Film > The Phantom of the Opera
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Autore: Little_Lotte    09/02/2013    7 recensioni
" Eccola lì, quella misteriosa e tanto agognata Musica della Notte, che il Fantasma dell'Opera aveva così a lungo decantato e celebrato, ricercandola assiduamente in quell'amore così vero e sincero che da sempre nutriva per Christine; eccola che suonava le sue note pure e perfette, con una dolcezza ed una precisione degne del più grande di tutti i compositori del mondo. Erik la sentiva battere dentro al suo petto, scorrere dentro le sue vene e vivere in ogni suo gemito e sospiro, ora che finalmente lui e Christine erano diventati una cosa sola, ora che lei gli apparteneva completamente, senza più alcun dubbio nè sotterfugio, senza alcuna menzogna o paura di abbandonarsi ai propri sentimenti.
Non vi era più posto per niente di tutto ciò, dentro ai loro cuori; era come far pare di una perfetta esecuzione orchestrale: non una nota fuori posto, non un fiato di troppo, un entrata in ritardo, una variazione indesiderata o un bemolle fuori programma. "
[ Ispirato al Musical "Love Never Dies". Tutto ciò che avvenne, quella notte, sotto ad un cielo senza la luna. ]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Christine Dae'e non aveva mai pensato che sarebbe arrivata a rimpiangere la sua scelta.

O meglio, lo aveva sempre saputo, ma aveva sempre cercato di nascondere persino a se stessa la cieca ovvietà dei propri sentimenti, così da convincersi - almeno all'apparenza - di non aver commesso nessun errore nel prendere quella fatidica decisione, appena pochi mesi prima.

Quella notte, di fronte ad un bivio talmente oscuro da sembrarle del tutto privo di una qualunque via di fuga, Christine aveva scelto la strada più semplice, quella più ovvia, la più sicura e - almeno, questo era ciò che le avevano detto tutti quanti, al suo ritorno - senza ombra di dubbio la più intelligente e sensata: trascorrere tutta la vita dentro ad un antro infernale, nei sotterranei di un vecchio teatro, con un povero squilibrato come sua unica fonte di compagnia, sarebbe stato fin troppo folle e privo di senso, persino per una ragazza giovane ed alquanto sprovveduta come lei.

E sì, per un po' Christine ci aveva anche creduto.

Era stato così semplice, in fin dei conti, pensare che quello dovesse essere il suo destino: sposare Raoul, vivere per sempre felice e contenta al suo fianco, diventare una famosa cantante d'opera e viaggiare per tutto il mondo, in compagnia del suo fedele ed innamoratissimo marito.

Chiunque, al posto suo, avrebbe fatto carte false per essere degna di una vita simile.

Eppure, ad appena poche ore dal suo matrimonio con il Visconte De Chagny, Christine non potè fare a meno di realizzare che tutte quelle certezze così faticosamente costruite, non erano poi così solide ed assolute come le aveva sempre immaginate; aveva preso una decisione, quella notte, aveva scelto di abbandonare il suo Maestro - il suo Angelo della Musica - e di fare ritorno alla "vita reale" con Raoul, il suo amore d'infanzia, il suo protettore e confidente, con la certezza che da quel momento in poi le cose sarebbero state molto più semplici.

Avrebbe potuto restare, approfittare di quell'improvviso slancio di compassione da parte del suo Maestro e lasciare andare Raoul, liberandolo così da quel pesante fardello del quale si era, inevitabilmente, fatto portatore sin dal momento in cui il destino aveva fatto sì che le loro strade si incrociassero nuovamente.

Ma non aveva fatto niente di tutto ciò; piuttosto, aveva scelto di andarsene una volta per tutte, di rinunciare al suo amore per quell'uomo distrutto ed infelice - un amore malato, certo, ma pur sempre reale - e di dedicare il resto della propria vita all'uomo che aveva sempre sognato al proprio fianco, sin dalla più tenera infanzia.

Una scelta saggia, le aveva sempre detto la sua testa.

Una scelta stupida e del tutto erronea, era solito ribattere il suo cuore.

Era ormai mezzanotte passata, una calda nottata di primavera nella meravigliosa città di Parigi, e Chistine si aggirava nervosamente per il teatro, a piedi nudi e con indosso la sola camicia da letto, i capelli lunghi che le ricadevano morbidamente lungo le spalle e le guance leggermente arrossate, a causa del caldo. Si era rigirata nel letto più e più volte, senza mai riuscire a prendere sonno; del resto- almeno, così le era stato saggiamente detto da Madame Giry - nessuna sposa riesce a dormire sonni tranquilli la notte prima delle nozze.

Sapeva fin troppo bene quanto la sua vita sarebbe cambiata, in seguito a quell'unione con il Visconte De Chagny; Raoul non le avrebbe mai impedito di cantare, questo era ovvio, ma l'avrebbe privata di qualcosa di ben più prezioso ed importante: la sua vita intera.

