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Autore: misspongibobbi    09/02/2013    2 recensioni
"Kate" rispose Blaine con un filo di voce, cercando di fargli comprendere bene tutte le parole che stava per dirgli "Kate sta perdendo molto sangue". Fece una lunga pausa per prendere fiato, prima di continuare "Forse sta per avere un aborto spontaneo".
WARNING KLANGST
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Torn from life


Il telefono di Kurt squillò improvvisamente con così tanto fragore da spaventare il ragazzo, completamente assorto nei suoi pensieri. Guardò con noncuranza il display del cellulare e lesse il nome di Blaine “Forse vorrà sapere qualcosa in più sulla stanza della bambina, oppure userà una scusa qualsiasi per sentire la mia voce perché sono secoli che non si sentiamo” pensò sorridendo fra sé e sé. Aspettò qualche secondo prima di premere il tasto di ricezione chiamate e rispondergli.

“Pronto Blaine, come stai?” squittì felice Kurt portandosi il telefono vicino l’orecchio “lo so che vuoi sapere di più sull’arredamento della stanza della bambina, ma non ti dirò nulla anche se tu m-“

“Kurt!” lo interruppe bruscamente Blaine a tal punto da far sobbalzare il ragazzo “Kurt, è successo un casino. Devi venire subito qui”. La sua voce era tremante e spezzata, e tra una frase e l’altra mormorava qualcosa di incomprensibile ad un’altra persona. Che cosa stava succedendo di così grave?

Kurt si sentì mancare l’aria, ma cercò di restare il più calmo possibile “Resta lì dove sei, prendo la macchina e passo subito a prenderti” disse cercando in tutti i modi di prendere il controllo della situazione “Adesso calmati e dimmi dove sei”.

“A casa di Kate” rispose ancora cercando di prendere fiato “Ti prego, fai più in fretta che puoi perché potrebbe già essere troppo tardi”. Non appena pronunciò quelle parole, si lasciò andare ad un pianto liberatorio scosso da spasmi violentissimi.

Il soprano cominciò ad agitarsi sul serio: Kate era la loro madre surrogata. Poco dopo essersi sposati avevano deciso di mettere su famiglia e avevano subito avuto la sua disponibilità. Era una ragazza responsabile e molto gentile, e l’idea che fosse successo qualcosa a lei e alla bambina che portava in grembo gli fece venire voglia di vomitare, ma riuscì a trattenere un conato con uno sforzo incredibile “Blaine, cosa sta succedendo?” domandò ormai sull’orlo di una crisi di nervi.

"Kate" rispose Blaine con un filo di voce, cercando di fargli comprendere bene tutte le parole che stava per dirgli "Kate sta perdendo molto sangue". Fece una lunga pausa per prendere fiato, prima di continuare "Forse sta per avere un aborto spontaneo".

La testa di Kurt cominciò a girare vorticosamente facendogli perdere l’equilibrio e, di conseguenza, cadde a terra a causa delle gambe che avevano smesso di reggere il peso del suo esile corpo. In ginocchio, con la vista appannata dalle prime lacrime e la gola secca, il ragazzo provo a dire qualcosa, ma tutto ciò che le suo corde vocali produssero fu una sorda di grido strozzato alternato da una serie di parole biascicate. Si sentiva come se qualcuno gli avesse strappato una parte di sé.

“Shh tesoro, cerca di calmarti” sussurrò Blaine cercando di dargli coraggio “Se mantieni la calma puoi venire qui più in fretta. Anche io ho paura, tanta paura, ma non abbiamo tempo da perdere”.

Kurt prese un lungo e profondo respiro per riprendere un po’ di coscienza “Farò più in fretta che posso” biascicò velocemente lui prima di sentire un urlo, probabilmente di Kate, che gli fece gelare il sangue “Tu resta accanto a lei”.

Chiuse velocemente la chiamata, si alzò di scatto col rischio di ricadere a terra una seconda volta e corse. Corse verso la porta, verso la macchina, verso Kate, verso Blaine, verso la bambina che forse non avrebbe mai incontrato. Era solo una questione di tempo, doveva essere il più veloce possibile.


“Oh mio Dio” gridò Kurt non appena aprì la porta e vide Kate distesa a terra e dolorante, circondata da una pozza di sangue con Blaine al suo fianco che le stringeva la mano con veemenza “Kate, come ti senti?”.

La ragazza provo ad alzarsi da terra, ma fece un lamento di dolore mentre reggeva uno degli asciugamani sporchi di sangue nella mano libera. Kurt e Blaine le diedero una mano a sollevarsi, senza mai lasciarla per paura che potesse cadere. Sul suo volto apparvero delle lacrime silenziose “E’ tutta colpa mia” mormorò mortificata “avrei dovuto mangiare meglio, stare più attenta. Sono solo un’incosciente”.

