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Autore: Kazuma    04/02/2013    3 recensioni
Il classico e semplice scatto degli ingranaggi, poi una leggera spinta e ciò che la separava dal suo mondo si fece da parte.
La brezza serale inondò la stanza, ululando e facendo ondeggiare le tende bianche come se volessero scappare da essa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il classico e semplice scatto degli ingranaggi, poi una leggera spinta e ciò che la separava dal suo mondo si fece da parte.
La brezza serale inondò la stanza, ululando e facendo ondeggiare le tende bianche come se volessero scappare da essa. La ragazza socchiuse immediatamente gli occhi, godendosi il leggero soffio del vento che le attraversava ogni parte del corpo, scompigliandole i capelli scuri e accarezzandole il volto rilassato. Un solo passo, infine, ed entrò nel suo personalissimo mondo. L’unico luogo nel quale potesse essere se stessa, dove riusciva a liberare la mente e ammirare ciò che adorava di più: la natura.
Riaprì gli occhi verdi smeraldo e si trovò nella sua accogliente e abituale terrazza, alla quale ogni sera andava a fare visita. Era piuttosto spoglia, in realtà, ma erano presenti le uniche cose di cui avesse realmente bisogno. Esattamente al centro una sedia sdraio con un cuscino rosso posizionato all’estremità, poco lontano un tavolinetto di legno con sopra una coperta in paille dalle decorazioni floreali multicolori. Infine, appoggiato alla ringhiera nera e arrugginita c’era la mini fabbrica dei sogni, come lo chiamava lei. In realtà era un semplice telescopio bianco nemmeno troppo costoso, ma non ai suoi occhi. Ogni volta che ci guardava dentro era sempre una nuova scoperta, una vista fantastica a cui non poteva resistere, anche se ormai le stelle non avevano più segreti per lei.

Come tutte le sere la prima cosa che fece fu avvicinarsi alla ringhiera, appoggiandovi entrambi i gomiti e ammirando il paesaggio dinnanzi a lei. Gli alberi ondeggiavano accompagnati dal vento, mentre l’acqua del lago vibrava ad ogni sospiro fresco che accarezzava la superficie. Gli unici suoni che si udivano a quella particolare ora provenivano da ciò che la circondava: i versi degli animali, l’ululato del vento, lo sbattere delle fronte degli alberi e lo scrosciare delle onde sulle pietre.
“Sono davvero fortunata” pensava ogni volta che la natura le offriva quello spettacolo. Casa sua si trovava nel pieno della foresta, affacciandosi su un lago naturale non troppo grande e che in quel periodo dell’anno era particolarmente rumoroso, se di rumore si trattasse, per via del vento che soffiava imperterrito.
Diede un’ultima lunga occhiata a tutto ciò che la circondava e poi tornò sui suoi passi, sistemandosi lentamente sulla sdraio, poggiando la testa sul cuscino e riparandosi dal freddo, che fino a quel momento non aveva notato, con la coperta di paille. A quel punto, alzando di poco il viso, si mise ad ammirare il cielo completamente scoperto di quella sera. Niente poteva disturbarla: le luci delle case circostanti era tutte spente e la città più vicina era a circa sei chilometri di distanza. In quel momento era sola con le stelle e la natura circostante, le uniche cose che da ormai tanto tempo le tenevano compagnia.
Forse anche da troppo tempo.

