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Autore: Scatolettaditonno_o    05/02/2013    2 recensioni
Clove era schiacciata contro la parete della cornucopia, pressata sotto il possente fisico di Tresh sembrava incredibilmente piccola e gracile. Lui cominciò a colpirla con una pietra tondeggiante, mentre lei chiamava a gran voce il suo compagno di distretto[...]Dopo alcuni istanti un ragazzo biondo [...] raggiunse la radura. Tresh lo notò , smise di colpire con furia il corpo inerme della ragazza e cominciò a correre....
Clove cadde a terra, stesa sul prato ai piedi di Cato. Il cannone non esplose alcun colpo, Clove avrebbe avuto un'altra possibilità, ma al suo risveglio nulla sarebbe stato come prima.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mermories



Two lovers locked out of love

Oh, but I know you care

I know you care - Ellie Goulding

 

 
 

Katniss era nascosta da circa due ore dietro un cespuglio, ai margini della radura dove era situata la cornucopia. Attese impaziente che il festino fosse aperto senza mai abbassare la guardia, trattenendo il respiro. La tensione si sarebbe potuta tagliare con un coltello nell’istante stesso in cui, con un sibilo, la cornucopia si aprì lasciando intravedere un tavolo metallico  sul quale c’erano quattro zaini posti a uguale distanza l’uno dall’altro.

Katniss scattò. Uscì allo scoperto, ma si bloccò non appena vide il tributo femminile del distretto 5. Faccia di volpe era nascosta nella cornucopia. Era sempre un passo avanti agli altri, sempre la più astuta di tutti. Afferrò il suo zaino e cominciò a correre verso il bosco.

Katniss doveva correre, doveva correre adesso. Altrimenti un altro tributo avrebbe preso lo zaino con su stampato a caratteri cubitali il numero 12, l’ultima speranza di Peeta era su quel tavolo e lei non poteva fallire. Corse, corse nonostante le sue gambe urlassero di dolore e i suoi polmoni bruciassero per lo sforzo. Afferrò le spalline dello zaino e cominciò ad allontanarsi.

 Vide una figura scura muoversi velocemente verso di lei, un rumore stridulo le urlò nell’orecchio e un improvviso bruciore comparve sulla sua fronte.

Davanti a lei, Clove era pronta a tirare un altro coltello e questa volta non avrebbe sbagliato mira. Il respiro di Katniss si fece più rapido e irregolare, faticava a deglutire ed i muscoli le si ghiacciarono sottopelle. Cercò di scappare, scagliandosi contro la lanciatrice di coltelli, con l’obbiettivo di seminarla e nascondersi nel fitto del bosco, il solo pensiero dei raggi del sole filtrati dalle fronde degli alberi la tranquillizzò, ma il sibilo di un altro coltello la scaraventò di nuovo nella realtà dei fatti. Non poteva scappare, non poteva nascondersi, era il momento di combattere e Clove avrebbe inesorabilmente vinto.

Katniss fu a terra prima ancora di rendersi conto di ciò che fosse accaduto, La sua assalitrice parlava, descriveva come avrebbe portato a termine il suo delitto, l’avrebbe di certo fatto in un modo scenico, lento ed inesorabilmente doloroso. A Katniss tornarono in mente le parole di Peeta “ se devo morire voglio farlo restando me stesso, sono più di una pedina nei loro giochi” . Sarebbe morta, lo sapeva, ma non avrebbe gridato, non avrebbe supplicato pietà, nessuna soddisfazione ai veri artefici della sua morte, nessuno “show”  per i suoi spettatori.

La pressione delle nodose dita di Clove sulla sua gola aumentava costantemente, così come il tono suadente della voce della sua futura assassina.  Katniss chiuse gli occhi, cercò di tornare con i ricordi al distretto dodici, a sua madre, a Prim, a Gale che la accompagnava durante le battute di caccia, a Peeta, che presto si sarebbe svegliato, che quella sera avrebbe visto il suo volto tra quelli delle vittime del giorno e  avrebbe capito ogni cosa, si sarebbe sentito in colpa e lei non poteva fare più nulla ormai per impedirlo.

Un urlo stridulo e poco familiare  la riportò alla realtà. Clove era schiacciata contro la parete della cornucopia, pressata sotto il possente fisico di Tresh sembrava incredibilmente piccola e gracile. Lui cominciò a colpirla con una pietra tondeggiante, mentre lei chiamava a gran voce il suo compagno di distretto.

« Cato, Cato ti prego…..» gridava disperata e impaurita.

«Clove » urlò  una voce maschile grave, ma allo stesso tempo spaventata, proveniente dal fitto della foresta.

Dopo alcuni istanti un ragazzo biondo che Katniss riusci appena a riconoscere come il favorito del distretto 2 raggiunse la radura. Tresh lo notò , smise di colpire con furia il corpo inerme della ragazza e cominciò a correre. Avrebbe voluto aiutare Katniss, fermarsi e tornare indietro, dirle di sbrigarsi e di scappare, ma se Cato non l’avesse uccisa sarebbe stato lui a doverlo fare, non avrebbe mai voluto strappare la vita all’amica della piccola Rue, alla sua alleata, così continuò a correre senza voltarsi fino a raggiungere la protezione della boscaglia.

Katniss si alzo a fatica, si costrinse a correre e raggiunse  spaesata  la foresta, sparendo  tra le fronde.

Cato restò accanto alla sua compagna di distretto, lei non si muoveva da più di due ore ormai, ma il cannone non aveva esploso alcun colpo e lui non l’avrebbe lasciata lì, inerme, da sola.