“No” rispose Blaine con la voce tremante ma con convinzione “è stato un incidente. Queste cose succedono e basta, e poi tu sei stata responsabile fin dall’inizio. Non devi assolutamente pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato, va bene?”.

Kate provò ad aprire bocca per dire qualcosa, ma si limitò ad annuire sommessamente perché fu interrotta da Kurt che prese un asciugamano pulito e la accompagnò verso la porta.

“Blaine, prendi anche quell'asciugamano” disse indicandone uno poco distante da loro “io intanto la accompagno in macchina. Forse siamo ancora in tempo per salvarla”.

Kurt non si dava pace. Non avrebbe perso la bambina, il simbolo del suo amore con Blaine. Avrebbe fatto l’impossibile per salvarle la vita, pur di non perdere quel piccolo bozzolo non ancora nato.

“Voi aspettate qui fuori, lasciate lavorare il dottore” disse un’infermiera dalla voce irritante come per liberarsi dei due coniugi in preda al panico.

“Noi non ci muoviamo di qui finché non abbiano notizie su Kate e la bambina!” affermò Blaine con fermezza alzando volontariamente il tono di voce “meritiamo di sapere cosa sta succedendo, siamo i genitori della bambina!”.

“Posso portare dal primario solo il padre, ovvero il donatore del seme” rispose l’infermiera lanciandogli un’occhiataccia che fece sentire Blaine ancora più scombussolato di prima “signor Hummel, mi segua”. Detto questo, fece un gesto con la mano come per invitarlo a seguirla nell’ufficio.

“Io non vado da nessuna parte senza di lui!” gridò Kurt stringendo suo marito tra le braccia “O entrambi o nessuno! E’ vero, sono il padre biologico della bambina, ma lui è suo padre  e ha il diritto di sapere tanto quanto me, che le piaccia o no!”.

L’infermiera si intenerì sentendo quelle parole, quel disperato grido di aiuto lanciato da una giovano coppia innamorata e disposta a tutto per la loro bambina. Le si scaldò il cuore a tal punto da annuire lentamente, di  darsi un’occhiata in giro e di dire “Restate qui, faccio venire il primario così potete parlare direttamente con lui”. Si voltò e diresse verso l’ufficio, con passo affrettato e impaziente.

Kurt e Blaine si scambiarono un tenero bacio a fior di labbra ancora stretti in quell'abbraccio improvvisato. Improvvisamente gli occhi di Blaine si riempirono di lacrime, ma Kurt se ne accorse solo quando ne sentì una posarsi sulla sua guancia.

“Shh tesoro, andrà tutto bene. Te lo prometto” sussurrò stringendolo ancora più a sé “Io ho te e tu hai me. Accada quel che accada, l’importante è che siamo insieme per supportarci a vicenda nel bene e nel male”.

“Ho paura, Kurt. Da morire” singhiozzò Blaine col viso poggiato sul suo collo “Non voglio che muoia, sarebbe un dolore troppo forte da sopportare”.

“Anche io ho paura, sono sconvolto tanto quanto te” rispose lui sussurrandogli quelle parole nell’orecchio “Ma dobbiamo essere forti, soprattutto per Kate e la bambina. Promesso?”. Si scostò appena da quell’abbraccio per guardarlo negli occhi. Erano arrossati, gonfi e pieni di lacrime, ma sempre di quel colore meraviglioso che lo face innamorare ogni volta che li vedeva.

“Promesso” mormorò Blaine accennando un sorriso tra le lacrime “Kurt, ti amo da morire”.
“Ti amo anche io” rispose Kurt, attirandolo a sé e dandogli un secondo bacio ancora più dolce, in netto contrasto col sapore amaro e salato delle loro labbra a causa delle lacrime appena versate da entrambi.

Un lontano suono di scarpe a contatto con il suolo li fece separare quasi all'istante: il primario si stava avvicinando a loro. I suoi passi ricordavano vagamente il ticchettio di un orologio fastidioso, uno di quelli che cerchi di ignorare ma sai che non puoi, perché in fondo sai che ti servirà. Strinsero le loro mani tra loro, prendendo un lungo respiro prima di sentire le parole del dottore.

“La signorina Stewart sta bene, adesso ha solo un leggero calo di pressione. La terremo per la notte, ma domani potrà tornare a casa salvo ulteriori complicazioni” disse il medico provocando ulteriore angoscia nei due giovani.

“E la bambina?” azzardò Blaine pentendosi subito di aver posto quella domanda “Come sta?”. Il mondo gli stava crollando addosso, sapeva che qualcosa stava per distruggerlo.

“La bambina” cominciò il dottore prendendo un respiro profondo “la bambina è morta poco dopo il parziale distacco della placenta. Era troppo piccola per nascere prematuramente, quindi siamo stati costretti a raschiare l‘utero. La signorina Stewart non potrà più avere bambini”.

