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Autore: maraman    09/02/2013    5 recensioni
Uno aspettava il momento di essere trovato. Uno aspettava il momento di iniziare a cercare.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Celty Sturluson, Izaya Orihara, Namie Yagiri, Shinra Kishitani, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: Lime, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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I know you will always find me

 
Fandom: Durarara!!
Personaggi: Shizuo Heiwajima - Izaya Orihara - Shinra Kishitani - Celty Sturluson - Namie Yagiri.
Coppie: Yaoi.
Pairing: Izaya/Shizuo.
Raiting: Arancione.
Conteggio Parole: 8391.
Genere: Slice of Life.
Contesto: Nessun contesto.
Warning:  Lime - Nonsense.
Piccola Premessa!: Ho cercato il più possibile di mantenere i caratteri che i personaggi possiedono, ma in questa One-Shot ogni tanto sfocio nell’OOC. Spero non di troppo. Ho inoltre messo “ Nonsense “ perché la storia non ha un senso preciso o una trama: ho solo messo giù ciò che avevo in testa su una delle coppie che preferisco.
Buona Lettura!

Capitolo Unico.

 
 

« Perché una
persona dovrebbe
voler rivivere
volontariamente un incubo? »
« L’unica ragione che riesco
a pensare è che la gente
torna indietro per
ritrovare se stessa. »
{ It.

 

***

 
 
Ogni tanto gli capitavano momenti come quello: trovarsi solo, lontano da chiunque, e non voler avere contatti con il resto del mondo per fermarsi a pensare. Pensare. Pensare. A cosa poi? O a chi?
Un solo volto inondava ogni suo pensiero.
Forse pian piano il suo ricordo sarebbe sfumato sempre di più ed un giorno alla domanda « Ti manca? » avrebbe potuto rispondere « Chi? ». Ma non in quel momento. Non in quel luogo. C’erano troppi attimi vissuti che capitolavano da soli, senza il suo permesso.
Come puoi bloccare i ricordi? Ah, se fosse esistito un modo, lui sarebbe stato il primo ad usufruirne. Certi giorni erano talmente dolorosi che non poteva sopportarli e allora usciva. Usciva e camminava, ma finiva costantemente in quei posti pieni di lui.
« Shizu-chan, io me ne vado. »
Lì, in quell’edificio abbandonato l’aveva visto per l’ultima volta.
Quell’ultima fottuta volta che aveva incrociato il suo sguardo e vi aveva letto un dolore che non avrebbe mai pensato di vedere nella sua persona.
« Perché? »
Quanto gli era costato parlare.
Il nodo in gola che lo stava soffocando mentre avrebbe voluto che lui sorridesse beffardo e gli dicesse quanto adorava prenderlo in giro per leggere ogni più piccola espressione sul suo volto. Ma non quella volta. Non in quel luogo. Non in quel momento.
« Io ti odio, Shizu-chan. »
« La cosa è reciproca. »
Ma tutti e due sapevano quanto quella frase avesse un significato diverso per entrambi.
Nessuna ironia nelle loro parole. Nessuna ironia nelle loro espressioni. Nessuna ironia nei loro gesti.
Perché non si stavano prendendo a pugni?
Perché non si trovava a rincorrerlo come avevano sempre fatto?
Perché.. Lo amava così tanto..?
Ed eccolo lì: Shizuo Heiwajima, un patetico essere umano con le lacrime agli occhi.
« ..devo ritrovare il me stesso che amavo mostrare al mondo. »
Non aveva mai sentito scusa più stupida per scappare.
Oh sì, perché era quello che Izaya aveva fatto: scappare.
E lui..? Non aveva fatto niente di niente per fermarlo perché..
Osservò le spalle di Izaya mentre si allontanava da lui.
Sarebbe stato per sempre?
Ci si poteva aspettare di tutto da una persona così.
Sospirò. Troppi ricordi in una volta sola.
S’incamminò verso il centro di Ikebukuro con le mani in tasca, mentre tra le labbra teneva la sigaretta che ormai si stava fumando il venticello lieve che smuoveva ogni cosa, anche il dolore nel suo cuore.
Senza pensarci si rese conto di essere giunto di fronte al citofono di un amico.
Finiva sempre per rifugiarsi lì perché nessun altro poteva capirlo.
Si appoggiò con le spalle al muro, inspirando ciò che rimaneva di quella sigaretta e pochi minuti dopo vide Shinra che si avvicinava.
« Ehi, Shizuo. Sei qui da molto? »
« Non saprei dirtelo.. »
Il ragazzo con gli occhiali da vista annuì e lo invitò a salire insieme a lui: avrebbero messo qualcosa sotto i denti.
Shinra accese le luci del suo appartamento: la sua amata Celty non era in casa, probabilmente fuori sulla sua moto nera. Mentre preparava qualcosa da mangiare, guardò Shizuo che si era seduto sulla poltrona che ormai era stata ribattezzata come sua proprietà.
« Devi smetterla di auto-distruggerti, Shizuo. »
« Pensavo. Tutto qui. »
« Non è mai “ tutto qui “ quando si pensa. »
« Shinra, io devo trovarlo. »
Quegli occhi mostravano una determinazione fortificata dai sentimenti.
Shizuo era un bel ragazzo: probabilmente quello che ogni donna avrebbe potuto desiderare. Insomma, non si è mai sentito di un giovane alto, biondo, con gli occhi color del miele fuso e un bel fisico che non trovasse una persona che se ne innamorasse. Eppure lui aveva deciso di focalizzare la sua attenzione su quella sbagliata. Ma quando mai la vita compie qualcosa di giusto e non doloroso?
« Se Izaya non vuole farsi trovare, è inutile cercarlo. Lo conosci meglio di me. Una delle sue migliori abilità è.. »
« ..nascondersi, lo so. »
Shizuo si passò una mano tra i capelli biondi.
Shinra posò il suo sguardo sull’amico: da quanto non si dava una sistemata? Aveva assolutamente bisogno di radersi e di un taglio netto a quei ciuffi divenuti ormai ribelli che non avevano una linea precisa. Ogni suo movimento, ogni suo gesto era capace di mostrare ai suoi occhi - che lo conoscevano ormai troppo bene - i sentimenti che si agitavano dentro il suo animo.
Shizuo socchiuse gli occhi, appoggiando il capo contro la morbida poltrona e il giovane medico, dopo poco, si accorse che si era addormentato. Sorrise tra sé, intenerito da quella visione, nonostante al suo sguardo non era sfuggita la lacrima scesa lungo la guancia. Chissà se stava sognando. Chissà cosa.
Raccolse una coperta dal divano e gliela pose sopra.
 