In fin dei conti, Christine non aveva conosciuto alcun mondo al di fuori del Teatro dell'Opera di Parigi; quelle mura erano il suo rifugio, le ballerine le uniche amiche che avesse mai avuto, ogni cosa in quel luogo magico - ogni suono, ogni odore e ogni respiro - aveva il tenero e confortante aroma di casa sua. Come avrebbe potuto vivere lontano da tutto ciò? Come avrebbe potuto abbandonare un luogo talmente pieno di ricordi, di sogni e promesse infranti, di speranze e desideri, solamente per inseguire una labile certezza, della quale temeva di non essere poi così sicura?

Incertezze.

A poche ore dal suo matrimonio, Christine Dae'e sentiva di essere solamente piena di incertezze.

Sposare Raoul non poteva essere una scelta sbagliata, non nella sua testa! Ma il suo cuore... che cosa le diceva realmente il suo cuore? Se solo lo avesse saputo con assoluta certezza, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente; probabilmente, quella notte, Christine avrebbe scelto di percorrere un'altra strada, forse molto più ripida e tortuosa, ma che l'avrebbe prima o poi condotta verso una meta sicura, un paradiso eterno nel quale avrebbe potuto perdersi per sempre, avvolta esclusivamente dalla musica e dal mistero, tutto ciò che - in fin dei conti - le era sempre stato sufficiente per vivere.

" Perchè, Christine.... perchè?! " si ammonì mentalmente la ragazza, continuando a camminare avanti e indietro lungo tutto il palcoscenico
" Perchè ti stai torturando in questo modo, come puoi farti venire dei dubbi proprio adesso? Tu ami Raoul, lo ami da sempre! Sai che è così, Christine... lo hai sempre saputo. "

Christine sospirò profondamente e si portò entrambe le mani alle tempie, scuotendo la testa con fare sconsolato. In quel momento, dentro di lei, una parte della sua anima incominciava lentamente a morire e lei non poteva assolutamente fare in modo che accadesse; doveva fare qualcosa, per impedirsi di distruggere completamente anche quell'ultimo barlume di speranza che ancora albergava dentro di lei.

Avvenne tutto così rapidamente che lei stessa fece a malapena in tempo ad accorgersene: non fu in grado di spiegare a se stessa che cosa l'avesse spinta ad abbandonare il teatro e raggiungere il proprio camerino, fino a quell'antico e fin troppo familiare passaggio segreto dentro allo specchio; non si fece alcuna domanda quando, dopo averlo attraversato, si ritrovò a ripercorrere nel buio quella strada tanto stretta ed angusta, con incredibile calma e naturalezza, quasi fossero passate appena poche ore dall'ultima volta in cui lo aveva fatto, piuttosto che mesi e mesi. Non si sorprese minimamente nel ritrovarsi ancora una volta laggiù, nell'ultimo luogo in cui avrebbe mai pensato di poter mettere piede, alla ricerca di qualcosa - di qualcuno - che avrebbe fatto molto meglio a dimenticare.  

Era stato lui stesso a chiederglielo, dopo tutto; aveva implorato, pianto e strillato, affinchè lei e Raoul si buttassero alle spalle tutta quella storia e dimenticassero ciò che era avvenuto, lasciando semplicemente che l'ombra del Fantasma dell'Opera svanisse completamente nel nulla, così come suggeriva il suo nome.

Eppure, Christine non ne aveva avuto la forza.

Non aveva mai smesso di pensare a lui, neanche per un istante, e se davanti a Raoul e a tutti gli altri fingeva di non aver più niente a che vedere con quelli scomodi ricordi, non poteva certo continuare a nascondere la verità a se stessa; sentiva, nel profondo del suo cuore, di avere ancora bisogno del suo Maestro, anche solo per poche ore.

Anche solo per un istante.

La cantante chiuse gli occhi e tirò un profondo sospiro d'incoraggiamento, prima d' inoltrarsi ulteriormente in quell'antro oscuro e così dolorosamente pieno di ricordi. Avrebbe cantato per lui, un'ultima volta; avrebbe cercato ancora una volta il suo sguardo, la sua approvazione, le sue parole dolci e la sua voce morbida e rassicurante.

Dopo di che, avrebbe sposato Raoul.

Esattamente come tutti si sarebbero aspettati da lei.



*



Nessuno, sin dal giorno in cui egli aveva messo piede dentro al Teatro dell'Opera di Parigi, era mai riuscito a sorprendere il Fantasma dell'Opera; in genere era lui quello che amava fare sorprese, un'ombra oscura dai movimenti impercettibili ed inaspettabili, impossibile da prevedere e, soprattutto,  da cogliere alla sprovvista.

Eppure, quella notte, Erik ricevette la più incredibile ed inimmaginabile delle sorprese, una sorpresa che mai al mondo avrebbe pensato di meritarsi ma dalla quale, nel profondo del proprio cuore, aveva sempre sperato di venire accolto.

<< Christine... >> mormorò dolcemente l'uomo, senza neanche voltarsi, seduto dietro all'enorme organo a canne dove era solito trascorre quasi ogni ora delle sue infelici giornate << ...non credevo che ti avrei mai più rivisto qui. Per quanto, devo ammetterlo, una parte di me continuava a sperare che saresti tornata a trovarmi, almeno per darmi un ultimo addio. >>

Christine abbassò mestamente lo sguardo e si morse con forza il labbro inferiore, per poi sospirare profondamente, senza muoversi di un solo passo dall'ingresso dei sotterrai, dove aveva deciso di rimanere per mantenere almeno un minimo di "distanza di sicurezza".

