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Autore: frisulimite    28/08/2007    1 recensioni
Il grande investigatore privato Hercule Chairot è alle prese con il caso più complicato della sua carriera: chi ha ucciso Siegfried Schtauffen? Chi è l'uomo con la falce? Chi permette ad Emilio Fede di andare in onda? Chairot insieme al suo fido Mastings non si stancherà mai di cercare la verità...e i bomboloni alla crema.
Genere: Demenziale, Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 17-18-19

Capitolo 17. Chairot e la signora inglese

 

Ben presto il duo arrivò in Inghilterra, con immensa gioia di Mastings, che non vedeva l’ora di incontrare la tanto sospirata signora inglese. – Mastings, mi raccomando, non far notare a mademoiselle Valentine quanto lei è inferiore, essendo inglese. Dobbiamo essere garbati verso i nostri inferiori. – disse Chairot. – Chairot, sono inglese anch’io! – protestò Mastings. – Ecco perché ti tratto sempre bene. Ora andiamo. – il detective prese la gabbietta contenente Olcadan ed entrarono in casa di Isabelle Valentine.

La signora inglese indossava un vestito piuttosto… uhmm… bizzarro, somigliava a una meretrice al funerale del protettore, ma non era questa la cosa più strana, quanto l’attività in cui era impegnata; stava fustigando senza pietà Tira (vedi capitolo 3). – Sì, Ivy! Più forte! Più forte! – strillava Tira, mentre Chairot e Mastings assistevano basiti, ognuno con reazioni differenti; Mastings sbavava, Chairot protestò: - Ehi! Lei si chiama Ivy, non Isabelle Valentine! L’Autore ha mentito! E anche lei ha mentito! Tutti hanno mentito! Vi mando tutti al patibolo! – a sentire la melodiosa voce del detective, Tira alzò lo sguardo con aria affamata. – Ooooh… è lei. – mormorò Tira, per poi afferrare la sua ruota dentata e scagliarsi addosso al detective, che si limitò a spostarsi e a farla cadere al piano inferiore. – Bon, mademoiselle Valentine, vorremmo farle qualche domanda. – disse Chairot. – Sì, quanto prende per due ore? – intervenne Mastings leccandosi le labbra. Chairot colpì l’amico col suo bastone, poi Ivy si alzò agitando la sua frusta. – Prima dovrete combattere secondo il tipico stile delle figlie di pirati che possiedono la Soul Edge, adottate da una famiglia inglese e con tendenze sadiche. – disse Ivy avvicinandosi. – Fa niente, gli inglesi combattono tutti nello stesso modo, suppongo. Si lanciano dei pudding e… - - Taci, nano! – lo interruppe Ivy frustandolo. – Ahi! Mi hai fatto male, ma sei scema? – disse Chairot massaggiandosi la mano. Delle lacrime spuntarono agli occhi di Ivy, che domandò: - D-davvero pensi che io sia scema? - - Certo che lo penso! Sei un inglese, che ti aspetti? – rispose Chairot, mentre Ivy cadeva a terra in lacrime. – Nessuno mi capisce, ecco perché sono così aggressiva. – piagnucolò Ivy, mentre Mastings la accarezzava un po’ ovunque molto dolcemente. – Posso considerarla sconfitta, mademoiselle Valentine? O forse dovrei chiamarla… - pausa carica di suspence. - … IVY?! – domandò Chairot con aria trionfante. – Mah, faccia un po’ lei. – sospirò Ivy. – Bene, IVY! Inutile chiederle che dolci vendono in Inghilterra, vero? Tutto uno schifo uguale. – disse Chairot prendendo il blocchetto degli appunti. – Eh beh, in effetti… - ammise Ivy. – Lei cosa sa di Siegfried Schpappolen? – domandò Chairot. – Siegfried? Vuole dire quel grande spadaccino che assaltò insieme alla sua banda un gruppo di soldati di ritorno da una battaglia e decapitò in quella battaglia suo padre, per poi trovare la Soul Edge, diventare Nightmare, causare terrore, distruzione e morte, poi imprigionare la Soul Edge (mica distruggerla, furbacchione), portarsela in giro per il mondo e infine farsi ammazzare in tanti modi assurdi? - - Proprio lui. – rispose Chairot. – Ah, no, mai sentito. – disse Ivy. – Oh, che peccato. Io credevo che lei sapesse qualcosa. Ma forse la confondo con Isabelle Valentine, non è vero… IVY!? – Ivy guardò il detective con un misto di sorpresa e terrore, poi il detective disse: - Beh, nonostante lei non conosca Siegfried, mi duole dirle che gli è successo tutto quello che ha detto lei, comprese le morti assurde. - - NO! Siegfried? È morto in quel modo? – esclamò Ivy al colmo della disperazione. – Ma come, non aveva detto di non conoscerlo? – domandò Chairot scribacchiando qualcosa sul taccuino. – Ma non diciamo sciocchezze, certo che lo conoscevo, solo che ora non lo conosco perché è morto. – disse Ivy, al che Chairot, trionfantissimo, esclamò: - Aha! E chi le ha detto che è morto? - - Lei venti secondi fa… - rispose Ivy con aria depressa. - … La sua situazione si aggrava, mademoiselle Valentine… o forse preferisce… IVY!? - - E che due palle! – esclamò Ivy frustando nuovamente Chairot.