***

 
« IZAYA! »
La sua risata si espanse in tutta la via deserta, rimbombando tra le alte mura di quei palazzi che sembravano non avere una fine precisa. Sapeva di essere molto più agile e veloce di Shizuo e questa sua caratteristica lo divertiva ogni volta di più.
Girò il capo, giusto per rendersi conto di quanta distanza ci fosse tra loro due. L’Heiwajima era incazzato, come suo solito e lo inseguiva con un cartello della precedenza stretto tra le mani, scaraventando a destra e a sinistra qualunque altro oggetto si trovasse di fronte che gli bloccava la sua estenuante corsa.
« Shizu-chan, sei proprio lento. », un sorrisino gli si allungò su quel volto dai lineamenti sottili. « Sarà che stai invecchiando velocemente..! »
Lo vide alzare un sopracciglio, buttando la cicca ormai masticata della sigaretta consumata a terra mentre aumentava la sua andatura.
« Brutto piccolo insulso bastardo! Ti ammazzo! »
« ..solo se riesci a prendermi. » gli regalò un ultima occhiata per poi concentrarsi sulla strada di fronte a sé, svicolando nelle anguste vie di Ikebukuro.
Era il suo passatempo preferito. Oh, sì! Nel momento in cui si trovava annoiato, andava a cercarlo e non appena i loro sguardi si incrociavano, ricominciava tutto da capo, come se ogni volta fosse la prima.
In un certo senso odiava quella parte di sé, come se il suo entusiasmo dipendesse fin troppo da Shizuo, ma ogni qual volta questo pensiero gli si affacciava nella mente, lo ricacciava da dov’era giunto.
Shizuo svoltò l’angolo e si ritrovò di fronte ad una strada vuota e silenziosa dove solo un gatto bianco dagli occhi azzurri lo fissava, seduto al di sopra di un cassonetto mentre la coda penzolava a destra e a sinistra. Miagolò e per un attimo il ragazzo rimase a guardarlo in silenzio, finché sentì un dolce peso ricadergli sulle spalle e due braccia si chiusero attorno al suo collo.
Izaya rise.
« Piccola pulce..! »
« Ti ho preso, babbuino senza cervello..! »
Il biondo scosse il capo, afferrandolo con le mani e facendolo scivolare giù, spingendolo contro la parete e avvicinandosi al suo volto, sbuffando.
« Ti diverti tanto a prendermi in giro, Iza? »
« Più di quanto tu possa immaginare, Shizu-chan. »
Un sorriso mefistofelico si allungò raggiungendo persino gli occhi, ma poco dopo lasciò perdere del tutto, alzandosi sulle punte, impossessandosi delle labbra del rivale.
Quello era il momento migliore in assoluto: rincorrersi per poi perdersi e alla fine ritrovarsi lì, sbattuti da qualche parte a lottare ancora una volta per quella supremazia che nessuno dei due voleva lasciare all’altro. Battersi per archiviare quei sentimenti che inondavano le loro vene di adrenalina e di..
 

***

 
Come se fosse stato un riflesso incondizionato i suoi occhi si spalancarono, trovandosi a vagare sull’oscurità della stanza dove si trovava.
Un sogno.
No.
Un ricordo.
Sbuffò, mettendosi a sedere, rendendosi conto di avere la schiena completamente a pezzi: quel divano era il posto più scomodo al mondo, ma il sonno aveva vinto la sua parte cosciente, facendolo scivolare in maniera sublime in quell’oblio di cartelli, vicoli stretti e occhi dorati.
Quando si abituò al buio, si alzò vagando per quell’appartamento che non gli apparteneva, scolandosi un bicchiere di acqua fresca mentre con una mano si portava indietro i ciuffi della frangia, lontano dagli occhi. Forse avrebbe solo dovuto tagliarli.. Ma la verità era che quei fili neri gli coprivano quell’espressione che non apparteneva al suo viso. L’espressione di colui che non era: un codardo.
« Cosa ci fai sveglio? »
Namie si sciolse i lunghi capelli prima legati in una bassa coda.
« Un incubo. »
Lei sorrise posando la sua mano su quella di Izaya, che la scostò bruscamente.
« Non trattarmi così. Mi devi fin troppo, visto che ti stai nascondendo a casa mia, Iza. »
Si ritrovò addosso lo sguardo nero e cremisi del giovane.
« Non chiamarmi così. »
Namie alzò le mani facendo spallucce, allontanandosi dal giovane e avviandosi verso la sua stanza.
« Se avessi bisogno di compagnia, sai dove trovarmi, Iza. »
Si chiuse la porta alle spalle, lasciandolo solo nel suo mondo fatto di ombre.
La mano stretta a pugno sul mobile mentre l’espressione non lasciava trapelare nessun sentimento. Perché aveva detto che se ne sarebbe andato, ma non aveva avuto il coraggio di lasciare Ikebukuro?
Sospirò, ringraziando il cielo che Shizuo fosse talmente stupido da non aver mai pensato che potesse trovarsi nell’appartamento di quella Yagiri. Sorrise a tale pensiero, scuotendo il capo mentre altri ricordi gli si riversavano da quel cassetto che ogni volta tentava di chiudere senza risultato.
 

***

 
Percepiva il peso schiacciante del corpo sopra di sé, ma era così piacevole che stette zitto e lasciò che quelle labbra lo baciassero ovunque, anche nei posti che nessuno aveva mai raggiunto: quel muscolo che batteva inesorabile nella cassa toracica.
La sua pelle chiara si arrossava dove quella bocca succhiava così avidamente, dove quei denti lo mordicchiavano mentre nella sua mente il nulla aleggiava così dolcemente.
Perdersi.
Quella lussuria che tanto amava.
Perdersi ed abbandonarsi totalmente a lui.
La sua schiena si inarcò istintivamente per aiutarlo nell’ardua impresa di sfilargli i pantaloni ed i boxer.
Quegli occhi lo fissavano come mai nessuno aveva fatto.
Izaya Orihara si sentiva speciale, quando erano quegli occhi a guardarlo. Si sentiva amato.
E lo odiava.
E lo amava.
« Iza.. Non ce la faccio.. »
« Ci credo. Sono troppo irresistibile. »
Quel sorriso non sarebbe mai scomparso dal suo volto.
E Shizuo Heiwajima lo amava e lo odiava.
 
« Te ne stai già andando? »
L’Orihara girò il capo, trovando Shizuo intento a fissarlo.
La prima reazione fu la singola mossa di alzare un sopracciglio.
La seconda reazione fu spalancare la bocca.
La terza.. Beh, Izaya scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i morbidi capelli neri.
« Lo trovi divertente..? »
Shizuo mise il broncio, abituato com’era a sentirsi deridere dalla piccola pulce bastarda.
« Mpf. Cosa ti aspettavi, Shizu - chan? Che rimanessi a farti le coccole fino al giorno dopo? »
« Tsk. »
Izaya si chinò a raccogliere i pantaloni, indossandoli con lenta grazia. Ogni suo movimento gli rimandava l’immagine di un gatto: agile ma allo stesso tempo delicato, con quella schiena così dritta dove spuntava appena la spina dorsale, rivelando quanto in realtà fosse snello. Una volta rimessosi tutti i vestiti al posto giusto, si diresse verso la porta.
« Iza? »
La voce di Shizuo lo raggiunse. Sapeva che si era alzato e sentiva quei dorati occhi che gli perforavano la schiena. Che potere assurdo possono avere, due occhi.
« Mh? »
La mano già posata sulla maniglia della porta, come se avesse avuto paura che una sua parola avrebbe potuto farlo desistere dall’andarsene.
« A presto. »
Non si voltò.
Nessuno dei due stava guardando il viso dell’altro.
Un sorriso su entrambi i volti.
« Sì. »
La porta si chiuse alle sue spalle.
Quella promessa non era forse già di per sé un sentimento?
 

