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Autore: Layla    04/02/2013    2 recensioni
"Apro la porta e vorrei non averlo mai fatto, visto che ho una visione in primo piano del culo del suo ragazzo prima di scollegare del tutto il cervello e mettermi a urlare come una pazza.
"MA VOI SIETE DELLE BESTIE! STATE SCOPANDO SUL MIO LETTO! IO VI UCCIDO!!”
Sto per mettere in atto le mie minacce quando due braccia mi afferrano e, da come si capovolge il mondo, temo che mi carichino sulla schiena del loro proprietario.
Lancio un ultimo sguardo di fuoco a quella bastarda con cui condivido il dna – che ricambia con uno sguardo smarrito – e al tizio che se la stava scopando.

Finisco per identificarlo come Tom DeLonge, uno del nostro anno, a causa dei capelli platinati, del tatuaggio e degli svariati piercing.
[....]“Ah, Ruby Ruby! Dopo tuuuuuuutto il tuo tuonare contro i punk ti interessa uno di loro!”
“Erin vaffanculo!”
E dopo questo brillante scambio di opinioni lascio la stanza di mia sorella, per oggi l’ho sopportata abbastanza e mi ha dato fin troppe cose su cui pensare.
E no, a me non piace Mark.
Ma proprio no!"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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33)Mark, Ruby e la serie di sfortunati eventi che intralciano la loro relazione.

 

