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Autore: Triz    04/02/2013    2 recensioni
Il Sommo strapazza troppo Kibitoshin: qualcuno, preoccupato per le sorti del ragazzo, decide di intervenire e dare una lezione molto speciale all'anziano Kaioshin.
Questa è la mia prima fanfiction ed è ispirata al Canto di Natale di Dickens (ma non è ambientata a Natale), accetto critiche e suggerimenti. Buona lettura
Dal capitolo 1
"Sono stato mandato da qualcuno che, a differenza tua, si preoccupa per quel Kibitoshin" disse Cell: "Tra poco alcune persone verranno qui per parlarti di quel ragazzo che ha avuto la sventura di doverti sopportare".
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kibitoshin, Nuovo personaggio, Rou Dai Kaiohshin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Messaggi da sconosciuti da vecchie conoscenze

"Forza, ragazzo, non ci vuole poi molto, no?".
Kibitoshin sbuffò e chiuse gli occhi a mani giunte, come in preghiera: da quando Majin Bu era stato sconfitto dodici anni prima, Kaioshin il Sommo era intenzionato a insegnare tutto ciò che sapeva al dio più giovane. Quel giorno non fu diverso dagli altri e il Sommo voleva a tutti i costi che Kibitoshin riuscisse ad usare la Finestra Divina, una tecnica particolarmente difficile che permetteva di tenere d'occhio ogni pianeta dell'universo senza l'uso delle sfere di cristallo. Kibitoshin aprì le mani come un libro, dai palmi uscì un bagliore dorato che si spense subito e il ragazzo alzò gli occhi al cielo visibilmente scocciato.
"Tsk, e pensare che questa è la tecnica più semplice!" esclamò il Sommo incrociando le braccia. Kibitoshin ricongiunse le mani, svuotò la propria mente e riaprì gli occhi come aveva fatto prima, ma stavolta si formò un cerchio luminoso completamente bianco: "Sì, ce l'ho fatta!" esclamò con un grande sorriso sulle labbra, ma il Sommo continuava a fissarlo severo.
"Non dovrebbe esserci uno sfondo bianco, ti ho già spiegato che devi concentrarti su un pianeta preciso" sbottò il Sommo: "Ora rifarai tutto da capo finché non saprai usare questa tecnica in maniera decente, chiaro?".
"Rifare da capo? Ma sono sei ore che non faccio praticamente altro!" protestò il ragazzo.
"Un Kaioshin di alto livello non se ne preoccupa affatto!" ribatté il Sommo: "Pretendo che tu impari a usare questa tecnica entro oggi, perché domani passeremo a qualcosa di molto più difficile".
"Domani?!?".
"Qualcosa in contrario?".
"Io...".
"Zitto! L'universo non può aspettare i tuoi comodi, chiaro?".
Kibitoshin si arrese e riprovò ancora la tecnica finché, dopo altre tre ore, sul cerchio luminoso non apparve il pianeta Terra: "Se tu ti fossi lamentato di meno e avessi lavorato di più, magari non ci avresti messo così tanto" borbottò il Sommo.
Kibitoshin incassò il colpo e serrò i pugni: "Se non cambi atteggiamento e non ti impegni, non potrai mai proteggere l'universo e sarai sempre un essere superiore inutile. E ora vattene".
Kibitoshin si allontanò a capo chino e si mise a leggere un libro poco lontano, mentre il Sommo si sedeva sotto un albero cominciando a sfogliare una rivista: tra una ragazza poco vestita e l'altra, la somma divinità osservava con la coda dell'occhio Kibitoshin, che aveva abbandonato il libro e si era coperto il viso con entrambe le mani. Ad un tratto le palpebre dell'anziano dio si appesantirono e lui si addormentò con la rivista aperta sulle ginocchia.

Quando si risvegliò dal pisolino, il Sommo si ritrovò rannicchiato e avvolto in una coperta, mentre la rivista era appoggiata accanto a lui: si mise a sedere cercando Kibitoshin con lo sguardo, ma non lo vide da nessuna parte.
"E' stato molto premuroso con te, se io fossi stato in lui non sarei stato mica così gentile" disse una voce sconosciuta alle sue spalle e il Sommo si voltò: colui che aveva parlato era alto come Kibitoshin, la pelle verde cosparsa di macchie e due grandi ali nere e rigide che lo rendevano simile a un coleottero, mentre i suoi occhi lilla fissavano beffardo la divinità.
"Tu sei Cell, Son Gohan mi ha parlato di te. Cosa vuoi?" chiese il Sommo alzandosi in piedi per affrontare l'androide.
"Nulla, solo avvisarti di una cosetta".
"Avanti, parla!".
"Sono stato mandato da qualcuno che, a differenza tua, si preoccupa per quel Kibitoshin" disse Cell: "Tra poco alcune persone verranno qui per parlarti di quel ragazzo che ha avuto la sventura di doverti sopportare".
"Ehi, portami rispetto! Io...".
"Sta' zitto, vecchiaccio! Ora io me ne vado, ti consiglio di ascoltare molto bene ciò che quei tre avranno da dirti, ti servirà" lo interruppe bruscamente Cell voltandosi per andarsene, ma poi aggiunse: "Ah, dimenticavo, salutami Son Gohan".
Detto questo, l'androide svanì nel nulla.
  
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