***

 
Il cellulare iniziò a vibrare in modo insistente e ciò lo portò ad aprire gli occhi.
Che ora erano?
Girò il capo in modo da poter vedere la sveglia: 04.35.
Ah. Maledizione a lui che soleva tenere quell’aggeggio acceso anche la notte.
Si strofinò gli occhi con le mani, senza infilarsi gli occhiali osservando per qualche secondo il display che si accendeva e si spegneva ritmicamente. Forse quel qualcuno avrebbe desistito.
Si guardò in giro nel buio e in relativa lontananza sentiva il russare leggero di Shizuo, rimasto su quella poltrona a dormire. Perso in queste sue riflessione, venne ridestato dal telefono che continuava imperterrito a vibrargli nella mano, allora sospirando si decise a rispondere il più piano possibile per non disturbare Celty che dormiva tranquilla accanto a lui.
« Pronto? »
Silenzio dall’altra parte. Se era uno scherzo, non era per nulla al mondo divertente.
« Ehi dottore dei miei stivali. »
Shinra sospirò.
« Izaya? Hai visto che ore sono? »
Una risatina da parte dell’altro ragazzo, ma non rispose.
« Shizuo non sta per niente bene, se volevi sapere questo. »
Percepì che l’Orihara aveva trattenuto il respiro al sentire il nome dell’odiato rivale. Shinra sapeva benissimo che aveva telefonato per avere sue notizie, eppure non riusciva a capire quel cervello dannatamente stupido. Perché era così difficile ammettere di provare dei sentimenti che non rientrassero nella cerchia dell’odio? I suoi occhi si diressero verso la donna sdraiata sotto le lenzuola. Amore. Perché quella parola aveva il potere di terrorizzare a tal punto una persona?
« Izaya, dove ti trovi? »
« In nessun posto in particolare. E non mi interessa niente di Shizuo. »
Shinra sorrise. Izaya non l’aveva mai chiamato per nome se non in rare occasioni: questa era una di quelle. Sapeva benissimo cosa stesse cercando di fare: reprimere i propri sentimenti però non funziona, non è così semplice come tutti crediamo.
« Shizuo sta dormendo a casa mia. »
Ancora una volta il respiro trattenuto.
« Ti ho detto ch- »
« Smettila. Altrimenti per quale motivo avresti dovuto chiamarmi a quest’ora della notte?! »
Silenzio. Nonostante la situazione, Shinra si divertì di aver zittito Izaya per la prima volta nella sua vita.
Lo sentì sbuffare. Per un attimo si sentì intenerito dalla situazione.
« Ascoltami attentamente, puoi anche non rispondere a ciò che ti dirò, voglio solo che tu mi stia a sentire. Mi trovo Shizuo quasi tutti i giorni sotto casa a chiedermi se ho tue notizie. Ha bisogno di capire il perché dei tuoi comportamenti. Mi ha raccontato cos’è successo, quindi non pensare che io parli a vanvera senza sapere niente. Sei solo uno stupido, a mio parere. E questo è tutto. »
Dall’altra parte sentì un sospiro. Shinra attese qualche attimo prima di decidersi a dire o fare qualunque cosa. Sapeva benissimo che Izaya probabilmente non avrebbe detto nient’altro per non sbilanciarsi: quell’orgoglio che occupava il novantotto per cento del suo intero essere non sarebbe stato messo ko dal restante due per cento.
« Beh.. A te la scelta. Buonanotte, Izaya. »
Premette il tasto rosso sulla destra e appoggiò il telefono dov’era fino a poco fa, tornando sotto le coperte e rilassandosi. Ciononostante non riuscì a prendere sonno e maledisse nella sua mente quella situazione. Possibile che si lasciasse sempre coinvolgere dal tornado che erano Shizuo e Izaya?
“ Maledizione al mio senso di amicizia. “
 

***

 
Era seduto con i piedi che penzolavano poco sopra il livello calmo dell’acqua chiara e limpida della fontana posta in mezzo al parco, dove genitori tenevano per mano i propri figli, dove giovani innamorati passeggiavano stringendosi in teneri abbracci, dove cani correvano inseguendo quegli stupidi legnetti che i padroni lanciavano loro. Tutti intorno a lui sembravano così spensierati e felici. Nascondevano qualcosa? Gli piaceva pensarla così. Gli piaceva pensare che lui non fosse l’unico ad avere determinati problemi. Quanti di quelle persone avevano sofferto almeno una volta nella loro vita? Ma certo.
La donna dalla forma sinuosa gli si avvicinò, salutandolo con la mano e si sedette al suo fianco.
~ Tutto solo, oggi?
Shizuo sorrise.
« Ti sembra una cosa strana, Celty? »
La Dullahan fece spallucce, scuotendo il capo, mentre portò lo sguardo nella direzione stessa di Shizuo, osservando le varie figure che svolgevano ognuna le proprie attività nell’immenso luogo verdeggiante di Ikebukuro.
~ Pensavo ti avrei visto in giro tentando di distruggere Izaya - kun.
Leggendo ciò che la donna aveva scritto, ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli e togliendosi gli occhiali da sole mentre gli occhi dorati si rivolsero un attimo interminabile al cielo azzurro. Si stava dannatamente bene quel giorno: adorava quel clima, quando poteva goderselo senza sudare sette camice in giro per la città rincorrendolo. Eppure ogni volta che camminava tranquillamente, sperava di voltare l’angolo ed incontrare quel sorriso.
~ Ultimamente sei strano, Shizuo. C’è qualcosa che ti preoccupa?
Il giovane ragazzo biondo estrasse una sigaretta, portandosela con calma tra le labbra e facendo scattare la fiamma azzurra e arancione dell’accendino, bruciacchiandone la punta ed inspirando a pieni polmoni.
« Ogni tanto mi chiedo come tu possa accorgerti di così tante cose. »
Lei stava ridendo. Lo sapeva benissimo.
~ Osservo.
« Tsk. »
Rimasero entrambi in silenzio per un tempo che tutti e due definirono indeterminato, poi Shizuo, abbassando qualunque sua barriera per bisogno di parlare con qualcuno che potesse capirlo, mormorò: « Temo di essere nei guai, mia cara amica. »
Lei gli chiese cosa fosse mai successo, e l’Heiwajima percepì la sua preoccupazione.
Nessuno si era mai preoccupato così per lui, se non sua madre, quella donna che tanto amava.
Sorrise tra sé a quella riflessione, rendendosi conto di quanto gli scaldasse il cuore captare che quella Dullahan - che ormai poteva considerare sua amica - si stesse agitando per lui.
« Ah, temo di essermi.. Innamorato. »
Dopo questa constatazione scoppiò a ridere, coprendosi gli occhi con una mano, come se volesse nascondere ciò che aveva appena detto. Celty posò una mano su quella dell’amico, inducendo quest’ultimo a voltarsi verso di lei. Attraverso il casco che portava, gli sembrò quasi di guardare gli occhi di quella strana creatura.
« È la prima volta che lo dico ad alta voce, ammettendolo anche a me stesso. Dannazione. Cosa c’è di sbagliato in me? »
Sentì il lieve suono delle dita di Celty che sfioravano le lettere sul suo Ipad componendo il suo pensiero. Shizuo sentiva dentro di sé quell’ansia crescere così inesorabile, quell’ansia che segue una confessione per te fin troppo importante. Si sarebbe aspettato una semplice domanda che però non arrivò. Ah, quella Dullahan piena di sorprese.
~ Non c’è niente di sbagliato in te, Shizuo. Io trovo che tu sia una persona veramente magnifica. I sentimenti vanno espressi a parole, nonostante sia difficile farlo: l’ho sperimentato io stessa. (:
« Ma tu sapevi già da molto che Shinra ti ama più di chiunque altro al mondo. »
~ Shizuo, spesso dietro l’odio si nasconde qualcosa di molto più profondo.
La mano di Celty carezzò dolcemente la guancia liscia del giovane inclinando lievemente il capo. Pochi secondi dopo infilò nella manica della giacca nera il suo fedele Ipad voltandosi e tornando con i piedi sul terreno, lasciando Shizuo solo e spiazzato da quell’ultima frase.
 

