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Autore: ehyrivera    07/02/2013    2 recensioni
- ESTRATTO -
Come un riflesso, una lacrima le rigò il viso.
Mai come in quell’istante si sentì vulnerabile, scoperta. Umana.
Ogni sua certezza sembrava crollare, la vampira vendicativa, fredda e dura, apparentemente senza cuore svanì. Fu come avere un alter ego.
Pensò che nemmeno Elijah l’aveva mai vista così, o forse sì. Non le rimaneva alcun ricordo della sua vita umana. Aveva preferito spegnere sopprimere le sue emozioni, per non apparire debole.
In quel caffè del centro di Philadelphia c’era solo Katerina, costretta a vivere, o sopravvivere, in eterno.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katherine Pierce, Klaus
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Under the mask, only human.

 
Nemmeno lei ricordava più l’ultimo giorno in cui vide la sua casa, in Bulgaria.
 
Katherine però ricordava ogni dettaglio di quella casa, di ciò che la costituiva, di chi la abitava.
 
Chiudendo gli occhi tante le immagini che cominciarono a scorrerle sugli occhi, tanti i profumi che potè sentire, quasi toccare: il profumo di lavanda che inebriava le sue narici ogni giorno, l’odore di menta dei capelli di Nina, sua sorella, della legna che la mattina suo padre tagliava, dell’aria che sapeva di erba fresca che penetrava dalla finestra.
Ma soprattutto rivedeva lei e Nina svegliarsi presto per poter vedere il sole all’orizzonte, tenendosi per mano.
 
Come un riflesso, una lacrima le rigò il viso.
 
Mai come in quell’istante si sentì vulnerabile, scoperta. Umana.
 
Ogni sua certezza sembrava crollare, la vampira vendicativa, fredda e dura, apparentemente senza cuore svanì. Fu come avere un alter ego.
 
Pensò che nemmeno Elijah l’aveva mai vista così, o forse sì. Non le rimaneva alcun ricordo della sua vita umana. Aveva preferito spegnere, sopprimere le sue emozioni, per non apparire debole.
 
In quel caffè del centro di Philadelphia c’era solo Katerina, costretta a vivere, o sopravvivere, in eterno.
 
Le venne da ridere.
 
Capì di essere stata troppo tempo lontana da se stessa, sentì la necessità di ritrovare la ragazza abbandonata in Bulgaria.
 
Così, prese il cellulare e prenotò un volo per Sofia.
 
 
Mise il telefono in borsa, finì il suo caffè e si diresse al bancone; senza smentirsi mai, soggiogò il cameriere, che confuso la guardò fissa negli occhi il tempo necessario per riuscire poi a pronunciare sorridente “A presto, signorina!”, per il divertimento di Katherine, che gli sorrise.
 
Uscì dal caffè e si diresse al suo appartamento.
 
 

* * *

 
Alle 14 era già nella hall dell’aeroporto, aspettando che chiamassero il suo volo.
 
Seduta su una poltroncina del Philadelphia International Airport, già si immaginava il suo ritorno a casa.
 
Sperava di ritrovare tutto com’era un tempo, ma dovette fare i conti con l’idea che erano passati cinquecento anni, e non poteva pretendere nulla; pregava solo che non l’avessero abbattuta del tutto, che fosse rimasto anche solo lo scheletro, le fondamenta, a testimonianza del fatto che qualcuno lì ci aveva abitato.
 
Dall’altoparlante, una squillante voce di donna chiamò il suo volo, e la fece ritornare al mondo reale.
 
Mettendo piede su quel velivolo, provò una sensazione strana.
Forse di ritrovata felicità.
 
 

*

 
Atterrò all’aeroporto di Sofia sei ore più tardi, stanca e affamata.
Certo, sapeva di dover trovare se stessa, ma ciò non impediva al suo corpo di richiedere particolari trattamenti.
 
Non poteva permettersi di fare una strage lì, in un posto così affollato, dunque si spostò nei bagni delle donne e per sua grande fortuna, vi trovò una signora che soddisfò la sua fame.
Nel giro di qualche minuto era già fuori dall’aeroporto, in attesa di un taxi.
 
 
Il suo alloggio non era propriamente una suite, ma era adeguato all’uso che ne avrebbe fatto lei.
 
Prese la sua camera, ovviamente senza tirar fuori un soldo, ed entrata si accasciò sul letto, terribilmente stanca, ma anche terribilmente soddisfatta.
 
 

*

 
 
Quando si svegliò era l’alba.
Il sole stava sorgendo e tutto le sembrò incredibilmente familiare.
 
Prese la sua piccola tracolla, ci infilò dentro il telefono e qualche spicciolo e uscì dall’albergo.
 
Si mimetizzò tra una folla di turisti e, casualmente, si trovò ai piedì della collina dove poi ci sarebbe stato il sentiero per la sua casa.
 