<< Posso anche andarmene, se vuoi. >> gli rispose prontamente la ragazza, sfoggiando un'inaspetta ed inusuale sfrontatezza << Niente mi trattiene qui, dovresti saperlo molto bene. >>

Erik fece segno di sì con la testa, mestamente.

<< La mia testa si sforza di dimenticare, sebbene il mio cuore me lo impedisca di continuo. >> rispose a bassa voce - ma non abbastanza da impedire a Christine di udire le sue parole << Ma non mi sognerei mai di mandarti via, per quanto doloroso possa essere l'averti ancora qui con
me. >>

Christine non rispose ed abbassò vergognosamente lo sguardo, colpita da un impellente e violento senso di colpa.

Erik la guardò in silenzio per qualche istante, per poi sospirare profondamente.

<< Perchè sei qui, Christine? >> domandò, senza girarci troppo intorno << Che cosa vuoi da me? >>

Christine si morse con forza il labbro inferiore e sollevò leggermente lo sguardo, abbastanza da permettersi di guardare ancora una volta Erik dritto negli occhi.

<< Non lo so. >> ammise << Speravo, a dire il vero, che tu potessi aiutarmi a capirlo. >>

Erik emise una risatina nervosa, che provocò un inevitabile brivido lungo la schiena del soprano.

<< Sei venuta qui affinchè io ti aiutassi a rivolsere i tuoi dubbi? >> chiese, alzandosi lentamente dal suo strumento << Un comportamento molto egoistico da parte tua, mia piccola Christine. >>

Christine mosse un paio di passi verso il suo Maestro, incerti ed esitanti, mantenendo il suo sguardo fisso su di lui per non apparire, almeno ai suoi occhi, fin troppo debole ed indifesa.

<< Non ho paura di te, Erik. >> disse lei, con estrema fermezza << Non più, ormai; ho imparato di cosa sei capace e so per certo che non arriveresti mai a farmi del male. >>

Erik abbozzò un sorrisetto divertito e si incamminò verso la ragazza, a piccoli passi decisi.

<< Sembri molto sicura di te, Christine. >> le rispose, in tono di sfida.

Christine sospirò profondamente, aumentando il ritmo dei suoi passi; adesso appena una paio di spanne la separavano dal suo Maestro.

<< Conosco il mio Angelo della Musica. >> dichiarò lei << Come nessun altro al mondo. >>

Erik ampliò il proprio sorriso, trasformandolo in una versione placida e ben più tenera del precedente.

<< Lo conosci fin troppo bene. >> confermò << Eppure hai preferito spezzare il suo cuore, piuttosto che renderlo felice. >>

<< Sei stato tu a mandarmi via, Erik! >> obiettò la ragazza, mettendosi immediatamente sulla difensiva << Tu hai liberato Raoul e ci hai intimato di andarcene, non è stata una scelta che ho compiuto di mia spontanea di volontà! >>

Il volto di Erik s'incupì nuovamente.

<< Credi forse che io non lo avessi capito, Christine? >> rispose tristemente << Sapevo che non saresti mai stata realmente mia: avrei potuto tenerti qui con me, certo, ma tu non avresti mai dimenticato Raoul! Ti ho lasciata andare perchè ti amavo... ti amo... più di ogni altra cosa al mondo, Christine; e perchè anche io, proprio come te, ti conosco meglio di chiunque altro al mondo. >>

Christine plasmò un sorrisetto contrito ed emise una sorta di risatina nervosa, rivolgendo al Fantasma uno sguardo profondo, colmo di compassione ed inaspettata dolcezza.

<< Oh, Erik... >> mormorò, con una punta di malinconia << ... tu credi di conoscermi davvero, ma non hai capito proprio niente di me...non hai mai capito niente di noi. >>

Erik storse il naso e guardò la ragazza con aria di sufficienza.

<< Come osi rivolgerti a me in questo modo, dopo tutto ciò che mi hai fatto? >> sbraitò << Tu mi hai spezzato il cuore, Christine, quando io ero disposto a darti tutta la mia vita! >>

<< Tu credi che non sia stato doloroso per me? >> replicò Christine, quasi sull'orlo delle lacrime << Pensi che sia stato facile, per me, dirti addio? Io ti ho dato tutta me stessa, tutta la mia devozione: eri il mio Maestro, il mio amico speciale... tu eri tutto il mio mondo. Ora non ho più niente di tutto questo, la mia vita intera è andata completamente in fumo! Come credi che mi faccia sentire, Erik? Come credi che mi facci sentire la consapevolezza di aver perso tutto, di aver rinunciato alla cosa più importante della mia vita solamente per paura? >>

Erik ammutolì. Per un breve istante pensò di replicare a quelle affermazioni, ma poi decise che era molto meglio dare modo a Christine di sfogarsi fino in fondo, di scaricargli addosso tutto il suo dolore ed il rancore che aveva coltivato, così da far crollare completamente le barriere di entrambi.

