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Autore: LadyEle    10/02/2013    2 recensioni
Sono passati due anni da quando Bilbo ha compiuto un viaggio decisamente inaspettato con Gandalf ed i nani e già lui(e soprattutto il vicinato)iniziava a credere che mai più niente avesse intaccato la quiete della contea. Ma si sbagliava. Dopo una giornata andata decisamente storta, ecco che Gandalf bussa di nuovo alla sua porta per una nuova avventura, ma questa volta i suoi compagni saranno gli elfi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Elrond, Galadriel, Gandalf, Legolas
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Trascorsi ormai due anni dall'incredibile avventura che ha visto coinvolto lo hobbit Bilbo Baggins, un'impresa decisamente degna di un discendente del Vecchio Tuc, la Contea iniziava a credere che mai più - e finalmente- nessun evento atto a smuovere la quiete pubblica sarebbe mai più avvenuto. Certo, ormai Bilbo era considerato un Disturbatore, nonostante fosse di famiglia benestante e membro dei Baggins, la famiglia più facoltosa a ovest di Brea, ma non ricevendo da tempo più alcuna visita di Gandalf, qualcuno iniziò a credere che il loro compaesano avesse finalmente ritrovato la ragione.
Tra poco ci sarebbe stata la sagra dell'uva e quindi c'era grande fermento nella Contea. Purtroppo i preparativi erano come sempre a rilento poiché di certo non si poteva rinunciare a saltare i vari pasti giornalieri, anche a costo di ritardare di una settimana l'evento. Anche Bilbo aveva ricevuto un compito: quello di vestirsi da satiro e distribuire ai più piccoli l'uva. Non era entusiasta di tale incarico, il costume confezionato gli ricordava terribilmente un orco peloso - da quando aveva avuto quel incontro ravvicinato con un intero nido di quella specie, non voleva più avere a che fare con una creatura simile nemmeno in sogno.
«Oooh avanti signor Beggins, non faccia tutte queste storie, è solo un costume!» disse Bulghiero Brandibuck, un suo lontano cugino, che in tutti i modi stava cercando di convincere lo hobbit a mettersi il costume.
«Non mi interessa se è "solo un costume", io NON lo voglio mettere. Puzza...e c'è troppo pelo...e...e non mi piace e basta!» rispose con decisione Bilbo, girando continuamente in tondo per la sua stanza da letto con fare nervoso.
«Sembrate un bambino che non vuole prendere la medicina perché ha un cattivo sapore. Lo so, mia moglie ha fatto un costume ridicolo, lo ammetto, ma è solo per un giorno e per far felici dei bambini. Glielo chiedo per favore, lo provi e poi a fine sagra le offrirò un'ottima birra. » Il tono di Bulghiero era divenuto supplichevole, il suo sguardo pareva quello di un cane triste ed abbandonato, se Bilbo non avesse adempiuto al suo compito ci sarebbe passato di mezzo pure lui. Non tanto per l'organizzazione in sé per sé della sagra, ma perché si sarebbe dovuto sorbire le lamentele di quella megera di sua moglie, offesa dal rifiuto di non voler indossare un costume fatto da lei.
Bilbo lo fissò a lungo, il parente aveva davvero l'aria disperata. Infine sospirò e decise di provarselo.
Dopo essersi sfilato la casacca e calato le braghe, in un paio di minuti si infilò il costume. Non appena si sistemò anche l'ultimo bottone, la sua mente già stava urlando di rabbia e frustrazione: pizzicava in ogni dove, sentiva una tremenda puzza di muflone, gli stava stretto al cavallo e gli prudeva tantissimo il naso.
«Che pelo è quest...quest...etciù!» Starnutì per sbaglio proprio in faccia a Buglhiero, il quale si passò subito un fazzoletto sul viso, con espressione schifata. «Scusate tanto, Bulghiero, sono allergico a questo tipo di pelo.» aggiunse, con aria imbarazzata.
«Nessun problema, signor Beggins. Comunque è stato fatto con crine equino, di pony per la precisione, anche se dal puzzo chiunque giurerebbe che fosse ovino. Non mi dica che è allergico al pelo di cavallo!»
Bilbo annuì col capo... ecco dopo gli orchi, il crine di un pony era la cosa con cui non avrebbe voluto mai più avere a che fare.
«Purtroppo non c'è tempo di cambiarlo, se lo deve fare andar bene così come è, mancano tre giorni ormai, mia moglie non farebbe in tempo a rifarglielo nemmeno se saltasse la seconda colazione ed il thé del pomeriggio. Magari andate dall'erborista e chiedetegli un unguento o qualche polvere che vi possa diminuire il fastidio almeno per il giorno della sagra, dopotutto sarà solo per un giorno.» disse il signor Brandibuck, cercando di rassicurare Bilbo, che iniziava a grattarsi ogni angolo del costume e  a starnutire a raffica, il suo naso era diventato rossissimo.
