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Autore: spetra    28/08/2007    4 recensioni
Era una giornata come tante altre. Ma Hanamichi non poteva nemmeno immaginare che per lui questo giorno sarebbe diventato sia un inferno che il più bello della sua vita. [...] Una volta in classe, esattamente come il giorno prima, Yohei si era girato verso di lui e gli aveva mormorato con l'aria un po' turbata: “Ho come la sensazione che stia per succedere qualcosa.” Sakuragi lo guardò confuso. “Di nuovo?” “Cosa vuoi dire con 'di nuovo'?”
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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PAIRING: RuHana

DISCLAIMERS: I personaggi sono di T. Inoue.,

NOTE: Con questa fanfic, volevo scusarmi con tutte le persone che hanno letto 'La leggenda' e 'L'esperimento'...chiedo perdono! Non volevo lasciarle incomplete, così a metà...me ne vergogno molto. ç_ç


Spero che questa insignificante cosuccia qui sotto vi piaccia almeno un po', perché io mi sono divertita molto a scriverla.

Ah dimenticavo, in questa fic praticamente non c'è azione...sorry ^^'


Buona lettura! (spero ^^')


***


Sakuragi arrivò a scuola come sempre seguito dalla sua inseparabile armata, scherzando, e dando una testata a Takamiya che di prima mattina aveva avuto la pessima idea di prendere in giro il grande Genio, mentre gli altri se la ridevano sotto i baffi cercando di non scatenare l'ira del rossino anche su di loro.


Era una giornata come tante altre. Il sole splendeva alto già di prima mattina e gli studenti si dirigevano verso le loro aule chiacchierando tranquillamente senza far caso all'ennesima lite fra Sakuragi e Rukawa che, puntuale come se fosse un rituale mattutino, aveva investito il povero rossino con la sua bicicletta.


Tutto come al solito, insomma.

Ma Hanamichi non poteva nemmeno immaginare che per lui questo giorno sarebbe diventato sia un inferno che il più bello della sua vita.


Dopo la solita scazzottata con il volpino, con un paio di lividi ma comunque di ottimo umore, si diresse in aula in compagnia di Yohei.

Mentre i compagni parlavano sussurrando fra loro, chi preoccupato per i compiti non fatti, chi occupato a ripassare le ultime cose per l'imminente interrogazione, Mito fissò il suo sguardo sul rossino seduto poco lontano da lui.


Sakuragi , sentendosi osservato si girò verso l'amico, chiedendogli silenziosamente il perché del suo attento esame.

Ho come la sensazione che stia per succedere qualcosa.” mormorò il moro, corrugando la fronte.

Hanamichi lo guardò interrogativo. “E' una delle tue sensazioni magiche?” domandò, cercando di non farsi sentire dall'insegnante di matematica.

Yohei sbuffò divertito.


Il rossino le chiamava 'sensazioni magiche' anche se non era del tutto così.

A volte, quando stava per succedergli una cosa particolarmente importante, a lui o al suo amico, Mito in qualche modo riusciva a prevederlo. Non era un veggente, aveva solo una specie di sensazione. Yohei personalmente lo chiamava l'istinto e non aveva mai creduto che la magia o le forze sovrannaturali esistessero per davvero, fino all'anno scorso quando aveva salvato, anche se inconsapevolmente, una vita umana.

Da quel giorno Sakuragi prendeva quel suo 'potere' seriamente.



Allora? E' qualcosa di negativo o di positivo?” chiese il rossino, un po' preoccupato, riscuotendo l'amico dai suoi pensieri.

Yohei si concentrò un attimo e poco dopo scosse la testa. “Non lo so. Ma credo che abbia a che fare con te.”

Sakuragi lo fulminò con lo sguardo. “L'ultima volta che ha avuto a che fare con me, sono stato scaricato per la cinquantesima volta!” borbottò con un tono di voce un po' troppo alto, mentre il moro gli rivolgeva uno sguardo fra l'innocente e il finto dispiaciuto, cercando di non scoppiare a ridere.


Sakuragi!” l'urlo dell'insegnante attirò di nuovo l'attenzione dei due. “Se hai tanta voglia di parlare, basta che me lo dici e ti accontento subito!” ringhiò irritato.

Il professor Takawara era un uomo sulla quarantina con i baffi molto curati e l'aria poco rassicurante. Inoltre il fatto che non sopportava il rossino in particolare, non aiutava di certo.


Hanamichi cercò di calmarsi e di non prendere a testate quell'ometto che lo trattava come se fosse uno straccio inutile.

L'insegnate, contento dell'occasione che il rossino gli porgeva su un piatto d'argento, si preparò per umiliare quel teppista per l'ennesima volta. Sapeva che il ragazzo non poteva prendere degli altri brutti voti nella sua materia altrimenti sarebbe stato buttato fuori dalla squadra di basket, e con quel pensiero, ghignò malignamente chiamando Sakuragi alla lavagna.


Hanamichi gli rivolse uno sguardo inceneritore ma non poté fare altro che obbedire a ciò che gli veniva detto, sconsolato.

Se solo Yohei con le sue sensazioni premonitrici lo avesse avvertito per tempo, si sarebbe preparato e avrebbe fatto vedere a quell'insignificante pulce con chi aveva a che fare, ma purtroppo anche i Geni come lui avevano qualche punto debole e nel suo caso era la materia in questione. Non era mai stato bravo in matematica però nonostante questo, in qualche modo riusciva a prendere dei voti abbastanza buoni ma con quel baffuto che gli metteva i bastoni fra le ruote tutto si era complicato maggiormente ed aveva perso definitivamente interesse per quella materia.


Ovviamente, dopo interminabili minuti di domande, esercizi sulla lavagna e qualche insulto gratuito, il rossino tornò al suo banco con il fuoco negli occhi. Se continuava così rischiava davvero di uscire dalla squadra e lui non poteva lasciare il basket!


Quando arrivò la pausa pranzo Sakuragi si dirisse in terrazza, non dopo aver preso a testate chiunque osasse dirgli qualcosa o semplicemente guardarlo storto.

Ormai dimentico della sua discussione con Mito, lui e il resto dell'armata si sedettero il più lontano possibile dal volpino che come ogni volta veniva lì per schiacciare un pisolino e loro ormai abituati alla sua presenza non fecero caso a lui, a parte il rossino che arrabbiato nero maledisse tutte le volpi addormentate e fastidiose di sua conoscenza.


Mentre Takamiya si strozzava con due panini in bocca e gli altri lo prendevano in giro , Yohei richiamò l'attenzione di Hanamichi.

Dai, non ti scoraggiare, vedrai che riuscirai a recuperare. Takawara vuole solo metterti alle strette.”

Lo so bene, cosa credi! Un Genio come me non si farà certo intimidire da quel vecchio” ringhiò il rosso.

Hei genio dei miei stivali, guarda che il ciccione ha già ingoiato metà del tuo pranzo” rise Noma, con le lacrime agli occhi.

Sakuragi, accortosi solo in quel momento dell'accaduto scattò in piedi come una molla.

Questa me la paghi!”gridò.

Primo: io non sono ciccione, sono in fase di crescita ed ho bisogno di nutrirmi. - disse, sputacchiando i resti del panino a destra e a manca - Secondo, il resto lo ha mangiato Okusu”

Cosa?! ” sbottò contrariato quest'ultimo con aria minacciosa.

Mito scoppiò a ridere notando la vena che pulsava pericolosamente sulla tempia del rossino.

Avrebbe fatto una strage ma una voce ormai fin troppo conosciuta attirò subito tutta la sua attenzione.


Do'hao” sibilò il volpino infastidito per il casino che faceva sempre Sakuragi soltanto con la sua presenza. Passò accanto a loro e si dirisse verso la porta visto che ormai le lezioni stavano per iniziare.

Come osi, baka kitsune?!” Hanamichi era già pronto a saltargli al collo, ma Rukawa non si degnò nemmeno di rispondergli e con l'aria ancora un po' assonata se ne andò.


Sakuragi fece per seguirlo, arrabbiato come non mai per essere stato ignorato, ma una domanda di Yohei lo fermò.

Dovresti cercare di essere più gentile con Rukawa, sai.” disse tranquillamente, finendo il suo pranzo.

Che cosa?!” si scaldò subito il rossino ma non ebbe tempo di continuare che le parole dei suoi amici lo congelarono.


Tra di voi c'è sempre una specie di tensione che non so...” continuò Noma facendosi pensieroso.

Già...com'è che si dice?” domandò Takamiya voltandosi verso Okuso.

Parli di quella?” si corrugò il biondino, facendosi serio.

Tensione sessuale.” terminò Mito.


Hanamichi spalancò gli occhi incredulo, poi notando le facce completamente serie dei suoi amici, boccheggiò un paio di volte mentre il suo viso diventava del colore dei suoi capelli.

A quel punto gli altri scoppiarono a ridere non riuscendo più a trattenersi e il rossino capì che era l'ennesima presa in giro. Così, fra un insulto e l'altro, un paio di testate e qualche livido qua e là, dopo un altro paio d'ore fra i banchi di scuola a seguire le noiosissime lezioni, finalmente Sakuragi fu libero di andare in palestra ad allenarsi.


Lo scherzo dei suoi amici non gli era piaciuto per niente e continuava a turbarlo. Appena aveva sentito quelle due parole 'tensione sessuale' attribuiti a lui e al volpino, senza volerlo aveva immaginato una scena davvero molto imbarazzante che ora gli ritornò prepotentemente alla mente.

Scosse la testa, arrossendo, scacciando quell'immagine. Cosa avrebbe pensato la sua Harukina cara se l'avesse saputo?

Decise di non pensarci più e con un sorriso allegro entrò in palestra.


Per una volta arrivò puntuale, tuttavia non si stupì nel vedere Rukawa già pronto sotto il canestro a tirare e a schiacciare con potenza.