In fin dei conti, lui non era il solo ad essersi ritrovato con il cuore in frantumi dopo quella notte.

<< Non sai quante volte ho ripensato al nostro ultimo incontro. >> disse ancora Christine, avvicinandosi ulteriormente al suo interlocutore << A quello che abbiamo trascorso insieme, agli anni passati fra una canzone e l'altra, ad ogni singola emozione che abbiamo condiviso... non sono mai riuscita a togliermi questo peso dal cuore. >>

<< Eppure te ne sei andata. >> insistette Erik, alterandosi profondamente << E avresti scelto Raoul in ogni caso, credi che non lo sappia? Tu non sei mai stata mia, Christine... non lo sei mai stata. >>

<< E' proprio questo il punto, Erik! >> strillò a quel punto il soprano, con esasperazione << Io sono sempre stata tua, sin dal primo istante! E mio malgrado, lo sarò per sempre. >>

Erik ebbe un sussulto e per un attimo ebbe quasi il sentore che il suo cuore potesse scoppiare da un momento all'altro; mai, in tutta la sua vita, gli erano state rivolte parola così sincere e toccanti.

<< T- tu menti. >> rispose lui frettolosamente, voltandosi dalla parte opposta << Come puoi pretendere che io possa crederti, Christine, proprio adesso che tu e il tuo amatissimo Visconte siete in procinto di sposarvi?! >>

Christine lo guardò confusamente.

<< Come fai a sapere del mio matrimonio? >> domandò.

Erik abbozzò un ennesimo sorrisetto contrito.

<< Sono ancora il vero padrone di questo teatro, ricordi? >> le rispose << Io so sempre tutto, Christine; specialmente quando si tratta di te. >>

Il soprano continuò a torturarsi il labbro inferiore, senza togliere mai di dosso gli occhi dal suo Maestro; per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a mettere a tacere quell'immenso marasma di sentimenti che la stava sovrastando in quel momento.

<< Non so che cosa sto facendo, Erik. >> confessò la ragazza, muovendo appena un paio di passi verso di lui << Un tempo credevo di avere tutto sotto controllo, ma adesso tutto il mio mondo sta vacillando e io non ho la più pallida idea di come comportarmi. Mi sembra di impazzire, di non sapere più qual'è il mio vero posto... >>

<< ... e hai deciso di venire fino a qui per alleggerirti la coscienza! >> la interruppe Erik, voltandosi ancora una volta verso di lei e rivolgendole uno dei suoi tipici sguardi rancorosi << Che cosa pensavi di fare, usarmi per i tuoi sfoghi e farti passare completamente il senso di colpa, così da poter sposare Raoul domani senza avere più alcun rimorso? >>

Christine fece segno di no con la testa e si avvicinò ulteriormente, ritrovandosi così faccia a faccia con Erik, il quale - spiazzato da quell'inaspettata frontatezza - rimase immobile di fronte a lei, incapace di reagire o di sottrarsi a quelle attenzioni.

<< Sono venuta qui perchè avevo bisogno di te. >> mormorò la ragazza, con voce rotta << Sono venuta per sentire ancora una volta la tua voce, per avvertire il tepore del tuo canto... sono venuta per stare un'ultima volta assieme al mio Angelo della Musica. >>

Erik sospirò profondamente, allungando una mano verso il volto di Christine, con fare esitante.

<< Il tuo Angelo della Musica ha pensato a te ogni giorno, da quando te ne sei andata. >> le rispose di rimando << E nel profondo dentro al suo cuore, non ha mai smesso di sperare che saresti tornata. >>

Christine accarezzò con il dorso della mano la metà del viso di Erik non celata dalla maschera, facendo poi scivolare le dita su di essa, come se volesse sfilargliela completamente; l'uomo fece per fermarla, ma lei fu più veloce di lui, bloccandogli il polso con la mano ancora libera, gentilmente e con estrema cautela.

<< Ti vergogni ancora, dopo tutto questo tempo? >> domandò lei, plasmando un sorrisetto intenerito << Non hai più alcun motivo di indossare questa maschera, almeno non di fronte a me; non è mai stato il tuo volto a spaventarmi, questo lo sai bene. >>

Erik fece segno di sì con la testa e, dopo aver tirato un profondo sospiro d'incoraggiamento, lasciò che Christine gli sfilasse del tutto la maschera, liberando così quelle cicatrici delle quali si vergognava tanto. La ragazza sfiorò delicamente quei segni profondi con i polpastrelli, mentre il suo Maestro tratteneva il fiato e serrava i pugni, ormai completamente inerme di fronte a quel contatto.

Nessuno, prima di allora, era mai arrivato ad essergli così vicino; nessuno lo aveva mai toccato in quel modo, se non per ferirlo o per inferire lui una qualche punizione. In quel momento, mentre le dita esili di Christine si muovevano con delicatezza lungo tutto il suo viso, Erik sentì di essere nuovamente venuto al mondo.

<< Oh, Christine... >> mormorò dolcemente il Fantasma, beandosi di quella meravigliosa sensazione.

Christine sorrise ampiamente e lasciò che anche Erik andasse ad accarezzarle il viso, emettendo una leggere risatina deliziata quando un ricciolo ribelle andò a pizzicarle il naso, facendole il solletico. Non avrebbe mai immaginato, prima di allora, di poter essere così felice in compagnia del suo Angelo.

