POSTFAZIONE
Il Grande Albero fu la mia prima fanfic. Non so dire altro perchè provo nei
suoi confronti sentimenti molto contrastanti, la amo e la odio per usare un
luogo comune.
Eppure in questa fanfic c'è un pezzetto di me. Della me stessa di tre anni fa.
Delle persone a cui volevo bene e voglio tutt'ora bene anche se magari si sono
allontanate. Perciò, ho deciso di ripubblicarla senza correggerla nè tagliare
delle parti che mi ero ripromessa di eliminare. Mi scuso per eventuali errori di battitura, appena ho tempo rimedierò! E chissà magari tra un pò, di
pubblicare anche il continuo che ho sempre tenuto rinchiuso in un cd ^_-.
Grazie per essere arrivati fin qui! Buona lettura!
Accovacciata
sotto il grande albero di ciliegi mi sentivo quasi protetta dall'odore e dalla
maestosità che emanava. Era un pomeriggio primaverile, uno di quelli dove il
cielo è nitido e l'aria leggermente fresca fa volare foglie e fiori rosa
animandoli con un leggero venticello. Gli allenamenti erano finiti da poco ma
nonostante ciò era ancora chiaro. Non avevo voglia di tornare a casa.
Così ero finita lì, come quando ero alle medie, con un libro e una lattina di
thè. Il parco grondava di colori e odori a me familiari. Quel turbine di
sensazioni primaverili mi portavano alla mente episodi passati, piccoli
frammenti della mia vita che ricordavo con gioia. Le pieghe della gonna mi
pizzicavano sotto il sedere. Se mi fossi seduta su una panchina sarei stata
sicuramente più comoda. Ma non mi andava. Preferivo stare lì.
Bambini che giocavano con la sabbia, il laghetto illuminato dai lucenti raggi
del sole di primavera, una mamma che sgridava il bambino, la sua amichetta che
piangeva, due ragazzine in divisa che leggevano una rivista di pokebell,
probabilmente per trovarvi su il ragazzo con cui magari incontrarsi la sera.
Tutto questo mi dava un vago senso di nausea. Forse era il thè. Forse ero
stanca. Ultimamente mi capitava spesso. La mattina non riuscivo più ad alzarmi,
e il pomeriggio non avevo affatto voglia di tornare a casa, nè di andare in
giro. Magari volevo solo dormire.
Forse l'ultimo anno di scuola provoca un'insofferenza per tutte le cose che fino
a questo momento sembravano nella routine. Forse capitava solo a me. Forse
capitava anche agli altri.
Mi venne voglia di telefonare Yukari per scambiare qualche chiacchiera. Lei
sicuramente mi avrebbe tirato su. Quando risponde al telefono la sua voce fa
presagire il suo stato d'animo, la faccia che ha in quel momento. La maggior
parte delle volte mi viene naturale, ascoltando la sua voce squillante, pensarla
un pò affanata per aver corso per rispondere in tempo, ma con un largo sorriso
e gli occhi semichiusi, magari con la coda arruffata e con la maglietta in
disordine.
In quel periodo mi capitava spesso di pensare a quando la nostra amicizia è
diventata così profonda.
Siamo sempre state molto simpatiche l'una all'altra anche prima di diventare
qualcosa in più che semplici conoscenti, ma mai mi sarei sognata che un giorno
avessi trovato un conforto così grande in un'altra persona. La paura che
Tsubasa andasse via era così grande che non mi guardavo mai attorno, e non mi
rendevo conto che al mio fianco avevo non un'amica, ma una sorella pronta a
consolarmi anche alle due di notte, a cui poter dire anche le cose più segrete.