- Un’ultima domanda, mademoiselle Valentine… o forse dovrei dire… IVY?! – disse Chairot mentre Ivy scoppiava nuovamente in lacrime. – Lei sa qualcosa della… - esordì Chairot, mentre Mastings sospirava: - Eccolo lì… - - … della spada maledetta? – e in quel preciso momento non successe niente. Mastings esultò, ma proprio quando Ivy stava per rispondere Chairot disse: - O forse dovrei dire… della SOUL EDGE? - - NOOOO! – strillò Ivy. – L’ha detto! Ha detto le malvagie parole "dovrei dire"! – e infatti, in quell’esatto momento, una mandria composta da ogni tipo di animali selvatici fece irruzione nella casa di Ivy, distruggendo tutto. – Accidenti, sembra un film. - disse Chairot una volta uscito dalla casa, per poi aggiungere: - O forse dovrei dire… Jumanji? – Ivy si rimise a piangere, ma Chairot non le badava (Mastings invece sì), poiché aveva appena avuto un’illuminazione. – Mastings, amico mio, finalmente so dove si trova la spada maledetta! – esclamò Chairot. - … Embè? – disse Mastings continuando a "consolare" Ivy. – Quel luogo è perfetto per svelare a tutti chi è l’assassino. – spiegò Chairot, per poi rivolgersi ad Ivy. – Mademoiselle Valentine… o forse dovrei dire… - - No, non mi chiami Valentine. Mi chiami Ivy, prego. – lo interruppe Ivy, per porre fine a quella faccenda. – Va bene, mademoiselle Ivy, le consiglio di andare nell’unica cattedrale presente nel mondo di Soul Calibur. Sarà facile trovarla, si trova in mezzo al nulla in un continente non precisato. – disse Chairot, al che Ivy esclamò: - Ah, sì, ho capito di quale cattedrale parla. Andrò subito. – e così dicendo si allontanò, lasciando Mastings un tantino deluso.

- Chairot, andiamo anche noi? – domandò Mastings salendo sul velocipede. – Certamente, mio caro Mastings. Sto per risolvere questo caso, finalmente. – disse Chairot sedendosi sul sedile posteriore del velocipede insieme alla gabbietta contenente Olcadan.

- Via! Verso l’infinito e oltre! – gridò Chairot, mentre Mastings pedalava verso la misteriosa cattedrale e verso la soluzione del caso.

