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Autore: lulubellula    09/02/2013    6 recensioni
"Ferma, in stand by, perché non è impossibile tornare indietro, ma non riesci nemmeno ad andare avanti, perciò ti accasci in un angolino della tua anima e resti ad aspettare un’onda che ti porti via, un cataclisma che ti cancelli dalla faccia della Terra, una malattia che ti distrugga per sempre la memoria, in modo da non ricordare che lei non c’è più, in modo da dimenticare che lei ci sia stata".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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Two a.m.
 
Osservi il proiettore con gli occhi spenti, vuoti, senza vita, la gioia di vivere ti ha abbandonata da tempo e tu non hai alcuna intenzione di ricercarla in alcun modo.
 
Sono le due di notte e osservi le immagini scorrere nel buio della stanza, frammenti di vita passata che si mostrano ai tuoi occhi nella loro disarmante semplicità e quotidianità.
 
Sei sdraiata sul divano, stretta in un abbraccio a Sofia che dorme contro il tuo corpo, che ricerca un contatto con te, con l’ultimo brandello di famiglia che le sia rimasto e la abbracci forte, pensando che sei l’ultimo frammento di normalità a cui lei possa appigliarsi nella fragilità dei suoi tredici anni.
 
Osservi le immagini della vacanze al mare, voi tre in spiaggia in bikini, Sofia che muove i primi passi e corre verso di te reclamando un abbraccio, Callie che ti strappa dalle mani la telecamera per immortalare il momento e voi due che rimanete strette l’una all’altra per non perdervi.
 
“Sono solo due mesi, Arizona, sai quanto questo progetto si stia rivelando importante per me, dopotutto sei stata tu a dare il via alla missione umanitaria in Africa, sai quanto il nostro aiuto possa cambiare la vita di quelle persone. Non puoi essere proprio tu a impedirmi di andare, non essere così apprensiva, cosa potrà mai succedermi, dopotutto?”.

 
Avevi avvertito un brutto presentimento sin dall’inizio, ma avevi sepolto dentro di te i pensieri negativi a riguardo per non rompere l’equilibrio perfetto che tu e lei eravate riuscite a costruire negli anni, dopo tanta fatica e lacrime era un momento felice, quasi irreale e non ti andava di rovinare tutto per colpa di una sciocca ed emotiva sensazione.
 
Scorri le immagini del vostro matrimonio che aleggiano per la stanza, quasi sospese, proprio come la tua vita in questo periodo.
 
Ferma, in stand by, perché non è impossibile tornare indietro, ma non riesci nemmeno ad andare avanti, perciò ti accasci in un angolino della tua anima e resti ad aspettare un’onda che ti porti via, un cataclisma che ti cancelli dalla faccia della terra, una malattia che ti distrugga per sempre la memoria, in modo da non ricordare che lei non c’è più, in modo da dimenticare che lei ci sia stata.
 
“Era il giorno di San Valentino e ti avrei fatto una sorpresa, avevo prenotato un biglietto aereo e ti avrei raggiunta in Africa, per trascorrere un po’ di tempo con te, festeggiare il giorno degli innamorati e passare la serata nella tua stanza, con la zanzariera sospesa sul letto, a recuperare il tempo perso. Peccato che il destino abbia cambiato le carte in tavola”.
 

Sofia si muove, in preda ad un sonno agitato e malsano, probabilmente tormentato da incubi e mostri, la solitudine, la paura, l’assenza, il vuoto, demoni che eravate riuscite a tenere lontano e che ora erano vicini a voi come mai prima.
 
E tu non sai come aiutarla, non lo sai perché non trovi una via d’uscita che vi tenga a galla e vi porti in salvo, anche se sai che, se non ci fosse tua figlia, probabilmente non ci proveresti nemmeno.
 
“La notte tra il tredici e il quattordici febbraio è stata piuttosto movimentata nella cittadella dove risiede l’ospedale da campo, dei guerriglieri armati hanno devastato un paesino a poche miglia a nord del centro della missione umanitaria e si è più volte temuto che avessero potuto attaccare anche il pronto soccorso. Sono arrivati feriti a fiotte e Callie non si è risparmiata nemmeno un istante, ha prestato aiuto ai feriti, ha medicato e somministrato antibiotici, estratto un paio di proiettili dalla spalla di un’anziana matriarca di un villaggio vicino. I medici e le infermiere che hanno lavorato con lei, hanno cercato più volte di convincerla a fermarsi, a dormire qualche istante, ma senza risultati, solo verso le sette del mattino, quando la situazione sembrava sotto controllo, ha acconsentito a dormire un paio d’ore su di una brandina, nella sala medici del centro”.
 