Oggettivamente non ho un buon carattere. Sono orgogliosa e irascibile, fin
troppo sensibile e scontrosa. A volte devo sforzarmi per comprendere i punti di
vista degli altri, con lei no. E anche con Tsubasa. Anche se ormai ho anche
dimenticato il suono della sua voce. Fin troppo matura per essere un ragazzo di
15 anni. Chissà ora come sarà diventato. Nella sua ultima lettera mi ha
mandato una foto. Sembra irrobustito, abbronzato e il suo viso è diventato
molto più bello. I capelli e gli occhi corvini spiccano su quei lineamenti un pò
infantili. La bocca disegnata nè sottile nè grossa, abozza un sorriso, chissà
a cosa pensava in quel momento..di certo non a me. Fattosta che l'ultima lettera
che mi ha mandato mi ha lasciata di stucco. A quanto pare tornerà tra non molto
per disputare le eliminatorie per Francia 98. Poi tornerà in Brasile. E poi dal
Brasile verrà direttamente in Francia. Spero di esserci. Chissà se ogni tanto
si chiede cosa provo per lui dopo tre anni. Tre anni in cui non lo vedo, non gli
parlo, non lo sfioro, non sento il suo respiro.
Il suono del cellulare mi fece tornare alla realtà. "un messaggio..."
pensai e mi apprestai a leggerlo "Siamo rimasti al club, stasera faremo una
festa dei fiori di ciliegio, raggiungici alle sette :) Yukari". Sorrisi. Mi
sembrava una bell'idea. Telefonai mia madre riferendole che avrei tardato e che
forse avrei addirittura dormito fuori, mi appoggiai alla grossa e ruvida
corteccia e aprii il libro. Amrita di Banana Yoshimoto. Ero arrivata alla pagina
97. Quel libro aveva qualcosa di intrigante ma allo stesso tempo triste. Sakumi
Wakabayashi, la protagonista dopo una botta alla testa comincia a sentirsi
diversa dagli altri. O almeno è questa l'impressione che da. Io non ho avuto
mai problemi fisici simili..eppure ultimamente mi sento anche io un pò
Sakumi....
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"Ehi Nishimoto!" la
ragazza si giro di scatto sorridente "Dica mister sono ai suoi
ordini!" l'uomo si accasciò su una sedia e sorrise anche lui "Hai
avvisato Nakazawa della festa?" "Si certo! Le ho detto di venire alle
sette" Yukari rovistò sulla scrivania disordinata e estrasse un piccolo
quaderno. Lo sfogliò corrucciando leggermente la fronte
"Ma..mister..secondo lei arriverà in tempo..?" il buon'uomo assunse
un'espressione serena "Non preoccuparti Nishimoto. Ho ricevuto una sua
telefonata poco fa. Era a Tokyo. Sta arrivando in treno. Sarà una bella
sorpresa per tutti non fartelo scappare di bocca mi raccomando!"
"Ricevuto" la ragazza girò le spalle allegramente e si allontanò
canticchiando una canzone incomprensibile.
L'allenamento quel pomeriggio era stato particolarmente faticoso. Alcuni
componenti della Nankatsu il giorno dopo sarebbero partiti per il ritiro con la
nazionale in vista delle eliminatorie dei mondiali di Francia under 21. In
attesa dell'inizio della festa i ragazzi erano impegnati in una partitella.
Quando ad un tratto si sentì il clacson di una macchina provenire
dall'ingresso. Yukari corse subito ad aprile la cancellata agitatissima. La
macchina si fermò. Uscì Munemasa Katagiri, della federazione di calcio
giapponese. Dall'altro sportello con un sospiro di sollievo e rivolgendo un
cenno di saluto all'autista che ripartì subito, uscì Tsubasa Oozora.
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"Ragazzi!!!! Ho una sorpresa
per voi!!!"
Il gioco si interuppe. Ishikazi si voltò perplesso "Cosa una
sorpres...Tsubasakun!!!!!!" "Capitano!!!!" "Tsubasa!!!! Sei
tornato!!" "Quanto tempo!" tutti abbracciarono il loro capitano
chi facendosi scappare anche qualche lacrima di commozione, Tsubasa compreso.