Senza farsi vedere, sgattaiolò via e cominciò a correre, senza sentirsi minimamente stanca.
 
 
Eccola.
 
Il suo sorriso si spense, diventando un’unica linea dritta.
 
Sapeva di non poter trovare la casa com’era, ma non si aspettava che fosse distrutta del tutto.
 
Intuì che fosse stata bruciata, c’erano dei segni evidenti su quelle che dovevano essere state le pareti, e anche alcune foglie li intorno lo confermavano.
 
Scavalcò quel poco di muro che restava e lasciò che il suo corpo cadesse a terra, esattamente come quella casa, ormai morta.
 
Si mise in ginocchio e cominciò a piangere, le sembrò di sentire Nina appoggiarle una mano sulla spalla e dirle dolcemente “Обичам te, Katerina, Всичко ще бъде добре”. 1
 
Ma niente stava andando bene, niente.
 
 

* * *

 
 
Un crepitio di foglie schiacciate la svegliò dal sonno che l’aveva accolta dopo un lungo pianto.
 
Si guardò attorno per cercare di capire chi fosse, ma solo un rumore lontano.
Che si fece sempre più vicino.
 
Dovette sbattere le palpebre più volte per poter credere di vedere bene: Klaus era lì, davanti a lei, che la fissava, con il suo solito mezzo sorriso arrogante.
 
Zdravei, Katerina2.
 
“Klaus”.
 
“Non so perché ma ti aspettavo, sapevo che prima o poi saresti tornata qui, dove tutto ebbe inizio” esordì poi lui.
 
“Reclami qualcosa? Perché io non ho nulla da offrirti, come vedi” rilanciò lei.
 
“Cosa mai dovrei volere da te? Ciò che volevo, era il tuo sangue. Di umana. Piangi per la tua famiglia, ma dentro di te sai benissimo il motivo per cui sono morti. La colpa è solo tua.” infierì Klaus, come per metterla alla prova.
 
“Cosa vorresti dire?”
 
“Se avessi lasciato che bevessi il tuo sangue, loro avrebbero continuato a vivere”
 
“Lascia che ti riveli un segreto – disse avvicinandosi – quando sono venuto qui con Elijah, tua sorella Nina mi ha accolto a braccia aperte, e prima di morire, ha ricevuto il suo primo bacio.”
 
Il cuore di Katherine perse un battito.
 
“Sei un bastardo, io l’ho sempre saputo! Ecco perché Elijah mi voleva tenere lontana da te!” urlò lei.
 
“Peccato che il lavoro sporco l’abbia fatto anche lui.. Ti amava così tanto, sai?” disse ridendo.
 
Katherine non sapeva più cosa dire. Così iniziò di nuovo a piangere, lasciando che Klaus si prendesse gioco di lei.
 
“Era n-necessario t-t-tutto ques-sto? Cosa centravano loro?!” mugolò tra i singhiozzi.
 
“Dovevi capire, Katerina, solo capire.”
 
“Cosa?! Che senza il tuo prezioso lato di licantropo non avresti potuto vivere? Beh, allora complimenti, guarda che uomo sei diventato! Nemmeno i tuoi fratelli vogliono starti vicino, e tu pretendi di creare una famiglia? Bravo.”
 
Klaus non seppe cosa dire, si limitò a spostare lo sguardo altrove, chiaramente ferito.
 
“E adesso, renditi davvero utile.”
 
Katherine gli piazzò in mano un paletto, dicendogli di ucciderla. Meglio a casa sua che da qualche altra parte.
 
Lui all’inizio rifiutò, ma il suo lato orgoglioso prevalse, e per vendicarsi, le infilzò il paletto nel cuore.
 
Le vene sul corpo di Katherine cominciarono ad affiorare in superficie, raggiungendo infine anche il viso, che diventò verdastro.
E cadde a terra, inerme.
 
“Addio, Katerina
 

 
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*Le note.. dell’autrice?*

 
1  Dal bulgaro – “ti voglio bene, Katerina, andrà tutto bene”
2  Dal bulgaro – “ciao, Katerina”      {per chi seguisse la serie, seconda stagione, Klaus nel corpo di Alaric xD}
 
 
Beh, ora tocca a me. C:
Decisamente nuova, ecco.
 
Mi distacco dal solito Glee e provo a fare qualcosa di diverso, una one-shot su un personaggio che hanno sempre descritto come crudele, ma che mi fa comunque pensare che non sia poi così..
 
Insomma, io amo la stronzaggine di KATERINA, sicuramente più del “martirismo” (?) di Elena (stessa discendenza un par de palle ahahah).
 
Nulla dai, al popolo le recensioni, siate sinceri e abbiate un pochino di pietà per me, giusto un po’.
 
#everydaykat,
 
Ilaria, ehyrivera.
  
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