Hanamichi non l'avrebbe mai ammesso con nessuno, aveva accennato qualcosina soltanto a Yohei, ma a volte gli capitava di soffermarsi ad osservare la volpe artica, senza farsi beccare, ovviamente.

Non sapeva perché, ma ogni volta che il suo sguardo si soffermava su di lui, sul suo corpo muscoloso, la pelle nivea, i suoi movimenti quasi felini, il respiro accelerato, lo sguardo attento e sicuro coperto da quei fili neri come la pece... sentiva sempre una scarica elettrica attraversargli il corpo.


Naturalmente lo guardava solo per studiare i suoi punti deboli con lo scopo preciso di umiliarlo davanti a tutti, dimostrando che era e sarebbe stato solo lui, il genio indiscusso del basket e non quella volpaccia fredda e indifferente verso tutto e tutti a parte il pallone da basket.


Nonostante pensasse così, una vocina gli faceva maliziosamente notare che si stava solo giustificando, che erano tutte scuse, ma il rossino fece finta di non averla sentita.

***



Gli allenamenti iniziarono con qualche insulto fra il numero undici e Sakuragi e qualche sventagliata da parte della bella manager.

Dopo il riscaldamento, Akagi decise di fare una partita fra le matricole, mettendo il volpino e Hanamichi nelle squadre avversarie.

Come era prevedibile, il rossino, anche se ce la metteva tutta, non riusciva a rubare la palla al suo gelido avversario e più di una volta commise dei falli, scatenando le risate dei suoi amici che non perdevano l'occasione per prenderlo in giro, il che fece arrabbiare Sakuragi ancora di più, tanto da iniziare l'ennesima rissa con Rukawa.


Il capitano, li separò con i suoi famosi pugni e la partita riprese.


Il rossino, determinato, si mise davanti a Rukawa che palleggiava con movimenti decisi e sicuri e fissò i suoi occhi in quelli gelidi e imperturbabili della volpe.

Non passerai da qui” commentò sicuro, respirando velocemente per la fatica. Ormai la partita era agli sgoccioli ed anche se la squadra del volpino era in netto vantaggio non si sarebbe arreso così facilmente!


Parli troppo, tieni gli occhi sulla palla” il commento inaspettato della sua nemesi gli fece spalancare gli occhi e il moro, senza aspettare una sua risposta, lo oltrepassò senza difficoltà e andò a canestro segnando due punti.


Hanamichi però non si mosse, troppo stupito. Cos'era quello?

Un consiglio?

Un insulto?

Un modo per avvicinarglisi?

Una presa in giro?

Un modo per umiliarlo?


Mitsui, che faceva da arbitro lo richiamò, distogliendolo dai suoi pensieri confusi.

Hanamichi, che ci fai lì imbambolato? Non dirmi che ti sei già arreso?” lo provocò.

Ma stai zitto, Mitchi! Un Genio come me farà mangiare la polvere a quella volpe addormentata!” sbottò, mettendo le mani sui fianchi e ridendo sguaiatamente nella tipica posizione del Tensai.

Do'aho” l'insulto di Rukawa giunse prontamente alle sue orecchie.

Il numero undici gli dava le spalle sistemandosi la fascetta nera sul braccio sinistro e Sakuragi ignorando la frase di Hisashi sul fatto di non chiamarlo Mitchi, era già pronto a ribattere per le rime quando si sentì osservato.

Si guardò intorno confuso.

Si sentiva a disagio come se qualcuno gli stesse leggendo i pensieri, frugando nella sua mente.


Era qualcuno molto lontano ma nello stesso momento vicino, qualcuno che sapeva tutto di lui e che ora lo stava studiando con l'interesse e curiosità, quasi divertito da quell'umano dalla capigliatura di un colore così particolare.

Fu solo un secondo, un attimo e tutto finì.


Hanamichi si girò a guardare i presenti, cercando di vedere qualcosa, qualsiasi cosa che gli avrebbe potuto spiegare quella situazione assurda. Ma non c'era nessun altro a parte i membri del club, l'armata, Haruko e le tre fan di Rukawa che continuavano ad urlare frasi oscene all'indirizzo di quest'ultimo.


Sensazione...


Si voltò verso Yohei che lo fissava interrogativo e in quel momento si accorse che tutti lo stavano osservando un po' preoccupati, a parte Rukawa.

Non aveva risposto alla provocazione della kitsune! E questo era alquanto strano...anche per lui, figuriamoci per gli altri!

Tutto bene, Sakuragi?” intervenne il Gorilla, preoccupato di avergli dato un pugno forse un po' troppo forte anche per una testa dura come la sua.

Hanamichi?” fece l'eco Haruko al fratello maggiore.


Il rossino si mise a ridere cercando di nascondere un leggero rossore d'imbarazzo e con una battuta e i soliti proclami di genialità assicurò tutti che non dovevano preoccuparsi.

Ma in verità dentro di sé era molto agitato e non vedeva l'ora di parlare e confidarsi con il suo migliore amico.

L'ansia si fece sentire anche in partita costringendolo a commettere degli errori davvero sciocchi, che fecero infuriare il capitano ancora di più.


All'ultimo minuto, riuscì a recuperare la palla e con una velocità sorprendente corse verso il canestro con Rukawa dietro di lui.

Anche se la sua squadra ormai era sotto i dodici punti, voleva almeno fare per bene questo punto e dimostrare a tutti che non era un principiante.


Saltò e Rukawa fece lo stesso.

Stava per mettere la palla dentro, ormai con il sorriso della vittoria sulle labbra, quando il volpino, con un'ultima mossa gliela stoppò con un colpo secco della mano.

Il tempo sembrò fermarsi e per un attimo il rossino smise di respirare.


I loro occhi si incatenarono ed Hanamichi, con la sua grande sorpresa, non vide i soliti pozzi freddi e gelidi.

No.

Negli occhi di Kaede vibrava una luce calda.

Quella era una sfida fra loro due soltanto e nient'altro più contava.

Non odio reciproco o la palla sottratta solo con l'intento di umiliare l'altro, no.

La kitsune si stava divertendo.

Ed anche lui, nonostante la sconfitta subita.

E percepiva di nuovo quell'elettricità attraversare il suo corpo.

Che cos'era? Che cosa significava?


Quando Sakuragi toccò il parquet, purtroppo mise male il piede e si sbilanciò in avanti cadendo addosso al volpino, che stremato per la partita si fece cadere indietro, trascinato dal peso del rossino.

Rimasero così immobili, l'uno sopra l'altro, riprendendo il fiato.


Nella palestra non si sentiva nulla a parte i respiri affaticati dei due.


Poi si udì qualcuno che batteva le mani ripetutamente e a lui si unirono pian piano anche gli altri e tutta la palestra si riempì di applausi.

Hanamichi stupito cercò di alzarsi ma poi cambiò idea.

Aveva la testa appoggiata sul petto di Rukawa e voleva rimanere così ancora per un po'. Era una bella sensazione, tutto qui.

Non c'era niente di strano.


Siete stati grandi!” la prima a parlare fu Ayako che si avvicinò a loro con entusiasmo.

Sakuragi ridacchiò soddisfatto pensando che solo un Genio come lui era in grado di fare mosse come quelle.

Il volpino, come se gli avesse letto nel pensiero, mormorò un 'Do'hao' rassegnato.

Volpe antipatica, hai ancora la forza per parlare!?” borbottò, però non riuscì a trattenersi e rise piano.

Hn..” fu tutto ciò che disse il moro, senza però spingerlo né allontanarlo da sé.


Akagi dichiarò la fine degli allenamenti per quel giorno e mandò tutti negli spogliatoi, mentre le due matricole non davano i segni di volersi muovere.

Non sembrano due piccioncini?” chiese Ryota pensieroso, a nessuno in particolare, guardando bene di farsi sentire dai due.


Ad Hanamichi tornarono prepotentemente le parole di Yohei a proposito della 'tensione sessuale' e l'immagine che lo aveva rincorso tutta la mattina che raffigurava lui e il volpino in atteggiamenti poco casti. Non poté fare a meno di arrossire fino alla punta dei capelli e alzarsi di scatto anche se di malavoglia.


Rukawa invece rimase impassibile e si alzò a sua volta.

Finalmente ti sei deciso di toglierti” mormorò.

Come osi?! Se ti davo così tanto fastidio, potevi allontanarmi, no? Di cosa ti lamenti ora?” si difese Sakuragi, nascondendo il rossore che gli imporporava le guance.


Sì, questo lo doveva ammettere. Un po', ma solo poco poco, si sentiva ferito da quelle parole. Era normale no?

Se al posto di Rukawa ci fosse stato Mitsui o Ryota, anche con loro si sarebbe sentito un po' ferito se avessero detto così...o no?

....


Non mi sto lamentando” la risposta arrivò pochi secondi dopo mentre il volpino raggiunse piano la porta degli spogliatoi e senza aspettare nessun altro commento da parte del rossino lo lasciò solo nel mezzo della palestra.


***



Dopo essere stato nelle docce per molto tempo, sotto il getto rassicurante dall'acqua a rilassarsi, aveva pensato a ciò che era successo solo pochi minuti prima.

Ai brividi che sentiva soltanto sfiorando Rukawa.

Alle sue occhiate rivolte sempre a lui.

Al suo continuo cercare di dimostrare a quello stupido volpino che era alla sua altezza.


Cercava sempre di attirare la sua attenzione.

Perché?

Voleva essere importante per lui.


Si bloccò a quel pensiero.

Non era possibile...non era possibile che lui...che gli piacesse...

No no no no


A lui piaceva Harukina!

Eh già, Haruko...

E allora perché i suoi pensieri erano rivolti sempre e comunque solo a Kaede?


Kaede...




