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Autore: Liddell    09/02/2013    3 recensioni
Era un appartamento perfetto, non c'era dubbio. C'era solo una cosa che avrebbe tanto, tanto voluto cambiare: quella maledetta caldaia.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Lestrade , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui, dopo anni di latitanza! *si commuove* Stavolta tocca al povero John. Sinceramente non ho idea di come mi sia venuta questa cosa, ma a qualcuno è piaciuta, e così...
Buona lettura! :D



Il 221 B di Baker Street era un bell'appartamento, l'avrebbe detto chiunque. Quasi al centro di Londra, antico ma tenuto in perfetto stato senza una sola macchia d'umidità, muri spessi contro il gelo invernale, era quanto di più perfetto un uomo potesse desiderare. C'era solo una cosa che John Watson avrebbe davvero tanto, tanto, tanto voluto cambiare: il dannatissimo impianto di riscaldamento. Non che avesse qualcosa da dire sul caminetto ed i termosifoni, che rendevano l'ambiente temperato anche nelle più rigide giornate d'inverno: quello che lo faceva infuriare era il vizio di quella maledetta caldaia di decidere arbitrariamente quando piantarla di mandare acqua calda su nel bagno del loro appartamento, lasciando il più delle volte o lui o Sherlock a gelare sotto il getto d'acqua ghiacciata finchè qualche buon samaritano non si decideva ad andare a riaccenderla. E se John aveva fatto l'errore di non chiedersi come avrebbero fatto se nessuno degli altri fosse stato in casa, lo fece di certo un pomeriggio di dicembre quando, nel bel mezzo della doccia bollente che si stava godendo da dieci minuti buoni, l'acqua smise di venire calda e lo congelò facendolo imprecare come uno scaricatore di porto. Mollò un pugno al tubo scoperto che sporgeva nella vasca, sperando che servisse, ma riuscì solo a farsi male ed aggiunse un'altra imprecazione alla precedente.
«Maledizione» brontolò tra sé, saltellando a dispetto di ogni buon senso e sicurezza sul fondo scivoloso della vasca. «Non potevi bloccarti prima che uscisse anche Sherlock? Che maledetta…»
Scostò le tende ed uscì, grondando sul pavimento di ceramica che gli gelò le piante dei piedi. Stringendosi le braccia attorno al corpo cercò l'accappatoio, ricordandosi con un minuto di ritardo che era giorno di lavanderia, e che la signora Hudson era passata qualche ora prima a fare razzia dei panni sporchi, sequestrando asciugamani ed accappatoi in primis. Sbuffò, passandosi le mani sulla pelle fradicia. «Okay» si disse. «Okay. Vuoi la guerra, stupido ammasso di ferraglia? Guerra avrai! Appena ti metto le mani addosso ti smonto, non c'è signora Hudson che tenga!»
Aprì la porta del bagno. «Sherlock?» chiamò, già sapendo che non avrebbe ottenuto risposta. «Signora Hudson!»
Attese; nessuno. Con un nuovo sbuffo si avventurò nudo così com'era sul pianerottolo, scese la rampa di scale che lo separava dal salotto e si fiondò dentro, alla ricerca della scatola del generatore. Se si fosse sbrigato sarebbe bastato spegnere ed accendere il contatore per farla ripartire, non aveva intenzione di scendere in cantina con quel freddo… Aprì la scatola bianca nascosta dietro la porta ed ebbe il tempo di toccare l'interruttore, prima che un colpo di tosse imbarazzato lo gelasse lì dov'era.
Si voltò con la lentezza di un dinosauro estinto da miliardi di anni, fino ad individuare la figura paonazza ed educatamente sogghignante di Mycroft Holmes, sprofondato nella sua poltrona preferita.
Lo stomaco gli scese di qualche metro. Si coprì istintivamente, arrossendo di colpo, e reagì in ritardo. «Come diavolo sei entrato?!» strillò, spalancando gli occhi.
«Ho le chiavi» disse Mycroft, trattenendo a stento le risate. «Hai l'abitudine di correre nudo per casa, quando non sei in compagnia?»
«No! E a te non hanno insegnato a bussare?!»
«L'ho fatto, ma tu eri sotto la doccia!» Stavolta non riuscì a non ridere e scoppiò, con le lacrime agli occhi. «Per l'amor di Dio, John, sei uno spasso!»
«Ah, felice che tu ti stia divertendo, io sto morendo di freddo» scattò acidamente, sentendo la pelle d'oca far quasi male nel gelo invernale. «Ora potresti smetterla di ridere e girarti, per cortesia? Devo riattaccare questa maledetta prima di prendermi una polmonite.»
«Oh, sì, certo.» Mycroft voltò la testa da un lato, mentre lui si scopriva per tornare ad occuparsi della caldaia. «Sherlock non è in casa, immagino… O sì?»
«No» lo seccò lui. «Ovviamente non è in casa… Maledetta, perché diavolo non vuoi funzionare?»
«Problemi?»
«Non girarti!»
«Scusa, scusami» ridacchiò ancora Mycroft. «Dimmi quando hai finito.»
Stava giusto per staccare l'interruttore generale quando la seconda umiliazione della giornata si presentò sotto forma di sbattuta di porta e passi di corsa su per le scale. Sperò convulsamente che fosse Sherlock, mentre si copriva di colpo abbandonando di nuovo l'intento di riuscire a riparare la caldaia prima di morire congelato.
Inutile dire che non era Sherlock ma Lestrade, che si sparò dentro come un tornado. «Sherlock, ho bisogno – Oh signore iddio, John, ma che stai facendo?!» esclamò voltandosi di scatto dal lato opposto al suo, gli occhi coperti dalle mani. «Ma ti pare il modo di andare in giro?!»
«Io veramente sarei a casa mia, Greg, quindi gradirei che la gente bussasse prima di spararsi dentro come un razzo!» sbottò John, ignorando a fatica la risata di Mycroft Holmes. «A proposito, tu come diavolo sei entrato?»
«La porta era aperta.»
Mycroft si asciugò le lacrime dagli occhi. «Colpa mia» si scusò.
«Ma perché mi sorprendo?» brontolò John tra sé con un nuovo brivido.
«Sherlock lo sa che giri nudo per casa?» fece Lestrade, e a John non sfuggì il ghigno che gli si andava allargando di soppiatto sul volto ancora mezzo coperto dalla mano piantata sugli occhi.
«Oh, smettetela, tutti e due!» scattò. «Non siete divertenti, per niente! Girati, Greg!»
«Come?»
«Dall'altra parte, Greg, andiamo!»
Il DI eseguì ridacchiando. John riuscì finalmente a convincere l'interruttore a sbloccarsi e a far ripartire la caldaia. «Rimetti le chiavi dove le hai prese» disse prima di filare di nuovo fuori dal salotto.
Mycroft rise piano. «Sarà fatto» acconsentì.
John salì di corsa le scale, ma la terza umiliazione della giornata lo attendeva proprio sulla rampa al di sotto di dove si trovava lui, in un vestito a fiori che si era allegramente confuso con la tappezzeria. «John!» esclamò la signora Hudson divertita e scandalizzata nello stesso momento. «Vai a metterti qualcosa addosso, per l'amor del cielo! Alla mia età!»
«Oh, stia zitta!» la rimbeccò acidamente, decidendo di ignorare anche le sue risatine.
Per quel giorno aveva fatto il pieno, poteva metterci la firma.
 


