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Autore: DarkLucifer    08/02/2013    3 recensioni
Una nuova ditta di spedizione, una ciurma di anime perdute,un nuovo implacabile nemico...l'equilibrio di potere a Roanapur sarà messo in pericolo?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le emozioni di Revy, in quel momento trascendevano addirittura l’ira, ed ogni sentimento di rancore che lei avesse mai provato in vita sua: era livida.
Lei e Rock erano usciti dallo Yellow Flag circa da mezz’ora, e camminavano ora senza meta per le vie di Roanapur.
La notte era scesa come un mantello sulla città, i lampioni accesi, quei pochi che si erano salvati dalle occasionali sparatorie che si consumavano per quelle vie, almeno, davano alle strade un aspetto sporco e malinconico, a causa della luce incerta che proiettavano, illuminando solo parzialmente i dintorni.
Nonostante i poco convinti tentativi del ragazzo di avviare una conversazione, lei restava zitta, con gli occhi velati dal turbinio di pensieri che la assediava, per niente interessata a scambiare opinioni con lui sull’altra compagnia, gli eventi di poco prima o addirittura condividere i pensieri che la tormentavano.
Revy non riusciva ancora a capacitarsi di quello che il ragazzo aveva fatto durante la concitazione della lotta: quel pazzo, non solo si era frapposto tra lei ed il suo bersaglio, ma si era anche maldestramente fatto immobilizzare e trattare come un fottuto scudo umano dall’altra donna, che ovviamente ,da professionista, non si era lasciata sfuggire una così ghiotta occasione.
Sì, certo, la donna stava effettivamente per prendere Revy alla sprovvista, dato che non si aspettava un nemico tanto feroce e preparato, ma il vero problema, ben più grave di quella situazione, da cui comunque Revy era riuscita a uscire innumerevoli volte nel corso della sua “carriera”, era che lei, Rebecca “Two Hands”, pistolera di professione e perfetta macchina assassina, aveva commesso un errore che non aveva mai commesso prima: aveva esitato.
Lei, famosa in tutta Roanapur e in tutta Chinatown per essere un impulsivo, avido e cinico sicario e killer professionista, aveva esitato a distruggere i suoi avversari: e la colpa era tutta di quel giapponesino dai capelli corvini e gli occhioni da cerbiatto sperduto.
Revy aveva sempre ignorato quei segnali così evidenti, che la parte più professionale e attenta di lei aveva ovviamente captato subito, creandole quella che Dutch chiamava “la febbre di Whitman”, ma con il passare del tempo, si era lasciata cullare da quella piccola convinzione (o speranza?) che tutto potesse sistemarsi da solo, forse, e che dopo un po’ quel ragazzo sprovveduto avrebbe imparato a sopravvivere a Roanapur, entrando finalmente a farne parte.
Anche quando Balalaika, la dimostrazione pratica di come ci si dovrebbe comportare da professionisti in quella città, le aveva sbattuto davanti agli occhi la realtà, lei non l’aveva mai veramente ascoltata.
“Two Hands …  lascia che ti dica una cosa” le aveva detto la russa, con quel suo sguardo di ghiaccio “Non ho idea di cosa ti stia passando per la testa ultimamente, ma non dovresti cercare di vivere come lui!”
Eppure Revy aveva continuato a non voler vedere, a stare vicino a quella che vedeva come una delle poche luci che potessero anche se in minima parte ricordarle che forse sbagliava, che forse non tutto il mondo era poi così cattivo come lo era stato con lei.
Quei pensieri, però, erano i pensieri di una piccola ed insignificante donnicciola qualsiasi, con una piccola quanto innocente cotta per un collega di lavoro: ecco in quale abisso stava sprofondando, ed era così arrabbiata proprio perché finalmente l’aveva capito.
Con la rissa al bar e tutta la nuova situazione relativa all’HSC, Roanapur non ci aveva messo molto a ricordarle che non si torna indietro, una volta contagiati dalle spore di quel mondo tanto violento e che, nonostante Rock facesse di tutto per integrarvisi, non sarebbe mai stato veramente in grado di diventare come loro e di sentire quello che loro sentivano.
Si fermarono in un vialetto, improvvisamente, e la donna ruppe gli indugi alzando gli occhi gelidi su Rock e parlando con una voce che sembrava aver poco di suo, ma soprattutto poco di umano.
“E’ ora che torni a casa, ragazzino. Il tempo dei giochi è finito.” disse.
Rock, sorpreso, abbozzò un sorriso, con la stessa espressione colpevole sul volto, la quale non faceva altro che acuire il livore di Revy.
“Senti, Revy, mi dispiace, ok?” disse titubante “Ho fatto una cazzata, ma volevo solo impedire che ti facesse del male! Non volevo …”
“Zitto” lo interruppe lei, gelida “non voglio sentire le tue patetiche scuse. Non sono arrabbiata per quello che è successo là dentro” fece una piccola pausa, mentre tirava fuori una sigaretta e l’accendeva con mani ferme.
“Semplicemente, mi sono stufata di questo stupido gioco: io non sono come te, e non lo sarò mai, tu qui sei solo d’intralcio, perché non puoi e non potrai mai essere veramente come noi. Te ne devi andare” .
Rock rimase immobile, gelato da quelle parole.
“Non puoi dire sul serio, Revy,  non dopo tutto quello che abbiamo passato!” Rock era incredulo “H-ho aiutato la Black Lagoon come potevo, ho risolto situazioni che altrimenti non sarebbero mai finite bene! Sono un bravo traduttore, un autista decente e soprattutto un bravo diplomatico, e ho anche salvato il culo a Jane, se te ne fossi dimenticata! Io e te siamo amici, Revy, perché …”
