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Autore: luxu2    08/02/2013    5 recensioni
Una sera di pioggia n cui Oliver Queen è a casa solo. Felicity suona alla porta di casa Queen con dei documenti importanti da fargli visionare.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Shower.
"Anche se finora mi ha rifilato un sacco di balle, sento di potermi fidare di lei."
Quella frase di Felicity Smoak continuava a rimbombare nella testa di Oliver. Lei aveva scelto di fidarsi di lui e fargli vedere la copia del libretto che Walter le aveva dato: quello stesso libretto con la lista che aveva anche lui. Il suo patrigno era sparito forse a causa di questo e Felicity non sapeva cosa stava rischiando.
Oliver stava pensando a questo quella sera mentre, solo in casa, seduto alla scrivania in camera sua, spuntava l'ennesimo nome dalla "lista". Thea aveva convito sua madre a trascorrere qualche giorno fuori casa con lei per svagarsi e non pensare a cosa era successo a Walter.
Fuori la pioggia cadeva scrosciando. Oliver allontanò da se' il piatto con la cena che la governante gli aveva portato qualche ora prima. Per quel giorno aveva compiuto la sua missione e aveva lasciato libero Diggle di andare a trovare sua cognata e suo nipote. Sorrise al pensiero del suo amico. Già: Diggle, l'unico di cui si era fidato da quando era ritornato dall'isola, l'unico a cui aveva raccontato tutto e che lo sosteneva, a modo suo, e lo aiutava nel suo compito.
E poi c'era Felicity, quella strana ragazza estremamente logorroica ma anche in gamba e discreta. Era vero che lui le aveva rifilato un sacco di balle, come quando le aveva portato due siringhe di Vertigo per fargliele analizzare dicendole che era un energy drink inventato da un suo amico. Quella volta l'aveva sparata così grossa che quasi non ci aveva creduto neppure lui.
Si stiracchiò sulla poltrona dopo aver riposto il libricino con la lista nel solito posto sicuro ed udì il trillo del campanello della porta. Guardò l'ora sull'orologio da polso e si alzò per andare ad aprire. Scese le scale velocemente chiedendosi chi poteva essere a quell'ora e con quel tempo. Non aveva udito il rumore di auto sulla ghiaia del vialetto e quindi non poteva essere il detective Lance che, tanto per cambiare, cercava di incastrarlo per qualcosa.
Girò la chiave della serratura ed aprì il portone trovandosi davanti Felicity Smoak fradicia come un pulcino. Oliver prese fiato per parlare, ma lei lo precedette.
"Lo so che le sembrerà strano che io sia qui a quest'ora, con questo tempo, che mi sia fatta tutta la strada dalla fermata dell'autobus fino a qui a piedi con la conseguenza che sono fradicia fino alle ossa, ma dovevo assolutamente parlarle mr. Queen."
Oliver si scansò dalla porta e le fece segno di accomodarsi. Lei entrò dandogli la possibilità di richiudere la porta e di poter assaporare il tepore dell'atrio.
Felicity si guardò intorno un momento "Ha veramente una bella casa mr. Queen." poi si guardò i piedi e risollevò lo sguardo imbarazzata "Questo tappeto su cui sto gocciolando deve essere un pezzo piuttosto prezioso ed io lo sto rovinando." dedusse a mo' di scuse.
Oliver la lasciò continuare il suo monologo pazientemente. "Voleva mostrarmi qualcosa Felicity?"
Felicity si riprese "Oh! Sì! E' per questo che sono venuta fino a qui sotto questa pioggia infernale." disse mentre frugava nella borsa con una mano cercando qualcosa. "Ec.. Etciù!" starnutì così violentemente che gli occhiali le volarono a terra mentre lei estraeva dalla borsa un fascicolo.
Oliver si abbassò recuperando velocemente gli occhiali della ragazza e porgendole un fazzoletto.
"Oh! Mi scusi mr. Queen. Devo essermi presa un raffreddore." Oliver sorrise, le prese delicatamente la cartellina dalle mani appoggiandola sul tavolino e poi l'afferrò delicatamente per un gomito. Felicity lo guardò stranita. "Dove mi sta portando mr. Queen? Perchè io non sono quel tipo di donna e non sono venuta qui con l'intenzione di infilarmi nel suo letto con il rischio di essere licenziata."
Oliver si voltò a guardarla con l'aria seria e puntò l'indice verso le labbra della ragazza imponendole il silenzio "Innanzitutto, Felicity, smettila con questo mr. Queen ed inizia a chiamarmi Oliver e a dammi del tu. Mi hai detto che ti fidi di me ed io mi fido di te, quindi basta formalità."
"Sì, ma..." tentò di replicare la ragazza.
