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Autore: Nannaria    04/02/2013    3 recensioni
Se non è in questa vita, sarà in un'altra.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ei pipol c: è la mia prima faberry e non so se darle un seguito o lasciarla così, per ora godetevi (spero) questo capitolo unico. :)

 

 

 

 

Joanne non aveva mai creduto nell'amore. Un'inutile, stupida trappola in cui il genere umano cadeva per propria volontà. Un po' per non vivere da soli. Un po' per non morire da soli. Trovava a tratti divertente a tratti malsano il desiderio spasmodico con cui tutti, dal primo all'ultimo, persino chi si fingeva cinico, lo ricercavano senza sosta per tutta la vita.

'Finirai per rimanere sola', le ripetevano i suoi genitori, preoccupati che una ragazza di soli diciott'anni la pensasse a questo modo. Ma a Joanne sembrava solo un'assicurazione contro la sofferenza, non una minaccia. La solitudine è sottovalutata.

Certo, quel giorno una mano non l'avrebbe rifiutata. Come era venuto in mente a sua madre di farle ripulire tutta la cantina. C'era odore di muffa e di polvere e le pizzicava il naso. Si era da poco trasferita in questa villa che risaliva all'ottocento, nel centro di Londra. Faceva molto film dell'orrore, quella cantina che sicuramente non veniva pulita da decenni. Ci mancava solo l'agente immobiliare che le venisse a dire, con voce inquietante, che lì dentro era stata assassinata una donna dal marito violento dopo averla scoperta con un altro. Omicidio passionale. Sempre quella fregatura dell'amore.

Si rimboccò le maniche, decisa a finire almeno metà del lavoro in mattinata. Cominciò ad accantonare vecchie scatole, per la maggior parte vuote, e a togliere grossolanamente la polvere. Alcune di quelle scatole contenevano ancora qualcosa, si ritrovò a scoprire: antiche missive di una qualche ricca famiglia inglese. Le lesse, vagamente incuriosita che quella roba fosse lì dopo così tanti anni. Trattavano per lo più di questioni economiche e finanziarie, scambiate tra un certo Lord Fabray e un tale Mr. Hudson.

La carta era gialla e spessa, rosicchiata qua e là dai tarli. Joanne si sedette per terra, alzando una leggera nuvola di granelli di polvere e passò il dito sull'ennesima lettera, trovando il contatto ruvido particolarmente piacevole.

Ecco, Joanne non credeva nell'amore, ma aveva sempre creduto nel fato. Niente tarocchi o chiromanti, intendiamoci. Credeva piuttosto che ogni uomo su questa terra avesse un cammino già segnato. Fantasticava di un libro dove un anziano uomo con una lunga barba bianca aveva scritto quello che sarebbe toccato a lei.

Ed era per questo, si disse, che non poteva essere un caso che avesse trovato quelle lettere.

Ne buttò nella scatola un altro paio, simili alle altre, quando si fermò.

'Q', lesse. Sulla busta c'era scritto solo questo. Sorrise. Questa, lo sentiva, non trattava di un terreno da acquistare.

La aprì ,bene attenta a non strappare la carta fragile, e con un'insolita ed insensata scarica d'adrenalina, si immerse nella lettura.

 

 

 

 

 

Cara Rachel,

So quello che mi hai detto, che dovremmo arrenderci. Che non c'è spazio per noi, non in questa vita.

Ma vedi, io non ci riesco. Ogni sera mi addormento pensando alle tue labbra morbide, sogno i tuoi occhi. E quegli occhi meravigliosi mi sorridono, mi invitano a sfiorarti. Vorrei farlo, Rachel, così tanto che a volte mi sveglio con la mano a mezz'aria e mi pizzicano gli occhi di lacrime, perché tu non sei lì.

E il cuore, oh, il mio cuore batte veloce, come un cavallo in corsa. Quando poi ripenso a quel giorno, allora corre così forte e mi manca il respiro che non trovo nemmeno un paragone che spieghi come mi sento.

Te lo ricordi, amore?

E' il giorno in cui mi hai detto che ti saresti sposata e poi hai preso un treno e sei andata lontano. Lontano da me. E ho potuto sentirla, la mia anima, farsi in tanti microscopici pezzi e uscirmi dagli occhi, sotto forma di lacrime, e volare via con il vento freddo.

Ma come potrei crederti, se solo pochi attimi prima, nascoste agli sguardi indiscreti dei passanti, mi hai stretta a te (riesco ancora a sentire il calore delle tue braccia sui miei fianchi) e mi hai baciata?

Le tue labbra erano umide e fredde per la neve che fioccava incessante, ma potrei giurare di fronte al mondo che bruciavano. Nel bacio mi hai stretto i capelli, forte fino quasi a farmi male, e non avrei potuto desiderare altro che quello.

Hai alzato lo sguardo verso di me. Avevi gli occhi lucidi. Parlavano i tuoi occhi, sai?

O almeno mi sono illusa che fosse così. Perché credere alle tue parole, sentirti dire che mi amavi, ma non abbastanza, non quanto lui, mi avrebbe distrutta in modi che credo nessuno potrebbe comprendere.

No, perdonami, ma non ti ho creduta allora e non ci credo nemmeno ora, mentre ti scrivo questa lettera che non leggerai mai, che non potrò mai inviarti.

Sarei pronta a giurare su tutto ciò che di buono c'è nel mondo, sui ricordi di noi due, che ti amo, Rachel Berry. Come so che tu hai amato me.

Se non è in questa vita, sarà in un'altra. Io prometto di amarti per tutte le vite che verranno.

 

Per sempre tua,

Quinn.

 

 

Joanne posò la lettera a terra con una sorta di reverenza. Aveva appena letto una palese dichiarazione d'amore, forse la più bella che le fosse mai passata sotto mano.

Non tanto per le parole in sé, quanto per la sottile disperazione intrisa in ogni singola parola. La lettera era datata 1884. Risaliva a più di cento anni prima.

Queste persone erano morte. Eppure erano, in qualche modo, rimaste vive in quella lettera.

Se non è in questa vita, sarà in un'altra.

Joanne prese a ribaltare le scatole freneticamente, alla ricerca di qualche altra missiva, magari da parte dell'altra ragazza, Rachel.

Sobbalzò quando un'asse di legno scricchiolò pericolosamente sotto il suo ginocchio. Si era quasi scordata di essere in una cantina puzzolente e muffita. Era quasi riuscita a sentire la neve e il vento sferzargli il viso.

Controllò un paio di altri scatoloni, trovandoli tristemente vuoti. Poi si accorse che l'asse di legno scricchiolante si era spostata di qualche millimetro.

Si avvicinò e la forzò con entrambe le mani dandosi mentalmente della cretina, giusto nei film si trovavano...un quadernino nero. Lo sfogliò: tutte le pagine erano scritte in modo fitto, a tratti l'inchiostro era sbavato. C'era davvero qualcuno che si era preso la premura di nascondere qualcosa lì sotto!

Eccitata, Joanne aprì il quaderno alla prima pagina.

 

Diario di Lucy Quinn Fabray,1883.

 

 

 

 

 

 

  
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