 << Mi sei mancato così tanto. >> bisbigliò la ragazza, poggiando con delicatezza la fronte contro quella del suo Maestro << Non mi ero mai resa conto di quanto tu contassi per me, fino a che non ti ho perso. >>

Erik tirò su col naso ed emise una sorta di gemito acuto, quasi a voler trattenere le lacrime.

<< Mi è mancato sentirti cantare. >> disse poi, in un sussurro << La tua voce era come un balsamo curativo per il mio cuore, mi faceva stare bene... mi faceva sentire così vivo! >>

<< Canterò ancora per te, se vorrai. >> gli rispose lei, con voce morbida e delicata << Canterò per il mio Angelo, se solo lui me lo domanderà. >>

Erik sorrise ampiamente, lasciando che una piccola lacrima scivolasse lentamente lungo il proprio viso.

<< Il tuo Angelo sarebbe felice di sentirti cantare ancora una volta. >> replicò dolcemente, continuando ad accarezzare il viso della ragazza << Lo renderesti incredibilmente felice, mia piccola Christine. >>

Christine sospirò profondamente e socchiuse gli occhi, prendendosi qualche secondo di pausa per trovare la giusta intonazione; poi, con voce cristallina e perfettamente impostata, incominciò a cantare una tenera melodia, particolarmente gradita e già da tempo nota alle orecchie del Fantasma. Erik chiuse nuovamente gli occhi e si portò una mano all'altezza del cuore, il quale prese a battere ad un ritmo rapido ed incostante, tanto da sembrare quasi sul punto di sfuggirgli dal petto e consegnarsi direttamente alle mani di Christine, la quale ne era - assieme alla propria voce - l'unica, legittima proprietaria.

<< Canta... >> bisbigliò fra sè e sè il Fantasma, mentre il soprano continuava ad intonare quella dolce melodia << ... canta, mio Angelo della Musica... canta per me... >>

Christine aumentò lievemente l'intensità del proprio canto e lasciò che le mani scivolassero lentamente attorno al collo di Erik, il quale avvolse con delicatezza entrambe le braccia attorno alla vita sottile della ragazza e l'attirò a sè con decisione, le loro fronti che ancora si toccavano e i nasi che andavano a sfiorarsi per la prima volta; la cantante ebbe un leggero fremito, ma riuscì a metterlo rapidamente a tacere e a concentrarsi esclusivamente sulla propria canzone, la quale era ormai quasi giunta a conclusione.

Furono sufficienti appena poche battute, poi Christine smise di cantare e sollevò leggermente lo sguardo, così da poter guardare il suo Maestro dritto negli occhi; era buio dentro a quel rifugio e la luce delle candele creava attorno a lui un leggero alone luminoso, nascondendo le sue cicatrici senza però celare del tutto i lineamenti del suo volto, che mai come in quel momento avevano avuto una sembianza così umana.

Per la prima volta in vita sua, Christine riuscì a vedere il Fantasma dell'Opera per come era veramente.

Fu esattamente come guardare dentro alla sua anima: non vi era più alcuna cattiveria in lui, nè alcun segno di odio o di rancore; semplicemente un cuore puro e pieno di amore, amore del quale egli stesso sentiva di non poter essere degno.

Abbastanza da far sì che tutto il suo mondo vacillasse ancora una volta.

<< D-dovrei andarmene. >> disse a quel punto la ragazza, senza però riuscire a sottrarsi da quell'abbraccio; come se una parte di lei, non troppo inconsciamente, stesse cercando di farle capire che non era certo quella la cosa migliore da fare al momento << Domani dovrò sposarmi, io... devo andarmene, Erik. >>

Erik non rispose, limitandosi semplicemente ad accarezzare i riccioli morbidi della sua amata e a respirare sommessamente vicino alle sue labbra, quasi a volerle infondere tutto il calore della sua anima, oltre che il suo amore; Christine si morse il labbro inferiore e sospirò profondamente, ormai completamente vicina alla resa.

<< Non devi farlo per forza, Christine. >> le rispose sottovoce << Non se non sei tu a desiderarlo. >>

Le sue labbra si sporsero leggermente verso l'orecchio sinistro di Christine, con fare suadente.

<< Resta qui con me. >> mormorò, prima di posare un rapido bacio sul collo della ragazza << Resta con il tuo Angelo, Christine...resta con me. >>

A quel punto, il soprano dovette definitivamente arrendersi all'evidenza che niente e nessuno avrebbe mai potuto costringerla a commettere ancora una volta lo stesso errore; si abbandonò completamente fra le braccia di Erik, il quale continuò a ricoprire il suo collo di teneri baci, risalendo fino alle sue labbra, che sfiorò con le proprie in maniera quasi impercettibile, senza decidersi a posarvi sopra un vero e proprio bacio.

Per Christine fu come ricevere la peggiore di tutte le torture.

