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Autore: Paura del Vuoto    09/02/2013    20 recensioni
Non sapeva a cosa credere ormai, il Regno le diceva che la sua vita era stata già scritta, che quello fosse il suo destino, ma del Fato, Lucy,
oltre il chimerico aspetto di un filo che ricongiungeva gli amanti, riusciva a scorgere la bellezza venefica di un fiore predatore di carne. Della sua carne.

Un eroe con un solo credo alla ricerca di risposte
Un Regno corrotto nell'animo, con un popolo che esige riscatto.
Ed una ragazza senza passato, nel cui sangue scorre la verità.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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No, non è la long che ho annunciato in precedenza nella One-Shot (per quella dovrete aspettare che esca il capitolo 320, o 321 dipende, di FairyTail), ma spero possa comunque piacervi o incuriosirvi… almeno un pochino xD

Warning: non preoccupatevi perché sarà solo il PROLOGO ad essere così aulico, volevo creare un netto contrasto tra l'incipit (un po' una cagata, I know) e il resto della storia xD

Anche se AU ho inserito la nota SPOILER perché tratterò vicende e personaggi che sono considerati dei veri e propri spoilers (la ripetizione di tale parola è profondamente voluta per marcare la pericolosità per chi decide di leggere) per chi segue l’edizione del manga edito dalla Star Comics e non le uscite settimanali dei capitoli.

Ho inserito l’espressione Anno Domini (Anno del Signore) non volendo intenderlo come Signore della religione cristiana, ma come essere al di sopra di tutto (Creato, re degli dei, essenza suprema… fate voi xD)

Disclaimer: c’è qualcuno che non sa che Fairy Tail è di Mashima-sensei (ovvio) ed io non scrivo a scopo di lucro? (Beh, forse questo non lo sapevate veramente, ma se volete lo stesso pagarmi per me va bene xD )

 

 

 

 

Destroy Me

Per il tuo sangue -

 

 

Nell’Anno Domini 777 la  magia corruppe la mente dell’uomo. 

Seducenti spire dagli aculei intinti del più letale dei veleni ghermirono gli umani, immersero i loro cuori in un crisma fedele alla loro natura, e dagli animi estirparono la volontà, asservendoli ad un solo ed unico credo: il potere.

Nell’Anno Domini 777 i maghi divennero proprietà del Regno.

Non più uomini speciali ma guerrieri col solo scopo di servire il regno, e per quest’ultimo morire. Divenuti vinti ancor prima di combattere, marchiati come bestie da soma, la loro vita aveva assunto le fattezze di un laccio emostatico: una compressione che li vessava nel sangue.

Nell’Anno Domini 777 i Draghi scomparvero nel nulla.

I Signori della Guerra  furono inghiottiti nell’oblio dell’ignoto, legandosi a leggende che i posteri avrebbero raccontato in segreto, con timore. Della loro esistenza ne fu vietata la parola… e della loro prole la morte fu l’anatema.

Nell’Anno Domini 777 le chiavi celesti furono ritrovate attorno ad una bambina.

Ed i più plasmarono quella piccola vita nell’ostia dei loro intenti, nella chiave che avrebbe guidato le altre alla mera origine della magia. Alle radici dell’arcano potere.

 

Nell’Anno Domini 784 la libertà strepitava negli animi degli indomiti.

E nei figli dei Signori della Guerra fomentava il plenario livore per una vita celata al mondo.

 

Prologo:

Memento mori

- You will die -

 

« Amicizia… » sussurrò, con lo sguardo proteso verso l’orizzonte oltre la finestra, tra le labbra l’effimero sapore del vento ad avvolgere le vivide lettere di quella parola.

Sapeva poco del suo significato, niente, la sua mente non riusciva a carpirla nella sua integrità, ma se avesse dovuto raffigurarla le avrebbe dato i colori del cielo. Azzurro come il bagliore dell’alba che rischiarava la sua prigione. Una cella di drappi e seta, affreschi maestosi e vasi di porcellana, dove le era permesso solo di studiare con precettori di elevato calibro, di cristallizzarsi in una bambola di vetro fino all’evento atteso dal Regno, unico scopo della sua atona vita: ilRyuuousai(*).

« Libertà… »

Di questa la morte sarebbe stata l’unica assoluzione.

Sapeva che nel 779 fu emanata dal Regno la legge che ne vietava la pronuncia ed il diffondersi, pena la morte. Più di una volta aveva chiesto il perché di quella legge, come potevano sette lettere spaventare a tal punto il Regno, ma i torvi sguardi e i rimproveri smozzati che ricevette in risposta le impedirono di proseguire, lasciando stemperare la sua mente inquieta in una tiepida conoscenza.