Sakuragi camminava pensieroso di fianco al suo migliore amico e quest'ultimo rispettò il suo silenzio aspettando pazientamene che iniziasse a parlare.


Yohei...quella tua sensazione...” iniziò il rossino non avendo in coraggio di parlare dei sentimenti che provava verso il suo compagno di squadra, il suo 'nemico'.

Non sapeva nemmeno lui cosa fosse.

Amicizia?

Ammirazione?

No.

Non voleva ancora dare un nome a quello che provava per l'algida, bellissima kitsune, spaventato da ciò che quei suoi sentimenti 'sbagliati' avrebbero potuto provocare.


Mito, sapendo bene che Hanamichi aveva evitato l'argomento 'Rukawa' intenzionalmente, decise di assecondarlo e aspettare che fosse il rossino stesso a parlargliene.

Non ho più sentito nulla di particolare. Forse era un falso allarme” strinse le spalle.

Io invece ho sentito qualcosa” borbottò.

Sì, ho notato che avevi qualcosa che non andava. Ti sei bloccato nel bel mezzo di una partita.”

Sakuragi arrossì, ma decise di non dire all'amico che se era rimasto imbambolato come uno stupido era per un'altra ragione. Per le parole di Rukawa.


Hanamichi gli spiegò tutti i dettagli di ciò che aveva percepito in quel momento e i suoi dubbi sul fatto che la persona che l'aveva osservato con tanto interesse non poteva appartenere al loro club di basket.

Yohei, corrucciato, lo ascoltò attentamente ma ora come ora non potevano fare molto tranne che aspettare.


Quando fu il momento di salutarsi Yohei gli disse che non doveva preoccuparsi e per qualsiasi cosa, poteva contare su di lui. Hanamichi lo ringraziò e percorse quella poca strada che ancora lo separava da casa sua, stranamente tranquillo.


***



Quella notte, il sonno di Sakuragi fu molto agitato.

Sognò una ragazza vestita con un abito attillatissimo di pelle nera, con lunghi capelli biondi e lisci e gli occhi, due pozzi profondi dal colore differente: uno rosso e l'altro completamente bianco, che lo fissavano divertiti facendogli l'occhiolino.


Poi tutto si velò di una nebbia molto fitta e l'ultima cosa che vide furono due enormi ali scheletriche spalancate dietro la schiena della biondina.


Si svegliò sudato, sedendosi di scatto.


Che razza di sogno era?

Forse si era fatto influenzare troppo dagli avvenimenti del giorno prima.



Hanamichi si alzò dal letto, sbadigliando distrattamente per poi lanciare un'occhiata all'orologio che era appoggiato sul comodino.

Erano le sei del mattino.


Scrollò le spalle e andò in bagno. Una volta essersi rinfrescato il volto con l'acqua fredda, si svegliò completamente, pieno di energie e pronto per affrontare un altro giorno.


Dopo essersi messo l'uniforme scolastica, si diresse in cucina per fare colazione.

Purtroppo i suoi genitori avevano deciso di farsi un'altra luna di miele, e quindi sarebbero tornati dalla loro cosiddetta 'vacanza' fra una settimana.

Sorrise felice.


Suo padre era un uomo d'affari molto importante e molte volte era sommerso dal lavoro. Lo stesso valeva anche per sua madre, una giornalista non troppo famosa, ma pur sempre molto rispettata.

Nonostante il lavoro e gli impegni, trovavano sempre il tempo per stare con la famiglia e Hanamichi aveva insistito che lo lasciassero solo per quei sette giorni e andassero senza di lui a godersi quel periodo di pausa.

Prima di tutto, non voleva perdere gli allenamenti e poi non voleva fare il terzo incomodo.

Ridacchiò a quel pensiero.


Prese la cartella e si diresse verso la scuola con passo lento.

Aveva pensato molto a ciò che provava per Rukawa...e l'unica cosa di cui era certo era che sicuramente il sentimento che provava non era sbagliato, almeno non per lui.

Ricordò con imbarazzo il volpino sotto di sé.

Non l'aveva respinto infastidito e quello era già un buon inizio.

Ecco che la vocetta maliziosa riapparse nella sua testa, mormorando saccente: 'L'inizio di cosa?'



Incontrò l'armata che lo aspettava davanti ai cancelli ed esattamente come il giorno prima, Takamiya lo prese in giro mettendo in dubbio la sua genialità ripetendo alla pari la battuta che aveva detto il giorno precedente.

Hanamichi non ci badò e dopo la testata regalata gratuitamente all'amico non fece che un passo che fu steso con la bicicletta del ragazzo che popolava i suoi pensieri un po' troppo frequentemente per i suoi gusti.

Come previsto, ne seguì la solita rissa senza vinti né vincitori.


Fin qui tutto normale, era una giornata come le altre.

Ma poco dopo, Sakuragi iniziò a chiedersi se non stesse ancora dormendo.


Una volta in classe, esattamente come il giorno prima, Yohei si era girato verso di lui e gli aveva mormorato con l'aria un po' turbata:

Ho come la sensazione che stia per succedere qualcosa.”

Sakuragi lo guardò confuso.

Di nuovo?” chiese, notando solo in quel momento l'entrata di Takawara che era decisamente di pessimo umore, come ventiquattro ore prima.


Perché era lì? Quel giorno non avevano la sua materia. Forse era venuto per comunicare loro qualcosa, non poteva essere altrimenti.

Ma si ricredette quando l'insegnate si sedette ed iniziò a fare l'appello, passando ogni tanto la mano sui baffi in un gesto nervoso.

Cosa vuoi dire con 'di nuovo'?” la domanda di Mito lo fece preoccupare ancora di più.

Ma ieri...” iniziò a spiegare, cercando di schiacciare la consapevolezza di ciò che stava succedendo.


Non poteva essere.


Sakuragi!” la voce dell'insegnante lo fece voltare di scatto.

Se hai tanta voglia di parlare, basta che me lo dici e ti accontento subito!” abbaiò, stizzito.


Era assurdo.

Si diede un pizzicotto sulla mano, ma il dolore che ne seguì confermò che non stava sognando.


Il volto improvvisamente pallido del rossino fece ghignare l'insegnante, contento di avere quell'effetto sul teppista più temuto dello Shohoku, ignaro che non era certo lui la causa dello stato di Hanamichi.


Proprio come aveva fatto il giorno prima, il docente lo interrogò, ponendogli le stesse identiche domande, ma Sakuragi era troppo sconvolto per rispondere correttamente.

Decise di parlare al suo migliore amico durante la pausa pranzo, sperando che non lo prendesse per un povero pazzo, perché forse era l'unico che lo poteva aiutare in qualche modo.


Come previsto, lui e l'armata si sedettero al loro solito posto in terrazza e la stessa scena si ripeté davanti al rossino per la seconda volta.

Yohei che lo rassicurava sul fatto che avrebbe sicuramente recuperato la prossima volta il voto negativo con Takawara, Takamiya che spazzolava il suo pranzo, Noma che iniziava a prenderlo in giro e qui secondo il copione doveva intervenire Rukawa.

Le supposizioni del rossino erano giuste, infatti il 'Do'hao' arrivò uguale come il giorno prima con un'unica differenza: Hanamichi non reagì.

Era scioccato, continuava a ripetersi che non poteva essere vero, quando gli occhi curiosi dei suoi amici lo fissarono stupiti.

Hana, ti senti bene? Hai lasciato andare Rukawa senza neanche insultarlo....” gli fece notare il biondino.


Ecco quella era una battuta nuova e il rossino non seppe se esserne felice o meno.

...non saranno mica le conseguenze della tensione sessuale che regna tra di voi, vero?” terminò, scatenando le risate degli altri.


Hanamichi spalancò gli occhi, senza tuttavia riuscire a nascondere il leggero imbarazzo che lo attraversò, facendogli rivivere la partita con il volpino del giorno precedente. Il che significava che si sarebbe ripetuto di lì a poco.

Quel pensiero lo rese felice e disperato nello stesso momento.

Decise comunque di rassicurare l'armata.

Prima di fare qualsiasi mossa doveva riflettere su come affrontare l'argomento in questione con Mito.


Rimase sulla terrazza per tutto il resto del tempo, saltando le lezioni. Nonostante cercasse di capire come avesse fatto a cacciarsi in una situazione del genere, non sapeva darsi una risposta.

Non c'era un ragionamento logico. Era semplicemente impossibile, eppure eccolo qui, a rivivere il giorno appena trascorso in tutti i particolari.

Rimase ancora per un po' a rimuginare su una possibile soluzione ma si trovò a corto di idee.

Doveva assolutamente parlarne con qualcuno, anche a rischio di essere preso per un matto.


***




Fu il primo ad arrivare in palestra ed andò subito a cambiarsi.

In un modo o nell'altro doveva superare l'allenamento e la cosa più importante era non tradire l'agitazione e il pizzico di paura che iniziavano a serpeggiare senza permesso nella sua testa.


Sperava solo che tutto questo fosse solo un terribile incubo e che a breve si sarebbe svegliando, ridendo del sogno assurdo che aveva fatto.


Poco dopo arrivò Rukawa e dopo avergli lanciato un'occhiata fra lo stupito e l'infastidito, lo ignorò, iniziando ad allenarsi dall'altra parte del campo, in solitudine.

Sakuragi voleva provocare la kitsune e fare una bella rissa con lui, vendicandosi per essere stato ignorato e al contempo sfogarsi per la situazione assurda in cui si trovava.

Ma poi con un sospiro sconfitto si accasciò sul pavimento appoggiando la schiena al muro, chinando il capo.

Alcune ciocche rosse gli coprirono gli occhi chiusi con una carezza leggera.

Percepiva il ritmico battere della palla contro il suolo, la corsa di Kaede, il suo schivare degli avversari immaginari, lo slam dunk potente che fece tremare il canestro.


