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Autore: Osage_No_Onna    07/02/2013    0 recensioni
[Slash://]
[Slash://][Slash://]Salve a tutti... premetto che per capire bene questa raccolta di One-shot bisogna aver letto prima "Invisibile e Libera", scritto da me.
Tomoya è tibetano, allegro, spiritoso, si gode la vita e vive a contatto con la natura. Yumiko è italo-giapponese, sensibile, seria e malinconica, prende tutto molto sul serio e sembra non appartenere a questo mondo. Potrebbero essere due ragazzi più diversi? Forse no, ma forse è proprio per questo che tra loro due sboccia un' amore tenero e protettivo. Sono storie narrate in terza persona nei quali risaltano i sentimenti dei due ragazzi. Non sono in ordine cronologico, vale a dire che, quando ho finito una storia, la pubblico!
A voi il giudizio!
-Puff
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '*For my love I'll survive*'
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A.A.A [Angolo Anticipato dell' Autrice]
Buonasera gente! No, visto l' orario (21.11) direi che ci sta. Non so quanti di voi abbiano già letto la storia "Batticuore", la prima pubblicata in questa raccolta di One-shot, ma mi dispiace avvisarvi che in effetti devo cambiare il primo capitolo.
*Sguardi infuriati dei lettori pronti con pomodori, lance e forconi*
NOOO, VI PREGO, LASCIATEMI SPIEGARE!
L' idea originale era pubblicare in questa raccolta TUTTE le storie riguardanti la coppia Tomoya*Yumiko (comprese quelle in cui parla solo uno dei protagonisti), ma ho cambiato idea.
*Sguardi basiti*
EH BEH? *Mod.PecoraON*
Ritroverete "Batticuore" pubblicata come One-Shot singola.
Ed ora... (La canzone che accompagna questa OS è la traduzione di "And I'm Home", che fa parte della colonna sonora dell' anime Puella Magi Madoka Magica)

 The Last Hope
 

Ci sarà sempre tepore qui.
Anche se è stato uno sbaglio non importa
Sarò sempre al tuo fianco…”
 

