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Autore: Shiori Sato    07/02/2013    2 recensioni
I miei primi ricordi iniziano in una notte innevata e fredda, su di una collina circondata da alberi schiaffeggiati dal vento. Ricordo la neve sui miei guanti rosa, e l’uomo che mi si parò innanzi e con nonchalance mi chiese :-Sei sola piccolina? Posso bere il tuo sangue?-
Ora, a dieci anni di distanza da quel giorno, guardavo Kaname Kuran e mi tornava in mente la notte in cui mi salvò.
Vi auguro buona lettura e vi invito a lasciarmi un vostro parere!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Kuran, Yuki Cross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte più buia

 

I miei primi ricordi iniziano in una notte innevata e fredda, su di una collina circondata da alberi schiaffeggiati dal vento. Ricordo la neve sui miei guanti rosa, e l’uomo che mi si parò innanzi e con nonchalance mi chiese :-Sei sola piccolina? Posso bere il tuo sangue?-

Ora, a dieci anni di distanza da quel giorno, guardavo Kaname Kuran e mi tornava in mente la notte in cui mi salvò.

-Buona sera Yuuki.-

Lo guardai per qualche istante prima di rispondere al suo saluto. Il suo volto così scandalosamente bello era particolarmente luminoso ed i suoi occhi indagatori.

Chissà perché ha sempre quell’espressione triste quando mi guarda?, pensai osservando i suoi occhi neri come la notte.

Era solo, stranamente. Di solito era accompagnato da qualche membro della Night Class come Aidou, Kain, Ichijo, o la bella Ruka che non mancava mai di dedicarmi un’occhiata truce.

-Yuuki, stai bene?-

Com’era dolce il mio nome pronunciato dalle sue labbra!

-S-si Kaname-sama-

Il mio stomaco fece una capriola ed un profondo senso di vergogna mi pervase. L’immagine di Zero chino su di me, sul mio collo, mi attraversò la mente come un fulmine. Piantai lo sguardo per terra osservando la punta delle mie scarpe tenendo le mani strette in grembo. La mano fredda di Kaname mi sfiorò la guancia; sussultai. Non l’avevo neanche sentito avvicinarsi.

-Quando hai smesso di raccontarmi tutto, Yuuki?-

La sua voce melodiosa mi accarezzò con una dolcezza ed una tristezza che mi strinsero il cuore.

Perché Kaname? Perché ti preoccupi per me?

Le sue braccia mi circondarono, potevo sentire il suo respiro sui miei capelli.

Non giudicarmi Kaname, non farlo, pensai stringendo le mani a pugno e chiudendo forte gli occhi.

-Mi…mi dispiace Kaname, devo andare…-

Allontanai le sue braccia dal mio corpo e scappai via. Non avevo osato sbirciare il suo volto bellissimo e triste; chissà se vi avrei trovato un’esplicita accusa?

Corsi finché non ebbi la certezza di essere sola, poi rallentai, ma senza fermarmi. L’area occupata dalla Cross Academy era enorme, eppure in qualche modo ero arrivata agli immensi cancelli che dividevano il Collegio dal mondo esterno. La notte erano chiusi e sorvegliati da due guardiani, due uomini sulla quarantina che conoscevo piuttosto bene.

-Basho, Genichi, scusate se vi disturbo.-

I due guardiani mi osservarono, Genichi di sfuggita, Basho aprendosi in un gran sorriso. Non credo di averlo mai visto contrariato.

-Piccola Cross! Cosa posso fare per te?-

Recuperai il mio sorriso più cordiale e me lo stampai sul viso :- Il Direttore mi ha chiesto di andare urgentemente giù in paese. Un taxi verrà a prendermi proprio qui fuori.-

Basho si fece pensieroso, mentre Genichi, senza alzare gli occhi dalla sua rivista, rispose lapidario :-Nessuno entra o esce dopo il tramonto e prima dell’alba.-

-Ma…-

-Niente “ma”. O hai un permesso scritto o niente.-

Basho sbuffò :-Mi dispiace Yuuki, il mio collega ha ragione. Gli ordini del Direttore Cross sono tassativi.-

Abbassai la testa, io non avevo né avrei ottenuto alcun permesso alle tre di notte. Guardai con un sospiro gli alti cancelli di ferro e legno che si ergevano supponenti verso il cielo; cos’avevo pensato di fare?

Per una volta, pensai, una soltanto, perché non posso riflettere da sola? Come faccio a capire cosa è giusto e cosa sbagliato se tutti cercano di proteggermi? E da cosa poi?

Ero stanca. Zero mi aveva fatto male quella notte, più del solito. Sentivo i segni sul collo pulsare ed il freddo faceva tremare il mio corpo. Sentivo le gambe pesanti, ma decisi di tornare sui miei passi. La strada sembrava infinita, così come i pensieri che mi si affollavano nella mente. Sensi di colpa, domande senza risposta, sentimenti per un essere che non avrebbe mai potuto ricambiarmi. Eppure continuava a prendermi per mano e a guidarmi come una bambina ai suoi primi passi.

E Zero? Sarò mai in grado di farlo sorridere?

No. Avevo fallito fino ad ora e la mia esistenza si era rivelata inutile e sciocca. Non avevo saputo aiutare nessuno, eppure tutti volevano aiutare me.

Sentii la testa esplodere sotto il peso della mia futilità. Alzai la testa verso il cielo, quella notte la luna era coperta e le stelle invisibili. E mentre sognavo di spogliarmi di quelle catene troppo pesanti per me, una forza invisibile mi attirò al suolo, piegando le mie gambe ed oscurando la mia vista.

L’ultima cosa che sentii furono due braccia che mi avvolsero in un caldo abbraccio, ed il mio sguardo si perse sulla stoffa bianca della divisa della Nigh Class.

  
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