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Autore: PandaStolker    04/02/2013    5 recensioni
Un bambino di circa 9 anni ha il terribile presentimento che Qualcosa di terribile viva nell'oscurità. Quando si troverà in un ospedale a notte fonda scoprirà che le sue paure non erano del tutto infondate.
"Lui sta arrivando"
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fin quando ero piccolo, la mia stanza era per me una fortezza impenetrabile. Non importava se i miei genitori mi rimproveravano o avevo preso un brutto voto a scuola, quando entravo nella mia stanza mi sentivo protetto e tutto ciò che accadeva al di fuori di essa, sembrava quasi non esistere.

La cosa più incredibile di quella camera, era il mio letto.
Quel semplice, caldo letto che pensavo possedesse una barriera protettiva, mi rassicurava e lasciava fuori qualsiasi male. Ho sempre cercato di restare all’interno del letto, perché, avevo la sensazione che se una sola parte del mio corpo sporgesse dal materasso, qualcosa me l’avrebbe tagliata.
Questo perché, di notte, con le luci spente, il buio  sembra infinito e la stanza che alla luce del sole mi proteggeva,  diventava improvvisamente un luogo spaventoso dove Qualcosa riposava indisturbata.
“Non preoccuparti, resterai qui solo per qualche giorno.”
Quando avevo 9 anni mi ruppi un braccio cadendo dalla bicicletta e i dottori dissero che sarei dovuto restare in ospedale per qualche giorno. Ero spaventato, la notte avevo paura in camera mia, figuriamoci in un luogo estraneo.
Mamma e papà non rimasero con me quella notte … dove tutto accadde.
Ombre spaventose sui muri … graffi sulle travi di legno del soffitto … un letto freddo. Ero stanco ma non volevo dormire  perché, sapevo che se mi fossi addormentato … sarebbe successo qualcosa di brutto.
Scricchiolii. Fruscii. Chiacchiere. Risate e …
“Ti prego aiutami. LUI sta per arrivare”
Mi alzai di scatto tutto sudato e alla fine capii che mi ero addormentato, non realizzai  subito ciò che era accaduto ma ricordavo LEI. Una ragazza che aveva più o meno la mia stessa età mi stava chiedendo aiuto.
Mi alzai dal letto e iniziai a camminare per i corridoi deserti dell’ospedale. Avevo paura. Non sapevo dove stessi andando, però ero sicuro che quella era la strada giusta.
All’improvviso … un fruscio. Mi girai di scatto, ma l’unica cosa che vedevo davanti a me, era un massa interminabile di oscurità e qualcuno o Qualcosa si nascondeva lì. Ripresi a camminare. Le orecchie tese per scorgere ogni minimo rumore. Alla fine le mie gambe si fermarono di fronte ad una porta socchiusa.
Ero cosciente del fatto che sarei dovuto scappare e rifugiarmi sotto le coperte, ma il mio corpo non mi ascoltava.
Con cautela aprii la porta e LA vidi. La ragazza del sogno. Stava, semplicemente dormendo. Mi avvicinai e mi accorsi che aveva una mano al di fuori del materasso.
Incominciai ad allarmarmi. Sapevo ciò che poteva succedere.
“LUI sta arrivando”
Di nuovo quella voce.
Un fruscio alle mie spalle. La mia mente diceva di andarmene ma il corpo, era paralizzato.
Un altro fruscio. Un’ombra. Sapevo che c’era qualcuno.
All’improvviso sento qualcosa di bagnato sul piede.
Era la mano della ragazza.
Chiusi gli occhi aspettando la morte, ma non arrivò. Quando li riaprii, tutto ciò che avevo visto … era come se non fosse mai accaduto.
Mi accorsi di essermi sbloccato e iniziai a correre.
Arrivai nella mia stanza e mi infilai sotto le coperte. Il cuore mi batteva forte, talmente forte che sembrava volesse uscire. Sapevo ciò che avevo visto. Non era un sogno.
Passarono ore prima che riuscissi ad addormentarmi. Quella notte sognai ancora, ma non ricordavo e tutt’ora non ricordo cosa.
La mattina seguente mi sveglia presto e quatto quatto mi diressi verso la SUA stanza.
“Era un sogno. Solo un sogno.” Continuavo a ripetermi ma, allora perché correvo?
Non mi ero completamente reso conto di aver cominciato a correre.
Quando arrivai davanti alla SUA porta, sentii delle voci, ma questa volta non erano nella mia testa. Aprii leggermente la porta e sbirciai all’interno della camera, erano appena arrivati i medici.
Sapevo dove guardare.
Rimasi immobile. Il sangue mi si ghiacciò nelle vene.
Al polso sinistro … non c’era la mano.Essa si trovava sul pavimento, nel punto esatto dove, quella notte si trovava il mio piede.
Sulla mano c’era scritto qualcosa in rosso. Mi avvicinai un po’ per vedere meglio. La scritta era rossa perché era stata fatta col sangue.    
 “Ora tocca a te”                                                                                                                                                               
   Non era Immaginazione, era Realtà.
  
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