Osservi le immagini della vacanze in Toscana, sulle colline vicino a Firenze, nel casale dove avete trascorso l’ultimo soggiorno insieme, senza pensieri, né drammi, quindici giorni di puro relax e di coccole, condite da ottimo cibo e vini superbi, in compagnia di Sofia e dei tuoi genitori, che hanno accolto di buon grado una vacanza con la loro unica nipotina.
 
Lei ti sorride e, con i capelli raccolti in un chignon, e un grembiule indosso, porta in tavola la cena e poi la tua torta di compleanno, memore dell’attenzione eccessiva con la quale ti ricordava l’importanza di festeggiare questa ricorrenza a cui tu, erroneamente, avevi sempre dato poca rilevanza.
 
“Erano le cinque del pomeriggio quando venne dato l’allarme, allora io ero al bazar dell’aeroporto, intenta a scegliere tra un orsacchiotto di peluche o una confezione di cioccolatini. La direzione decise di evacuare l’ospedale per il pericolo di un attacco imminente dei guerriglieri armati. Tu non esitasti a salvare quante più persone, cercando di trarre in salvo prima coloro che riuscivano a reggersi sulle loro gambe, poi gli infermi, che furono caricati su vecchie jeep e portati lontano, alla ricerca di un luogo sicuro. Quando gli uomini armati entrarono all’interno del Pronto Soccorso, ti trovarono lì, mentre controllavi che nessun altro paziente fosse rimasto lì, in pericolo, da solo. Tuttavia tu c’eri, eri lì, sola, in pericolo, ad un passo dalla morte. Ti avevano sparato a bruciapelo, due colpi dritti al cuore, senza nemmeno guardarti in faccia, lasciandoti lì a consumare una brevissima agonia, senza neanche lasciarti il tempo di renderti conto di quello che ti stava succedendo. Due colpi di pistola e tu non c’eri già più”.
 
Mangi dei popcorn al caramello, memore delle serate trascorse con lei sul divano a guardare vecchi film smielati e dal finale scontato, senza nemmeno cercare di cogliere qualche segnale sulla trama, perché restare lì, abbracciata a lei, era quanto di più simile conoscessi ad un lieto fine.
 
“Sono entrata all’interno dell’ospedale, probabilmente mezz’ora dopo, senza sapere quello che avrei dovuto vedere, senza la minima idea di quello che i miei occhi e il mio cuore avrebbero dovuto sopportare.
Sono rimasta sconcertata sin da subito dal silenzio e dalla mancanza di pazienti, medici, infermiere, della benché minima forma di vita umana. Ho percorso il corridoio che mi separava dal pronto soccorso, completamente all’oscuro di quello che mi stava aspettando e poi ti ho vista. Ho visto il tuo corpo senza vita riverso in un lago di sangue, un macchia rossastra che si spargeva a macchia d’olio a partire dal tuo petto. Sono corsa da te senza pensarci e ho avvicinato il mio orecchio al tuo cuore ascoltando il silenzio dei tuoi battiti, osservando il freddo delle tue labbra, il pallore delle tue guance, i tuoi capelli corvini sciolti lungo il pavimento, intriso di te. Ho pianto, urlato, mi sono disperata finché non mi hanno strappata da te, dal tuo corpo, dalla tua essenza, da quell’ultimo legame fisico a cui potevo ancora aggrapparmi. Le persone dicono: ‘Preparati al peggio’, ma non lo pensano davvero, perché non ci si può davvero preparare a nulla di così terribile e disumano, nemmeno l’immaginazione più fervida o l’incubo peggiore riescono ad avvicinarvisi”.

 
Hai pianto per tutta la durata del viaggio di ritorno, quando hai rivisto Sofia, al funerale di tua moglie, poi hai esaurito le lacrime, nel momento in cui hai posato le rose di San Valentino sulla sua tomba e ti sei seduta sull’erba, hai seppellito con l’amore della tua vita anche te stessa.
 
E queste immagini non fanno altro che rimarcare la lontananza tra voi due, l’assenza, l’amore che vi ha legate e che ti unisce a Sofia e la famiglia che Callie ha sempre sognato e che tu terrai unita a tutti i costi, come il ricordo di lei, che serberai nel tuo cuore per sempre.
 
“Sono sola stasera senza di te,
mi hai lasciata da sola davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te”.
(Le tasche piene di sassi, Jovanotti)
 
NdA:
Il cambiamento di persona, dalla prima per il passato (in grassetto), alla seconda per il presente, serve a marcare il cambiamento, la perdita, il dolore, l'assenza, perciò é voluto, non un errore.
Fatemi sapere le vostre impressione e mandatemi il conto dei fazzoletti, se necessario
lulubellula
   
 
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