« Libertà…» disse di nuovo, disegnando figure arabesche sul vetro appannato della finestra… come a voler raccogliere con i polpastrelli le sofferenze che nell’assordante silenzio scivolavano via, assieme alla sua energia vitale. Sorrise: per lei la gelida Dama nera con la falce tra le mani sarebbe giunta comunque, era nata per quello. Senza memorie del passato e col solo scopo di asservire fiorendo in una sterile landa che presto o tardi l’avrebbe lasciata seccare.

Ci credi davvero, Lucy?

Non sapeva a cosa credere ormai, il Regno le diceva che la sua vita era stata già scritta, che quello fosse il suo destino, ma del Fato, Lucy, oltre il chimerico aspetto di un filo che ricongiungeva gli amanti, riusciva a scorgere la bellezza venefica di un fiore predatore di carne. Della sua carne.

Il problema fondamentale era la vista. Potevano farla galleggiare in un universo di omissioni, tesserle la rete nella quale intrappolarla e lasciarle nient’altro se non con una sensazione claustrofobica nel petto, ma fin quando avrebbe visto i colori avrebbe saputo che oltre le convinzioni fallaci del Regno ci fosse altro.  Che nessuna morte era bianca, nemmeno la sua. Che i ricordi dovevano essere gialli, chiari e lucenti come le calde braccia del sole, non frammentati e privi di significato. Che il verde fosse il colore della vita, perché  vivere doveva essere naturale per tutti, persino per lei… niente avrebbe dovuto essere grigio, sfocato come un sogno in terza persona. Niente avrebbe dovuto essere solo osservato.

Il problema fondamentale era la paura. Non aveva mai provato a scappare perché il nuovo la intimoriva, preferiva compiangersi, obbedire ad un Regno conosciuto, una mite abitudine dall’acre odore della ferruggine, che affacciarsi al mondo di cui non sapeva nulla.  Preferiva guardare che toccare. 

Sono una codarda.

Il problema fondamentale era che di abitudine ci si ammalava, e di paura si moriva.

Ti sta bene così, Lucy?

***

 

Vi fu un tempo in cui l’uomo sentiva la magia fluire nell’animo e nel sangue, nella pelle portava il vessillo della gilda con la stessa fierezza con cui un leone mostrava la chioma al branco. Non era un morbo che affliggeva l’essere, necrotizzava i tessuti e tumefaceva gli organi; non un’espiazione priva di vere colpe, immersa nel calice d’oro traboccante di fiele. Nel corso degli anni, per il Regno la diversità era divenuta un virus che andava annientato prima che questi duplicasse il suo genoma all’interno delle cellule: l’uguaglianza, l’antivirale per antonomasia, negava l’esistenza di tutto quello che la gelida apparenza non riusciva a nascondere, ed oltre il velo celava la nequizia dell’uomo.

Infida era la clessidra della vita che di bei ricordi si nutriva, lasciando agli esseri umani solo il vago odore della rugiada del mattino su fiori dormienti, e vomitando il tempo di cui tutti avrebbero voluto dimenticarsi, lasciando un alone che mai sarebbe scomparso. Quando il presente carnefice sarebbe divenuto quell’ alone dall’acro sapore?  Era questo che si chiedeva il vecchio Makarov, a capo di una delle tante gilde magiche ormai “cani” del Regno, aspettando i suoi figli tornare da missioni suicide in cui nemmeno credevano.

« Cosa vi turba, Master?» domandò Mirajane, con un sorriso a tingerle le labbra, desiderata da tutti i suoi compagni ma schifata dal resto del popolo  per il suo essere « Pensava ai ragazzi, vero? Stia tranquillo, torneranno presto sani e salvi».

Sani e salvi… ma umiliati fin dentro l’animo.

Essere i “cani” del Regno non significava solo ubbidire, ma essere sottoposti a continue umiliazioni e supplizi contro la propria volontà: nel tatuaggio della gilda vi era stata posta una magia oscura grazie alla quale il Regno manovrava i maghi… i fili con cui l’abile burattinaio muoveva le bambole. Al rientro da ogni missione, Makarov vedeva i propri ragazzi torchiati da ferite che mai si sarebbero rimarginate, desiderosi di morire ogni minuto che servivano il loro paese, e provando a vivere solo quando erano insieme. Era questo che il Fato aveva in serbo per i suoi figli? Scivolare in silenzio dimenticati da tutti considerati da pochi? Nel baratro tra il vuoto ed il nulla?

Che gli dei ci aiutino…

« Oh, cielo...»

Il vecchio lanciò uno sguardo confuso alla maga albina, sperando che quelle parole non fossero riferite ad un problema, che in quel momento sarebbe stato come del sale sulle ferite: « Che è successo?» domandò senza aprire gli occhi, seduto in piena meditazione.

« Non so come dirglielo, Master.»

« Dimmelo e basta, Mira.»

« Si tratta di lui, Master… è scomparso di nuovo.»