***

 
Socchiuse gli occhi, infastidito dal chiarore che proveniva dalla grande porta-finestra che dava sul balcone. Dopo averli diligentemente strofinati con le mani, si rese conto di essersi addormentato profondamente sulla poltrona dell’appartamento di Shinra. Possibile che non riuscisse a risolvere i suoi problemi da solo e dovesse continuamente coinvolgere l’amico?
Si stiracchiò come avrebbe fatto un cane dopo aver dormito nella stessa posizione per troppo tempo e sbadigliò, alzandosi con la schiena a pezzi.
Come se fosse ormai casa sua, si diresse nel bagno dell’amico, facendo i suoi bisogni e si soffermò di fronte allo specchio, trovando una figura irriconoscibile.
Shinra - che si era avvicinato alla porta del bagno pochi secondi prima - si appoggiò allo stipite della porta aperta, fissandolo.
« Nell’armadietto trovi la lametta e la schiuma. Fatti quella barba che fai schifo! La doccia la vedi benissimo anche tu: di fianco ci sono degli asciugamani puliti e lì dei vestiti nuovi. »
Shizuo rivolse gli occhi verso l’amico che stava gustando una tazza di caffè fumante e aveva un accenno di occhiaie.
« Non hai dormito, Shinra? Scusa. Non volevo darti tutto questo disturbo. »
« Non è stata colpa tua. Fai ciò che ti ho detto. Ti aspetto di là con un po’ di caffè. »
Il ragazzo biondo annuì e, dopo che il dottore ebbe chiuso la porta, si diede da fare per darsi una sistemata.
 
Si sedette al tavolo, il corpo che emanava l’odore dei pini in pieni estate.
Shinra gli pose di fronte una tazza di caffè con qualcosa da mangiare, che Shizuo introdusse voracemente tra le labbra, rendendosi conto di essere alquanto affamato.
L’amico si era posto di fronte a lui e lo osservava, finché si decise a parlare.
« Ieri sera mi ha telefonato Izaya. »
Con quella semplice frase, catturò totalmente l’attenzione dell’Heiwajima, che smise di mangiare e rimase a bocca aperta a fissarlo, interdetto. Una volta riscosso da quel momento di sorpresa, si alzò di scatto, battendo il palmo della mano aperta sul tavolo in marmo.
« Perché non mi hai svegliato?! Perché non mi hai fatto parlare con lui?! » una vena iniziò a pulsargli all’altezza della tempia, mentre gli occhi gli si facevano terribilmente piccoli. Passato l’impeto di rabbia, sospirò, risedendosi compostamente. Shinra si aspettava quella reazione, per quello attese pazientemente in silenzio.
« Ti ha detto dove si trova? »
Il dottore gli fece scivolare sul tavolo il suo cellulare, facendogli segno di prenderlo.
Izaya era stato terribilmente stupido. Appositamente?
Shizuo illuminò il display e lesse un nome che conosceva benissimo: Namie Yagiri.
Perché? Perché Izaya aveva utilizzato il telefono della donna? Era forse un modo indiretto per farsi trovare? Come poteva sapere che Shinra gli avrebbe detto della telefonata? Oh. Izaya Orihara. Certo che lo sapeva. Lui li conosceva meglio di chiunque altro. Lui li aveva sempre conosciuti ed usati come le sue pedine. Anche in quel momento lo stava facendo. Izaya aveva utilizzato Shinra per arrivare a lui. Eppure Shizuo non se ne spiegava la ragione. Perché ora voleva farsi trovare? Cos’era cambiato?
I gomiti poggiati sul tavolo e la testa tra le mani. Shizuo non ci capiva più niente e probabilmente Izaya aveva pianificato anche questo: sapeva quale sarebbe stata la sua mossa? Certo che lo sapeva.
« Cos’hai intenzione di fare, Shizuo? »
Il suo sguardo si alzò dal tavolo, fissandosi negli occhi dell’amico che tamburellava con le dita, nervoso. Voleva che quella situazione finisse. Non tanto perché - come al solito - l’avevano tirato nel mezzo, ma siccome odiava vedere Shizuo distruggersi così per una persona che non meritava niente di tutto quello.
« Non ne ho idea.. »
« Dov’è lo Shizuo Heiwajima che conosco?! Quella persona che tutti temono per la sua forza, ma che in realtà ha un grande cuore per chi se lo merita?! Eh?! Fino a poco tempo fa’ se avessi saputo dove trovare Izaya, saresti partito in quarta, senza un motivo ben preciso. Ora un obiettivo ce l’hai. Svegliati, dannazione! » il suo sguardo deciso lo perforò, facendolo vacillare per un attimo.
Socchiuse gli occhi. Shinra aveva ragione, come sempre, d’altronde.
Risollevò le palpebre ed un sorriso si allungò sul suo volto, mentre si alzava, rimettendo al suo posto la sedia che fino a pochi secondi prima aveva occupato, lo sguardo deciso di sempre prese il posto di quegli occhi distrutti e insoddisfatti.
« Dammi l’indirizzo di Namie Yagiri. È giunto il momento di dare una bella lezione a quella fottuta pulce bastarda! »
 