Ma quei suoni per lui erano lontani. Adesso aveva bisogno solo di riflettere, pensare e ancora pensare.


Non poteva più resistere e almeno con se stesso lo doveva ammettere.

Aveva paura.

Cosa avrebbe fatto se il giorno seguente tutto si fosse ripetuto?

Cosa avrebbe fatto se, svegliandosi l'indomani mattina, si fosse ritrovato a rivivere di nuovo quella giornata che conosceva ormai alla perfezione?

No, non era da lui arrendersi in quel modo.

Lui era il Tensai e avrebbe sicuramente trovato un modo per uscire da quella situazione.

Ma come...?


Una pallonata lo colpì in testa facendolo scattare in piedi pronto a ridurre in un cumulo di cenere la persona che aveva osato colpirlo in un momento del genere.

Ma davanti a sé trovò soltanto Rukawa con lo sguardo di ghiaccio puntato su di lui, le braccia incrociate, per nulla intimorito dalle occhiate omicida che gli lanciava il ragazzo dai capelli rossi.


Rimasero ad osservarsi, studiandosi reciprocamente per un paio di secondi.

Do'hao” fu tutto ciò che disse il moretto per poi dirigersi a recuperare la palla che era rotolata poco lontano dal rosso.

Sakuragi non gli diede il tempo di riprenderla perché dopo aver urlato 'Baka kitsune' scatenò l'ennesima rissa.

Si picchiarono a lungo, senza che nessuno venisse ad interromperli dato che erano soli in palestra, finché, stremati non si accasciarono al centro del campo, uno di fianco all'altro riprendendo il fiato.


Quando litigavano, non si facevano mai male sul serio, era un gioco che piaceva ad entrambi, un modo di comunicare. Ed anche se il rossino non lo avrebbe ammesso mai con nessuno, gli piaceva quell'unico contatto con la volpe.


Rukawa si alzò e ignorando Hanamichi riprese la palla fermandosi un attimo.

Adesso ti riconosco” mormorò e senza aspettare nessuna risposta si allontanò e riprese ad allenarsi come se niente fosse.

Il rossino spalancò la bocca e lo guardò perplesso.


Allora Kaede l'aveva provocato di proposito?

Perché si era accorto del suo comportamento strano?

Perché era preoccupato?


Impossibile.


***


L'allenamento fu uguale al giorno prima.

Le stesse parole, le stesse battute.

I movimenti, i canestri, le finte, gli incoraggiamenti, le urla delle fan di Rukawa.


Esattamente uguali come ventiquattro ore prima.


I compagni erano molto sorpresi dell'improvvisa bravura del rossino, che sembrava prevedere i movimenti dei suoi avversari.

Certamente non potevano nemmeno immaginare lontanamente che Sakuragi sapeva bene chi in quel momento avrebbe fatto cosa.


Infine, giunse il momento della sfida fra Hanamichi e il volpino.

Uno di fronte all'altro.

Il ragazzo dai capelli neri palleggiava tranquillo mentre il rosso, con le braccia aperte, cercava di non farsi sorprendere.

Questa volta non ti lascerò passare, baka kitsune.” dichiarò, aspettando con il cuore in gola la risposta di Kaede, la stessa che lo aveva lasciato immobile in mezzo al campo la volta precedente.


Parli troppo, tieni gli occhi sulla palla” il commento di Rukawa arrivò puntuale, ma questa volta il rossino non rimase con la bocca aperta, sbalordito, poiché non vi trovo in quegli occhi un modo per umiliarlo.

L'affermazione del volpino era sincera, senza secondi fini e Sakuragi si ritrovò a sorridergli altrettanto sinceramente.

A quel gesto il moro inarcò un sopracciglio ma comunque non diede a vedere il suo stupore rimanendo come sempre impassibile.


In quel momento il rossino provò a sottragli la palla ma Kaede con una finta si liberò di lui e andò a canestro senza badare agli insulti di Hanamichi.


Arrivò il momento anche della spettacolare mossa del rossino, che in quel momento sembrò tutto fuorché essere un principiante.

Ed esattamente come l'altro giorno fu fermato dal volpino.


Quel Rukawa riusciva sempre a sconfiggerlo in un modo o nell'altro!

Anche se sapeva quale sarebbe stata la sua prossima mossa, il malefico volpino riusciva comunque a sorprenderlo e a fermarlo.

Ma Sakuragi era molto felice di aver potuto rivedere le emozioni di quella algida volpe.

I suoi occhi, sempre freddi che gli rivolgevano sguardi di ghiaccio, in quel momento brillavano di passione.

Era così bello...

Hanamichi in cuor suo aveva sempre saputo che Rukawa era bello.

Bello era anche poco, anzi sembrava quasi un insulto.


Quando i suoi pensieri si soffermavano su quello, cercando di trovare un aggettivo adatto per descrivere Kaede, non riusciva fare a meno di arrossire.

Insomma, in qualche modo poteva capire le fan di Rukawa.


Quando i due ritornarono con i piedi sul pavimento, Hanamichi questa volta si guardò bene dal cadergli di nuovo addosso, ma come per magia una forza invisibile lo spinse fra le braccia della kitsune.

Il volpino restò immobile e non lo respinse, però questa volta non caddero a terra.


Sakuragi un po' stupito da questo particolare non si mosse ed appoggiato com'era si perse di nuovo nei suoi pensieri, dimentico solo per un attimo dei suoi problemi.


Perché con Rukawa si sentiva così bene?

Perché non era disgustato né arrabbiato?

Perché quando quelle mani lo strinsero delicatamente per le braccia si sentì irrecuperabilmente perso e milioni di scariche piacevoli iniziarono a scorrere nel suo corpo soltanto in risposta al tocco delle kitsune?

Perché quando il volpino lo allontanò da sé anche se di poco, si sentì così male?

E perché lo sguardo del suo compagno, apparentemente freddo ed indifferente, quando si posava su di lui gli trasmetteva un calore così rassicurante?


Do'hao?” la voce un po' preoccupata di Kaede lo fece ritornare in sé e accortosi che tutti li stavano osservando attentamente, alcuni con i sorrisi maliziosi, si spaventò un poco.

Fece un balzò all'indietro, arrossendo furiosamente mentre Rukawa sbuffava quasi divertito per poi ritornare ad ignorarlo come faceva di solito.


Per spezzare il silenzio che regnava in palestra, interrotto soltanto dai sospiri adoranti di Ru, Ka e WA e dalle risate dei suoi amici che parlavano fra di loro a proposito della 'tensione sessuale', ma stando attenti a non farsi sentire dal diretto interessato, Hanamichi rispose un 'Baka kitsune' non prima di aver lanciato un'occhiata omicida al guntai.


Questa volta Sakuragi non rimase negli spogliatoi a lungo, quindi dopo aversi autoimposto di non pensare a Rukawa, senza farsi la doccia, si cambiò velocemente e corse fuori dove lo aspettava Yohei.


Ti devo dire una cosa molto importante, e so che sembrerà strana, anzi, ti sembrerà impossibile!... - iniziò il rossino torturandosi le dita delle mani in un gesto nervoso – ma ho bisogno di te, non ce la faccio più a tenermelo dentro, e non so che fare.” mormorò sconsolato.


Mito, con la sua grande sorpresa gli sorrise rassicurante.

Tranquillo, dimmi pure. Anzi, a dir la verità non vedevo l'ora che ti confidassi con me.” disse, dandogli una pacca sulla spalla.

Hanamichi sgranò gli occhi chiedendosi se per caso anche il suo migliore amico stesse ripetendo questa giornata.

Ma scartò subito quell'ipotesi.

Se fosse stato davvero così, se ne sarebbe accorto.

E allora di cosa stava parlando? Cosa avrebbe dovuto confidargli?


L'occhiata confusa del rosso fece ridere Yohei che ignaro del vero motivo per cui Sakuragi era così agitato, continuò allegro:

Non fare quella faccia! Si vede, sai!”

Si..si vede?” bisbigliò, chiedendosi di cosa diamine stesse parlando.

Certo! Ormai anche tutta la squadra se n'è accorta! Solo quello stupido di Rukawa sembra essere cieco. Eppure io lo credevo un buon osservatore...” Ad ogni parola di Mito, Sakuragi diventava più pallido.

Si fermò in bel mezzo della strada, chiedendosi se il suo amico non fosse impazzito d'un tratto.


Cosa centra Rukawa?” chiese, arrossendo e dandosi del cretino per ciò.

Ogni volta che quel baka veniva nominato, lui non riusciva più a controllarsi.

Ma perché proprio ora che aveva a che fare con le cose sovrannaturali, la kitsune doveva popolare i suoi pensieri, confondendogli le idee?


Mito girandosi verso di lui lo guardò corrugando la fronte.

Non era di lui che volevi parlarmi?” chiese piano.

..No” affermò il rossino.

Ops” fu tutto ciò che disse il moretto sorridendogli per niente pentito.


Sakuragi stava iniziando ad arrabbiarsi, ma prima che fosse scoppiato, Mito prudentemente cambiò argomento per risparmiarsi una testata.

Bhe, di cosa volevi parlarmi?” domandò con un sorriso innocente, mentre i suoi occhi brillavano maliziosamente.

Hanamichi decise che quello non era il momento adatto per parlare della volpe congelata quindi prese un lungo respiro.


Yohei, ecco...” sussurrò, agitato, scompigliando i capelli rossi con una mano in un movimento distratto.

Mito capendo che doveva trattarsi di una cosa importante, divenne serio e con un cenno del mento incitò il rossino a continuare.

Ricordi quando questa mattina mi avevi parlato della sensazione che provavi e che riguardava me?”

Hana, è successo qualcosa?” Il ragazzo lo guardò preoccupato.

In un certo senso – disse annuendo – Yo, che giorno è oggi?”