"Niente ma. Adesso ti accompagno di sopra per darti la possibilità di asciugarti e di infilarti qualcosa di caldo, poi mi potrai spiegare il contenuto di quella cartellina."
"Va bene." rispose lei con voce nasale arrendendosi alla stretta decisa ma gentile di quell'uomo ed al suo sorriso che la lasciava perplessa ogni volta e scombussolata. Si lasciò trascinare su per la maestosa scalinata e guidare lungo il corridoio.
Oliver ogni tanto si girava e le sorrideva incoraggiante per rompere l'atmosfera di imbarazzo che si era creata, o che lei provava.
"E' in casa solo mr. Queen?" domandò lei per rompere l'imbarazzante silenzio.
"Oliver. Ricordati Felicity.... e sì, sono a casa solo." rispose lui sempre sorridendo con quell'aria sorniona che, Felicity immaginava, aveva attirato stuoli di donne nel suo letto.
Oliver si fermò davanti ad una porta e l'aprì invitando la ragazza ad entrare.
Felicity si guardò attorno e notò con una certa ansia che quella doveva essere la camera da letto di mr. Que... ehm Oliver.
Oliver la lasciò imbambolata sulla porta e si diresse verso l'armadio aprendolo e tirando fuori un accappatoio di morbida spugna bianca accuratamente piegato.
Si diresse nuovamente verso di lei e la invitò a varcare la soglia della stanza con un semplice gesto.
"Quella porta è il bagno. Puoi andare lì a toglierti gli abiti bagnati, asciugarti ed indossare questo. Nel frattempo io vado a recuperare la cartellina nell'ingresso e ti aspetto qui. Potremmo parlare tranquillamente e fa decisamente più caldo che nell'ingresso."

Felicity entrò nel bagno stringendo il morbido accappatoio che le aveva dato Oliver e chiudendosi la porta alle spalle. Si guardò intorno nell'enorme stanza da bagno. Solo la doccia era grande quanto il soggiorno del suo appartamento. Posò l'accappatoio sul lucido piano di marmo bianco che incastonava i due lavabi e si permise una veloce occhiata nel grande specchio che copriva metà parete notando, con suo estremo disappunto, che era ridotta veramente ad uno straccio. La sua, di solito, molto disciplinata coda di cavallo si era mezza disfata e ciuffi di capelli le ricadevano intorno al viso inumiditi dalla pioggia.
Tremando per il freddo iniziò a sfilarsi la giacca lasciandola cadere sul pavimento di lucide ceramiche blu, lo stesso colore del mare molto profondo. Notò che non si era salvata neppure la camicia, che le si era appiccicata alla schiena: anche questa seguì la giacca sul pavimento. Sfilandosi la gonna si accorse di avere i polpacci completamente infangati. L'intimo che indossava seguì tutto il resto sul pavimento. Felicity si meravigliò che anche le sue ossa non fossero bagnate o avessero assorbito la pioggia come una spunga.
Decise di infilarsi nella doccia, che le ricordava molto una caverna incantata dietro ad una cascata. Trafficò per un momento con il miscelatore prima che una pioggia calda la investisse dolcemente dal grande soffione posto sopra la sua testa. Si lasciò coccolare dal caldo abbraccio dell'acqua indugiando per qualche secondo con gli occhi chiusi, poi prese il tubetto di shampoo appoggiato alla mensola interna e ne versò un po' nel palmo della mano per poi lasciarselo cadere sui capelli formando una morbida schiuma. Con la mano ancora insaponata si passò tutto il corpo e poi si risciacquò via la schiuma dai capelli e dal corpo prima di richiudere l'acqua.
Uscita si infilò l'accappatoio che, visto che era di qualche taglia in più, l'avvolgeva fino quasi ai piedi. Si avvicinò allo specchio appannato dalla condensa prodotta dall'acqua calda e con un asciugamano ne ripulì un angolo per potersi guardare nuovamente. L'acqua calda l'aveva veramente ritemprata ed ora il suo viso era deliziosamente colorito. A quel punto doveva solo trovare un asciugacapelli e poi poteva tornare a fare quello per cui era venuta; peccato che non aveva la più pallida idea di dove fosse. Si decise, così, ad aprire la porta e a chiedere.
Oliver era in piedi davanti alla finestra che guardava fuori e sembrò non accorgersi neppure che lei aveva aperto la porta. Felicity si schiarì la gola per attirare la sua attenzione.
Il ragazzo si girò a guardarla e le sorrise nuovamente. "Ah eccoti! Credevo ti fossi persa nel bagno."
"Uhm... no. Ho solo approfittato della doccia, visto che ero piena di fango." rispose lei.
Oliver si avviciò lentamente e lei continuò "Volevo solo chiedere se potevo avere un asciugacapelli."