<< Erik... >> mormorò la ragazza, in tono quasi implorante << ... ti prego... >>

Erik non si lasciò supplicare oltre e colmò definitivamente quella distanza, intrappolando le labbra di Christine in un bacio lungo ed appassionato, cui la ragazza rispose senza la minima esitazione, complici l'urgenza del momento e l'ormai innegabile marasma di sentimenti che univa i due.
Christine non potè fare a meno di notare quanto diversa fosse la sensazione di quel bacio, rispetto a ciò che solitamente provava nel baciare il suo fidanzato Raoul: i baci del Visconte erano teneri e premurosi, la facevano sentire a casa e protetta, ma non avevano mai suscitato in lei l'ardore e il bisogno fisico che quell'unico bacio da parte di Erik le provocò in quell'istante.

Improvvisamente, fu come se tutto ciò che aveva vissuto prima di quel bacio si fosse dissolto nel nulla.

Le labbra di Erik si muovevano in maniera armoniosa, in perfetta sincronia con quelle di Christine; esattamente come avevano sempre fatto le loro voci, anche i loro baci sembravano fondersi alla perfezione, quasi a voler creare una perfetta melodia polifonica, una musica tenue ed al tempo stesso incalzante, che suonava al ritmo dei loro cuori in subbuglio. Avvenne tutto molto in fretta, tanto da non dare a nessuno dei due il tempo di accorgersene pienamente: le mani di Erik scivolarono lungo il corpo snello di Christine, la disfarono rapidamente delle vesti ed in men che non si dica i due amanti si ritrovarono completamente nudi fra le lenzuola, nell'enorme e comodo letto a baldacchino nel quale era solito dormire il Fantasma.

Il soprano non potè fare a meno di sorprendersi di quella sua improvvisa e del tutto inaspettata mancanza di pudore; aveva sempre creduto che sarebbe stato Raoul a cogliere il fiore della sua virtù e che lo avrebbe fatto solamente dopo il loro matrimonio, ma in quel momento comprese che le cose non sarebbero andate affatto come le aveva sempre immaginate: il corpo di Erik, così perfetto e proporzionato, si adagiò gentilmente sopra il suo e l'avvolse completamente con il proprio calore, mentre i loro sguardi si incrociavano ancora una volta ed i loro respiri si fondevano in un unico, profondo sospiro.

<< Sei così bella. >> le disse dolcemente Erik, carezzandole il viso con il dorso della mano << Non riesco a credere che tu sia davvero qui, con
me. >>

Christine chiuse gli occhi e si abbadonò ad un ennesimo sospiro, afferrando la mano del suo Maestro ed avvicinandola alle proprie labbra per baciarne ad una ad una le dita affusolate, mentre Erik sospirava a sua volta, in preda all'ardore e all'eccitazione del momento.

<< La mia Christine... >> disse ancora Erik, avvicinando il volto a quello di Christine e sussurrando quelle parole fra le labbra della ragazza.

Christine emise un leggero gemito acuto, quasi impercettibile.

<< Lo sono sempre stata. >> rispose flebilmente << Sono sempre stata solamente tua. >>

Erik la baciò nuovamente, in risposta, e fece scorrere le mani lungo le curve del suo corpo, facendola fremere dal piacere; Christine, istintivamente, si strinse alle spalle dell'uomo ed agganciò entrambe le gambe alla sua vita, spingendo il bacino contro di lui in uno spasmo di eccitazione.

<< Erik... >> gemette il soprano, fra le labbra del Fantasma << ... voglio essere tua. Voglio esserlo fino in fondo, solo che... >>

<< Shhh... >> Erik la zittì dolcemente, posando il dito indice contro le labbra del soprano << Lo so, piccola mia... lo so. Prometto di non farti del male, devi solo fidarti di me. >>

Christine deglutì e tirò un ennesimo sospiro liberatorio, muovendo leggermente il capo in segno affermativo.

<< Mi fido di te. >> dichiarò, sigillando quella promessa con un bacio appassionato.

E poi dimenticò persino il suo nome.

Erik continuò a baciare le labbra di Christine con appassionata dolcezza, mentre le sue mani si muovevano accuratamente lungo tutto il corpo della ragazza, con una rassicurante destrezza che la mise immediatamente a suo agio e le fece dimenticare qualsiasi genere di dubbio o incertezza. Ogni gesto, ogni singolo bacio e carezza erano perfettamente misurati, e il soprano non potè fare altro che abbandonarsi completamente al tocco del suo Fantasma, beandosi della meravigliosa sensazione di quel corpo così forte e rassicurante,  avvinghiato completamente al suo.

<< Non aver paura, Christine... >> mormorò Erik, con voce suadente << ...non temere. >>

Ma Christine aveva ormai da tempo abbandonato la paura: non ne aveva avuta nel momento in cui scelse di far visita al suo Maestro per un'ultima volta, nè quando Erik la disfò dei vestiti e le intimò di fare altrettanto con lui, nè ancora quando si ritrovarono avvolti fra le lenzuola di lino, intrecciati in quel vortice di amore e passione che da sempre incombeva su di loro. Non ne ebbe neanche quando, con estrema cautela ed esitazione, Erik andò ad esplorare con le dita la sua zona più intima, solleticandole le grandi labbra e stimolandole piano piano il clitoride.