L'altro lo fissò confuso ma all'occhiata seria del rossino rispose semplicemente “Lunedì”

Bene, il fatto sta che per me anche ieri era lunedì...” iniziò Hanamichi per poi raccontargli tutto in minimi dettagli cominciando dall'inizio.


Mito lo ascoltò attentamente senza interromperlo, e Sakuragi gli parlò di tutto anche accennando al sogno strano che aveva fatto, però tagliando fuori dal suo discorso la rissa tra lui e il volpino prima degli allenamenti, e quando finì, tra di loro cadde un minuto di silenzio.


Wow” fu tutto ciò che disse Yohei.

Sakuragi sentendosi preso in giro fece per dargli una testata dato che sembrava che l'amico quel giorno la volesse ricevere a tutti i costi, ma fu fermato dalle mani alzate di quest'ultimo in segno di resa.


Non ti scaldare, ho diritto di essere stupito pure io, cosa credi” ridacchiò cercando di allentare la tensione.

Hanamichi lo guardò, scoraggiato.

Cosa devo fare?”

Ci deve essere una ragione... - mormorò l'altro, perso nei suoi pensieri – Pensaci bene, Hana, hai per caso notato qualcosa di strano durante questa giornata?” chiese, non sapendo come aiutare l'amico ma senza darlo a vedere. Non voleva spaventarlo più di quanto non fosse già.


Sakuragi ci pensò un attimo, ma non gli venne in mente nulla.


Le solite risse con Rukawa.

Le battute dei suoi amici su di lui e Rukawa.

La strana reazione di Rukawa in palestra.

Il quasi abbraccio di Rukawa.

Yohei e il suo discorso interrotto a metà su Rukawa.


Rukawa” pensò senza accorgersi di averlo detto a voce alta.

Rukawa?” ripeté suo amico guardandolo interrogativo.


Sì! - quasi gridò il rossino – sempre e solo lui! In questa giornata non facevo altro che pensare a quel baka e il volpino sempre in qualche modo attirava la mia attenzione, facendomi dimenticare che questo giorno è un incubo per me. Prima sul terrazzo, poi le vostre battute a proposito della 'tensione sessuale' – arrossi, gesticolando con le mani – poi in palestra che se n'è uscito con un 'Adesso ti riconosco' e come se non bastasse sembrava pure preoccupato! Yohei ma ti rendi conto!? E' tutta colpa di Rukawa, non può essere altrimenti” il fiume di parole di Hanamichi venne interrotto dalla risata dell'amico che si teneva la pancia per non scoppiare.

Si piegò in due ridendo, sotto lo sguardo da prima stupito di Sakuragi che ora con una vena che gli pulsava pericolosamente sulla tempia, lo fissava con gli occhi di fuoco.


Mito, dopo essersi ripreso, si asciugò le lacrime e cercò di rassicurare il rossino.

Sembra quasi una dichiarazione – ridacchiò ancora, ma non diede il tempo all'altro di replicare – Adesso vai a casa e cerca di non pensarci più...sono sicuro che come la cosa è iniziata in qualche modo finirà, non preoccuparti.” lo tranquillizzò.

Hanamichi lo ringraziò e dopo essersi separati, si diresse verso casa sua un po' più sollevato.

Di Yohei poteva fidarsi, in fondo lui un po' era pratico con le cose sovrannaturali.


Gli ritornarono in mente i ricordi dell'anno passato.

Mito aveva salvato la vita di suo padre.


Un giorno, Sakuragi era uscito con il guntai per andare a divertirsi come sempre.

Sua madre gli aveva detto che avrebbe fatto tardi a causa di un improvviso impegno di lavoro e così il rossino aveva salutato l'armata un po' prima per preparare la cena e si era diretto verso casa sua, canticchiando la canzone del Tensai, quando un paio di energumeni alti e grossi gli si erano parati davanti.

Ma Hanamichi non aveva tempo da perdere con loro e senza impiegare molto se n'era sbarazzato in fretta.


Una volta arrivato a casa però, una spiacevole sorpresa era lì ad attenderlo.

Suo padre sdraiato sul pavimento, con la mano che stringeva la stoffa della maglia all'altezza del cuore stava boccheggiando in cerca d'aria con gli occhi spalancati.


Sakuragi senza pensarci due volte, con il cuore in gola, era corso a tutta velocità all'ospedale che era vicino a casa sua, per chiedere aiuto.

Ma ad attenderlo fuori vi erano i teppisti di prima, che avevano chiamato i rinforzi.

Il rossino era spaventato, temeva di non fare in tempo a chiamare i soccorsi per il padre, così li pregò di lasciarlo passare ma i teppisti non lo lasciarono andare.

Per fortuna in quel momento era arrivato Yohei con il resto dell'armata e mentre loro si occuparono degli aggressori, Hanamichi fece in tempo a salvare il genitore.


Pochi giorni dopo, Mito gli aveva parlato un po' incerto, di quel suo 'potere' di percepire le cose e che in quel terribile giorno, era stato spinto a seguirlo fino a casa da forza sovrannaturale.


Sakuragi si era domandato molte volte cosa avrebbe fatto se i suoi amici non l'avessero seguito ed aiutato.

Avrebbe fatto a botte con quei teppisti? Non avrebbe fatto in tempo? Suo padre sarebbe morto?


Scosse la testa, dirigendosi in cucina per preparare la cena.

Era molto grato a Yohei, ma ora come ora lo avrebbe voluto prendere a testate.

Come poteva starsene tranquillo sapendo che il giorno dopo si sarebbe svegliato a trascorrere sempre la stessa giornata?

E provare a non dormire tutta la notte?

Sì! Era un'idea degna del Tensai!


Con questi pensieri, Sakuragi cenò e si mise davanti alla televisione, preparandosi a passare una lunga notte insonne.


Ma ogni volta i suoi pensieri ritornavano, come per magia, su un certo volpino di sua conoscenza.

Continuava a pensare ai suoi sentimenti verso di lui, ai comportamenti strani della kitsune...ma in fondo anche lui stesso ultimamente si comportava con Rukawa in modo insolito.

Certo, le risse e gli insulti c'erano... ma questi ormai non li consideravano come tali.

Ed era sicuro che anche per volpino fosse così.


Una volta uscito da quella situazione, avrebbe fatto ordine nei suoi pensieri per capire cosa provasse realmente per quella volpe, e cosa pensasse veramente Kaede di lui.


Dopo l'ennesimo sbadiglio Hanamichi si ripromise anche di parlare con Yohei a proposito di ciò che gli aveva detto di Rukawa. Che sapesse qualcosa che lui ignorava?


Con quest'ultimo pensiero e l'immagine fissa del volpino nella testa, il rossino chiuse gli occhi nel momento esatto in cui l'orologio batte i dodici rintocchi.


***




Il rumore assordante dell'orologio che continuava a squillare senza ritegno sul comodino vicino al letto di Sakuragi, finalmente ottenne l'attenzione del suo padrone che lo spense con un movimento secco della mano.


Hanamichi lentamente si mise seduto sul letto e stiracchiandosi un po' fra un sbadiglio e l'altro, cercò di riordinare le idee.

Si alzò piano dando un'occhiata veloce a quell'aggeggio infernale e come le volte precedenti, notò che erano le sei del mattino precisi. Non un minuto in più, non un minuto in meno.


Senza badare più di tanto a quel particolare andò in bagno e dopo essersi lavato e vestito, trottolerò in cucina a mettere qualcosa sotto i denti.

Si sedette al tavolo ripensando al sogno che aveva fatto.


Di nuovo quella ragazza vestita di nero con le ali scheletriche.

Cos'era? Un demone?

E soprattutto, cosa voleva da lui?


Sì, perché era sicuro che la colpa degli ultimi avvenimenti era solo di quella biondina.

Questa volta non gli aveva sorriso come l'altra volta.

No.

Lo aveva guardato infastidita, rivolgendogli un'occhiata di rimprovero come se avesse fatto qualcosa di sbagliato.

Poi, con una voce bassa e fredda gli aveva detto: “Rukawa” e dopo avergli sorriso maliziosa, era sparita nel nulla.


Rukawa?

Cosa centrava il volpino?

Sospirò arrabbiato e nello stesso momento abbattuto, e dopo aver preso solo un pezzo di toast in bocca uscì di corsa dalla casa.

Era ancora presto per andare a scuola, quindi con la palla da basket andò al campetto più vicino alla scuola.


Aveva la brutta sensazione che anche quel giorno si sarebbe 'ripetuto'.

E dopo quel sogno assurdo doveva in qualche modo interagire con Kaede, per capire in che modo la kitsune potesse essere coinvolta in tutto questo.

Allora aveva ragione lui, tutta la colpa era di Rukawa!


Arrabbiato, borbottando gli insulti a quella baka kitsune che gli creava sempre dei problemi si ritrovò davanti al campetto all'aperto, però si sorprese nel vedere due ragazzi più grandi che seduti sotto il canestro fumavano tranquillamente chiacchierando e ridendo sguaiatamente.


Si avvicinò a loro e li intimò di andarsene ma loro per un momento lo guardarono stupiti per poi mettersi a ridere, insultandolo.

Ottimo, era proprio quello che voleva.

Non poteva fare a botte perché sarebbe stato espulso dalla squadra, ma poteva giustificarsi con la scusa di essere stato provocato.

Aveva proprio una gran voglia di sfogarsi su qualcuno e quei due poveretti si trovavano nel momento sbagliato e in posto sbagliato.


Sakuragi si avvicinò a loro con l'aria poco rassicurante e i due per un attimo si pentirono per non aver dato ascolto alle sue parole, ma ad interromperli fu un rumore di qualcosa che si schiantava poco lontano.

Hanamichi si girò, dando le spalle ai due e ciò che vide lo fece rimanere a bocca aperta.