Dopo una mezz'oretta erano tutti nello spogliatoio, come quando ai vecchi tempi
si facevano i "discorsi da uomini" dopo l'allenamento. Parlavano
ininterrottamente, sembrava un'intervista. Chiunque a turno faceva una domanda e
Tsubasa rispondeva con il sorriso largo, il volto arrossato per il caldo e le
mani nervose. "Allora Tsubasakun..te la sei trovata una bella brasiliana
eh?" Tsubasa sorrise, Ishizaki non era cambiato di una virgola. Era
previdente quella domanda da parte sua. Sentiva uno strano senso di benessere,
come quando sei stato a pranzo con estranei, magari per lavoro e all'uscita del
ristorante ti aspetta il tuo amico più caro col quale scoppi in una grande
risata per spazzar via la tensione accumulata fino a poco prima. Non che in
Brasile non fosse stato bene, anzi. Roberto era sempre stato molto gentile con
lui, in fondo era come un fratello, ma forse quella confidenza, quella
sensazione di potersi comportare con naturalezza senza doversi fare troppi
problemi non la provava da tempo.
Usciti dallo spogliatoio si guardò intorno ingenuamente. Yukari gli venne alle
spalle e gli diede una gomitatina vicino al braccio "Cerchi
qualcuno..?" chiese facendogli l'occhiolino. Tsubasa arrossì violentemente
poi prese a balbettare "s...si..cioè no..cioè..mi chiedevo come mai non
c'è Nakazawa...è ammalata?" nonostante fosse cresciuto fuori rimaneva
sempre uguale dentro. Timido e poco esplicito. Yukari lo guardò con affetto e
pensò alla reazione che avrebbe avuto Sanae nel vederlo, così goffo, così
tremendamente identico al ragazzino per cui la sua amica tre anni fa pianse
tanto.
"Sanae è andata a riposarsi un pò..dovrebbe essere al parco..al solito
posto" il ragazzo sgranò gli occhi "Non dirmi che in questi tre
anni.." Yukari voltò le spalle "Eggià, saranno anche passati tre
anni ma quel posto è sempre bello" poi si allontanò canticchiando.
Tsubasa rimase prima qualche secondo con gli occhi fissi sulla sua lunga coda.
Sembra che il tempo si sia fermato. E tutto come una volta. Chissà che si
aspettava lui. Però ne era felice. In fondo era meglio così.
Si incamminò verso il parco con un nodo stresso alla gola, il respiro affannato
e il cuore che batteva forte.
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Sto leggendo ininterrottamente da
tre quarti d'ora circa. Non riesco a concentrarmi come vorrei. Un canzone molto
triste mi viene in mente senza darmi tregua. Ha una melodia tanto dolce..ma le
parole sono forti..troppo forti per una melodia così dolce..e poi cerco di
imitare la voce di Cocco così dolce anche la voce.."kami ga nakute kondo
wa ude wo kitte mita...
kireru dake kitta atatakasa wo kanjita...chi ni mamireta ude de odotte itan
da.."
"Ciao Nakazawa.."
Alzai gli occhi...una mano che stringeva un pugno...quella voce...no..non potevo
sbagliarmi..era la SUA voce...alzo gli occhi ancora di più e incrocio i suoi
occhi...sento il cuore che sta per scoppiarmi...la sua mano calda stringe la mia
e mi tira verso di se...sento il suo profumo...il suo calore umido sulla mia
pelle...il suo mento sulle mie spalle...l'ho toccato...gli ho parlato...sento il
suo respiro irregolare...il suo naso affondare nei miei capelli...è
tornato...finalmente...
"Mi sei mancata..."
FINE PRIMO CAPITOLO...
Note:
- Pokebell: il pokebell è una sorta di apparecchietto in grado di mandare sms
se collegato ad un telefono. In Giappone è molto di moda tra i liceali, inoltre
esistono delle riviste specializzate dove si trovano annunci che danno la
possibilità di fare amicizia tramite l'apparecchietto.
- La canzone citata è Raining di Cocco se non la conoscete ve la consiglio è
davvero bellissima, la traduzione del pezzo citata è pressapoco questa
"non avevo più capelli da tagliare così mi tagliai le braccia e continuai
a tagliare e sentii calore e danzai con le braccia sanguinanti"
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I Pg di questa storia non sono miei, ma appartengono a Yoichi Takahashi!