di non pensare e più lo
faceva.
Più cercava
di non ricordarsi quegli occhi così simili ai suoi, più la tormentavano
nei sogni e nei pensieri. Più cercava di pensare al
futuro, più il passato la stringeva fra le sue mani facendola
contorcere dal dolore.
Più voleva
dimenticare meno ci riusciva.
Perché tutto questo dolore a me? Perché, perché? Mia madre non ha mai capito un
emerito cazzo di me e di quello che provo,
perché doveva andare a finire così? Perché
non ci hanno lasciato assieme? Perché sono
cresciuta senza di te, sorellina?
Domande, domande,
solo domande.
Che da nove
anni la tormentavano, senza darle una risposta, senza lasciarla stare… E
la notte, era la sua peggior nemica.
Da quando le avevano divise, almeno una volta al mese,
ripercorreva quella scena, sentiva la mano di Kristine scivolarle via dalla
propria, vedeva suo padre alzare le mani e sua madre spingerlo lontano per
riuscire a scappare… a scappare
solo con lei.
Perché non hai preso con te anche lei,
perché non hai pensato anche a Kristine, mamma?
Si ritrovò in camera
sua, stremata dai pensieri e dai mille ricordi che di certo non la stavano
facendo sentire bene. Appoggiò delicatamente la testa nel cuscino, appoggiando una mano gelida sulla fronte restando a fissare
il soffitto con una grandissima rabbia addosso.
Ormai era stanca di andare
avanti così, perché erano anni che non dormiva più bene
come un tempo, quando condivideva la camera con lei, quando si svegliava ridacchiando perché la sentiva
parlare nel sonno, quando si nascondevano sotto le coperte ed iniziavano a
parlare, sicure che riuscissero a sentirsi solo due… Quell’ultimo ricordo riuscì a
strapparle un sorriso Com’eravamo
stupide, pensò lasciando che un velo di malinconia le segnasse il
volto Se i nostri genitori fossero
passati davanti alla nostra camera avrebbero sicuramente sentito i nostri
discorsi da bambine deficienti.
Lei faticava a ricordare i
giorni seguenti a quel fatto. Ricordava solo un grande
senso di smarrimento e che si era sentita incompleta come non lo era mai stata.
La sua gemella, la sua metà, sua sorella, l’unica vera amica che aveva avuto da bambina… L’unica persona con cui
aveva potuto parlare di quello che succedeva ai genitori, del perché
stessero sempre ad urlare, l’unica con cui aveva condiviso davvero la sua
paura… La paura di svegliarsi un giorno e di non trovarla più nel
letto accanto al suo, di venir a sapere che il padre se n’era andato con
Kristine senza dire niente né a lei né a sua madre… La
paura che si era avverata.
Solo che al contrario.
***
Saaaalve a tutti!! Questa è
una fanfic scritta a due mani da due gemelle…
che stanno una al nord e l’altra al sud!XD a parte stupidate, speriamo
che la nostra ff vi piaccia… fatecelo sapere
con tante tante recensioni
*__* kuss a tutti!!
Sve&Kris