“AMICI???” Revy era sbottata con violenza “Io non ho amici!! Non ho bisogno di amici!! Io sono la grande Two Hands della Black Lagoon Society, e tu pensi che mi freghi qualcosa di avere degli amici??? Sei piombato qui, tra capo e collo, e da quando sei con noi ho sempre dovuto farti da balia, o saresti morto almeno cinque volte! Sei una palla al piede, noioso, inutile, inconcludente e soprattutto non hai mai capito un cazzo di come si debba essere per vivere qui!”
Rock ribatté, infervorato: “Ma questo non mi ha impedito di salvare la Lagoon da molte situazioni di pericolo! E sei stata tu, Revy, ad avvicinarti a me e a rendermi partecipe dei tuoi pensieri! In Giappone eravamo così vicini, ed ora mi fai questo? La verità è che hai paura di ammettere che forse non sei tanto disumana come credi e come ti servirebbe, che alla fine dei conti sei umana come tutti gli altri! Come quando giocavi con quei bambin”
“Smettila, smettila, SMETTILA!!!”
Revy, ormai isterica, lo guardava negli occhi, con tutto l’odio di cui era capace e che provava verso sé stessa, per essersi sentita tanto debole e vulnerabile: e tutto per colpa sua!
“Sai, stronzetto, non credo che senza me che ti proteggevo il culo saresti durato più di un mese!” aggiunse, e con cattiveria reiterò la dose ” E poi, solo per aver fatto la smorfiosa un paio di volte ed averti detto qualche banalità da filmetto rosa su di me, pensavi che fossimo amici? Sei stato poco meno di un passatempo per me, un modo come un altro per riempirmi i momenti liberi. I tuoi superiori hanno fatto bene a liberarsi di te come un inutile sacco di merda, sei solo un inutile perd”
Il rumore dello schiaffo risuonò nell’aria della sera, breve ma molto intenso e sonoro.
La mano di Rock aveva lasciato un grosso segno rosso sulla guancia di Revy, e l’aveva lasciata completamente immobile e sbigottita.
Le guance di Rock erano rigate di lacrime, le sue narici dilatate e nei suoi occhi si leggeva solo una rabbia fredda che faceva quasi paura.
“Non ti permettere mai più” disse a mezza voce, mentre Revy ancora si teneva una mano sulla guancia, completamente spaesata “Non ti azzardare a trattarmi come hai già fatto una volta, Rebecca!!” il ragazzo strinse i pugni e si erse in tutta la sua statura “Non sono più lo stesso uomo che avete arruolato! Non sarò un amante delle carneficine o un avido bastardo come i personaggi che circolano in questo schifoso inferno, ma un paio di cose le ho imparate … Two Hands!” disse con disprezzo “Che tu lo voglia ammettere o meno, ormai faccio parte della Black Lagoon come e anche più di te! Quindi non hai il diritto di trattarmi così!”.
Revy, ora meno confusa e molto più decisa sul da farsi, estrasse una delle Cutlass e la puntò contro Rock con freddezza, e disse.
“Hai appena perso ogni diritto in questa società, Rock, e se ora non sparirai con la coda tra le gambe come sei strisciato nelle nostre vite, perderai molto di più.” Detto questo caricò l’arma e stette ad aspettare.
Rock si scurì ulteriormente in volto e rispose “Aggiorna la lapide, allora. Oltre a scriverci "non c’è cura per i pazzi violenti", aggiungici "soprattutto per quelli che non vogliono essere curati!" Tu…”
Ma si dovette interrompere, scansandosi velocemente, perché Revy fece fuoco dove un secondo prima si trovava lui, mancandolo per un soffio.
Rotolò a terra e si rialzò di scatto, interdetto ed assolutamente attonito per quello che era successo: aveva sparato per ucciderlo.
“Vattene …” Revy aveva la voce rotta, come se si stesse per mettere a piangere, gli occhi lucidi. Tremava.
 “Vattene, stupido idiota! Non fai che rendermi debole, sei solo un peso per tutti!!”
Rock restava immobile, sconvolto per la situazione, per quelle parole: per tutto.
 “VATTENE, HO DETTO!!!” Revy scattò in avanti e gli assestò un gran destro sullo zigomo sinistro, mettendoci tutta la sua forza e facendolo cadere a terra, sanguinante.
Rock, però, non perse il contegno: si rialzò, si asciugò il sangue e le lacrime che gli scendevano dagli occhi, e la guardò dritta in volto: la ragazza era scossa dai tremiti, serrava i denti per contenere le emozioni che la stavano schiacciando, e lottava palesemente per non mettersi a piangere.
Allora lui parlò, sincero come avrebbe spesso voluto essere con lei in momenti simili: “Sei stato il mio sbaglio più grande. E la mia peggior delusione.”.
Detto questo si voltò, e s’incamminò verso il nulla, perchè non riusciva a vedere niente avanti a sé, ora che il suo mondo gli era stato negato.
Quanto a Revy, rimise nel fodero la pistola, mentre la sua mente era ancora sconvolta.
Nel suo cervello tutto le diceva che aveva fatto la scelta giusta, che sarebbe stato solo un problema per lei e per il suo lavoro e che presto anche quegli strani sentimenti sarebbero spariti.
Ma tutta la sua forza di volontà non potè fermare quella fottuta lacrima che le scese dall’occhio destro e le inumidì la guancia, ancora rossa per lo schiaffo.
Sentì che con quell’uomo se ne stava andando quanto di umano restava ancora della piccola marmocchietta che credeva nella bontà delle persone.
Era questo, più di tutto, che la terrorizzava.
 
 
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autore
 
Non voglio rovinare questo capitolo con commenti stupidi.
Ci ho messo tutto il mio impegno e spero di aver reso la situazione … e che possiate apprezzarlo,ovviamente!
Alla prossima!
  
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