"Ce ne dovrebbe essere uno dentro l'armadietto in basso a sinistra." rispose lui indicando il mobile sotto al piano dei lavelli.
"Oh grazie! Faccio in un momento." rispose Felicity chiudendo la porta praticamente in faccia ad Oliver.
Il ragazzo sorrise. Era veramente una ragazza strana ma c'era qualcosa in lei che lo attirava irresistibilmente. E pensare che, anni prima, non si sarebbe neppure accorto di una donna come Felicity; l'avrebbe giudicata insignificante. Ma quelli erano altri tempi e lui era un'altra persona, la stessa persona che era morta sull'isola cinque anni prima.
Era ancora perso nelle sue riflessioni quando Felicity uscì dal bagno. Si girò a guardarla e non gli sembrò per niente insignificante. Non l'aveva mai vista con i capelli sciolti e senza occhiali e quello che vide gli piacque parecchio. I capelli biondi, appena lavati ed asciutti, le ricadevano in ciocche vaporose sulla schiena e lungo le spalle e i suoi occhi... non aveva mai notato che fossero di un azzurro così intenso. Era fottutamente perfetta.
Felicity si avvicinò alla scrivania dove Oliver aveva appoggiato il fascicolo che gli aveva portato: era ancora fradicio di pioggia anche quello. La ragazza aprì la cartellina ed estrasse i fogli umidi "Accidenti a questa pioggia." esclamò. "Non vorrei proprio che tutto il mio lavoro si sia rovinato." Era veramente carina infagottata nel suo accappatoio. Strizzò un po' gli occhi per mettere a fuoco le pagine fradice in modo piuttosto comico. Oliver si ricordò solo in quel momento che suoi occhiali li aveva ancora lui, così si avvicinò per porgerglieli "Forse con questi ci vedi meglio."
"Oh. Grazie. Sono più cieca di una talpa senza." rispose lei infilandoseli sulla punta del naso. "Beh, almeno l'inchiostro non si è sciolto e si legge ancora tutto."
Oliver si avvicinò a lei "Ora mi puoi dire di che si tratta?" domandò serio.
Vicino, era troppo vicino. Felicity poteva sentire il suo profumo. Si riscosse dal suo momentaneo black out "Si tratta di quella ricerca che il suo patrigno mi aveva fatto fare per verificare dove fossero finiti i soldi che non quadravano a bilancio." Oliver prese i fogli dalle sue mani e si mise a scorrere le colonne di cifre.
"Vede qui?" domandò lei indicando una serie di cifre evidenziate con un pennarello rosa. Un improvviso brontolio di stomaco arrivò alle orecchie di Oliver.
Si girò curioso a guardare Felicity che aveva le guance ancora più rosse per l'imbarazzo. "Scusi. Oggi mi sono scordata di pranzare ed ora il mio stomaco reclama. E' una situazione estremamente imbarazzante."
Oliver appoggiò i fogli sulla scrivania e lanciò uno sguardo al vassoio con la sua cena dimenticata. "Mi è venuta un'idea." sorrise. Felicity lo guardò perplessa ma, stranamente, senza ribattere. "Potremmo sederci e mangiare..." sollevò il coperchio del vassoio e sorrise incoraggiante "... questi ottimi tramezzini che mi hanno preparato per cena, probabilmente con l'intenzione di sfamare un intero esercito." Prese il vassoio e si avvicinò al letto sedendosi e appoggiando il vassoio sulla lucida trapunta color crema. "Qui staremo più comodi." disse battendo una mano sul materasso per invitare la ragazza a sedersi.
Felicity lo guardò un po' perplessa. Prese un bel respiro e si sedette sul letto lasciando il vassoio fra di loro e chiudendosi meglio l'accappatoio che si era aperto sulle sue gambe.
"Wow! Non mi era mai capitato di fare un pic nic a letto." esclamò a mezza voce.
Oliver rise addentando un tramezzino al tonno e uova. "No... cioè... io non volevo dire..." ribattè lei appena si rese conto di quello che aveva detto.
"Ehi! Rilassati. Non ho mai mangiato nessuno."
"Neppure quando eri sull'isola?" domandò Felicity.
Oliver sorrise in modo triste "No. Nemmeno sull'isola." poi fissò il tramezzino che aveva fra le mani sorridendo a Felicity con aria complice "Non mi ero accorto di avere fame anch'io finchè non ho sentito il tuo stomaco brontolare."
"Come mai non avevi toccato la tua cena?" domandò Felicity.
"Pensieri." rispose Oliver vago.
Felicity annuì con il capo.
"Vuoi bere qualcosa?" domandò Oliver.
Felicity lo guardò con un sorriso furbetto "Forse il vino della famosa bottiglia che mi avevi promesso?"