 

Capitolo 18. Chairot’s destined battle.

 

Chairot e Mastings arrivarono nei pressi della Lost Cathedral dopo un lungo (o breve, non si sa) viaggio, un viaggio in luoghi che nessuno si era mai preso la briga di segnare su una cartina.

- Bene, Mastings. Eccoci qua. Ora entriamo. – disse Chairot entrando nella cattedrale, seguito da Mastings. – E porta anche Edvige. – disse Chairot a Mastings, indicando Olcadan. – Mi chiamo Olcadan, non Edvige. - - Ah, non Edvige? – domandò Chairot. – No, mi chiamo Olcadan, non Edvige. – disse nuovamente Olcadan. – Beh, mi sembra di capire che ti chiami Olcadan, non Edvige. - - Esatto, mi chiamo Olcadan, e non Edvige. - - Ok, quindi tu sei Olcadan e non Edvige. – disse di nuovo Chairot. – E finiamola! – disse Unico Lettore. – Pardon. È solo che mi sembrava di capire che lui si chiamasse Olcadan, e non Edvige. Evidentemente mi sbagliavo. Vieni, Edvige. - e così dicendo Chairot, Mastings e Olcadan entrarono nella cattedrale, stavolta senza interruzioni.

- Questo posto è molto pittoresco. – notò Chairot guardandosi intorno. – Guardate questo stile… sembrano decollage di Mimmo Rotella… e poi quella gabbia che cade dall’alto è davvero superba, non trovi, Mastings? Mastings? – Mastings era finito dentro la gabbia. – Chairot, aiuto, mi tiri fuori! – supplicò Mastings. – Mastings, siamo nel mondo di Soul Calibur, dovresti essere in grado di piegare quelle sbarre di titanio in un secondo. Io vado avanti, poi mi raggiungi. – disse Chairot trotterellando verso la stanza successiva. – NOOOOOOOO!!! – gridò Mastings vedendo Chairot che se ne andava.

- Dum-de-de dum… Au clair de la lune…. Mon ami Pierrot… - canticchiava Chairot, quando qualcuno uscì dall’ombra. – Ti stavo aspettando, Hercule. – disse quel qualcuno uscito dall’ombra. – AAAAH! Un’ombra misteriosa! – gridò Chairot sollevando il bastone. – No. – disse stancamente il qualcuno. – Ombra Misteriosa è l’assassino, io sono Qualcuno che Esce dall’Ombra, alias il tuo acerrimo rivale, a.k.a…- pausa di suspence. - … Jessica Fletcher! – l’odiosa musichetta della Signora in Giallo partì in quel preciso momento, con grande orrore di Chairot. – Non ammetto la TUA colonna sonora nei MIEI gialli! – disse Chairot agitando il bastone. – Non saresti dovuto venire, Hercule. Il giallo lo risolverò io. – disse la bionda tinta ridacchiando. – Come sei arrivata qui, Jessica? – domandò Chairot, senza distogliere lo sguardo dalla Fletcher. – È una lunga storia. Ero stata invitata qui dal figlio della mia cugina di terzo grado, Siegfried Schtauffen. Stavo passando un piacevolissimo soggiorno nella sua casa in fiamme, quando, purtroppo, e del tutto inaspettatamente, qualcuno lo ha ammazzato, e hanno accusato la mia bisprozia acquisita dell’omicidio. – spiegò la Signora in Giallo girando intorno a Chairot, che le lanciava occhiate assassine. – Non illuderti, Jessica. Il giallo ormai l’ho risolto, devo solo umiliare tutti i sospettati e rivelerò a tutti l’identità dell’assassino. – disse Chairot. – Se vuoi risolvere il giallo, dovrai affrontarmi! – disse la Fletcher estraendo dal nulla un ombrello a quadrettoni molto minaccioso e puntandolo addosso a Chairot. "Chairot’s Final Battle! Fight!" annunciò il narratore, e la lotta iniziò.