 
Yumiko stava camminando per una strada deserta, trascinandosi dietro un trolley strapieno mentre ascoltava musica. Ma quasi non se accorgeva. Cosa stava ascoltando, “Magia” o “Fireworks”? Non avrebbe saputo dirlo. Aveva sbagliato strada, ma era così assorta che non ci aveva neanche fatto caso. Al posto di procedere sulla strada per l’ aeroporto, dove era diretta, aveva imboccato un sentiero che conduceva ad un boschetto.
Pensava, forse troppo. A quell’ incubo che aveva preso forma il 25 aprile. Aveva giurato che non avrebbe mai più pensato a quell’ orrore, ma suo malgrado continuava a farlo.
Si dimenticò persino di spegnere il suo I-pod, nonostante non stesse più ascoltando musica. Non era certo dell’ umore adatto per fare conversazione, ma chi la vide e la raggiunse non lo poteva certo immaginare.
“Ehi! Come mai qui?”
Nel vedere il bel viso asiatico arrivare al suo fianco, Yumiko spense l’ I-pod e si tolse le cuffie.
“Puoi ripetere?”
“Come mai sei qui?”
“Devo andare all’ aeroporto…OH, NO! Kami-sama, ero così assorta che ho sbagliato strada! Che stupida che sono!”
A Tomoya la ragazza era parsa molto agitata nonostante avesse risposto abbastanza piattamente alle domande. Ma non solo per il fatto che si fosse persa.
“Che hai?”
“Niente… senti, devo controllare una cosa.”
La ragazza se ne andò dietro un’ albero poco distante e scoppiò a piangere, ma in silenzio, senza farsi sentire. Aveva le spalle scosse dai singhiozzi e il viso nascosto dalle mani tremanti. Pensava a quel terribile mese di maggio di cui portava ancora i segni: una velata malinconia e l’ irrigidimento, anche se minimo, del suo carattere, in origine dolce e docile, ma anche serio e responsabile. Doveva essere via da un bel po’, perché il ragazzo si era sporto, curioso, per vedere cosa stesse facendo Yumiko. A vederla in lacrime gli si spezzò il cuore e anche tutto il resto. Non poteva sopportare di vederla così. Si sedette accanto a lei e le accarezzò dolcemente i capelli. Ritrovata la compostezza, Yumiko si asciugò le lacrime e volse lo sguardo verso di lui.
“Tomoya… grazie. Non dovevi. Non posso giustificarmi, né tantomeno avevo voglia di coinvolgerti nelle mie sciocche faccende, ma ti ringrazio.”
“Sciocche faccende le tue? Andiamo, non farmi ridere. Le tue faccende non sono mai sciocche. Ma dimmi” disse lui incupendosi “perché stavi piangendo?”
“Per due motivi. Il primo è quella dannata persecuzione cominciata il 25 aprile. Non so perché ma mi sento responsabile. Se fossi stata diversa forse quei tre mi avrebbero accettata. So per esperienza che quando uno è cocciuto difficilmente lo si riesce a fermare… ma fossi morta prima, forse sarebbe stato meglio.”
La tristezza e l’ apprensione di Tomoya si trasformarono in rabbia. Che diritti aveva Yumiko per dire quelle parole?
“SMETTILA!”tuonò all’ improvviso.
Yumiko, spaventata, si coprì il viso con una mano. Non pensava che quel ragazzo potesse avere scatti d’ ira così violenti.
“Tu non hai alcun diritto di dire queste cose! Hai mai pensato che qualcuno tiene veramente a te, oltre alla tua famiglia?!? La colpa non è tua.  È colpa di quei tre stupidi. Erano LORO a non avere il diritto di perseguitarti. Tu non avevi fatto niente di male, erano LORO gli stupidi, lo ripeto. Stupidi e razzisti. Non dovresti neanche perdere del tempo a pensare a quegli individui. Non meritano la tua indulgenza.”
La ragazza si sentì confortata dalle parole del ragazzo. Sorrise, come per assicurargli che non ci avrebbe pensato più e che si sarebbe goduta la sua felicità. Ciò nonostante, era ancora in lacrime.
Tomoya si rilassò, dopo essere esploso così violentemente. “E il secondo motivo?”
Le lacrime ricominciarono a scendere fitte sul bel volto della ragazza e, d’ istinto, abbracciò il ragazzo.
Tra i singhiozzi, riuscì a dire: “Il secondo motivo sono i miei sentimenti.”
“…I tuoi sentimenti? Che vuoi dire?”
“Pensavo che fosse un’ illusione, ma alla fine l’ ho dovuto ammettere a me stessa: tu mi piaci, Tomoya. E tanto. Non so come ho fatto a tenerlo nascosto per così tanto tempo, ma dentro di me credevo di scoppiare. Ce l’ avevo con me stessa anche perché non ero abbastanza coraggiosa da dirti che mi piacevi così tanto…”
“L’ hai appena fatto, Yumiko-chan. Come vedi non sei una codarda.”
Yumiko ancora non l’ aveva realizzato, ma si sentì al settimo cielo. Strinse ancora più forte il ragazzo. Che ricambiò teneramente. Anche lui, dentro di sé, scoppiava dalla gioia: era ricambiato! Anche lui amava la ragazza da un bel po’, ma neanche lui, come lei, era stato abbastanza coraggioso da ammetterlo.” “Alla fin fine” disse fra sé con un risolino“qui il pusillanime sono io.”
Yumiko non lo sentì. I due ragazzi restarono abbracciati per un po’.
Quando sciolsero l’ abbraccio, Tomoya chiese: “Vuoi che ti accompagni all’ aeroporto?”
“Conosci la strada?!? Non pensavo fossi un profondo conoscitore di Firenze.”rispose Yumiko ridendo.
“In effetti no. Ma non sono neanche uno sprovveduto.”
“Ah no, questo no.” Poi, esitando, aggiunse: “Tu sei il mio ragazzo.”
Si guardarono negli occhi per degli istanti che sembravano interminabili. Poi scoppiarono a ridere nello stesso momento. Poi cominciarono a camminare.
“Devi già partire? Pensavo rimanessi per la festa di fine corso…”disse Tomoya un po’ dispiaciuto.
“Infatti rimango. Parto alle otto, ma consegno i bagagli subito, così al check-in facciamo più presto. Io e la mia famiglia, intendo.”
“Dove vai di bello quest’ estate?”
“Luglio lo passerò sicuramente in Giappone, anche perché devo cominciare una nuova serie di manga. In agosto, invece, verremo negli stati himalayani, sotto…ehm… consiglio di mia sorella Letizia. Quindi anche in Tibet.”
Stavolta fu Tomoya ad abbracciare Yumiko, sempre d’ impulso. Poi chiese: “Consiglio, eh?”
“D’ accordo, era un’ obbligo. Ma ne sono felice. Letizia dice che così smaltiremo i grassi durante le escursioni. Figurarsi! Io non la seguo di certo. Non penso che abbia molta voglia di fare trekking dopo uno sbalzo di circa otto ore. Benedetto jet-lag!”concluse ridendo.
Quella giornata i due ragazzi la passarono ridendo.
Non sapevano ancora cosa sarebbe successo quella sera…
 

 

“Sono proprio qui. Sono proprio qui.
Ti prego torna indietro e resta con me, lo farai?
Non cambieranno mai queste emozioni che ci siamo lasciati indietro..."

   
 
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