***

 
Aprì la porta del negozio di dischi entrandovi accompagnato dal suono della campanella.
Un ragazzo alto e magro si voltò dalla sua posizione chinata a terra mentre stava svuotando alcuni scatoloni con un sorriso ben disposto sul viso, salutando.
« Buong- »
Non riuscì a finire la frase perché di fronte a lui si parò l’espressione di sufficienza di Izaya che tentò in tutti i modi di trattenere le risate vedendo lo sguardo sbalordito di Shizuo che lo fissava.
« Che diavolo ci fai qui, schifoso essere che non sei altro?! »
« Shizu-chan, mi ferisci! Ti sembra il modo di trattare un cliente? Poi quell’aggettivo..! Non mi sembra ti faccia tanto schifo questo essere - come mi hai definito. Soprattutto quando.. » si chinò per risultare più vicino al suo viso. « ..te lo prendo in bocca. », gli soffiò a pochi centimetri.
Shizuo arrossì di colpo, alzandosi di scatto, mentre le sue dita si strinsero attorno al colletto della giacca di pelle di Izaya, sollevandolo di peso dal pavimento.
« Io ti faccio a pezzi, pidocchio! »
« HEIWAJIMA! Ti sembra il modo di trattare un cliente?! »
Shizuo, senza calcolare l’uomo dai capelli lunghi e bianchi che gli sbraitava alle spalle, sbatté il corpo di Izaya contro lo scaffale pieno di dischi che, puntualmente come logico, caddero a terra facendo un rumore fastidioso.
Ciò che lo fece innervosire maggiormente fu, però, quel sorriso sardonico che si allungava sempre di più sui suoi lineamenti e gli occhi neri e scarlatti lo fissavano con quello sguardo che odiava, ma amava e che lo faceva inesorabilmente andare in bestia ed eccitare. Izaya si passò la lingua sulle labbra, aspettando la prossima mossa, che arrivò senza farsi attendere molto. Un pugno raggiunse la sua mascella. Sentì un dolore sordo che gli prese l’intero volto, ma dopo quel colpo percepì di essere stato rimesso a terra e Shizuo gli stava dando le spalle perché una persona l’aveva afferrato per il braccio.
« FUORI DAL MIO NEGOZIO! » sentì urlare il proprietario.
L’Heiwajima si dimenticò momentaneamente di lui, voltandosi e prostrandosi in migliaia di scuse, una più patetica dell’altra. Grazie a questa distrazione, Izaya di soppiatto sgattaiolò all’esterno ma non fece nemmeno in tempo a tirare un sospiro di sollievo che già il ragazzo biondo gli aveva afferrato il polso e lo stava trascinando lontano da quel luogo.
« Ehi. »
Nessuna risposta.
« Terra chiama Shizu-chan. »
Nessuna risposta.
« Brutto scimpanzé che non sei altro, mi vuoi dire che cosa c’è in quel cervello bacato che ti ritrovi?! »
Shizuo girò il capo, fulminandolo con lo sguardo, per poi svicolare prima a destra e poi a sinistra. Quando si fermò, Izaya si rese conto che si trovavano in un piccolo parchetto dove ormai non c’era più nessuno vista l’ora tarda del pomeriggio. Sentì la consistenza della panchina di metallo sotto il sedere non per suo volere ma perché il ragazzo che ora si stagliava di fronte a lui gli aveva dato una leggera spinta.
« Ho perso un altro lavoro. »
Izaya si accomodò allungando le braccia sullo schienale, sorridendo mesto.
« Shizu-chan, era il mio scopo. »
« Sei uno stronzo. »
« Oh, me lo dicono in tanti. »
« Sai quanto mi serva un lavoro, maledizione! »
Izaya non si scomodò, mantenendo quella fredda calma calcolatrice, osservando ogni più piccola reazione di Shizuo. Dalla rabbia stava pian piano passando ad un certo tipo di rassegnazione. Lo sentì sospirare.
Dopo essersi passato una mano tra i capelli, spostandosi indietro i ciuffi ribelli che gli ricadevano sugli occhi, si chinò, posando le mani sullo schienale della panchina dietro le spalle di Izaya e incatenò i loro sguardi.
« Che cosa devo fare con te, Iza? »
In tutta risposta lui rise.
Perché si divertiva così tanto?
« Shizu-chan non ragionare troppo che poi ti si rovina il cerv- »
La frase rimase sospesa nell’aria perché la pressione delle labbra di Shizuo placò qualunque cosa quella bocca avrebbe potuto dire. Inizialmente rimase esterrefatto, ma poco dopo i muscoli del collo si rilassarono e le sue mani raggiunsero la giacca di Shizuo, le dita si strinsero attorno a questa, e gli occhi si socchiusero debolmente, le labbra che si aprivano piano unendosi a quel pericoloso gioco. Perché per lui era quello: un gioco. O almeno, così credeva.
Il silenzio intorno a loro si stagliava in modo così rilassante, mentre quel semplice bacio diventava qualcosa di più complesso, mentre i loro bisogni crescevano, mentre entrambi si perdevano l’uno nell’altro.
Diversamente dalle altre volte fu Shizuo il primo ad allontanarsi dal corpo di Izaya che rimase interdetto a fissarlo mentre tornava in piedi e gli dava le spalle, tirando fuori il suo pacchetto di sigaretta e accendendone una.
« Hai le mestruazioni, Shizu-chan? »
Il ragazzo si voltò, alzando un sopracciglio, trovandosi di fronte all’espressione più innocente che Izaya potesse fare consapevolmente, espressione che durò poco visto il sorriso di scherno che già stava nascendo.
« Mi stai sul cazzo. »
« Mpf. Ti piacerebbe molto. »
Se le cercava, lo ammise a se stesso: gli serviva le risposte su un piatto d’argento. Non gli rimaneva altro che sbuffare, altrimenti avrebbero cominciato a battibeccare come una coppia di sposini e quel giorno non era per niente dell’umore. In un veloce flash gli tornò in mente la conversazione che qualche giorno prima aveva avuto con Celty e come reazione iniziò a ridere istericamente sotto gli occhi perplessi di Izaya.
« Oddio. Ti sto perdendo nei meandri della pazzia. »
Shizuo si sedette di fianco all’Orihara, continuando a ridacchiare.
« Mi spieghi cosa c’è di così divertente? »
« Iza, ci pensi che è la prima volta che parliamo senza metterci le mani addosso? » sputò fuori il fumo che si perse nell’aria sovrastante.
« Sei scemo? Perché tiri fuori queste cose da femminuccia? »
« Mi hai fatto perdere l’ennesimo lavoro, eppure ti sto parlando come se niente fosse. Sono proprio uno stupido. »
Izaya ridacchiò.
« Ah, l’amore che provi per me supera ogni cosa! Lo so! » esclamò, scoppiando in una fragorosa risata.
Shizuo buttò a terra la sigaretta ormai finita, scansandola con il piede e poggiò il capo sullo schienale freddo della panchina, guardando il cielo che si stava lentamente scurendo per poi socchiudere gli occhi.
« Già, forse.. » mormorò mentre un dolce sorriso si allungava stanco sotto lo sguardo perplesso dell’Orihara che rimase completamente a bocca aperta indeciso se credere di essere stato preso in giro o.. Convincersi di essere stato preso in giro.
Il ragazzo biondo si alzò, stiracchiandosi e fece per allontanarsi, ma le dita di Izaya si erano chiuse intorno al suo braccio, inducendolo a voltarsi. Non era da lui un comportamento del genere, per questo l’Heiwajima si girò, trovandosi a fissare uno sguardo duro e deciso che lo fece rabbrividire perché marcato anche dalla linea strana che le sue labbra strette e sottili davano ai lineamenti. Sembrava quasi arrabbiato.
« Shizu-chan, non scherzare con me. »
« Sento un pidocchio che parla. »
Per marcare il concetto, Izaya strinse maggiormente le dita, mentre nell’altra mano era comparso magicamente quel fottuto coltellino che Shizuo non riusciva a capire come potesse apparire nei momenti critici, arma che venne avvicinata al viso di quest’ultimo.
« Tu non hai capito. »
« No, Iza. Sei tu quello che non capisce. Ora lasciami andare. »
« Che cosa non avrei capito? »
« Mi stai rovinando, maledizione! »
Con uno scatto della mano colpì il braccio di Izaya proteso verso di lui e istintivamente le sue dita lasciarono andare la presa che stringeva il suo avambraccio. Il ragazzo dai capelli neri rimase a fissarlo, facendo un passo indietro.
A quel punto Shizuo gli tirò un pugno che venne prontamente schivato sulla destra. Tuttavia non fece in tempo ad evitare il colpo che giunse dall’altra parte e che lo colpì in pieno, lasciandolo stordito per qualche secondo, finché si riprese e riuscì a ferire il braccio dell’Heiwajima, tagliuzzando anche la camicia bianca, per poi allontanarsi facendo un salto indietro e tentando di mantenere quella distanza di sicurezza.
« Piccolo insetto che non sei altro! Era nuova! »
« Quella puoi sempre comprarla! Tu hai rischiato di rovinare il mio bellissimo viso! »
« Chi?! Quella faccia da schiaffi?! »
E ricominciarono da capo finché Shizuo si ritrovò, senza capirne le dinamiche, con la schiena sbattuta contro il terreno ed Izaya seduto comodamente sopra di lui, la lama fredda e brillante vicino alla sua giugulare.
« Hai intenzione di startene buono, gorilla?! »
Mugugnò qualche imprecazione a denti stretti, ma rimase fermo senza tentare di difendersi o di toglierselo di dosso. Vista la non-opposizione della persona che stava sotto di lui, Izaya rilassò i suoi muscoli, mettendo via quel coltellino nella tasca della giacca e sospirando, massaggiandosi le tempie con le mani, socchiudendo per pochi secondi gli occhi. Poco dopo Shizuo si ritrovò costretto a fissare quelle sfumature rossastre nei profondi oceani scuri. Aveva la guancia arrossata per colpa sua: allungò il braccio, posando il palmo della sua mano sulla contusione da lui creata.
« Non fa male, scemo. »
« Uhm. »
Ormai il cielo era diventato bellissimo: le sue sfumature blu contenevano quella luna quasi piena che illuminava la Terra con le sue accompagnatrici piccole stelle.
« Andiamo da te, Shizu-chan. »
Si alzò dal suo corpo, iniziando a camminare con le mani infilate nelle tasche di quei pantaloni neri e stretti che gli modellavano perfettamente le gambe ed il sedere.
Shizuo, dal canto suo, non riuscì a proferire parola. Si alzò e lo seguì qualche passo dietro. Gli sarebbe bastato dire “ No, questa volta no. “ e invece si trovava nella stessa situazione di sempre. Uno dettava le regole del gioco e l’altro come uno stupido si lasciava comandare. Odiava essere così debole. Odiava tutta quella dannata situazione. Eppure non riusciva ad uscirne. Cos’erano loro? Quella domanda lo tormentava da troppo tempo, ma non riusciva a farla uscire dalle sue labbra quando si trovava ad osservare quel viso che ormai conosceva a memoria: ogni più piccola espressione, ogni più piccolo segno.. Lo tormentava.
Aveva paura. Per la prima volta in tutta la sua vita aveva paura non di porre una domanda, ma di sentire la risposta.
Esseri umani: creature così infinitamente deboli di fronte ai sentimenti. Eppure non possiamo far nulla se non accettarli o combatterli, ma qual è la via meno dolorosa?
Che cosa sarebbero mai potuti essere Izaya e Shizuo?
 

