Salve a tutti i lettori :)
Come ho scritto nell'introduzione qst storia è basata sulla SiTeuk e avrà qualche accenno sulla HanChul.
E' la prima volta che creo una ff del genere e vorrei che venisse bene >_<
Ovviamente scrivo in POV e sarà un pò difficile descrivere le sensazioni di tutti.
All'inizio non li farò pensare molto ma parlare di più.. Tanto per far capire più o meno come la storia si costruisce.
Ben, detto questo vi lascio.
Buona lettura.

 LEETEUK POV:
Era una caldissima giornata d'estate e mi stavo preparando per uscire con il mio migliore amico Heechul.
Aprii il mio armadio bianco e ne uscii una camicia leggera bianca con delle ali disegnate dietro, all'altezza delle spalle, con sotto una scritta piccolissima "angel", era la "sua" maglia preferita e non perdevo mai l'occasione di indossarla, quando era pulita ovviamente.
Presi i jeans che avevo indossato quella mattina e andai a casa del mio amico a piedi, tanto non abitavamo molto distanti.
Dopo pochi minuti ero davanti casa sua, non ebbi nemmeno il tempo di appoggiare il dito sul campanello che la bellissima sorella minore di Heechul aprì la porta salutandomi con un sorriso dolce e un abbraccio innocente.
«Oppa sei venuto» mi disse felice
«Ciao cucciola» le dissi, scompigliandole leggermente la frangetta, facendola ridere di gusto.
«Vieni caro, entra» disse una voce all'interno della casa. Era la umma di Heechul, e dall'odore che areggiava nell'aria capii che stava cucinando il ramen per il marito, che era appena tornato a casa dal lavoro.

HEECHUL POV:
«Adesso arrivo» urlai al mio amico che era appena entrato in casa.
Presi la mia borsa di Louise Vuitton, regalatami dalla mia dolce umma. Mi guardai allo specchio per sistemare le ultime ciocche di capelli fuori posto e scesi le scale correndo.
«Eccomi» dissi, appena toccai, con le mie AllStar rosse, il tappeto morbido alla fine della scala.
«Finalmente!» si lamentò Leeteuk, ma ridemmo subito dopo.
«Oppa, posso venire con voi?» mi chiese quella rompiscatole di mia sorella. Io non le risposi, bastò il mio sguardo per farla correre in camera sua a piangere.
«Stiamo uscendo!» urlai alla mia umma, che era in cucina.
«Non fate tardi» mi urlò di rimando, ma non le risposi.
Aprii la porta di casa, finalmente ero libero.