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Autore: Baude    05/02/2013    7 recensioni
Thad Harwood era un idiota. Nulla di strano,in fondo. La stranezza c'è quando è egli stesso a riconoscerlo. Buffo è il modo, seppur trito e ritrito, con cui decide di rimediare alla propria idiozia. Una chitarra, un quartiere di ricchi e Sebastian Smythe affacciato alla finestra di casa propria.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Thad Harwood era un idiota.

 

 

Ennesima Os sconclusionata, nata per caso. Colpa dello studio. Invece di ripassare per l’esame di domani, mi metto al pc e tiro fuori questo. La verità è che mi mancano da morire questi bambini e (PUBBLICITà ) non vedo l’ora che sia il primo Marzo per ripartire con la long :D

 

Betaggio: La mia bellissima metà, nonché autrice che adoro, smythwood.

 

Spero che sia di vostro gradimento,

Denise.

 

 

Atto unico

 

*

 

 

 

Thad Harwood era un idiota.

 

Solitamente era Sebastian Smythe a formulare questo pensiero.

 

Ma il problema era che, questa volta, l’illuminazione riguardo la propria natura era arrivata dallo stesso Thad.

 

La faccenda era seria.

 

Camminava con in spalla la propria chitarra acustica ed il generatore di corrente tra le braccia.

 

Non era mai stato in quel quartiere.

 

Era evidente il ceto socio-economico dei propri abitanti: fottutamente ricchi.

 

Ma Sebastian apparteneva a quel mondo; non avrebbe potuto abitare in posto diverso da quello.

 

Cercò il numero 23 e osservò la monotonia e la regolarità di quei vialetti ordinati e puliti: tutto così impersonale.

 

Tirò su il colletto della propria giacca di pelle ed allungò il passo: prima faceva quella cosa meglio era.

 

Doveva scusarsi.

 

Doveva scusarsi perché Thad Harwood era una idiota.

 

Avevano litigato, tanto per cambiare. Loro litigavano sempre. Sebastian era un gatto: si faceva accarezzare e due secondi dopo, inspiegabilmente, graffiava. Thad era un paranoico insicuro. Il tasso di incomprensioni e oggetti lanciati contro l’altro era altissimo.

 

Ma quella volta Sebastian sembrava essersi spezzato.

 

Thad si passò una mano tra i capelli, sbuffando.

 

Aveva litigato con suo padre, aveva minacciato di tagliargli i viveri e lui aveva dato la colpa a Sebastian.

 

Se non fossero stati insieme

Se non si fossero mai amati.

Se non si fossero conosciuti.

Se Sebastian non fosse mai esistito.

 

Sebastian si era limitato a guardarlo, con la solita maschera di indifferenza, per poi dire : “ Allora vai ”.

 

Ma quegli occhi non sapevano più mentire a Thad.

 

Tornato nella propria camera, Harwood si era sentito uno schifo. L’altro c’era sempre stato per lui. Aveva passato intere notte abbracciato a lui, mentre gli prometteva che se ne sarebbero andati, il più lontano possibile da suo padre.

 

Non era colpa di Sebastian.

 

Passò accanto al numero 21.

 

E doveva scusarsi, perché era un idiota.

 

 

 

 

 

 

Sebastian leggeva nello studio di suo padre.

 

Una lettura tranquilla e che poco lo rispecchiava.

 

Osservò la copertina oramai consumata de: “I dolori del giovane Werther”.

 

Si stropicciò gli occhi: doveva piantarla di leggere quel libro quando l’umore non era dei migliori. Non era una lettura rincuorante.

 

Prese un sorso d’acqua dal bicchiere che aveva lasciato accanto a sé e provò a leggere, senza sentirsi tanto Werther.

 

Degli accordi di chitarra.

 

Alzò la testa e tentò di comprenderne la provenienza.

 

In casa Smythe si suonava solo il pianoforte, impossibile che qualcuno stesse arpeggiando dentro casa.

 

Si alzò, lasciando il libro sul tavolino da thè e si affacciò alla finestra che dava sul vialetto.

 

 

 

 

 

Could you whisper in my ear

The things you want to feel

I'll give you anything

To feel it comin'

 

[Goo Goo Dolls, Slide]

 

Quella voce calda, nitida e tonda: impossibile non riconoscerla, anche tra mille altre.

 

Sebastian spalancò la finestra e gli accordi entrarono in casa propria, insieme alla luce meravigliosa che quella persona emanava.

 

Si sentiva idiota e innamorato.

 

Ma quella giacca di pelle e quella chitarra erano il sogno di ogni dodicenne in crisi ormonale e Thad lo rendeva una ragazzina scema.

 

Sbarrò gli occhi a causa del proprio pensiero e raddrizzò la schiena, dandosi una certa aria composta

 

 

 

 

Do you wake up on your own

And wonder where you are

You live with all your faults

 

 

Quegli occhi scuri lo fissavano e quelle labbra cantavano solo per lui.

 

Era come se fossero soli.

 

Come se Thad non fosse nel vialetto di casa propria, con un amplificatore, una chitarra e il signor Smythe nella stanza accant_

 

Oh merda!

 

 

 

 

And I'll do anything you ever

Dreamed to be complete

Little pieces of the nothing that, fall

May put your arms around me

What you feel is what you are

And what you are is beautiful

May do you manna get married

Or run away

 

 

Ed infatti suo padre aveva chiamato la polizia che, spaventata dalla carica ricoperta dall’uomo, era volata davanti a casa loro e si apprestava a scendere dalla macchina di servizio.

 

Thad si era voltato. Aveva visto gli agenti, ma aveva continuato a cantare.

 

Sebastian avvertì un corpo accanto al proprio e l’odore del dopo-barba che suo fratello usava spesso.

 

Harwood, privato della chitarra e momentaneamente della libertà, veniva allontanato dalla casa, liberando il quartiere da quegli “schiamazzi”.

 

Ma continuò a fissare Sebastian, rivolgendogli una silenziosa domanda.

 

-Chi è quell’idiota? - domandò suo fratello, osservando la scena.

 

-E’ Thad. - rispose il ragazzo, sorridendo al proprio fidanzato.

 

Avrebbe pagato la cauzione di scarcerazione, anche questa volta.

 

 

   
 
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