I due facevano più rumore di Nightmare e Siegfried mentre combattevano, una lotta senza esclusione di colpi; la Fletcher sferrò un potente attacco dove si trovava la testa di Chairot, imitando lo stile di Setsuka, ma Chairot, per una volta, fu più rapido e si scansò rotolando a terra. – Dannazione! Usi il movimento libero con me, maledetto nano? – disse la Signora in Giallo sferrando un calcio a Chairot, che poi si alzò e le sferrò un colpo di bastone da passeggio al mento della Fletcher. Quella violentissima battaglia veniva ogni tanto interrotta da fugaci apparizioni delle mani della Fletcher che battevano a tempo con la musica su una macchina da scrivere di epoca precolombiana.

A un certo punto la Fletcher infilò l’ombrello nella bocca di Chairot e lo aprì, mandando al tappeto il detective. – Visto, Hercule? Sono sempre la migliore. E ora, soccombi, detective dei miei stivali! – disse la Fletcher tenendo alta sopra la testa la sua macchina da scrivere, quando Chairot, in preda al panico, fece un ultimo, disperato tentativo di salvarsi: - Jessica! Un dinosauro gigante alle tue spalle! – la Fletcher si girò e vide… Lizardman! Esatto, Lizardman, vivo e vegeto, che spalancò la bocca e staccò la testa della Signora in Giallo. – Uff, merci, monsieur Lizardman. Però le faccio notare che la sua presenza qui è paradossale. Lei è morto. – disse Chairot, al che Lizardman, col suo tipico accento greco, borbottò qualcosa, per poi cadere a terra morto. La testa della signora Fletcher tornò al suo posto, ma Chairot aveva comunque vinto. – Hercule, sii ragionevole, non puoi risolvere questo giallo senza di me. Io sono troppo intelligente! Io sono Jessica Fletcher, la Signora in Giallo e… - ma Chairot le diede una violenta botta sulla testa col bastone da passeggio, per poi dirigersi verso la sala dove era custodita la Soul Edge prigioniera (non distrutta, ovviamente).

Capitolo 19. L’inizio della fine del caso.

Nell’ultima sala si trovava una strana armatura con un braccio simile a una pianta carnivora. – Lei dev’essere l’armatura di Nightmare, n’est pas? – disse Chairot tendendo la mano a Nightmare, per poi ritrarla vedendo cos’era il braccio destro dell’armatura. – Decisamente lei non fa modellismo, non fa il massaggiatore e non ama i castelli di carte, giusto? – dedusse Chairot osservando da vicino il braccio di Nightmare. – Voglio il tuo corpo! – esclamò Nightmare rivolto a Chairot. – Oh, no! Un altro pervertito. – sospirò Chairot, ma Nightmare non se ne curò e tese il braccio destro verso il detective. – Ah, no! – disse Chairot prendendo del diserbante e versandolo sul braccio di Nightmare. – NOOO! Il mio braccio! Il mio braccio! – gridò il povero Nightmare mentre il braccio gli diventava secco, marroncino e cadeva a terra. – Bene, ora che ci siamo presentati, vorrei farle qualche domandina sull’omicidio Schupercalifragilisti… no, aspetta, ci sono: il caso di Siegfried Schopenhauer! – Nightmare guardò con aria perplessa il detective, per quanto un’armatura senza faccia possa avere una faccia perplessa. – Allora, cosa sa di Siegfried Schopenhauer? – domandò nuovamente Chairot, quando Nightmare lo corresse: - Forse intende dire Arthur Schopenhauer? - - Accidenti, per 18 capitoli sono stato convinto che si chiamasse Siegfried, e invece si chiama Arthur. Allora, lei cosa sa di Arthur Schopenhauer? Ah, e mi permetto di consigliarle uno sciroppo per il mal di gola. – disse Chairot. – Beh, Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 - Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) fu uno dei più eminenti filosofi tedeschi. Figlio di un ricco mercante, Heinrich Floris, e di una scrittrice, Johanna Henriette Trosiener, nel 1805, alla morte del padre, si stabilì a Weimar con la madre. Qui conobbe Christoph Martin Wieland e Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Contrario ad ogni mondanità, si ritirò in solitudine per portare a termine gli studi – spiegò Nightmare, ma questa frase insospettì Chairot. – Come fa a sapere tutte queste cose di Schopenhauer, eh? Non è ancora nato! - - Lei mi ha detto che è morto! – protestò Nightmare. – Allora lei mi doveva parlare della morte di Schopenhauer, non della nascita! – rispose Chairot. – Benone, allora. – disse Nightmare. – Schopenhauer morì di pleurite nel 1860. Contento? - - Per niente. La sua situazione è sempre più grave. Schopenhauer fu assassinato! – esclamò Chairot, ma, per nostra fortuna, tutti gli altri sospettati entrarono contemporaneamente nella cattedrale. – Ehi, fatemi passare! – diceva Cervantes. – No, c’ero prima io. – protestavano Kilik e Xianghua. – Cosa dite? La precedenza ai francesi! – esclamò Raphael. – Non ho ragione, Amy? – domandò alla figlioccia. – Amy. – rispose questa, sorridendo. – Esatto, Amy. Amy! – esclamò Raphael sgomitando.