Kurt cadde sulle ginocchia non appena sentì quelle parole, e scoppiò a piangere a dirotto. Non riusciva a capacitarsi della morte di una creatura innocente, la cui colpa era solo quella di essere già viva. E gliel’avevano strappata di mano prima ancora che potesse tenerla tra le braccia e cullarla. Sentì la braccia di Blaine stringerlo da dietro mentre il primario li lasciava soli biascicando mortificato.

Stretti l’uno con l’altro, sul pavimento della sala d’attesa di quell’ospedale, sentirono una parte di loro andare via con quella piccola creatura che ormai rappresentava solo una lontana parvenza di gioia non più tangibile.

You’re just a small bump unborn
Just four months then torn from life
Maybe your needed up there
but we’re still unaware as why

Kurt si svegliò lentamente sentendo queste dolci e strazianti parole cantate dalla calda e morbida voce di Blaine. Non riuscendo a dormire, il ragazzo, aveva preso la sua chitarra, si era seduto ai piedi del letto e aveva suonato e cantato tenendo davanti a sé la foto dell’ultima ecografia. Era quasi a tutti gli effetti una bambina, una bellissima bambina. I lineamenti erano simili in tutto e per tutto a quelli dei neonati.

“Avrei voluto tanto chiamarla Elizabeth” ammise Blaine sentendo la presenza di Kurt alle sue spalle “Proprio come te”.

Kurt tirò sul col naso sull’orlo di un’ulteriore crisi di pianto, ma si fece forza per evitare di farlo. Così si sedette al suo fianco, poggiando la testa sulla sua spalla.

“Aveva il tuo naso, vedi?” sussurrò indicando una piccola curva che indicava il suo naso “magari avrebbe avuto anche il tuo colore di capelli”.

“Sono convinto che avrebbe avuto i tuoi occhi” mormorò Kurt dandogli un bacio sul collo “e anche la forma dei tuoi capelli. Sarebbe stata una principessa, la nostra principessa”.
Blaine si limitò ad annuire “Una bellissima bambina con i tuoi occhi, i miei capelli ricci, il tuo naso e i miei occhi” e chiuse gli occhi come per immaginarsela. Sorrise tra sé e sé e ammise “Si, sarebbe stata un angelo. Come te”.

Ma Kurt non riuscì ad essere forte, perché scoppio di nuovo a piangere “Perché hai meritato tutto ciò, amore mio?” quasi gridò lui stringendo a sé la foto di Elizabeth “Non meritavamo di essere felici con te al nostro fianco? Chi ha avuto la faccia tosta di strapparti dalla vita? Uno stronzo egoista, ecco chi!”.

Le sue erano urla strozzate dal pianto, urla di dolore e di misericordia. Blaine si limitò a cullarlo fra le sue braccia sussurrandogli parole dolci nell’orecchio “Ce la faremo, te lo prometto” disse abbracciandolo con amore “dobbiamo solo essere forti. Elizabeth è viva, proprio qui”.

Detto questo, gli prese una mano e la condusse sul proprio petto, proprio dove si trovava il cuore. Kurt accarezzò quel pezzo di pelle, cullato dal dolce suono prodotto dal suo cuore, indugiandovi a lungo. E inaspettatamente, cominciò a cantare:

Cos you are my one, and only.
You can wrap your fingers round my thumb
and hold me tight.
Oh, you are my one, and only.
You can wrap your fingers round my thumb
and hold me tight.
You will be alright.

Cantarono insieme l’ultima frase, creando un meraviglioso duetto. Elizabeth stava bene, e solo perché aveva due genitori che la amavano più della loro stessa vita, anche se non l’avrebbero mai conosciuta davvero.

“Domani andiamo a trovare Kate, così la riaccompagniamo a casa” mormorò Blaine soffocando uno sbadiglio.

Kurt si limitò ad annuire, per poi poggiare le sue labbra su quelle di suo marito, della sua stessa vita, scambiandosi un dolce e travolgente bacio. Indugiarono a lungo l’uno sulle labbra dell’altro, assaporando ogni morso e ogni sospiro sfuggito dal fondo della gola.

“Forse dovremmo dormire”mormorò Blaine ancora sulle sue labbra, ma senza avere alcuna intenzione di staccarsi da loro.

“Direi di si” sussurrò Kurt staccandosi definitivamente da lui “abbiamo bisogno di riposarci un po’”.
Si coricarono l’uno accanto all’altro, stretti in uno strambo abbraccio simile a quello scambiato all'interno dell’ospedale.

“Buonanotte, Kurt”.

“Buonanotte, Blaine”.

Quella notte dormirono in quella posizione, stretti in un abbraccio come se ne valesse la loro stessa vita. Con la stessa forza con cui ci si aggrappa ad una corda in mezzo al nulla.


   
 
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