Gli otto anni da quella serata primaverile così normale, ma che trasformò la sua vita per sempre, erano passati in un lampo. Così velocemente che si era letteralmente trasformata dalla ragazzina piagnona qual’era in una donna forte e indipendente. Tuttavia i suoi 22 anni suonati lasciavano trasparire ancora un animo giovane e a volte infantile. Ma era proprio questo il bello: riusciva a sorprendersi e ad incuriosirsi per ogni cosa, proprio come una bambina che scopre il mondo per la prima volta. E lei stessa adorava questo lato del suo carattere, perchè era grazie ad esso che riusciva a guardare le cose sempre con occhi diversi e a rendere la vita meno monotona.
Come al solito su quella sdraio, sotto quella coperta, i suoi pensieri più profondi si susseguivano uno dopo l’altro, facendola riflettere su tutto ciò che le era capitato e continuava a capitarle giornalmente.
Una persona ultimamente, e precisamente un ragazzo, stava stravolgendo la sua routine. Fin dal primo momento in cui era entrata nell’aula di astronomia le si era incollato addosso. Non riusciva a capire perché, sapeva solo che ultimamente la sua presenza riusciva comunque a farla sentire meno sola, come se oltre alla natura ci fosse altro, là fuori, a cui valesse la pena legarsi. Con lui riusciva ad essere se stessa e a parlare delle sue più grandi passioni.
Un improvviso rumore la fece cadere dalle nuvole, o più precisamente dalla sdraio, facendola rotolare per terra con la coperta che assunse il ruolo di cuscinetto tra il pavimento e il suo corpo. “Ci sarà qualche lucertola sul muro” pensò. In seguito attese ancora qualche secondo, guardandosi intorno, e infine intravide la testa di una persona tra le sbarre della ringhiera alla sua sinistra. Il ladro, etichettato subito così, superò rapidamente l’ultimo ostacolo e balzò sulla terrazza, fissando la ragazza ancora a terra.
«Ehi, Emily, sono io!» esordì una voce grave con un tono rassicurante.
La ragazza, che continuava a fissare le gambe dell’incursore, alzò finalmente gli occhi riconoscendo la voce che ormai le era familiare. Era proprio il ragazzo che ultimamente le si avvicinava ogni giorno di più, rompendo pezzo dopo pezzo la corazza che lei stessa aveva costruito intorno a sé.
Deglutì, poi disse con tono incerto e ancora provato «Josh, mi hai fatto prendere un colpo! Ma che ti salta in mente?!» e cominciò a farsi forza sulla braccia, alzandosi da terra.
Il ragazzo le si avvicinò aiutandola a sistemare coperta e cuscino che erano caduti per terra e infine si sedette sulla sdraio, poco distante da lei.
«Hai ragione, scusami, ma ho provato a suonare più volte il campanello e non rispondevi!» Dopo una breve pausa continuò «Ho pensato che ti fosse successo qualcosa, visto che sono tre giorni che non ti fai vedere in facoltà!» terminò in tono preoccupato.
«Tranquillo, ho solo avuto un po’ di influenza, nulla di grave». Emily si sentì un po’ in colpa per averlo aggredito in quel modo, le sue intenzioni non erano cattive dopotutto.
Poi, dandosi un leggero colpetto a palmo aperto in fronte, riprese a parlare «Aspetta, ma tu che diavolo ci fai qui a quest’ora? Sai che sono quasi l’una di notte?». Il suo sgurdo torvo e inquisitorio.
Sorpreso dalla domanda, anche se più che lecita, Josh cominciò a balbettare qualcosa «Ah, beh, ecco, sai…».
Gli occhi minacciosi di Emily continuavano a scrutare il ragazzo, che adesso era chiaramente in difficoltà e non sapeva che dire.
Il silenzio prese il sopravvento e nessuno dei due emise parola per un bel po’.
Improvvisamente un rumore lontano, ma facilmente distinguibile, ruppe l’atmosfera pesante che si era creata e poco dopo un lieve spostamento d’aria fece frusciare gli alberi fin ora silenziosi. Anche il vento, come loro, era in attesa. I due riporsero gli sguardi verso l’alto e videro un cerchio colorato che si estendeva nel cielo, per qualche secondo, prima di sparire e lasciare spazio ad un’altra serie di petardi lanciati a ripetizione.
«Ecco perché» esordì il ragazzo, breve e conciso.
Si girò di scatto verso Josh, abbassando leggermente le palpebre per la curiosità «E tu hai davvero percorso sei chilometri solo per questo?!».
Era chiaro a tutti, e a lei in primis, che il romanticismo non fosse il suo forte. Eppure poco dopo, superato l’attimo di confusione iniziale, finalmente capì, arrossendo lievemente e distogliendo immediatamente lo sguardo. Josh dal canto suo notò qualche istante dopo la cosa, diventando subito rosso scuro ma continuando a fissarla noncurante della situazione. Era deciso e sicuro di sé.

I fuochi d’artificio continuavano imperterriti a creare scie luminose nel cielo e per loro fortuna a coprire il silenzio che si era insinuato tra i due. Il ragazzo continuava ad aspettare, fissandola, mentre lei continuava ad ignorarlo. Non che fosse sua intenzione, ma tutti i muscoli le si erano irrigiditi a tal punto da impedirglielo. Tutti tranne uno, almeno. Il suo cuore stava facendo gli straordinari, continuando a rimbalzare dolorosamente dentro il suo petto.
Notando la situazione di stallo, Josh raccolse tutto il coraggio di cui disponeva, appoggiò il palmo aperto sulla guancia di Emily e le girò lentamente il viso, rivolgendolo verso di lui.
Qualche istante dopo le sue labbra sentirono una lieve pressione: il viso del ragazzo era incollato al suo, gli occhi socchiusi e le labbra sulle sue. Dopo qualche istante, resasi conto di ciò che stesse accadendo, la sua faccia iniziò a ribollire. “Probabilmente mi esce anche il fumo dalle orecchie!” pensò imbarazzata più che mai con gli occhi spalancati.

Non sapeva cosa fare, come comportarsi, ma il suo corpo lo fece per lei: i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. Finalmente capiva. Capiva che, come la vita le avesse tolto qualcosa di importantissimo quand’era piccola, adesso volesse ridargliene una altrettanto importante. Voleva darle una seconda occasione per sentirsi meno sola al mondo, per sentirsi apprezzata e voluta da qualcuno. E Josh, ormai era fin troppo chiaro, era la risposta alle sue domande.
“Certo che la notte mi riserva sempre tante sorprese” pensò, sorridendo leggermente. Infine socchiuse gli occhi e ricambiò il lungo bacio. Quella dimostrazione d’affetto che tanto aveva aspettato in questi lunghi anni di solitudine.

Improvvisamente una forte folata di vento avvolse i due ragazzi, ululando tra le fronde degli alberi e sulla superficie del lago che iniziò a scontrarsi con le rocce circostanti.

In quel preciso istante, mentre Emily ritrovava un po’ felicità, la natura vibrava e festeggiava insieme a lei.
  
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