In quel momento apparve l’uomo con la falce. – Sono impressionato che TUTTI, e dico TUTTI, ma proprio tutti tutti, siate giunti fin qui. Niente male. Il mio sogno si sta realizzando! È la cosa che bramo di più. – Zasalamel si mise a cantare. – È giunto il momento, del mio insediamento… cioè, volevo dire. Voi non siete degni di assistere a questo glorioso momento. Andatevene da questo posto. Anzi, non vi lascerò il tempo di andarvene. Vi ammazzerò tutti! Avanti, chi è il primo? – disse poi saltellando in giro agitando la falce. – Fermi! – gridò Chairot salendo sopra le spalle di Nightmare. – Mi scusi, monsieur Nightmare, ma in mancanza di Mastings… - bisbigliò all’orecchio (?) dell’armatura, per poi annunciare. – Ora che tutti voi siete presenti, posso rivelare il nome dell’assassino! – tutti trattennero il fiato, compreso Nightmare, che è un’armatura e non respira. – L’assassino è tra di noi! – rivelò Chairot, e il silenzio si fece ancor maggiore, fatta eccezione per il pianto di un bambino. – Potrei rivelare il nome dell’assassino. Dirvelo così, a bruciapelo. Farvi morire per l’emozione, financo finire in fretta questa storia. – Voldo svenne per il non respirare. – Ma non lo farò! – tutti ripresero a respirare. – Prima vi devo fare una preparazione psicologica che prenderà un paio di capitoli almeno. – tutti smisero di respirare, tranne Ivy, che esclamò: - Che palle! - - Silenzio, prego. – disse il detective, mentre Voldo ri-sveniva. – L’assassino è qui con noi, e il suo nome è… - anche Nightmare svenne, o meglio, le componenti della sua armatura si staccarono, facendo cadere a terra Chairot. – Dicevo, l’assassino è qui con noi, e il suo nome è… ve lo dico dopo la pubblicità! – annunciò Chairot, sorridendo in modo insopportabile, mentre tutti i sospettati, e anche Unico Lettore, lo guardavano male.

 

Ebbene, siamo quasi alla fine del giallo. Pazientate ancora un po’ (molto), e poi riacquisterete il sonno perduto. Chi ha ucciso Arthur Schopenhauer? Come mai Siegfried Schtauffen si è preso la pleurite? E come faceva ad essere ancora vivo nel 1860? E come ha fatto Schopenhauer a morire prima di nascere? Queste e altre domande troveranno (forse) risposta nel prossimo capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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