Clove aprì gli occhi, Cato la fisso incredulo per alcuni istanti, poi per quanto cercasse di fermarsi, un istinto che prevalse sulla sua volontà gli impose di abbracciarla, la strinse a se, sentendola però rigida e passiva a quel abbraccio così liberatorio per il ragazzo.

Lei gli scivolò dalle braccia, con sguardo impaurito lo fisso, ne studiò le forme, ogni curva del suo corpo, poi si guardò intorno. Un bosco, dedusse, si trovava in un bosco, perché era in un bosco? Perché non era a casa o in qualunque altro posto? Un forte dolore che aveva origine alla base della nuca e si propagava a tutto il capo e il volto le impediva di pensare lucidamente, con la manica si asciugò rozzamente il rivolo di sangue che le solleticava il mento, poi con lo sguardo tornò a fissare il ragazzo biondo seduto di fronte a lei.

« Cosa vuoi da me? » ringhiò e in un attimo gli fu addosso, mentre con la lama del coltello gli sfiorava la base della gola.

« che … che cosa? » borbottò interdetto  « mi conosci Clove, in un corpo a corpo non puoi battermi e lo sai » sussurrò con un sorriso beffardo.

« Eppure è mio il coltello premuto contro la tua gola  » rispose lei rabbiosa.

« E perché dovresti farlo? Sono il tuo unico amico nell’arena » constatò lui.

« A…Arena» ripetè  Clove « siamo nell’arena, gli Hunger games » bisbigliò confusa.

« Che perspicacia Clove » ironizzò Cato, un po’ stufo.

« Chi ti ha detto il mio nome? » Urlò lei impaurita.

«Ma che hai Clove? Sembra che tu abbia pers……Tu ti ricordi di me vero? » chiese lui adesso seriamente spaventato.

La risposta della ragazza fu un semplice cenno della testa, che confermò in un attimo tutti i timori del suo compagno di distretto.

I due ragazzi si alzarono in piedi, lei si allontanò di scatto, come aveva imparato a fare durante tutti quegli anni di allenamento ferreo. - Mai stare troppo vicini al nemico, devi avere la situazione sempre sotto controllo, devi sempre avere una via d’uscita, non devono riuscire a colpirti – le parole di suo padre ora le rimbombavano nella mente accrescendo enormemente il dolore alle tempie.

« Ok, allora…Io sono Cato, vengo dal distretto 2 come te, siamo alleati. Sei stata colpita alla testa ed evidentemente hai perso la memoria e….. »

« O magari non sai combattere, sei rimasto nascosto fino ad ora e vuoi sfruttare questa occasione per uccidermi…..perche dovei fidarmi di te?»

« Hai dormito per due ore e se non l’hai notato io sono armato fino ai denti, se avessi voluto ucciderti l’avrei fatto. Vuoi una prova della mia affidabilità? Ho una spada, so usarla, tu sei debole e io peso una cinquantina di chili più di te, eppure sei ancora viva, no?» spiegò il ragazzo che adesso sembrava turbato e offeso.

«Come mi hai trovata? » domandò lei ancora guardinga.

«Sei stata tu a chiamarmi, ti ho sentita gridare e sono venuto di corsa »

«Sono stata aggredita, ti ho chiamato e tu hai corso per chilometri per venire da me e hai vegliato il mio corpo privo di sensi per due ore. Non mi sembra il tipico comportamento di uno addestrato per vincere i giochi. Perche mai l’avresti fatto? »

« Bhe io… tu sei una buona alleata, tiri bene i coltelli, tiri magnificamente i coltelli, non sbagli un lancio e pensavo che mi saresti stata ancora utile »

« Se mi hanno colpita vuol dire che non tiro i coltelli abbastanza bene , no?» notò lei arrabbiata»

«Non importa più adesso, andiamo » la esortò il ragazzo.

«In quanti siamo rimasti? » Chiese lei incurante delle parole di Cato .

« Io, te e altri tre tributi, perche? » rispose pensoso.

« siamo in cinque, è il momento di scogliere l’alleanza allora »

« ma potremmo ancora….» ribattè lui.

«Cosa? Eliminare tutti gli altri?, Poi resteremmo solo io e te e non mi va di ucciderti, lascerò che sia qualcun altro a farlo »

Un sorriso malinconico comparve sul volto di Cato, aveva ragione, ma come poteva lasciarla andare adesso? Non avrebbe mai saputo cosa Clove provasse per lui, perche nemmeno lei lo sapeva ormai.

« Allora addio tributo femminile del due  » mormorò lui con estremo distacco , sfiorandole la guancia con il torso della mano fredda e callosa.

« Addio C…cato » disse, come se fosse la prima volta che pronunciasse quel nome, come se quelle lettere insieme significassero qualcosa che ancora non le era chiaro.

 Si voltarono a cominciarono a camminare in direzioni opposte.  Il ragazzo fece una decina di passi prima di sentire una lama sibilargli dietro l’orecchio.

« Mai dare le spalle al nemico » gli ricordò lei con aria di sfida.

« Non vedo nemici in giro » rispose lui sorridendo.

«Eppure se avessi voluto ti avrei ucciso. Se mi conosci bene come dici lo sai » gli fece notare Clove.

« Però non volevi » constatò il ragazzo.

« E tu come fa a saperlo? »

« Se la regina dei coltelli avesse voluto uccidermi, l’avrebbe fatto, ne sono certo.»

Clove sorrise compiaciuta prima di sparire tra le ombre dalla boscaglia. Fu troppo lontana quando si rese conto che una parte di lei avesse un disperato bisogno di tornare indietro.

 

   

  
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