***

 
Namie si legò i lunghi capelli in una coda, mentre usciva dal bagno lasciando dietro di sé una dolce scia di fragranza alla frutta. Puntualmente sveglia, truccata e vestita: pronta per un’altra estenuante giornata di lavoro.
Prima di giungere nella piccola cucina dove aleggiava l’odore inconfondibile del caffè - che la mattina non poteva mancare - si fermò nel salotto con le mani posate sui fianchi mentre fissava il ragazzo sdraiato e leggermente coperto che dormiva sul suo divano. Sembrava un’altra persona in quel momento: i lineamenti erano totalmente rilassati, le labbra semi aperte ed i capelli messi in modo scomposto. Tutto ciò che lei vide era un bambino troppo cresciuto che viveva una vita secondo i suoi valori distorti in quella realtà che per lui era solo uno sporco, divertente ed estenuante gioco.. Un bambino che non aveva ancora capito di essere caduto nella sua stessa rete.
Si avvicinò ulteriormente, chinandosi sulle ginocchia mentre un sorriso le nasceva osservandolo.
Izaya Orihara era davvero un bel ragazzo, non avrebbe mai potuto dire il contrario. L’unico problema era quel suo carattere. Lui amava osservare. Osservare e studiare qualunque persona lo circondasse per poi - a suo tempo - giocare con le loro imperfezioni che puntualmente trovava. Viveva. O almeno pensava di vivere secondo le sue regole, quando non si rendeva nemmeno conto di aver totalmente cambiato la vita di un’altra persona.
« Ti sei incantata? »
I pensieri di Namie furono bruscamente interrotti dalla sua voce assolutamente fastidiosa e pochi secondi dopo si ritrovò a fissare i suoi occhi aperti, nonostante vi rimanessero alcune tracce di sonno. Lei scosse il capo, alzandosi e guardandolo mentre si stiracchiava, sapendo che quel divano non era il luogo più comodo al mondo per dormire.
« Osservavo quanto fossi più carino ed innocuo, mentre dormi. »
« Oh, Namie-chan, così mi ferisci! Io sono sempre carino ed innocuo! »
« Inizi già la giornata sparando stronzate, Iza? »
Lo sentì sbuffare. Eppure lei si divertiva tantissimo perché sapeva il motivo per cui lui odiasse - o almeno così voleva far intendere - quel soprannome. Quando se ne sarebbe accorto, di non essere più il padrone della situazione? Lei avrebbe atteso quel momento per poi goderselo con tutta tranquillità.
« Vado a lavorare. »
« Uhm. »
Gli sorrise, allontanandosi e dopo aver bevuto la sua tazza di caffè e aver indossato un paio di scarpe rosse dai tacchi vertiginosi che slanciavano ancora di più la sua bella figura, lasciò l’appartamento a completa disposizione di Izaya, che si distese nuovamente. Odiava quel divano, eppure non si decideva ad andarsene da quell’appartamento. Cosa stava aspettando? O forse era meglio chiedersi chi stesse mai aspettando. Mentre portava il capo all’indietro e si scompigliava i capelli corvini gli tornò in mente il motivo per cui aveva deciso di.. Di far cosa? In fondo non era nemmeno riuscito a scappare, vista la sua attuale posizione nell’appartamento di Namie, in Ikebukuro. Era ancora il gioco del gatto con il topo, ed il ricercato era lui che attendeva di essere trovato. Non era cambiato nulla, giusto? Un inseguimento, come al solito. No. No, perché Shizuo gli aveva detto.. Shizuo.. Shizu-chan..
« ..maledizione! » strinse i pugni finché non sentì i palmi delle mani dolergli.
Socchiuse gli occhi coprendoseli con il braccio destro mentre pian piano scivolava tra le braccia di Morfeo e la sua mente iniziò a vagare in mezzo a quei ricordi che - da sveglio - tentava di eliminare.
 