« Che diavolo pensa di fare? Non può permettersi di scomparire proprio ora! Vuole far uccidere tutti i suoi nakama

 

***

 

Una brezza fredda gli sfiorò la pelle solleticandogli l’epidermide, non provò  nemmeno a coprirsi, se fosse stato una persona normale sarebbe stato percorso da un  brivido di freddo che gli avrebbe fatto rimpiangere di non essersi portato una giacca più coprente di quella che già indossava, peccato che lui di “normale” non avesse nulla, nemmeno il colore dei capelli… o il gatto che aveva come fedele compagno.

Erano passati quattro giorni da quando se n’era andato dalla gilda  per l’unico scopo che mai nessuno sarebbe riuscito ad allontanarlo; era riuscito a fuggire mentre il Master era in piena angoscia per la famiglia, già se lo immaginava a imprecare contro Dei, Avi, e lui, accusandolo di non avere a cuore la sua famiglia… non era veroAmava i suoi nakama – avrebbe dato la vita per loro! – ma c’era qualcos’altro che non poteva più aspettare… i suoi amici era sicuro che, in un modo o nell’altro, se la sarebbero cavata, e al suo ritorno si sarebbe fatto perdonare… o punire, che dir si voglia. Se mai ritorno ci sarebbe stato.

« Neh, Natsu… quando arriviamo?» domandò Happy, il gatto meno comune di tutto il Regno.

« Non lo so.»

Forse ci siamo.

Erano giunti in una città diversa da quelle del Regno, non segnata nella mappa, e dai contorni sinistri. Camminavano lungo una strada isolata, troppo per essere nel bel mezzo della mattina; era la notte  l’orario in cui le città s’acquietavano, ed il buio imponeva il suo dominio indisturbato ottemperando alla sola legge del silenzio. Dall’altra parte della strada, un lampione sfarfallò pronto a fulminarsi, proiettando ancora quel poco di luce sufficiente ad illuminare i contorni del luogo, mentre una patina di nebbia si diramava ancipite lungo la via.

« È  questa… » biascicò Happy.

« Sì, Happy. Siamo arrivati alla città dimenticata: Loto.»

Finalmente

Ed un tumulto di emozioni a scuotergli dentro.

Nell’incessante fluire del suo sangue, ribollivano antiche memorie incastonate in un filo di geni, e nelle venature ruggiva l’eco lontano della verità dei guerrieri. 

La verità di una prole creduta ormai un memento.

 

O dolore, o dolore, il Tempo si mangia la vita

e l’oscuro Nemico che ci divora il cuore cresce

e si fortifica del sangue che perdiamo.

(Da i Fiori del Male,  Il Nemico -  C. Baudelaire)

 

 

 

Memento mori: ricordati che devi morire

(*) Ryuuousaifesta del Drago Reale (viene citata dal volume 35, capitolo 301, in poi).

 

Note Autore

Okay, siete riusciti a leggere questo capitolo un po’ aulico effettivamente, quindi avete tutta la mia stima… io l’avrei lasciato perdere dopo un minuto. Ancora una volta, applauso per voi e stima sotto i piedi per me… in questo momento sono una via di mezzo tra il "cancello tutto e vaffanculo" ed il "che bello sono riuscita a pubblicarlo" (euforia post-pubblicazione xD ). Nel prossimo capitolo vi porterò a conoscere la nuova Fiore ed il Regno… intendo nuova perché il distopico le farà da padrone, il Regno a cui ho pensato è un regime totalitario… beh, vediamo quel che ne esce (casomai prendo una zappa e vado a coltivare bietole… non so perché proprio bietole, mi piace il nome... bietolebietolebietole), e ovviamente ci saranno Natsu e Lucy!

La poesia a fine capitolo, oltre ad essere la mia preferita e quindi a tenerci particolarmente, è solo il verso finale de “Il Nemico” che io consiglio di leggere. Ha un che di straziante e angst quindi non posso non amarla! E, siccome sono poco propensa alla democrazia, dovete amarla anche voi! xD

Ringrazio ovviamente la mia beta-reader Letizia, ovvero Joy93 (se non ci fosse lei io non pubblicherei, e sarebbe anche meglio per voi… quindi sapete con chi prendervela xD) che ha accettato di correggere tale storia senza lamentarsi, rivedere punto per punto e notare qualunque tipo di errore (dalla dislessia da tastiera all'ignoranza patologia) e della quale adoro l'esistenza (che strana frase)!

Ringrazio anche chi vorrà leggere e non tacere, ma anche chi vorrà leggere e tacere… e non buttarmi pomodori in testa (anche perché sono allergica a quelli crudi… vi consiglio di passare direttamente alla passata di pomodoro).

Il prossimo capitolo a quando? Appena mi do genetica molecolare, che sarebbe la settimana prossima… quindi vediamo cosa riesco a fare, anche se è scientificamente provato che più devo studiare e più  mi viene voglia di scrivere. Maledetti paradossi!

Buon carnevale allora!

 

Al prossimo capitolo!

Baci,

Giorgia

 

 

 

 

 

 

  
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