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Autore: ladyme    09/02/2013    7 recensioni
«Sposami Kate».
«No!» dico chiudendogli la porta in faccia. Respiro, mi accorgo solo ora di avere ancora la pistola in mano, la poso sul mobiletto lì vicino. Mi passo le mani sul viso e poi sui capelli.
Mi ha chiesto di sposarlo e io gli ho chiuso la porta in faccia.
Ma che cosa ho fatto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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I’m not a stranger
No I am yours
With crippled anger
And tears that still drip sore

 

 

 

«Mi aveva promesso una serata indimenticabile» dico tra i singhiozzi, Lanie mi passa un fazzoletto di carta per asciugarmi le lacrime. «Devo sembrarti patetica, ma ci avevo creduto veramente». Lanie mi guarda con compassione, se avesse un bisturi tra le mani probabilmente si sarebbe già lanciata su quello scrittore senza cuore. «Si è presentato con Meredith e Gina a cena!». Probabilmente è la quarta o quinta volta che glielo ripeto, cercando, forse, un perché di quell’atto. «Ed io sono scappata come una vigliacca, non ci ho neanche provato a tener testa a quelle due donne».

«Tesoro, non è colpa tua» sussurra Lanie accarezzandomi la guancia bagnata. «Non è colpa tua, tu sei la donna più coraggiosa che conosca, capita di avere qualche momento di debolezza specialmente in amore. Non doveva presentarsi al vostro anniversario con quelle due donne, tra tutte le cose che ha fatto questa è la peggiore».

Annuisco asciugandomi le lacrime con il dorso della mano, il mascara mi sta macchiando tutt0 il viso.

«Devo tornare in obitorio, sto lavorando ad un caso abbastanza complicato» dice Lanie. «Tu rimani qui, fai come se fossi a casa tua».

«No, torno a casa mia» dico alzandomi dal tappeto. «Mi dispiace di averti torturata con tutte queste mie parole».

«Non fare la stupida, stai qui almeno sei sicura che Castle non verrà, perché avrà paura di me». Sorrido. «Rifletti, e domani mattina agisci a mente fredda». Prende la giacca dalla sedia, mi guarda come ogni madre guarda suo figlio la sera prima di lasciarlo dormire nel suo letto. «Torno presto».

Rimango sola in un appartamento che non è neanche il mio, con ogni gesto mi sembra d’invadere la privacy di Lanie, mi guardo intorno, sono tornate le foto con Esposito, vuol dire che l’ha perdonato.

E io? Io lo perdonerò Rick?

Tiro sul col naso.

No, questa volta ha superato il limite.

Mi alzo in piedi per rannicchiarmi poi sul divano, mentre lo sguardo vaga al di fuori della finestra, New York illumina anche il cielo buio. È scoppiato un temporale.

Come la nostra prima notte.

Sospiro.

E se questa fosse stata la nostra ultima notte?

Non riesco a capire perché l’ha fatto. Il cellulare vibra per l’ottava volta, non mi volto neanche per vedere chi è il mittente, non riuscirei a sopportare di vedere il suo viso sullo schermo. Parte la segreteria.

Ecco dopo la chiamata il messaggio, un semplice “dove sei?”. L’ennesimo “dove sei?”. Se solo mi conoscesse veramente saprebbe che non sarei mai tornata a casa mia o al distretto, perché ero certa che lui sarebbe andato a controllare.

Bussano alla porta, mi volto di scatto.

«Lanie?» chiedo. No, lei ha le chiavi, è casa sua. Tiro fuori la pistola dalla borsa e mi alzo lentamente, mi appoggio al muro. La porta si apre, un movimento veloce e sono davanti a lui.

«Sono io Kate» dice. Io lo guardo negli occhi, è bagnato fradicio dal temporale, impugno ancora più saldamente la pistola che non accenno ad abbassare. «Abbassa la pistola».

«Come fai avere le chiavi di casa di Lanie?» chiedo senza cambiare la mia posizione.

«Me l’ha date Esposito al distretto, ero sicuro che ti avrei trovato qui. Ora puoi abbassare quella pistola?». Scuoto la testa.

«Vattene, non voglio sentire spiegazioni. Con te ci sono solo e sempre spiegazioni, e sono stanca di credere ai tuoi stupidi giochetti, basta. Castle vattene subito» dico respirando profondamente. Lui non si muove. «Non mi fissare in quel modo».

«Hai pianto…». Rido, credeva davvero che l’avrei presa bene? «Ti prego Kate ascoltami». Scuoto la testa.

«Vattene, dico davvero, se vuoi farmi stare meglio vattene». Sospira guardandosi appena intorno, lo fa sempre prima di cedere, ma questa volta non si volta per andarsene. Cerca qualcosa dentro alla tasca della giacca. «No, non voglio leggere ciò che hai provato in mia assenza solo perché mi hai fatto del male, ne ho a centinaia di quei biglietti». Lui mi guarda e si lascia cadere a terra con un anello in mano. «Sposami Kate».

«No!» dico chiudendogli la porta in faccia. Respiro, mi accorgo solo ora di avere ancora la pistola in mano, la poso sul mobiletto lì vicino. Mi passo le mani sul viso e poi sui capelli.

Mi ha chiesto di sposarlo e io gli ho chiuso la porta in faccia.

Ma che cosa ho fatto?

Apro velocemente la porta.

«Rick aspetta» urlo ancora prima di accorgermi che lui è nella stessa posizione di prima con gli occhi rivolti verso di me. «Sei qui…» sussurro inginocchiandomi di fronte a lui. «Perché lo stai facendo?».

«Perché ti amo Kate, ancora non l’hai capito che non sei solo la mia musa, ma sei il mio tutto? Te lo volevo chiedere stasera a cena, ma ho incontrato Gina e Meredith, e hanno insistito per volerti salutare, non avrei dovuto lo so. Non succederà più. E in più tuo padre mi ha già dato la sua benedizione, quindi mancherebbe solo il tuo consenso».

«Richiedimelo Rick, ti prego». Sorride, mentre i suoi occhi azzurri riprendono quella brillantezza che avevano perso.

«Katherine Beckett vuoi farmi l’onore di poter diventare tuo marito? Perché io sono tuo, la mia vita senza di te non ha senso, sei la mia linfa vitale e chiederti di diventare mia moglie sarebbe troppo per un umile umano come me nei confronti di una dea come te».

«No Rick non ti do questo permesso, perché tu non sei mio e io non sono tua, noi siamo una cosa sola, ma si ti sposo». Lui ride, di conseguenza anch’io. Ci fissiamo negli occhi. «Ma basta serate indimenticabili». Lui annuisce si allunga verso di me e mi bacia dolcemente, rido e lui cade su di me.

Nella mia mano sinistra, esattamente sull’anulare ora c’è un piccolo brillante, delicato, eppure da l’idea di essere una stella in cielo.

«Che dici se andiamo da me? Non vorrei che Lanie tornasse e ci trovasse così» dice lui allontanandosi da me.

«Sì, stasera ti posso solo rispondere sì».

 

 

 

Rebecca Is Here:

Ponziponzipopo

Okay non ne sono convinta, ma dovevo smetterla di scrivere cose deprimenti.

Quindi et voilà!

Vado a vedermi Castle su Rai 2.

Baci Becky

                                                                                                                      

   
 
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