La consistenza dura del pavimento è sotto la mia schiena.
È una benedizione che fino ad ora io non mi sia rotto nessuna vertebra.
« La finezza non è il tuo punto forte, Shizu-chan. »
Questa volta non mi rispondi.
C’è qualcosa di diverso in te.
Cosa sta succedendo, Shizu-chan?
Le tue mani si infilano sotto la mia maglietta e sento le tue dita fredde sfiorarmi la pelle.
Un brivido mi percuote dalla testa ai piedi.
Mi baci.
La consistenza delle tue labbra sulle mie.
Perché non ho mai provato niente di così morbido?
Perché non ho mai pensato a questa situazione, ma la desideravo e la desidero sempre di più?
Io sono quello che deve giocare con le persone.
Io non devo essere un giocattolo.
Eppure ti bramo.
Voglio tutto questo.
« Iza. Iza. Iza. »
Mormori il mio nome sulla mia bocca.
Mi mordi.
Mi baci.
Mi tocchi.
Smetti e mi guardi.
Odio quando lo fai.
Ti odio.
Ti odio.
Ti odio.
« Arriviamo al dunque, Mister Muscolo? »
E mi nascondo dietro quel sorriso che mi riesce particolarmente bene.
Questa volta, però, ridi invece che innervosirti.
Forse è proprio vero che certe persone non fanno altro che stupirci.
E mi sconvolge che sia proprio tu a farlo, sai?
« Iza, mi fai impazzire. »
Sbuffo.
Ti avvicini e mi baci ancora.
Poi rimani un’altra volta lì a distanza ravvicinata e mi guardi negli occhi.
« Ti.. »
« Shizu-chan, io me ne vado. »
Queste parole mi escono dalla bocca senza il permesso del cervello.
Cosa stavi per dirmi, Shizu-chan?
Cosa stavamo per fare ancora una volta?
« Perché? »
Che domanda stupida e banale.
Sapevo mi avresti risposto così, ma non pensavo di sentire la tua voce così stupita ed incrinata nel porgere quella fottuta domanda.
E non pensavo nemmeno di sentire un nodo in gola nel pronunciare quelle mie stesse parole.
« Io ti odio, Shizu-chan. »
Leggo l’indecisione nei tuoi occhi.
Oh, quanto adoro leggere la ferita negli occhi umani.
Ferita provocata da me medesimo.
Sto riacquistando il controllo della situazione.
Già.
Ma a che prezzo?
« La cosa è reciproca. »
Un sussurro.
Quanto sono state difficili per te queste parole?
« ..devo ritrovare il me stesso che amavo mostrare al mondo. »
Izaya Orihara si sta giustificando.
Ah, il mondo si è proprio capovolto, non trovi, Shizu-chan?

 
Si svegliò di soprassalto.
Cos’era?
Cos’era stato?
Un sogno.
No, un ricordo.
Rimase in stato catatonico per qualche minuto finché decise di infilarsi sotto la doccia sperando che lo scroscio dell’acqua calda sul suo corpo lo rilassasse. Tuttavia, anche mentre i muscoli delle spalle si placavano, le immagini continuavano a scorrergli al di sotto delle palpebre, e la dolcezza delle gocce somigliava alle dita di Shizuo che lo sfioravano con così tanta dedizione.
Come aveva potuto staccarsi da quelle mani in quel momento? L’aveva fatto scostare senza più nessuna parola e senza voltarsi se n’era andato. Che avresti fatto Izaya se ti fossi girato e avresti visto la maschera di forza di Shizuo Heiwajima andare in mille pezzi?
Loro due erano poli opposti di una calamita che però non dovevano stare insieme. Non dovevano provare sentimenti. Tutto quello era solo e soltanto un gioco, niente di più.
Uscì dalla doccia con lo stesso stato d’animo addosso, legandosi un asciugamano in vita quando qualcuno iniziò con insistenza a battere il pugno chiuso sulla porta d’ingresso. Namie era al lavoro. Non poteva essere qualcuno che cercava lei. Che fosse..?
« IZAYA APRI QUESTA FOTTUTA PORTA CHE TI SCHIACCIO COME UN INSETTO, PIDOCCHIO CHE NON SEI ALTRO! »
Gli occhi dell’Orihara si spalancarono di colpo e pochi secondi dopo iniziò a ridere come non faceva da tempo. Quindi era giunta la resa dei conti? Cosa si sarebbero detti? Cosa sarebbe successo? Si guardò, rendendosi conto del suo stato attuale: semi-nudo. Se fosse andato ad aprirgli in quelle condizioni.. Si immaginò la faccia di Shizuo imporporarsi e sorrise istintivamente e ciò lo convinse ad avviarsi verso la porta - presa a colpi sempre più potenti che avrebbero potuto buttarla giù da un momento all’altro - rendendosi conto che ad ogni passo il suo cuore batteva sempre più velocemente.
« Oh, Shizu-chan, non cambierai mai, vero? Rimarrai un gorilla per tutta la vita. »
I boati e i colpi alla porta smisero non appena Izaya aprì bocca. Sorrise, compiaciuto della reazione e girò con calma estenuante la chiave per poi aprire la porta, trovandosi di fronte ad un Shizuo dai capelli smossi da una probabile corsa - visto anche il fiato corto - con un semplicissimo paio di jeans che non gli aveva mai visto addosso ed una maglietta a mezze maniche nera un filo più larga di come avrebbe dovuto essere, che lo fissò a bocca aperta. Quando l’Heiwajima si rese conto di quanto fosse poco vestito Izaya, arrossì improvvisamente, così come lui aveva previsto poco prima e distolse lo sguardo.
Un sorriso perfido si allungò sul suo volto.
« Ti imbarazza vedermi così, Shizu-chan? Come sei prevedibile. »
Sentita la solita frecciatina, Shizuo riportò gli occhi sul corpo snello di Izaya, fissandolo in cagnesco. Tuttavia, quell’espressione durò per pochi attimi perché quelli successivi furono ancora più sconvolgenti.
Il biondo si avvicinò a passi svelti - anche se Izaya avrebbe detto di vedere tutto a rallentatore - e senza lasciare spazio ad ulteriori parole afferrò il polso dell’altro attirandolo a sé e stringendolo tra le sue braccia, affondando il viso nei suoi capelli che odoravano di shampoo.
« Maledizione! Iza, io.. » la frase rimase in sospeso così come era successo quella volta.
Izaya rimase perplesso e per la prima volta immobile, incastrato in quel gesto. Che cos’era? Quella vicinanza lo sconvolgeva perché non avevano mai avuto un qualcosa di così intimo. Il sesso era meno imbarazzante. In quel silenzio poteva udire il battito ritmico e leggermente accelerato del cuore di Shizuo e ciò lo sconvolse ancora di più. Si sentiva in trappola come un topo messo alle strette dall’enorme gatto che sta per ingoiarlo tutto intero. Che questa volta fosse il famigerato felino a vincere contro il piccolo roditore?!
« Mi stai soffocando. »
Bugiardo.
« Taci, scemo. È tutta colpa tua. »
Vigliacco.
« Di cosa continui ad incolparmi? »
« Se non ti avessi mai incontrato.. Sarei un ragazzo normale. »
Izaya rise.
« Shizu-chan, la normalità è per i perdenti. La normalità è noiosa. Infatti ciò che facciamo io e te non è per niente normale, altrimenti non mi divertirebbe. »
Shizuo fece due passi indietro, interrompendo il contatto tra i loro corpi ed entrambi percepirono un brivido lungo la schiena dopo essersi staccati. Izaya gli diede le spalle, incamminandosi dentro l’appartamento ed il ragazzo biondo lo seguì, chiudendosi la porta alle spalle.
Lo vide chinarsi e prendere i suoi vestiti sul divano dove presumeva avesse dormito in quelle sere e prima che potesse indossarli Shizuo glielo impedì, creando ancora un contatto e abbracciandolo da dietro, posando le labbra nell’incavo tra il collo e la spalla.
« Iza fai l’amore con me. »
Sentì quelle parole incidersi nella sua pelle mentre le mani di Shizuo si impossessavano del suo corpo, sfiorandolo come se fosse fatto di cristallo, toccandolo ed Izaya non si ribellò, lasciandolo fare.
« ..da quando per te non è più sesso? »
Izaya si voltò, fissandolo seriamente negli occhi.
« Vuoi davvero saperlo, Iza? »
Izaya rise, scuotendo il capo e prendendo in mano la situazione per fare ciò in cui si sentiva terribilmente bravo e sicuro. Spinse l’altro sul divano, posizionandosi a cavalcioni sopra di lui e, con quel suo terrificante sorriso diabolico, s’impossessò delle sue labbra mentre le sue mani esperte che ormai conoscevano quell’altro corpo a memoria si davano da fare con gli indumenti, così da lasciarlo nudo come lo era lui, lasciando che la loro pelle si sfiorasse, si toccasse, si unisse.
Ammettere a se stesso di aver perso?
No, mai.
Dal suo punto di vista quello che aveva perso era Shizuo. Quel suo lato troppo infantile non gli permetteva di ammettere come stavano veramente le cose, ma in momenti come quelli a nessuno dei due interessava: insomma, erano insieme, no? Cos’altro doveva contare?
 