Un volpino addormentato era andato addosso ad un albero con la sua bici cadendo miserabilmente per terra.

In un primo momento il rossino si preoccupò delle condizioni della kitsune.

Insomma, la botta che aveva preso era abbastanza forte.


Ma Rukawa si alzò come se niente fosse, appoggiando la bicicletta ad albero in questione e si voltò verso Sakuragi avvicinandoglisi con passo lento.

Lo degnò di una sola occhiata e dopo aver tirato fuori la palla da basket iniziò ad allenarsi tranquillamente dall'altra parte del campo, senza badare al rossino che lo guardava incredulo.

I due tipi di prima, approfittarono del momento di distrazione di quest'ultimo e se la diedero a gambe, preferendo non far arrabbiare quei due.


Sakuragi ormai dimentico dei tizi di prima, arrabbiato per essere stato ignorato di nuovo, si avvicinò al volpino a grandi passi.

Baka kitsune non mi ignorare!” sbottò mettendoglisi davanti.

Ma la volpe con un'abile finta lo oltrepassò andando a canestro con uno dei suoi tiri perfetti.

Quando la palla toccò terra, Rukawa gli disse un 'Do'hao' che il rossino interpretò come un 'Buongiorno'


Ridacchiò per la sua genialità per poi dire una frase che fece voltare il volpino di scatto.

Non dovresti dormire in bicicletta, potresti avere un incidente, sai stupida volpe che non sei altro?” lo rimproverò divertito, tuttavia con lo sguardo serio.

Kaede lo osservò un attimo per poi dargli le spalle.

Hanamichi ci restò male per quel gesto d'indifferenza, in fondo si era preoccupato per lui sinceramente! E gli era costato un po' d'orgoglio dire una cosa del genere.


Grazie” la voce piatta del volpino arrivò chiaramente alle sue orecchie e rimase stupito di quanto quella semplice parola lo avesse reso felice.

Non disse nulla ma si ritrovò a sorridere come un do'hao.



Rukawa, che giorno è oggi?” domandò dopo un paio di secondi durante i quali la kitsune si era seduta accanto a lui.

Hn?”


Dopo essersi allenato un altro paio di minuti, il volpino stranamente gli aveva lanciato delle occhiate che sembravano chiedergli cosa ci facesse lì, ma il rossino le aveva ignorate e sedendosi su una panca aveva chiuso gli occhi stancamente. E con la sua grande sorpresa, Kaede si era seduto vicino a lui poco dopo, in silenzio.


Oggi è lunedì?” domandò ancora, spazientito.

Hn”

Kitsune...” lo supplicò Hanamichi, senza badare al fatto che la sola vicinanza del volpino gli faceva battere il cuore così forte che aveva paura che lo potesse sentire pure Kaede.

Sì” rispose finalmente.

Come pensavo” mormorò tristemente, abbassando il capo.


E' successo qualcosa?” la domanda posta con non calanche dal volpino fece voltare Sakuragi stupito.

Rukawa si era voltato dall'altra parte senza farsi beccare dagli occhi curiosi del rossino.


Hanamichi sorrise.

Proprio ora che finalmente riusciva a parlare con il suo 'nemico' civilmente doveva essergli capitata una disgrazia come quella?

Però...è solo grazie a quella che aveva potuto conoscere i lati nascosti della kitsune e soprattuto era solo grazie agli ultimi due giorni – che in verità era uno solo - che aveva potuto accorgersi di ciò che provava nei confronti del ragazzo dai capelli neri.


Ridacchiò divertito e decise di godersi quei momenti tranquilli con la volpe e la sua improvvisa loquacità.

Tanto non mi crederesti” rispose, chiedendosi come mai non avessero ancora fatto a botte.

Hn”


Ci fu un minuto di silenzio durante il quale il rossino rimuginò sul da farsi.

Stava iniziando a pensare che sarebbe rimasto bloccato in quel maledetto lunedì per tutta la vita.

Quel pensiero gli fece scorrere un lungo brivido di terrore lungo la schiena.

No.

Non l'avrebbe premesso!

Lui voleva rivedere ancora una volta i suoi genitori, divertirsi con i suoi amici, giocare a basket, senza rivivere la stessa giornata monotona che ormai conosceva a memoria. Bhe, e soprattuto chiarire i suoi sentimenti con la volpe addormentata.

Ora sarebbe tornato a scuola e i suoi amici gli avrebbero fatto le stesse, identiche battute, avrebbe fatto a botte come al solito con il volpino e Yohei, tornando a casa, lo avrebbe di nuovo rassicurato dicendogli di non preoccuparsi.

Sì, come se fosse stato facile!


Do'hao” la voce curiosa di Kaede lo richiamò, facendogli perdere il filo dei suoi pensieri.

Che vuoi, kitsune” borbottò.

Che ti prende? Sei stranamente silenzioso.” disse il moro, questa volta guardandolo dritto negli occhi, come se cercasse di leggervi dentro la risposta alla sua domanda.


Hanamichi arrossì, distogliendo lo sguardo, trovando le sue scarpe improvvisamente molto interessanti da fissare.

E tu parli troppo, non è da te.” parlò, ma il solito 'Hn' da parte del volpino lo fece ridere di gusto e voltandosi di nuovo a guardare quel viso perfetto e scorgendovi lo sguardo infastidito di chi non è stato accontentato lo fece appoggiare inconsapevolmente alla spalla di Rukawa, mentre l'altra mano la teneva sulla pancia, ridendo felice.

Anche con i suoi silenzi il volpino riusciva in un modo o nell'altro ad incoraggiarlo e a tiralo su.


La volpe intanto non commentò, non gli diede del do'hao e non si mosse.

Quando il rossino si girò per l'ennesima volta verso la persona che gli faceva battere il cuore ad una velocità pazzesca, notò un piccolo sorriso appena accennato che incurvava gli angoli della bocca del suo angelo nero rendendolo ancora più divino di quanto non fosse già.


Semplicemente stupendo, pensò fra sé Hanamichi mentre Rukawa tornando ad essere il solito impassibile e non notando il volto del rossino diventato rosso come i suoi capelli, proseguì nel suo interrogatorio, senza darsi per vinto.


Allora? Sei stato scaricato un'altra volta?” azzardò, punzecchiando il compagno di squadra.

Come osi, baka kitsune?!” scattò subito il rosso, stringendo i pugni.

Poi sorrise maligno. Aveva un'idea degna del Tensai.


Facciamo una scommessa” gli propose, cercando di non saltargli al collo e scatenare l'ennesima rissa, non ora che stavano conversando senza bisogno di qualcuno che li venisse a separare a forza di pugni e sventagliate sulla testa.

Rukawa sembrò interessato.


Per tutto il giorno riuscirò a prevedere ciò che faranno e diranno i nostri compagni di squadra” affermò sicuro di sé.

Per lui era un gioco da ragazzi, la volpe invece non poteva nemmeno lontanamente immaginare che lui sapeva alla perfezione tutto ciò che sarebbe successo durante quella giornata.


O almeno era quello che credeva il rossino.


Kaede inarcò un sopracciglio senza replicare.

Stava già per dargli del do'hao ma l'aria pericolosamente sicura e determinata dell'altro gli fece sorgere qualche dubbio.

Che il do'hao davvero non stesse scherzando?

In fondo non aveva niente da perdere, quindi accettò.


Poco dopo si incamminarono verso la scuola, il rossino chiacchierando allegramente, Rukawa che con la bicicletta di fianco lo ascoltava annuendo di tanto in tanto.


***


La mattinata passò in fretta, e come previsto Yohei non ricordava assolutamente niente di ciò che gli aveva detto, e come le altre due volte gli aveva parlato di nuovo della sua 'sensazione'.

Hanamichi non fece altro che annuire, conscio che spiegare tutto d'accapo all'amico non sarebbe servito a nulla, tanto forse anche il giorno dopo avrebbe dovuto 'rivivere' sempre lo stesso odiato lunedì.

Si rattristò a quel pensiero.

Non voleva che il volpino si dimenticasse della loro quasi amichevole conversazione di poche ore prima.


Anche se non aveva detto una parola per tutta la mattina, Takawara, l'odioso insegnate di matematica, trovò comunque un modo per interrogarlo ma con grande soddisfazione di Sakuragi e con la faccia letteralmente sbalordita e con gli occhi fuori dalle orbite dell'uomo, rispose perfettamente e senza esitazioni a tutte le domande.


Si complimentò con se stesso e cercando di non pensare che in futuro, se voleva prendere un buon voto avrebbe dovuto per forza studiare, si diresse ridacchiando in palestra, pregustandosi la faccia della volpe quando avrebbe vinto la scommessa.


Quando l'allenamento iniziò fra lo stupore generale, visto che Rukawa e Hanamichi non avevano ancora fatto a botte, Sakuragi si avvicinò con cautela al volpino e gli sussurrò tutte le mosse degli altri.


Gli disse che in quel momento il Gorilla avrebbe annunciato una partita fra le matricole.

Ma Kaede non si stupì più di tanto, insomma, non era difficile da prevedere, partite del genere le facevano spesso.


Poi gli disse come sarebbero state suddivise le squadre, chi avrebbe fatto canestro, come sarebbe stato il punteggio finale.

E tutto pian piano, come da copione, si realizzò esattamente come lo aveva descritto il rosso.

Ad un certo punto il moro lo guardò fra la curiosità e lo stupore e Hanamichi reagì mettendo le mani sui fianchi nella sua tipica posa da sbruffone, ridendo rumorosamente.


Allora ammetti che sono un Tensai, vero?”

Rukawa sbuffò girandosi dall'altra parte.

Do'hao”

Ed ecco che la tanto agognata rissa esplose fra i due.