Ci sono abbracci che consolano, ci sono abbracci che scaldano, ma qualsiasi abbraccio che si protragga troppo a lungo senza una ragione, senza parole, senza niente è segno che qualcosa non va.
Qualcosa di grosso è successo e ha sconvolto l’altra persona.
Qualcosa ha sconvolto Mark.
Cosa?
“Mark?”
Ci riprovo, ma lui mi  accarezza i capelli e scuote la testa.
“Ti prego, stiamo così ancora un po’.”
“Va bene.”
Di nuovo ho l’impressione che pianga e che mi stringa più del dovuto e questo mi fa stare male, darei qualsiasi cosa per vederlo sorridere ora.
“Mark.”
Riprovo di nuovo, incerta. Credo che lui voglia di nuovo mettermi a tacere, ma la porta si spalanca con violenza dietro di lui e mia madre fa irruzione nella stanza.
“Ruby, cos’era quel rumore?
E TU CHE CI FAI QUI?”
Lui si irrigidisce e si volta verso di lei, che lo guarda perplessa.
“Stai bene, ragazzino? Sembra ti abbia investito un tir!
Sei tutto bagnato in maglietta e mutande!”
Non avevo fatto caso a questo particolare.
“I miei stanno divorziando.”
La sua risposta è poco più che un sussurro e fa scambiare uno sguardo perplesso tra me e mia madre.
“I miei stanno divorziando e mia madre porterà me e Anne a San Francisco con lei.”
Alla notizia crollo come una pera, facendo accorrere mamma.
“RUBY!”
“Sto - sto bene!”
Faccio cenno al mio ragazzo di continuare.
“Signora, posso fermarmi a dormire da voi? Giuro che non toccherò sua figlia!”
Lei rimane in silenzio e scruta prima lui – soffermandosi a lungo sui capelli e sui non vestiti bagnati –  e poi me.
L’atmosfera nella stanza inizia a farsi pesante, credo che lei stia soppesando da una parte la sua antipatia per lui, dall’altra il fatto che sia ridotto veramente male.
“Ruby, vai a prendere delle salviette, il phon e i vestiti che il verme ha lasciato qui.
Non farmi pentire di averti fatto rimanere, ragazzo.”
Detto questo se ne va e io mi affetto a eseguire i suoi ordini prima che cambi idea, non voglio che lui se ne vada.
Ritorno in camera e lo trovo dove l’ho lasciato, non si è mosso come se fosse in trance.
“Mark.”
“Ruby.”
“E così te ne vai…”
“Se fosse per me non lo farei, non voglio lasciarti.”
Io inizio ad asciugargli i capelli, scompigliandoglieli tutti e trattenendo le lacrime.
“Nemmeno io, ma io rimango qui e tu sarai a San Francisco”
“Scenderò ogni fine settimana.”
“Non sarà lo stesso.”
Singhiozzo, asciugandogli la schiena e pensando che la vita è una gran bella merda.
Lui si volta e mi trascina seduta sulle sue ginocchia, ha gli occhi rossi, gonfi ed incredibilmente seri. Non li ho mai visti così.
“Non vorrai mollarmi ora!”
“NO! È che… ho  paura.”
Crollo senza ritegno, appoggiandogli le testa sulle spalle e piangendo tutto quello che avevo faticosamente trattenuto prima.
Lui non può fare altro che abbracciarmi e rimanere in silenzio, ora capisco perfettamente la sua richiesta di poco prima: a volte le parole rovinano tutto e rendono il mondo più brutto di quello che è in realtà.
Rimaniamo così per un po’ – fino a che lui non inizia a tremare vistosamente – poi a malincuore mi alzo e gli consegno i vestiti, lui va in bagno per cambiarsi.
La mia camera mi sembra vuota senza di lui e l’allegro vociare di mia sorella di ritorno dal ballo non mi aiuta. Lei avrà sempre Tom vicino, io tra poco avrò no: sarò da sola e non mi va più.
Fino a poco tempo fa la solitudine mi piaceva, ora ne ho paura, le cose sembrano sempre peggiori quando si è da soli.
Senza allegria mi siedo sul letto, fissando il murales che ho fatto quando non conoscevo da molto Mark e chiedendomi come finirà.
La sua faccia al ritorno è tutto un programma, sembra quella di un condannato a morte che ha visto sfumare l’ultima possibilità di avere una grazia.
Triste.
Immensamente triste.
Mi fa male al cuore vederlo così e non potere fare nulla per cambiare le cose, mi sento inutile visto che non riesco nemmeno a tirarlo su di morale.
Senza dire nulla si siede sul letto accanto a me e mi passa una mano sulla guancia, io socchiudo gli occhi: è ancora freddo, ma va bene così.
Iniziamo a baciarci piano, con dolcezza, fino a quando il bacio non diventa profondo e ci stendiamo sul letto. Ci stacchiamo a malincuore, entrambi siamo vincolati dalla promessa fatta a mia madre.
Io mi alzo per spegnere la luce, lui si stende avvolgendosi per bene nelle coperte.
Poverino, deve essersi congelato per venire qui!
Abbracciarlo – messami a mia volta a letto – è la cosa più naturale del mondo: ho bisogno del suo calore e lui del mio visto che sembra un pezzo di ghiaccio.
Rimaniamo interi minuti senza dire nulla, solo accarezzandoci e beandoci della reciproca vicinanza.
“Quando te ne andrai?”
“Dopo Natale.”
“Non passeremo nemmeno l’ultimo dell’anno insieme.”
Lui scuote la testa.
“Verrò qui a costo di fuggire di casa, ti amo.”
“Ti amo anche io.”
Dopo averlo detto scoppio a piangere.
Non voglio perderlo, perché me lo devono togliere così? Non è giusto che i figli paghino per le colpe dei genitori!

 