« Stai già scappando un’altra volta, Iza? »
Il ragazzo chiamato in causa interruppe la sua avanzata verso la porta d’ingresso, voltandosi e fermandosi a fissare Shizuo che aveva appena finito di rimettersi i vestiti nonostante si notassero i residui della loro adorabile lotta da com’erano messi i capelli e dai segni rossi che ogni tanto apparivano sulla scia del lungo collo.
« Beh sono Orihara Izaya, il capo dei capi della fuga.. »
Shizuo si passò una mano tra i capelli, sorridendo amaramente.
Eppure qualcosa era cambiato: tutto si era incrinato inesorabilmente.
A cosa li avrebbe portati tutto ciò?
« ..ah, Shizu-chan tutto ciò non cambia il fatto che io ti odi. » disse, facendo spallucce come se stesse semplicemente parlando del tempo che c’era al di fuori.
« La pensiamo allo stesso modo, allora. »
Ognuno di noi ha il proprio modo di esprimere i propri sentimenti, no? Izaya e Shizuo non avevano altro mezzo per farlo se non il picchiarsi, insultarsi e poi ritrovarsi l’uno tra le braccia dell’altro a cercare ancora di avere la supremazia sulla persona rivale.
Tornò a dargli le spalle ma poco prima di uscire girò solo il capo in direzione del ragazzo biondo che non aveva smesso nemmeno un secondo di fissarlo e di registrare ogni suo più piccolo movimento.
« Adoro nascondermi perché tanto sono consapevole che Shizu-chan mi troverà sempre. » si lasciò sfuggire un piccolo sorriso che Shizuo non avrebbe mai potuto dimenticare nemmeno in altri duecento vite. Quella stupidissima frase era più di ciò che avrebbe mai sperato di udire da quella pidocchiosa pulce. Gli sorrise di rimando. No, non avrebbe mai voluto che le cose tra loro cambiassero altrimenti - come Izaya gli aveva già ben detto - entrambi si sarebbero presto stufati l’uno dell’altro.
« Ci puoi scommettere, pidocchio! »
Quello era il loro speciale rapporto.
Quella era la cosa più bella che potessero mai desiderare.
L’Orihara gli diede le spalle alzando la mano come saluto e pochi minuti dopo anche Shizuo lasciò l’appartamento un’ora prima che tornasse Namie Yagiri.
Quando la donna rientrò in casa si rese conto del silenzio opprimente nelle varie stanze. Imprecò per la stupidità di Izaya di averle lasciato la porta aperta senza chiuderla con le chiavi e si diresse in cucina per bere un bicchiere d’acqua dopo la faticosa giornata. Sul posto di lavoro si era spesso interrogata su cosa avrebbe deciso di fare il giovane che ospitava e quel silenzio non la stupì più di tanto.
Ciò che la lasciò basita fu il pezzetto di carta attaccato con lo scotch al mobiletto dove teneva i bicchieri.

A presto, Namie.

La donna sorrise. E così se n’era andato. Si lasciò cadere i capelli sulle spalle, mentre stracciava quel piccolo foglietto con la scritta elegante che Izaya le aveva lasciato.
In un altro appartamento un telefono vibrò un paio di volte provocando quel rumore fastidioso.
Tuttavia Shinra ringraziò il cielo che non fosse una chiamata ma un sms.

..grazie, Shinra.

Mentre leggeva quelle semplici parole un sorriso spontaneo gli nacque sul volto. Celty lo fissava e così lui le passò in mano il cellulare mentre si sedeva al suo fianco sul divano del salotto.
« Grazie a Dio. » sospirò il giovane medico e sentì che anche la Dullahan si rilassava.
Posò il telefono sul mobiletto lì vicino per poi accoccolarsi tra le braccia di Shinra, lasciandosi stringere e cullare e sentendosi terribilmente bene. Terribilmente amata.
 

***

 
Chiuse il telefono dopo aver scritto quel semplice messaggio a Shinra e lo infilò in una delle tasche dei pantaloni. Alzò il volto, osservando il cielo. La serata lo tranquillizzava terribilmente, forse anche perché il suo stato d’animo era totalmente cambiato da quello di pochi giorni prima.
I rapporti tra gli esseri umani erano così complicati, ciononostante aveva constatato che nemmeno lui avrebbe potuto farne a meno. In fondo al cuore, chiunque cerca qualcuno che lo capisca. Forse per lui non era esattamente così ma si accontentava volentieri di ciò che aveva. Gli esseri umani non sono fatti per stare da soli. E loro due non erano soli perché si completavano stando insieme.
Con quei pensieri in testa, si strinse nella giacca, e si allontanò per le vie desolate di Ikebukuro attendendo che un nuovo giorno sorgesse.
Attendendo di ricominciare il gioco.
 

Uno aspettava il momento di essere trovato.
Uno aspettava il momento di iniziare a cercare.

 
 

 
Parto ringraziando tutti coloro che sono arrivati a leggere quest’ultima frase della mia Fanfiction.
Era da un po’ che la stavo elaborando, ma fino alla fine non ne sono convinta. Sono consapevole non ci sia un vero e proprio filo conduttore ma adoro analizzare la testardaggine di Izaya e il fatto che non voglia ammettere i suoi sentimenti, cosa che fino alla fine non ha fatto, nonostante abbia abbassato un po’ le sue difese nei confronti di Shizuo che invece non l’ha proprio detto ma ha fatto intendere a tutti noi le sue emozioni. (:
Bene, spero solo che vi sia piaciuta.
Un bacione. :3
 

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