Christine emise un gemito acuto e si morse il labbro inferiore, pervasa da un'improvvisa ed intensa scossa di piacere.

Erik continuò a muovere le sue dita con destrezza e maestrìa, facendo gemere e sussultare il giovane soprano, fino a che non fui lei stessa ad interromperlo, afferrando il suo volto con entrambe le mani e forzandolo a guardarla negli occhi, i quali brillavano di una luce abbagliante e colma di desiderio.

<< Ti apparterrò per sempre. >> disse, con voce rotta dall'emozione << Sarò per sempre la tua Musa. >>

Il Fantasma sorrise ampiamente e baciò ancora una volta le labbra di Christine, questa volta con dolcezza, avvicinando il proprio bacino a quello del soprano e facendo scontrare la propria erezione con il suo inguine; Christine sussultò nuovamente, mordendo d'istino il labbro di Erik e facendolo ridacchiare sommessamente.

<< Cercherò di fare molto piano. >> fece lui, accarezzando dolcemente il viso della sua amata << Ma tu cerca di rilassarti. >>

Christine fece segno di sì con la testa e tirò un sospiro profondo, per farsi coraggio, poi si rilassò completamente e si abbadonò alle premurose cure del proprio Maestro, il quale ricominciò a posare teneri baci lungo tutto il suo collo, per lenire l'imminente dolore che quell'atto avrebbe potuto provocare; il soprano chinò la testa all'indietro ed emise un sonoro gemito a metà fra il dolore e il piacere, mentre Erik si insinuava con decisione e delicatezza fra le sue membra, facendo sempre molta attenzione a non farle male.

Poi, fu un attimo.

Uno slancio improvviso, un tuffo nell'acqua gelida della Senna, un colpo secco e doloroso, così intenso da stordirla e lasciarla completamente senza fiato. Erik era dentro di lei, riusciva a sentirlo dappertutto: sotto la sua pelle, fra le sue labbra, in ogni singolo gesto, gemito o respiro.

Ovunque.

Il Fantasma rimase immobile per qualche minuto, così da dare a Christine il tempo di abiutarsi alla sua intrusione, ed andò alla ricerca delle sue mani, stringendole forte fra le proprie mentre le loro labbra si incontravano ancora una volta, torturandosi piacevolmente in un'estrema lotta senza nè vinti nè vincitori. Poi il soprano si lasciò sfuggire un ulteriore gemito di piacere ed Erik comprese che quello era il segnale che stava aspettando per incominciare a muoversi; le prime spinte furono lente e molto calibrate, i movimenti decisi ed al contempo delicati, mentre le labbra dell'uomo alternavano baci gentili e morsi maliziosi, ed il corpo di Christine fremeva e si agitava fra le membra del suo Maestro, creando una vera e propria melodia a più voci.

Eccola lì, quella misteriosa e tanto agognata Musica della Notte, che il Fantasma dell'Opera aveva così a lungo decantato e celebrato, ricercandola assiduamente in quell'amore così vero e sincero che da sempre nutriva per Christine; eccola che suonava le sue note pure e perfette, con una dolcezza ed una precisione degne del più grande di tutti i compositori del mondo. Erik la sentiva battere dentro al suo petto, scorrere dentro le sue vene e vivere in ogni suo gemito e sospiro, ora che finalmente lui e Christine erano diventati una cosa sola, ora che lei gli apparteneva completamente, senza più alcun dubbio nè sotterfugio, senza alcuna menzogna o paura di abbandonarsi ai propri sentimenti.

Non vi era più posto per niente di tutto ciò, dentro ai loro cuori; era come far pare di una perfetta esecuzione orchestrale: non una nota fuori posto, non un fiato di troppo, un entrata in ritardo, una variazione indesiderata o un bemolle fuori programma.

Tutto, in quello straordinario ed emozionante atto d'amore, aveva il sapore, il profumo e il colore della più pura ed irraggiungibile perfezione.

Christine avvolse le braccia attorno al corpo del suo amante e si strinse a lui con fare possessivo, mentre questi accelerava il ritmo delle sue spinte e continuava a ricoprire le sue labbra ed il suo collo di baci appassionati, custodo discreti di un segreto d'amore, che per nessuna ragione al mondo avrebbe dovuto essere rivelato.

In quel momento, ogni cosa sembrava avere finalmente un senso.

In quel momento, non erano più la paura e l'angoscia a farla da padrone sui suoi sentimenti e suoi suoi desideri.

In quel momento, per la prima volta in vita sua, Christine sentì di aver finalmente trovato il suo posto nel mondo, un mondo forse un po' troppo insolito ed inusuale per una fanciulla come lei, ma che - in fin dei conti - era il solo mondo al quale sentisse di appartenere realmente.

<< Christine, ti amo.. >>

La voce di Erik echeggiò come un sospiro appena impercettibile alle orecchie di Christine, ma riuscì a colpire il suo cuore con la stessa intensità di una violenta eruzione vulcanica; la ragazza scoppiò in silenzioso pianto di commozione e ricercò nuovamente le labbra del Fantasma, baciandole con veemenza ed avidità, augurandosi che quella risposta fosse abbastanza eloquente ed incisiva.