Il resto della notte lo trascorriamo abbracciati a coccolarci, nessuno dei due dorme molto.
La mattina dopo abbiamo le occhiaie e l’aria rintronata tipica di chi ha trascorso una notte insonne e non ci molliamo nemmeno per un attimo.
Ci fumiamo insieme una sigaretta nel mio cortile addobbato – beffardamente – per Natale, mai come quest’ anno odio questa festività.
Le lucine si riflettono nelle pozzanghere, residuo della pioggia della notte.
“E di solito il Natale mi piace”
“Cosa?”
Mark mi guarda perplessa.
“Voglio dire, che di solito il Natale mi piace, ma quest’anno mi fa schifo sinceramente.”
Lui sospira.
“Capisco.”
Torniamo dentro e facciamo colazione in silenzio, in casi come questi le parole sono superflue.
A metà del pasto fa la sua comparsa Erin, ha gli occhi gonfi di sonno e l’aria serena, deve aver fatto sesso con Tom, lei.
“Ehi Fish Guts! Come mai qui? E come hai fatto a convincere il grande capo a non ucciderti?”
Si versa una dose generosa di cereali nella tazza, sorridendo. Non ricevendo risposta ci guarda e nota le facce scure e le occhiaie.
“Cosa succede, ragazzi?”
“I miei divorziano.”
“Mi spiace, Mark!”
“Non è tutto, dopo Natale io, mamma e Anne siamo costretti a trasferirci a San Francisco.”
Il cucchiaio pieno di cereali cade di mano a mia sorella, che impallidisce vistosamente.
“Tu ti trasferisci a San Francisco?”
Lui annuisce tetro.
“Oddio!”
Erin si alza e lo abbraccia con forza, vedo che anche lei sta trattenendo le lacrime.
“Mi dispiace, mi mancherai molto.
Ma non c’è nessun modo per rimanere qui?”
Lui scuote la testa.
“Mamma non ha abbastanza soldi per affittare un appartamento e a san Francisco staremmo da mia zia per il momento. Senza contare che là è più probabile che riesca a trovare un lavoro.”
“Mi - mi dispiace, non è giusto.”
“No, non è un cazzo giusto, ma è la vita e purtroppo non posso farci niente. Devo andarmene, anche se tutto quello che desidero è rimanere qui con i miei amici e la mia ragazza.”
Mentre pronuncia l’ultima parola fissa me, facendomi di nuovo riempire gli occhi di lacrime. Ma perché la nostra storia è così sfigata?
Insieme stiamo benissimo, ma qualcosa si mette sempre di traverso: la gelosia, mia madre, i problemi degli altri, ora persino questo.
“Non oso pensare a come la prenderà Tom, lo dovrò raccogliere con il cucchiaino.”
Devo ammettere che – nel mio egoismo – non avevo affatto pensato a lui e al fatto che perderà un amico e un compagno di band.
“Già, i Blink se ne andranno a fanculo o cercherà un altro bassista, in ogni caso sarà una merda.”
Questo lo rende ancora più depresso e appesantisce l’atmosfera nella stanza.
“Ragazzi, scusate. Ogni tanto mi dovrei tappare quella fogna che ho al posto della bocca.”
Mia sorella è sinceramente contrita, Mark tuttavia scuote la testa e increspa le labbra in un sorriso amaro.
“No, Erin. Prima o poi avrei dovuto fare i conti anche con questo.”
Devo fare qualcosa, non posso lasciare che tutto vada in malora così. Non posso impedire a Mark di partire né trovare un lavoro alla signora Hoppus, ma almeno posso evitare che parta ricordandoci in lacrime.
“Mark, stasera ti va di venire nel deserto con me?”
Lui ed Erin mi guardano stupiti, mia sorella capisce al volo e sfoggia uno dei suoi sorrisini alla DeLonge, lui invece non capisce.
“Perché?”
“Per salutarti in modo degno.”
Calco sull’ultima parola sperando che qualche neurone nel suo cervello operi il miracolo di fargli capire il doppio senso in modo da non essere più esplicita.
“In modo degno.. Oh! Sì, certo! Certo che ci vengo!”
Gli occhi gli si sono illuminati, mia sorella scoppia a ridere.
“Sei lento Hoppus.”
“Pfff! Almeno stasera rimedio.”
“Ehi!”
Gli mollo una gomitata scherzosa tra le costole.
“Scusa amore, non è che cambi idea?”
“No, scemo!”
Lui ride sollevato e io sorrido, felice di avergli strappato la prima risata della giornata.

 