Oliver sorrise preso in castagna "Colpito e affondato."
"Lo so." ammise lei "Sei un bersaglio troppo facile."
"Questo non lo direi proprio, ma ti devo una bottiglia. Se aspetti un momento vado a vedere di trovare qualcosa di buono in cantina." disse Oliver alzandosi in piedi.
Fuori la pioggia continuava a scrosciare ed era iniziato anche un forte temporale.
All'improvviso un lampo sembrò squarciare il cielo proprio vicino alla finestra e contemporaneamente la luce saltò.
Felicity scattò istintivamente in piedi mentre il rombo del tuono seguiva il guizzo del lampo. Si ritrovò a sbattere contro Oliver che si trovava di fronte a lei. Il ragazzo, istintivamente, la strinse fra le braccia.
"Shh. Tranquilla. E' solo saltata la luce." disse con dolcezza carezzandole i capelli che le ricadevano sulla schiena.
"Lo so che è solo un fenomeno di scambio di elettricità fra l'atmosfera e la crosta terrestre, ma non sono mai riuscita ad abituarmi: ho ancora paura come quando avevo cinque anni." ammise lei. "Quando succede e sono a casa, trovo una scusa per andare dalla vicina a farle compagnia finchè non passa. Tutto per non rimanere sola."
"Qui non sei sola: ci sono io." Oliver aveva preso a spostarle delicatamente una ciocca di capelli dal viso carezzandole una guancia.
"Mr. Queen... io... non penso che... Posso capire che passare 5 anni su quell'isola... insomma, non ci saranno state molte donne con cui passare il tempo e che, dovendo recuperare il tempo perso, lei si accontenti anche di una come me. Poi il fatto che non ci sia la luce, può aiutare." Felicity, come al solito, stava divagando. La vicinanza di Oliver la faceva agitare ancora di più.
"Credimi Felicity, non mi sto accontentando. Tu mi piaci." Adesso la mano di Oliver aveva scostato leggermente un lembo dell'accappatoio sulla spalla e lui si era abbassato leggermente sfiorandole il collo con le labbra.
Il respiro caldo di Oliver, in un punto così sensibile, le fece venire un brivido su per la schiena e Felicity si ritrovò ad emettere un suono simile ad un miagolio.
Oliver sorrise compiaciuto alzando il viso e cercando le sue labbra che trovò subito dischiuse e pronte a ricevere un bacio. Esplorò la sua bocca con un'urgenza che non si ricordava; probabilmente era vero che doveva recuperare tutto il tempo perso sull'isola. Da quando era tornato si era dedicato più al crimine che alla sua vecchia passione per il "salto da un letto all'altro" come lo definiva Tommy. L'unica con cui era stato era Helena Bertinelli. Ma ora lì con lui c'era Felicity e, si sa, l'occasione fa l'uomo ladro.
Si mosse piano spingendola verso il letto mentre continuavano a baciarsi e facendola adagiare delicatamente sulla trapunta.
Felicity si era resa conto delle intenzioni di Oliver e decise di adeguarsi e di partecipare di buon grado: quella era sicuramente la prima volta che si divertiva durante un temporale.
Le sue mani indugiarono verso il bordo della maglietta di Oliver e la sollevarono piano mentre lei accarezzava i centimetri di pelle che le si mostravano. Rimase un attimo stupita dalla quantità di cicatrici che poteva sentire. Oliver si staccò da lei per permettele di sfilargli del tutto la maglietta e, con la luce di un altro lampo, Felicity potè godersi lo spettacolo del corpo di Oliver che troneggiava su di lei in tutto il suo splendore.
"Ti voglio Felicity." disse lui in un sospiro mentre le slacciava la cintura dell'accappatoio.
"Anch'io ti voglio Arciere misterioso." rispose lei inarcando il corpo verso il suo e permettendo all'accappatoio di aprirsi completamente.

Driinnn!!!! Lo squillo del telefono la fece sobbalzare dalla scrivania e Felicity si svegliò di soprassalto guardandosi intorno. Dannazione! Si era di nuovo addormentata in ufficio mentre faceva gli straordinari. Guardò l'ora sul pc e notò che erano le 22 passate. Ormai nel palazzo erano rimasti solo lei ed il guardiano notturno.
Sbuffò sistemandosi i capelli: allora era stato tutto un sogno e lei non era finita nel letto di Oliver Queen. Peccato che il telefono l'avesse svegliata, perchè le sarebbe proprio piaciuto sapere come sarebbe andata avanti la cosa. Già: il telefono. Il maledetto stava ancora squillando insistentementet, così la ragazza si decise a rispondere.
"Felicity Smoak, chi parla?"
"Sono Oliver Queen."
   
 
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