Non aveva bisogno di ribadire a voce alta i propri sentimenti, per dare loro maggiore credibilità; non aveva bisogno di eccessivi fronzoli, inutili giochi di parole e risposte sibilline, da dover decrifrare come se fossero antichi geroglifici di una lingua ormai perduta.

Erik questo lo sapeva e lo avrebbe sempre saputo: che Christine amava il suo Angelo della Musica, più di quanto al mondo fosse possibile amare una persona.



*


Il mattino seguente Erik si svegliò con le prime luci dell'alba, così come d'abitudine; non era solito dormire troppo a lungo, specialmentre quando - proprio come in quel momento - vi erano troppi pensieri in eccesso ad affollargli la mente. Il Fantasma si rigirò fra le lenzuola umide, mugolando sommessamente, e il suo sguardo si posò teneramente sulla figura esile di Christine, ancora profondamente addormentata fra le sue braccia.

Inevitabilmente, un tenero sorriso innamorato si fece strada lungo il suo volto e l'uomo riuscì a sentire il proprio cuore traboccare letteramente di amore e felicità, come mai prima di allora aveva osato fare.

Non sarebbe stato facile dire addio, non dopo ciò che lui e Christine avevano vissuto durante quella meravigliosa notte trascorsa insieme, la più bella - senza alcuna ombra di dubbio - di tutta la sua infelice, insignificante vita: l'amore che avevano condiviso, quel vortice di emozioni che tanto dolcemente li aveva cullati fra le note di una travolgente danza amorosa, avrebbero vissuto per sempre nelle sue più preziose e recondide memorie.

Sfortunatamente, non sarebbero mai state altro che memorie.

In fin dei conti, Erik sapeva di non poter domandare niente di più dalla propria vita; amare Christine era stato sempre fin troppo facile eppure, allo stesso tempo, così tremendamente difficile e complicato.

Forse, era solito pensare l'uomo, in altre circostanze avrebbe potuto esserci un lieto fine per lui e Christine: se Raoul non fosse mai esistito, se il suo volto deforme non avesse da sempre segnato il suo destino, probabilmente quell'amore proibito sarebbe stato libero di essere vissuto fino in fondo, alla luce del sole. In un'altra vita - forse - le cose sarebbero andate diversamente, ma la realtà dei fatti era completamente diversa da ciò che Erik aveva da sempre sognato per sè stesso: in fin dei conti, gli avevano sempre detto, un mostro non ha alcun diritto di essere amato.

Eppure, nonostante quell'infelice consapevolezza, il Fantasma dell'Opera sentiva di non avere completamente perso la propria battaglia; adesso, se non altro, aveva finalmente compreso quali fossero i veri sentimenti che Christine nutriva nei suoi confronti e anche se Raoul sarebbe rimasto per sempre al suo fianco, Erik sapeva che non sarebbe mai stato lui il reale custode del suo cuore.

Se non altro, grazie a quella certezza, dire addio sarebbe stato un po' meno doloroso di quanto fosse realmente.

Erik si rivestì rapidamente ed indossò nuovamente la propria maschera, sospirando profondamente; infine rivolse un ultimo sguardo adorante alla sua Christine, prima di posare un tenero bacio sulle sue tempie e sussurrare un leggero " addio "  fra le sue labbre, per poi svanire completamente dalla sua vita. Non vi era assolutamente niente che avrebbe potuto fargli cambiare idea: amava troppo Christine, più di ogni altra cosa al mondo, e sapeva che solamente accanto a Raoul la sua vita sarebbe stata realmente degna di essere vissuta.

In ogni caso, lui non l'avrebbe mai dimenticata.

Non avrebbe mai dimenticato quella notte magica, quel sogno diventato realtà, quelle speranze da tempo agognate e adesso, per la prima volta, finalmente realizzate; non avrebbe dimenticato i baci, le parole, i sospiri e le emozioni che lui e Christine avevano condiviso durante quella travolgente sinfonia amorosa, e che da quel momento in poi avrebbero per sempre trovato un rifugio sicuro dentro ai più recondidi meandri del suo cuore. Niente di quella meravigliosa notte sarebbe mai stato rimpianto, nè tanto meno dimenticato; niente, a parte l'amore, si sarebbe mai più frapposto fra la piccola Christine ed il suo adorato Angelo della Musica.

E poco importava se, agli occhi di tutti, sarebbe stato Raoul il vero ed unico amore del giovane soprano; da quel giorno in poi, niente sarebbe stato mai più come prima, dentro al cuore di Christine.

E la Musica della Notte avrebbe continuato a suonare per sempre la sua dolce melodia.







N.d.A: E' la prima volta che scrivo su Christine e il Fantasma e non sono neanche solita scrivere di coppie eterosessuali, per cui spero di essermela a sufficienza. :)

Ovviamente, rispetto che ciò che viene raccontato dalla canzone "Beneath a Moonless Sky" io ho apportato qualche leggere variazione, più che altro per rendere la scena un po' più favorevole ad una trasposizione letteraria. E nella mia mente, per tutto il tempo, Erik aveva le sembianze di Gerard Butler! xD

Spero vi sia piaciuta, un grazie a tutti coloro che hanno letto. :)
  
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