Akane sospirò, guardando l’orologio.
Erano le 23:57.
Ormai aveva perso le speranze, era stata sveglia per aspettarlo, ma niente.
Si lanciò sul suo letto, affondando il viso nel morbido cuscino, sentendo il cuore pesante e l’umore sottoterra.
Eppure non era possibile che se ne fosse dimenticato, c’erano stati talmente tanti segnali che era impossibile che non gli fosse venuto un minimo dubbio.
Un leggero bussare alla porta la fece sobbalzare, ma aprì la porta con sguardo fermo.
Eccolo.
- Finalmente sono riuscito a tornare a casa! Quelle tre pazze mi hanno rincorso per tutta la città! Shampoo cercava di darmi dei cioccolatini, sicuramente conditi con qualche intruglio cinese, Kodachi aveva in mano un sacchetto di biscotti al veleno e Ukyo continuava a lanciarmi okonomiyaki ripieni di colla! – sospirò Ranma, lasciandosi cadere sulla sedia della scrivania.
Akane lo fissò in maniera truce, come se volesse fulminarlo, poi si ributtò sul letto, borbottando: - Be’, almeno ti sei divertito, correre è sempre un buon allenamento, e poi se a rincorrerti sono tre belle ragazze… -
Ranma lo fissò sconcertato: - Ma che dici? Sei forse impazzita? –
- Io sarò anche impazzita, ma tu sei un idiota –
- Come mai oggi sei più carina del solito? – chiese il ragazzo sarcastico.
Akane evitò di rispondere, lanciandogli però un cuscino, che andò a colpire il calendario che teneva sulla scrivania.
Ranma lo raccolse, e l’occhio gli cadde su una data che la ragazza aveva cerchiato di rosso.
Si concentrò un attimo, poi ebbe un’illuminazione.
- Ho capito! Sei arrabbiata perché oggi è San Valentino! –
- Io non sono arrabbiata! – Akane si tirò su di scatto.
- Oh, sì che lo sei! Insomma, tutte le ragazze brutte sono arrabbiate a San Valentino, visto che nessuno fa loro dei regali! –
La ragazza lo colpì talmente forte che lo fece entrare quasi fisicamente dentro alla parete della stanza.
- Io non volevo nessun regalo! Ma credevo che… insomma… - Akane arrossì improvvisamente.
- Cosa credevi? – chiese Ranma, riuscendo a uscire dal muro.
- Be’, credevo che visto che sei… sì, sei il mio fidanzato, avresti almeno avuto il pensiero dii farmi gli auguri –
Ranma si fece serio e le si avvicinò: - Akane, è una cosa stupida. No, aspetta, non colpirmi, fammi finire. Credi che per dirti che ti voglio bene sia necessario aspettare San Valentino? Insomma, se una persona ne ama un’altra ogni giorno è buono per dimostrarglielo, e non durante una festa comandata –
Akane lo fissò stupita: possibile che quello fosse il vero Ranma?
Le aveva fatto un discorso così importante senza balbettare, senza diventare rosso come un pomodoro e senza infilarci in mezzo qualche offesa.
E inoltre le aveva detto che le voleva bene.
Il ragazzo si grattò la nuca: - Ok, io vado a letto. Faresti bene ad andarci anche tu, è tardi – e uscì dalla stanza, lasciando la ragazza sbigottita.
Akane si infilò sotto le coperte, addormentandosi con un sorriso.
Dopo quelli che gli parvero pochi minuti, aprì gli occhi di scatto.
L’orologio segnava le 06:43, quindi la sveglia non era ancora suonata.
Ma allora come mai aveva aperto gli occhi così improvvisamente?
La risposta le venne quando guardò la finestra: era aperta, e un venticello freddo le sferzava il viso.
Come aveva fatto a dimenticarla aperta?
Si alzò per chiuderla, e il cuore le si fermò di colpo: sulla sua scrivania c’era un rametto di lavanda e dei piccoli non ti scordar di me.
La lavanda, la pianta dell’amore a prima vista, e i non  ti scordar di me, i fiori dell’amore vero.
Sentendo le palpitazioni aumentare, Akane afferrò il biglietto che vi era posato sopra: Ranma aveva scritto poche parole, ma che la colpirono profondamente.
“ Ogni giorno è buono”
Akane non credeva che il ragazzo riuscisse a fare una cosa così bella per lei, era una vera dichiarazione floreale.
Senza pensarci due volte, uscì dalla sua camera e corse a cercarlo per la casa.