Mentre i compagni ormai non facevano più caso a loro due, il volpino bloccò il rossino sotto di sé, mormorandogli a pochi centimetri dalle sue labbra “Non hai ancora vinto”

Il respiro caldo di Kaede lo fece irrigidire di piacere e con il volto arrossato Hanamichi non disse niente limitandosi a fissare gli occhi blu del ragazzo sopra di sé, le labbra pericolosamente vicine, separate solo da una manciata di millimetri.


Ma un pensiero strano per la prima volta lo turbò, spaventandolo.

Se Rukawa avesse saputo ciò che lui provava nei suoi confronti, come avrebbe reagito?

In fondo non era tanto normale che la persona che solo pochi giorni prima gridava ai quattro venti di odiarti, si fosse innamorata perdutamente ed irrecuperabilmente di te.


Eppure era proprio così.

Forse non l'aveva mai odiato, ma quello era l'unico modo per attirare l'attenzione di quel ragazzo freddo e distaccato.


Il volpino, forse accortosi del lampo triste che era passato nelle iridi nocciola del ragazzo sotto di sé, si alzò piano, non sapendo cosa dire e stupendo tutti gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi.

Hanamichi accettò, ritrovando il suo sorriso e dimenticando per un po' i pensieri tristi sul fatto che aveva davvero poche, quasi nulle possibilità di essere accettato da Kaede.


Prima che la partita riprendesse però successe qualcosa di strano.

In palestra d'un tratto scese un pesante silenzio e tutti si immobilizzarono come congelati.

Sakuragi guardò i presenti stupito e notò che erano davvero immobili come delle statue.


Si girò intorno confuso ma poi davanti ai suoi occhi spalancati, in una nuvola di fumo bianco, apparve la ragazza del suo sogno.

La biondina scosse un paio di volte le ali scheletriche che avevano la forma di quelli dei pipistrelli e posò il suo sguardo su quello confuso e sbalordito del rossino.


Bhe? Che hai da fissarmi in quel modo?” domandò stizzita.

Hanamichi boccheggiò un paio di volte non capendo cosa stesse succedendo.


Lei alzò gli occhi al cielo per poi avvicinarglisi con passo sicuro, una volta fermatasi poco lontano da lui, mise le mani sui fianchi e lo guardò spazientita.

Spiegami perché cavolo non ti decidi a baciarlo!” disse indicando con un cenno della testa il volpino che stava immobile vicino a loro.


Cos..? Chi?..” balbettò ancora una volta ma poi decise di prendere la situazione nelle sue mani.

Tu chi diavolo sei?” sbottò indicandola con un dito.


Non ho un nome vero e proprio ma voi umani mi chiamate l'angelo dell'amore o una cosa del genere” spiegò lei con un sorriso orgoglioso sulle labbra rosee. “Chiamami semplicemente Angel.”


L'angelo?” mormorò il rossino osservando per l'ennesima volta le ali e l'abito nero dell'intrusa.

Che c'è, non ti piace il mio look per caso?” lo sgridò con una voce minacciosa, la ragazza.

In effetti.” confermò lui.

Tsk, invece di criticare me guarda i tuoi capelli, carota!” gli fece una linguaccia.

Come osi?!” ringhiò Sakuragi, stringendo i pugni con rabbia.


E' per colpa tua se mi ritrovo in questa situazione assurda? Vero?” domandò, cercando di calmarsi.

Ovviamente” rispose tranquillamente lei, mettendo una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio in un movimento studiato.


Perché?” non riuscì fare a meno di chiedere.

Perché questo era un mio piano per mettere voi due... – spiegò indicando Rukawa – ...assieme.”

Hanamichi la guardava non sapendo cosa dire.

La situazione era assurda, e lui avrebbe voluto porle altre mille domande ma nessuna parola riusciva a uscirgli di bocca.


La biondina dopo un secondo di pausa continuò a parlare.

Io sono un angelo dell'amore e il mio compito è quello di aiutare due persone predestinate come voi a stare insieme. Ti ho osservato per un po' e così ho deciso di farti questo scherzetto – ridacchiò, mettendo una mano candida davanti alla bocca – e un po' ha funzionato però dall'altra parte le cose si stanno svolgendo troppo per le lunghe. Questo qua, per sua sfortuna, è innamorato perso di te, e anche tu lo sei di lui, però non ti accorgevi né volevi accettare i tuoi sentimenti.”


Il rossino stava per sbottare un 'Come sarebbe a dire 'per sua sfortuna'?!', però sentendo quelle ultime parole, guardò la ragazza, confuso.


Io non sono autorizzata ad apparire ai miei protetti ma tu sei un vero do'hao! Pure nel sogno ti avevo aiutato, parlandoti di Rukawa.” continuò lei, scuotendo la testa, rassegnata.

Insomma, dovevi solo correre fra le braccia di questo affascinante moretto e il mio lavoro sarebbe finito, ma no. Voi umani sempre a complicarmi le cose!” sbuffò parlando quasi fra sé e sé.


Aspetta un attimo! - la interruppe Hanamichi – Kaede...è innamorato di me?” domandò con la speranza negli occhi.


Sì-sì!” confermò lei distrattamente, persa nei suoi pensieri.

Sakuragi si sentì così felice che si fermò appena in tempo dal saltellare allegramente per tutta la palestra.

La sua kitsune voleva lui! Soltanto lui!

Si sentiva quasi lusingato, ma di nuovo quella sgradevole sensazione attraversò la sua mente.


L'angelo che di angelico aveva davvero poco, sembrò leggergli nei pensieri e lo rassicurò.

Hei, non farti strane idee. Lui ti apprezza per quello che sei, e...bhe non posso rivelarti tutti i suoi sentimenti, perché prima di tutto è contro le regole e poi deve essere colui che ti ama a dirtele. Ma puoi stare certo che le persone predestinate, di cui mi occupo io – disse sorridendo orgogliosamente – sono fatte per stare insieme per sempre.” sottolineò bene l'ultima parola, e finalmente regalò al rossino un sorriso dolce.


Hanamichi arrossì e si voltò a guardare il suo Kaede.

Si, perché era suo, giusto?

Ora capiva alcuni atteggiamenti sospetti degli ultimi giorni.


Quando l'aveva ringraziato.

Quando si era interessato a lui, chiedendogli cos'aveva, quasi preoccupato.

Quando l'aveva tenuto fra le braccia senza rifiutarlo.

Sì, certo era pur sempre l'algida kitsune di sempre, ma nei suoi gesti traspariva molta dolcezza e quello sguardo pieno di fuoco quando avevano giocato insieme, lo voleva rivedere ancora e ancora però questa volta rivolto solo ed esclusivamente a lui.


Oh, tranquillo, che il ragazzo freddo che di freddo in realtà ha poco, ti rivolge degli sguardi più che di fuoco. - la ragazza interruppe il flusso dei pensieri del rosso – Basta osservare meglio nelle docce, dove ogni volta ti mangia letteralmente con lo sguardo, mi chiedo come caspita hai fatto a non accorgertene prima!” finì osservandolo come se aspettasse una risposta.


Hanamichi avvampò, balbettando delle frasi incoerenti.


Bene, adesso che sai tutto non ti resta che baciarlo, così la tua vita ritornerà a scorrere come sempre e tutti saranno felici e contenti, me per prima che si farà una bella e soprattutto lunga vacanza il più lontano possibile da voi umani.” canticchiò contenta del lavoro svolto e fece per voltarsi ma poi riportò lo sguardo di nuovo sul rossino come se avesse dimenticato di dirgli una cosa importante.

Bhe, buona fortuna e fate tanto sesso.” si raccomandò, e mentre una nebbia apparsa dal nulla circondò il suo corpo la ragazza continuò a parlare come se niente fosse “Un rossino molto fortunato, quel ragazzo dai capelli neri aveva delle fantasie davvero niente male...” e con quest'ultima affermazione sparì così come era apparsa.



Nel momento stesso in cui la leggera nebbia si dissolse, il tempo riprese a scorrere di nuovo.

Nessuno si era accorto di niente ma il rossino era ancora troppo scioccato e rimase immobile al centro del campo.

Fu sempre la voce di Rukawa a riportarlo in sé.

Do'hao?” lo provocò.

Ma Sakuragi si voltò verso di lui fissandolo attentamente negli occhi e con un po' di tristezza non riuscì trovarvi niente che non fosse la solita indifferenza.

Che Angel si sia sbagliata?


Poi si ricordò della loro scommessa e pensò che questa sarebbe stata la sua ultima possibilità.

Senti un po' volpe, se vinco io tu farai qualsiasi cosa io ti dica.” sussurrò per non farsi sentire dagli altri.

Gli occhi di Rukawa brillarono maliziosamente per un attimo, ma fu solo per un secondo, tanto che il rossino pensò di esserselo immaginato.

E se perdi?” mormorò con una voce neutra.

Bhe, lo stesso vale anche per me. Farò qualsiasi cosa tu mi chieda.” rispose, senza dare troppo peso alle sue parole.

Hn” accettò il moro.

Kaede di certo non era un tipo che perde una scommessa, soprattutto se proposta dal suo sogno a luci rosse in persona.

Il piccolo do'hao si era cacciato in un bel guaio con le sue stesse mani, pensò maliziose fra sé e sé.


La partita riprese ed esattamente come il giorno prima, Hanamichi corse con una velocità sorprendente verso il canestro, preparandosi a fare slam dunk, quando Rukawa glielo impedì, bloccandolo.


Caddero sul pavimento lucido della palestra, uno sopra l'altro e il rossino, respirando velocemente per la partita, sussurrò qualcosa all'orecchio della kitsune, provocandogli mille brividi e una voglia pazzesca di sbattere quel rossino con un corpo da urlo su quello stesso parquet e prenderlo all'istante proprio lì, davanti a tutti.

Poi però le parole del suo Hanamichi lo riportarono al presente.