La sera arriva presto, mamma fa un po’ di storie riguardo alla mia uscita serale, ma alla fine è costretta a cedere visto che anche Erin è dalla mia parte e due figlie che le danno il tormento sono decisamente troppe.
“Va bene, va bene, vai! Basta che non mi scodelli un nipote, lo sai come la penso a riguardo!”
Io annuisco, le lancio un bacio sulla punta delle dita ed esco, stringendo tra le mani le chiavi della macchina e un cestino con dentro del cibo.
Mark mi aspetta fuori da casa sua, sorride con una punta di tristezza negli occhi, nessuno dei due si dimentica il perché di questa gita straordinaria. È come una spada di Damocle che pende su si noi e le luci di Natale che decorano casa Hoppus mi mettono tristezza: non c’è niente da festeggiare.
Niente.
“Ciao,  piccola!”
Mi dà un bacio a stampo e nota il cestino sui sedili posteriori.
“Cosa c’è di buono lì dentro?”
“Hamburger appena fatti,  birra, sugar skull, brownies e del caffè… Ah! E della tequila!”
Lui sorride.
“Wow! Non vedo l’ora di assaggiare tutto, è bello che tu abbia cucinato per me.”
“È il minimo e, non ridere, mi piacerebbe continuare a farlo per tutta la vita o giù di lì.”
Borbotto rossa come un pomodoro, guardando fissa davanti a me.
“Non pensavo desiderassi essere una casalinga, ma sono contento che tu voglia continuare a cucinare per me per sempre. È un bel pensiero.”
“Grazie.”
“Sono felice che tu sia la mia ragazza, finalmente vedo la vera Ruby brillare.”
Io osservo i riflessi delle luminarie infrangersi contro i vetri della macchina e correre via, pensando che non posso piangere ora e che queste parole non sanno di addio.
Non è un addio.
“Mark.”
La mia voce esce incrinata, nonostante tutti i miei sforzi.
“Scusa, parlo come se dovessimo davvero dirci addio, cosa che non accadrà
Ho parlato con Tom oggi, gli ho detto della mia partenza.”
“Come ha reagito?”
Chiedo senza essere davvero curiosa, giusto per non far proseguire questa conversazione che sa troppo di ultima.
“Beh, male. Ha bestemmiato per mezz’ora, poi ha chiesto se devo proprio seguire mia madre a San Francisco e infine mi ha detto che se voglio mi ospita lui.
Dubito che mia madre e la madre di Tom accetterebbero l’ultima, insomma, la signora DeLonge mi vuole bene, ma da qui ad avermi per casa tutto il giorno a ciondolare in mutande ce ne passa.”
“Sarebbe stato bello….”
“Già.”
Il silenzio cala di nuovo su di noi, ormai siamo alla periferia di Poway e il cielo stellato del deserto ci viene incontro, nero e freddo.
“How i wish, how i wish you were here...
We are just two lost souls
Swimming in a fish bowl year after year
Running over the same old ground
What have we found?
The same old fear.
Wish you were here.”
“Wish you were here” mi è uscita in modo spontaneo, è un caso che parli di mancanza. È solo un caso, ma fa male da  morire, perché anche se lui è qui accanto a me, lo sento già lontano. Sento che la sua testa è già a San Francisco e non con me e io lo vorrei qui.
“Messaggio recepito, strega.
Smetto di pensarci.”
Ride lui.
“Mi stupisci sempre, non so come fai a leggermi nella mente certe volte e non pensavo ti piacessero i Pink Floyd.”
Io alzo le spalle, non ho una risposta a nessuna delle due domande.
Alla fine arriviamo in pieno deserto, parcheggio la macchina vicino alla strada e scendiamo, lui si stiracchia subito le braccia, io faccio qualche passo e  stendo una coperta.
Apparecchio aiutata da lui, il cibo ha un’aria invitante: ho fatto un buon lavoro.
In silenzio mangiamogli hamburger, pensavo facesse più freddo, invece sto bene. Deve essere la sua vicinanza o forse è semplicemente l’ansia, non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi del cibo preparato da me.
“Buoni! Cavolo, lo mangerei volentieri per tutta la vita il cibo preparato da te!”
Io arrossisco violentemente e balbetto un: “Grazie”. L’ansia si è sciolta in una calma che mi permette di respirare meglio.
“Tenera! Proviamo gli sugar skulls?”
Io annuisco e ne prendo uno – il più piccolo – e me lo porto alle labbra, dandogli un morsetto sotto il suo sguardo assorto. È con un po’ di sorpresa che lo vedo avanzare verso di me e mordere un pezzo di dolce a sua volta.
Vuole forse farmi morire?