Quando Sherlock rientrò, quella sera, di ottimo umore per l'ennesimo caso che era riuscito a chiudere in meno di ventiquattr'ore, il salotto era di nuovo vuoto e John era finalmente vestito, seduto nella poltrona che aveva occupato Mycroft fino a qualche ora prima. Il detective si sfilò la sciarpa e la lanciò sul divano. «Buonasera» salutò allegramente.
John spiegò il giornale che stava leggendo. «'Sera» mugugnò.
«Ah, siamo di cattivo umore?»
«Lascia perdere.»
«Mi è stato detto che hai avuto una pessima giornata.»
John sbuffò. La risatina di Sherlock gli suggerì quanto esattamente sapesse di quello che era successo nel pomeriggio, fu un'altra domanda quella che fece. «Quale dei tre ti ha raccontato tutto?»
«Mycroft.»
«Come dubitarne?»
«Su, non è una tragedia» disse lui, gettandosi a sedere davanti a lui. «A quanto pare è stato abbastanza spassoso.»
«Forse per loro, io sono riuscito a raffreddarmi e a sentirmi umiliato come non mai in meno di due minuti» brontolò John spiegando di nuovo il giornale. «Devo decidermi a parlare con la signora Hudson, quella caldaia è già durata troppo.»
«Non trovi che sia un po' ingiusto?» chiese Sherlock, slacciandosi qualche bottone della camicia blu che portava.
«Che cosa, che la convinca a disfarsi di quel rottame? Lo sai anche tu che ormai ha fatto il suo tempo.»
«Veramente non parlavo della caldaia, John.» Lui alzò gli occhi, sorpreso, e vide che sorrideva. «Parlavo del fatto che sono ancora l'unico a non averti visto nudo, oggi. Non ti sembra un po' ingiusto?»
«Smettila, Sherlock.» Provò a darsi un contegno, ma il sorrisetto che gli sfuggì non passò inosservato al detective.
«Guarda che ti ho visto» disse.
«Ah, sì?»
«Già.»
«Di' un po', com'è andata al molo?»
«Oh, non provare a cambiare discorso, John Hamish Watson» sussurrò, alzandosi. Gli sfilò il giornale dalle mani. Le sue si piantarono ai lati della sua testa, affondate nello schienale imbottito della poltrona. «Voglio essere risanato dell'ingiustizia che mi è stata fatta» dichiarò solenne.
«E scommetto che lo vuoi ora, vero, detective
Sherlock alzò le spalle. «Dipende, hai altri progetti per stasera? Diciamo fino alle… undici?» domandò.
John lo squadrò sospettoso, poi guardò l'orologio. «Sherlock, sono appena le sei del pomeriggio» disse, cauto.
«Sai benissimo anche tu quanto è lenta la giustizia di questo paese» ribatté il detective con un sorriso luminoso.
«Sherlock…» Senza preavviso, il detective lo afferrò per una mano e lo tirò su dalla sua poltrona, trascinandolo verso la sua camera da letto. «Sherlock!»
Le sue proteste furono troncate dalle labbra del suo coinquilino e dalla porta, che sbattè allegramente alle loro spalle un attimo prima che il detective riuscisse ad avere la meglio sul suo dottore e lo spingesse lungo disteso sul materasso, in attesa del suo insindacabile giudizio.
 
 

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Okay. Spero non sia stata poi così orribile come credevo. Se ho sbagliato con il rating o altro perdonatemi! E i commenti sono i benvenuti :)

  
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