Adesso Ryochan dirà che sembriamo due piccioncini”


Rukawa aprì bocca per dargli del do'hao, perché il tappo non avrebbe mai potuto dire una cosa del genere davanti a tutti, quando le parole del playmaker lo congelarono.


Non sembrano due piccioncini?” la voce del loro compagno di squadra arrivò chiara e forte alle sue orecchie volpine.


Hanamichi si alzò in piedi, mentre pian piano la palestra si svuotava, lasciandoli soli.


Ho vinto io, volpe bella” dichiarò, senza accorgersi di ciò che aveva detto.


Kaede si alzò piano e fissando il SUO rossino con uno sguardo per nulla sconfitto, parlò scandendo bene le parole.


Non ancora.”


Come sarebbe a dire 'non ancora'?” si arrabbiò, pensando che con una bella testata, la kitsune avrebbe ammesso la superiorità del Genio, senza inventarsi delle scuse inutili.


Mi avevi detto che saresti riuscito a prevedere tutto ciò che avrebbero fatto o detto i nostri compagni di squadra” gli ricordò con gli occhi che gli brillavano come quelli di un gatto che stava per papparsi un uccellino.

Sakuragi annuì, non capendo cosa c'era che Kaede non capiva nelle sue parole, e stupendosi del fatto che il volpino avesse parlato così tanto.


Fino a prova contraria, anche io sono un tuo compagno di squadra” fece notare con non calanche.

E allora?” il rossino iniziava a capire...


E adesso dimmi, Hanamichi, cosa sto per fare?” disse, assaporando il nome del suo compagno.



Sakuragi si irrigidì e inconsapevolmente fece un passo indietro mentre il volpino gli si avvicinava.

Non era così che doveva andare!

Nei suoi piani, la kitsune doveva aver miserabilmente perso la scommessa e lui, lo avrebbe consolato, sorprendendolo con la sua richiesta.

Aveva già immaginato tutto: lui che gli chiedeva un bacio, la volpe che lo guardava stupita, si dichiaravano e si scambiavano un bacio dolce... e fine della favola!

Bhe, lui non era mai stato con una ragazza, tanto meno con un maschio, non sapeva come funzionassero certe cose.

No no no, la situazione gli stava sfuggendo per l'ennesima volta di mano.


Rukawa ormai era a pochi passi da lui e lo fissava attentamente, quasi esaminandolo.

Hana?” lo chiamò, indeciso.

E se avesse interpretato gli sguardi del rossino nel modo sbagliato?


Sakuragi si riprese, ricordando le parole di Angel, e lo guardò con sfida.

Kitsune, quale sarà la tua richiesta?” gli sussurrò, cercando di non far trapelare il suo imbarazzo.

Il volpino inarcò un sopracciglio, e senza dire nulla annullò la poca distanza che li separava, appoggiando le dita delle mani, delicatamente, sulla stoffa della maglietta che indossava Hanamichi.

Incoraggiato dal sospiro beato della sua testa rossa, iniziò la sua discesa fino ai bordi dei pantaloncini per poi intrufolarsi sotto la maglietta e ripercorrere la stessa strada tornando su, accarezzando ogni centimetro di quella pelle calda, arrivando ai capezzoli, sfiorandoli distrattamente, quasi volesse torturarlo un po'.


Hanamichi allacciò le braccia intorno al collo del suo, ormai, ragazzo, sospirando di piacere.

Non credeva che soltanto sfiorandolo quel volpino riuscisse a provocargli migliaia di sensazioni diverse e bellissime.


Ti arrendi per così poco, Do'hao?” gli sussurrò maliziosamente.

Hai vinto, quindi perché non ti prendi subito ciò che vuoi?” rispose il rossino con una voce pericolosamente bassa e roca che fece quasi impazzire Rukawa.

Oh, ho ancora tutta la vita davanti per gustarmi il mio premio.” soffiò sulle labbra di Sakuragi che le dischiuse in un chiaro invito, completamente in balia del volpino.


Rukawa lo strinse possessivamente, abbracciandolo per la vita, attirandolo a sé e facendo aderire perfettamente i loro corpi eccitati.

Ma nonostante quel gesto quasi violento, il bacio fu rassicurante, dolce e lento, in quel modo Kaede volle fargli capire quanto tenesse a lui.


***


Il giorno dopo quando Hanamichi si svegliò, senza nemmeno fare colazione si precipitò furiosamente a scuola pregando tutti gli dei che conosceva che tutto quello che aveva vissuto non fosse stato solo un sogno.


Arrivò però molto presto e sbuffando sconsolato si diresse verso la palestra deserta, deciso ad aspettare il suo volpino lì, ma con enorme sorpresa notò l'oggetto dei suoi pensieri con l'aria mezzo addormentata, passargli accanto con la bicicletta e appena lo vide, come per magia il suo viso ritornò ad essere più che sveglio.


***


Il volpino era appoggiato al muro della palestra con le braccia strette ai fianchi del suo ragazzo che a sua volta aveva appoggiato la guancia sulla spalla del moretto.

Sakuragi chiese, sorridendo.


Che giorno è oggi, kitsune?” domandò per accertarsi che l'incubo che aveva vissuto fosse veramente finito. In verità non era stato poi un 'incubo', ma uno strano sogno che gli aveva permesso di avvicinarsi al suo volpino.


Martedì” rispose questi con un sussurro, beandosi del calore del suo do'hao.


Hanamichi non era mai stato più felice in vita sua.



***



Passarono un paio di settimane, durante le quali il rapporto fra i due ragazzi si sviluppò e si rafforzò ancora di più.

Erano inseparabili, l'uno non poteva stare molto a lungo senza l'altro, e molti si divertivano a fare commenti maliziosi nei loro confronti, ai quali il volpino non faceva caso, mentre il rossino assumeva tutte le tonalità di rosso esistenti in natura.


Soprattuto, quando di mattina arrivava a scuola affaticato e con qualche dolore al fondo schiena e gli amici non si risparmiavano nel farglielo notare, soffermandosi sul fatto che anche a scuola Rukawa certo non stava con le mani in mano.

Gli strusciamenti vari, gli abbracci e i baci appassionati anche davanti ai compagni (soprattuto Haruko), gli sguardi minacciosi che rivolgeva a chi osava toccare un po' troppo 'amichevolmente' il SUO ragazzo.


Ma anche Hanamichi non era da meno.

Baciava con trasporto il suo volpino davanti agli occhi fuori dalle orbite delle sue fan che purtroppo non erano diminuite con la notizia che il moro fosse diventato proprietà privata del Tensai.

Si ingelosiva ogni volta quando assisteva impotente ad uno scontro fra Kaede e Sendoh, che chiaramente aveva intenzioni più che amichevoli verso la sua kitsune.

Ed una volta vedendolo strusciarsi un po' troppo maliziosamente al corpo di Rukawa con la scusa vecchia come il mondo di marcarlo, i suoi compagni non avevano fatto in tempo a fermare un rossino furioso che in men che non si dica il porcospino si era ritrovato a strisciare per terra con la testa fumante.

Quel giorno il volpino gli aveva detto un 'Do'hao' divertito e quando Hanamichi si era voltato a guardarlo ferito, Kaede lo aveva baciato lì davanti a tutti, davanti agli occhi rassegnati e divertiti della loro squadra e quelli impotenti e increduli di Sendoh.




Entrarono in classe del rossino mentre questi arrabbiato, ma comunque con gli occhi felici, rimproverava il suo ragazzo.

Dopo quel giochetto con la nutella, scordati di toccarmi almeno per una settimana”

Rukawa emise un gemito addolorato guardandolo con gli occhi supplichevoli.

Eh no, Ru, lo sguardo da cucciolo abbandonato non attacca più” lo avvertì, incrociando le braccia al petto.

Do'hao, era piaciuto pure a te.” gli ricordò con un ghignò.

Hanamichi avvampò, borbottando qualcosa fra sé e sé quando una chioma bionda ormai troppo famigliare attirò la sua attenzione.


Angel” disse stupito.

La ragazza gli si avvicinò, sorridendogli.

Aveva indosso la divisa della loro scuola e i lunghi capelli biondi erano legati in una coda. Le ali neri erano sparite e suoi occhi non erano più bicolore ma semplicemente azzurro chiaro.


Ciao, rosso!” lo salutò, poi spostò lo sguardo sul volpino che la fissava sospettoso.

Lei ricambiò per un attimo quello sguardo, poi rabbrividì.

Oddio, non vorrei mai essere una tua nemica. E stai tranquillo, Hana è completamente tuo, non te lo tocco.” lo rassicurò.

Rukawa la guardò stupito, mentre la biondina era ormai persa in un altro discorso.

Perché stavate litigando? Le coppie predestinate dovrebbero solo stare a casa e rotolarsi fra le lenzuola.”

Sakuragi sospirò sconfitto. Era in balia di due hentai!


Poi senza attendere alcuna risposta, la ragazza si girò di nuovo verso il moro, che sembrò averla presa in simpatia...chissà perché...


Non dirmi che ti ha lasciato in bianco?” urlò quasi, costringendo non poche teste curiose a girarsi nella loro direzione.

Hanamichi si guardò intorno imbarazzato, maledicendo quell'angelo che gli aveva procurato fin troppi problemi.


Angel al cenno affermativo di Kaede, senza aggiungere altro, gli diede un paio di pacche comprensive e dispiaciute sul braccio mentre il rossino alzava gli occhi al cielo, sbuffando.


Tanto in un modo o nell'altro il suo ragazzo riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva.

E lui era felice di accontentarlo se ciò che desiderava era soltanto lui.

E avrebbe fatto tutto per risentire all'infinito quelle due piccole parole che il volpino gli sussurrava dopo ogni notte di lunga passione, numerosi baci e rari sorrisi.

Quelle due parole che lo rendevano infinitamente felice e in pace con il mondo.


Ti amo.”


   
 
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