Ho il cuore che mi esce dal petto, lo osservo ipnotizzata mangiare e poi mordere di nuovo arrivando alle mie labbra. Questa volta lo mangiamo insieme, mentre le nostre lingue lottano, si accarezzano, si assaggiano.
“Sai di dolce.”
“Anche tu.”
Riprendiamo di nuovo a baciarci, le mie mani accarezzano i suoi capelli, le sue mi aprono la felpa, la tolgono e poi giocano con l’orlo della maglia.
Ci stacchiamo e ci guardiamo per un attimo, quello necessario a far sì che lui si tolga la felpa e la appoggi sulla coperta.
Iniziamo di nuovo a baciarci con veemenza, io gli tolgo la maglia, lui toglie la mia e poi si ferma di nuovo.
“Sdraiati.”
Io annuisco perplessa ed eseguo, sono curiosa di sapere cosa abbia in mente.
Chiude gli occhi e mi accarezza lentamente su tutto il corpo, si sofferma – con un ghigno – sulle tette, ma sembrano non essere il suo interesse principale. Sembra un cieco che cerchi di memorizzare qualcosa.
“Piccolo?”
“Shh! Ti sto memorizzando, così saprò esattamente come sei quando non ti avrò e dovrò…”
Io rido, gli passo una mano dietro al collo e lo attiro a me, baciandolo con passione. Lo amo.
Con dolcezza lo faccio mettere a pancia in su e comincio ad accarezzarlo e baciarlo, prima che lui mi fermi, mi tolga il reggiseno  mi ristenda di nuovo.
In un attimo è su di me, sorridente e mi bacia, mentre con le mani riprende ad accarezzarmi, soffermandosi sui seni.
Inizio a gemere piano, facendolo ridacchiare.
Si stacca dalla bocca all’improvviso – lasciandomi frustrata – e scende baciandomi il collo e le clavicole.
Ho capito cosa vuole fare e sorrido, accarezzandogli i capelli. Gli è sempre piaciuto giocare con i miei seni e io lo lascio fare volentieri, adoro quando lo fa.
Gemo ed ansimo, godendomi le sue attenzioni, sono sulla strada che porta al paradiso.
Senza preavviso si stacca di nuovo, io lo guardo senza capire, visto che inizia a baciarmi la pancia e scende sempre più verso il basso.
“Mark?”
Lui alza il volto e mi guarda.
“Ti fidi di me?”
Io annuisco.
“Bene, perché vorrei provare a fare una cosa.”
“O-ok.”
Lui continua il suo percorso, mi dà i brividi come mi baci l’ombelico e come ci infili la lingua.
Mi toglie le mutande e inizia a baciarmi lì, strano, ma piacevole, mi fa irrigidire.
“Rilassati.”
Io gli do retta e mi concentro solo sui giochi che sta facendo là sotto. Dove diavolo ha imparato? Me lo chiedo mentre gemo ed ansimo senza ritegno, invidiando la prima tizia a cui l’ha fatto.
Rischio di impazzire quando mette prima un dito, poi due e poi tre. Questo è quasi il paradiso!
Pochi colpi e arrivo all’orgasmo urlando il suo nome e stritolando il suo volto tra le sue gambe: tremendamente strano e tremendamente imbarazzante.
Ho il respiro accelerato e mi ci vuole un attimo per stabilizzarlo, cosa che lui sfrutta per tenermi tra le braccia e coccolarmi. Io sono talmente fusa da non realizzare che la cosa che preme sulle mie cosce è il suo pene e che non sono l’unica che deve godere stanotte.
Lui mi bacia la fronte – dolce – io alzo il volto e lo bacio appassionatamente.
“Ti è piaciuto?”
“Sì… Grazie, invidio parecchio la prima ragazza a cui fatto questi giochetti!”
Lui ride e mi bacia le clavicole.
“Pronta?”
“Sì.”
Il primo colpo è deciso – fin troppo – e mi strappa un gemito di dolore.
“Scusa.”
Il secondo è meno forte e mi dà solo piacere.
Da lì in poi prosegue a volte più lento, a volte più veloce. I nostri gemiti scaldano l’aria del deserto e la riempiono .
Non sono mai stata così bene, non è mai stato così bello.
Le mie mani lasciano le sue per graffiargli la schiena e strappargli un ulteriore gemito a metà tra il piacere e il dolore. L’ultimo prima dell’orgasmo, che raggiungiamo insieme, urlando i nostri nomi.
Nemmeno la canzone più bella dei blink può superare o eguagliare questo.
Il silenzio che si crea dopo è la cosa più bella e naturale del mondo: lui steso su di me, ansante, io che gli passo le mani tra i capelli.
È il paradiso, fermate il tempo.
Non voglio che arrivi l’alba.
Non voglio che arrivi domani.

Angolo di Layla.

Questo è quello che è successo a Mark, spero non mi ucciderete.

Ringrazio eve182, _redyrageandlove  e LostiStereo3 per le recensioni.

   
 
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