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Autore: Rota    06/02/2013    1 recensioni
[Imayoshi Shoichi x Kasamatsu Yukio]
Piccole cose sanno cambiare la vita in maniera del tutto inaspettata e particolare, specialmente quando prendono alla sprovvista, e sono capaci di avere conseguenze più grandi del dovuto, in una cascata di azioni e gesti che si susseguono nel tempo ravvicinato e lontano che no, non è possibile fermare in alcun modo, neppure con tutta la volontà del cielo.
-Comunque, sbrigati a tornare. Dormire solo è una gran seccatura.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shoichi Imayoshi, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ingannevole è il cuore (più di ogni altra cosa)'
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*Autore: margherota

*Titolo: Come back

*Fandom: Kuroko no Basket

*Personaggi: Imayoshi Shoichi, Kasamatsu Yukio

*Generi: Sentimentale, Introspettivo, Commedia

*Avvertimenti: What if...?, Shonen ai, One shot, Slice of Life

*Rating: Giallo

*Note: Cosa stupida, perché mi andava di farla X°°°° non è neanche lunga come le altre, ma mi serviva per spezzare un po' il ritmo angst che questa serie stava prendendo, non voletemene a male

Giusto perché è una mezza stupidata e non va presa come episodio importante, ha un titolo diverso dalle altre, ma è sempre collegata ùù

Buona lettura <3

 









 

 

Piccole cose sanno cambiare la vita in maniera del tutto inaspettata e particolare, specialmente quando prendono alla sprovvista, e sono capaci di avere conseguenze più grandi del dovuto, in una cascata di azioni e gesti che si susseguono nel tempo ravvicinato e lontano che no, non è possibile fermare in alcun modo, neppure con tutta la volontà del cielo.

-Comunque, sbrigati a tornare. Dormire solo è una gran seccatura.

Si parlava di date e non date, di costi del viaggio di un treno che impiega quasi mezza giornata dalla residenza estiva fino alla casa di tutti i giorni, con annessa quotidianità, università ed esami – coinquilino improbabile e tutti i suoi difetti. Ma non ha alcuna importanza, dopo, e viene presto dimenticato, nello sbattere delle palpebre che impiega due secondi a realizzarsi, più o meno come il formarsi di un sospetto tremendo nella testa del loro proprietario.

Shoichi Imayoshi non dice mai cose prive di senso, ed è la comprensione e la presa di possesso di questa verità che ha permesso a Kasamatsu di vivere sotto lo stesso suo tetto: da qualche parte, in qualche modo, c'è sempre una ragione dietro. Più o meno terribile, più o meno accettabile.

Così Yukio spegne il proprio cellulare e lo posiziona di nuovo all'interno della propria sacca, in mezzo alla valigia e al borsone con dentro tutta la biancheria che sua madre si è premurata di consegnargli per l'inizio di quel nuovo anno accademico. Spera soltanto di trovare un modo efficace di passare in fretta quelle due ore che lo separano dall'arrivo. E magari anche di non pensare troppo a tutte le possibili interpretazioni di quella frase particolare: l'ultima volta che ha sperimentato un simile disagio gli è venuto un attacco di gastrite, e non è stato per nulla bello.

 

È stato lontano da quell'edificio e da quelle scale per sole due settimane, ma ripercorre, con la vista e con lo sguardo, ogni minimo dettaglio conosciuto appieno, nella gradevole sensazione d'appartenenza che lega persone a luoghi cari. Ogni gradino, ogni spigolo, la porta d'ingresso che cigola e fa fatica a chiudersi se non accompagnata fino in fondo.

Ma quando apre la porta del proprio appartamento e arranca sull'ingresso, gravato dal peso di tutti i suoi bagagli e dalla chiave di casa che gli penzola dal dito indice occupando da sola una mano intera, lo accoglie il silenzio di una casa che sembra deserta e poco vissuta. Mancante di calore e vitalità.

Chiude la porta con uno scatto troppo brusco, non voluto davvero, ed è allora che sente alle proprie spalle una voce familiare, quasi sorpresa e impreparata.

-Oh, Kasamatsu.

Ha le cuffie nelle orecchie e un filo che gli pende dal mento fino ad arrivare, attaccato ad un lettore musicale, all'ampia tasca della felpa verdognola. I capelli arruffati e le sue ciabatte ai piedi.

Yukio tenta di resistere, ma non gli viene proprio di fare una smorfia.

-Sono decisamente stanco. Il viaggio è stato lungo.

Subito Imayoshi gli è accanto e gli strappa, più o meno con forza e convinzione, le borse dalle mani, con la pretesa incredibile di fare il perfetto padrone di casa solo in quel momento. Minaccia persino di preparargli la cena, se non si siede subito e non lascia i bagagli a lui. E se anche l'altro sospetta che quel suo atteggiamento è provocato dal desiderio di nascondere il disordine della propria stanza, di certo rimane più sconvolto dal perfetto ordine che regna nella cucina. Evidentemente non utilizzata spesso.

Si arrischia persino ad aprire il frigorifero e qualche cassetto: trova tutto vuoto e lindo.

Ha ancora il cappotto addosso quando Shoichi torna da lui, appoggiandosi allo stipite della porta della cucina e guardandolo a lungo, con un'espressione indecifrabile in volto.

-Andiamo a mangiare qualcosa? Hanno aperto un Mac qui vicino da poco. E io ho anche un po' fame.

 

Lo guarda mentre addenta un panino più grosso della sua intera bocca e si chiede, ragionevolmente, da quanto tempo non mangi, o non faccia un pasto decente e completo, perché sembra davvero dover compensare ben più che solo una giornata di digiuno.

Sa che Shoichi non è tornato a casa durante le vacanze e sa anche la ragione di una tale decisione, non può certo biasimarlo per questo. Ma saperlo solo nel loro appartamento non gli ha mai dato da pensare così tanto – di norma, era lui quello con le crisi d'astinenza, troppo abituato ad avere gente attorno per sopportare la solitudine duratura.

Gli viene rubata persino una patatina fritta, con quel suo mezzo sorriso sghembo che sempre lo fa tanto arrabbiare, e non ha molti rimorsi a rubargli la bibita e a prenderne una lunga sorsata. Si era dimenticato il rumore della sua risata, e sentirlo di nuovo non gli fa che bene, davvero.

Quella ora è la sua normalità.

-Come hai passato questi giorni? Ti sei riposato o hai continuato a studiare?

Shoichi lo guarda divertito e non sembra apprezzare molto il silenzio, ora che sta con lui. Yukio ha come il sospetto che non abbia parlato per giorni, compresso tra la musica del suo lettore e la coperta del letto che ha trovato sullo schienale di una sedia della cucina, per essere così loquace in quel preciso momento.

Lui sbuffa e comincia a raccontare, ma non sono le parole la cosa essenziale – lo sanno entrambi molto bene.

Non importa neanche la situazione un po' squallida, il fast food e i suoi odori poco sani che li circondano, il cibo per nulla salutare che addentano di tanto in tanto e l'inserviente che li viene a importunare ogni cinque minuti, ricordando loro di buttare la spazzatura nell'apposito contenitore.

Yukio si rende conto che è piacevole parlare anche senza guardare direttamente in viso il suo interlocutore; lascia solo fluire tutto via, perché l'altro lo raccolga.

Compreso il calore e la sua presenza.

 

Arrivano a sera col finire, sul tardi, di rimettere a posto le cose che Shoichi, in ben quindici giorni di completa libertà, è riuscito a mettere sulla metà del proprio letto, esattamente quella che di norma occupa Kasamatsu. Per il resto, per tutto il resto, ci sarebbe stato il giorno dopo, e quello dopo ancora: Yukio ci ha sperato, invano e stupidamente, ma quando ha visto il totale caos della stanza da letto si è ricordato che no, Imayoshi non è una persona che ha molta cura delle cose e non ci tiene particolarmente a ritrovare i propri libri nel giro di pochi minuti, nascondendoli per questo sotto strati di vestiti, pacchetti di patatine e ciarpame vario indefinito.

Cadendo sul materasso, ritrova perfetto il cuscino al proprio posto e le coperte morbide sotto il proprio corpo. È una sensazione che gli darebbe quasi nostalgia se non fosse reale e concreta.

Rotola su sé stesso e trova Shoichi intento a fissarlo, con lo stesso sorriso calmo di sempre.

Si sorprende a pensare, ancora una volta, alle parole che gli ha rivolto non più di poche ore prima e lo prende una strana sensazione al petto – nuova, identificata pressappoco come tristezza o forse tenerezza, non sa neanche lui esattamente cosa.

Non pensa sia semplice questione di abitudine, non lo pensa più da parecchio tempo, ma si rifiuta caparbiamente di dargli il pericoloso appellativo di “affetto”, perché implicherebbe quel genere di conseguenze catastrofiche alle quali non è per nulla preparato e per nulla al mondo vuole prepararsi. Però, non pensa neppure, come il peggiore dei vili, che sia qualcosa di poco importante.

Per questo accetta la carezza dell'altro, sulla guancia, e il suo sorriso sincero.

 

Si ritrova dopo un sogno, al mattino sopraggiunto quasi per caso, in un abbraccio che lo lega al petto e la testa dell'altro premuta tra le scapole, a sentire il respiro sommesso di chi ha riacquistato dopo tanto tempo la tranquillità ed è riuscito finalmente a dormire una notte intera senza allungare le braccia nel vuoto, trovando il nulla dopo la sua ricerca.

Ormai è diventata anche quella, la loro normalità, e Yukio non si stupisce più di nulla, neppure del fatto di ritrovarsi la sua gamba in mezzo alle proprie e le punte dei capelli nel naso, che minacciano di farlo starnutire.

Sente la sua presa farsi più stretta, un borbottio contro la pelle e le dita che si aprono, in una carezza morta a metà per colpa del sonno.

Credere che esistano persone in grado di vivere da sole è una cosa stupida: è stato troppo ingenuo a propria volta e non può che rammaricarsene. Ma non poteva prevedere risvolti simili, come quello di un avversario terribile e privo di scrupoli che si rivela così, consegnato nel palmo della mano in tutta la sua fragilità.

Non ha dubbi che Imayoshi se ne sia reso conto, lui non ha problemi ad ammettere a se stesso quel genere di cose imbarazzanti, perché capace di spogliarle della malizia che le dipinge come negative. Se non risponde, se si limita a essere l'oggetto di quelle attenzioni, non ci sarà danno per nessuno né sentimenti da dover giustificare.

E questo Yukio non l'accetta.

 

Porta la mano a stringere le sue dita e quindi, pacato, si riaddormenta.

   
 
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