«Immagino che dovrò fare questo sforzo per la gioia dei piccoli, vero? Un gruppo di piccoletti lagnanti per tutta la giornata disturberebbe la quiete ed il buon esito della sagra.» sospirò lo Hobbit, con fare rassegnato. «La birra che mi dovrete offrire, signor Bulghiero, dovrà essere doppia.»
 
Da questo episodio, trascorsero cinque giorni -come previsto i preparativi per la sagra dovettero essere posticipati- e l'indomani si sarebbe svolta la festa. Era ormai tardo pomeriggio, quando Bilbo si diresse all'erboristeria per comprare una medicina che gli avrebbe alleviato l'allergia per tutta la giornata.
«Buonasera, signor Baggins. Si, abbiamo ciò che cerca, è appena arrivata una nuova medicina per alleviare le allergie da cavallo proprio questa mattina.» gli disse l'erborista, un vecchietto dal naso adunco e con dei lunghi peli bianchi che gli uscivano dalle narici, con un profondo inchino.
«Grazie, ma vorrei una medicina tradizionale, non vorrei mi facesse allergia anche questo nuovo prodotto e per domani i pargoli del villaggio non possano avere il loro divertimento.» E soprattutto perché altrimenti non solo la sua fama per "Disturbatore della Quiete Pubblica" accrescerebbe, ma qualcuno l'avrebbe pure additato come "Distruttore della Felicità degli Infanti".
«Purtroppo, signore, la medicina tradizionale per questi casi l'abbiamo finita un paio di giorni fa e ancora il rifornitore non è arrivato con le scorte, ma le assicuro che anche questa nuova medicina è portentosa...ed è anche più economica. Provare per credere, soddisfatto o rimborsato!»
Non si fidava molto delle parole dell'erborista, ma questa storia gli era antipatica fin dal principio, ora avrebbe voluto solo che le ventiquattro ore di domani passassero in fretta e bene, anche a costo di spalmarsi sterco di mucca sul corpo, pur di non essere afflitto dall'allergia.
«E sia, datemi questa benedetta medicina e non parliamone più!»
 
Arrivato a casa e toltosi la candida camicia dai bottoncini dorati, Bilbo si sedette sul letto e si passò tra le mani il vasetto d'unguento che aveva acquistato. La scatolina era di legno e liscia, color ocra. Il liquido al suo interno sapeva di lavanda ed un altro odore che non seppe riconoscere, ma era comunque buono. Ad indicazione dell'erborista, se la doveva passare sul petto, sul naso e metterne una goccia sulla punta della lingua e poi berci sopra un bicchiere d'acqua, il tutto da fare quella sera stessa, cosicché durante il sonno l'unguento potesse agire sul suo corpo ed il mattino seguente non avrebbe rischiato di sparare starnuti a raffica. Fece quindi come da indicato e poi si mise a letto.
Arrivò il giorno della sagra e già dalle sette del mattino l'intera Contea era in fermento. Gli operai stavano ultimando gli ultimi accorgimenti, così che per le undici(o poco più in là) fosse tutto pronto. Anche Bilbo s'alzò per quell'orario, ma si sentiva così stanco che a momenti nemmeno riusciva ad aprire gli occhi...anzi non ci riusciva proprio! Forse perché la sua mente l'aveva afflitto tutta la notte col pensiero di dover passare un intero giorno vestito da satiro puzzolente e quindi prima di addormentarsi c'era voluto un po'... fatto sta che si sentiva strano.
Andò al comodino dove teneva la brocca dell'acqua per lavarsi il viso, con sopra appeso uno specchio. Mentre si sciacquava, con le dita s'accorse che c'era qualcosa di diverso nel suo volto e gli occhi, nonostante il passaggio dell'acqua, non riuscivano ad aprirsi del tutto. Portò lo sguardo sullo specchio e, quando vide quello che gli era successo, per un attimo temette di essere stato tramutato in orco: il suo viso sembrava un tubero rosso e così gonfio da aver coinvolto anche parte della carne che circonda gli occhi, così da farli sembrare due fessure, e il petto era pieno di porri e di peli neri, distribuiti a chiazze. Urlò dallo spavento, ma quando spalancò la bocca, s'accorse che la punta della lingua era nera e piena di bollicine bianche.
Non capiva proprio che cosa gli potesse esser accaduto, quindi, una volta munitosi di un velo per coprirsi il viso e messosi una bel giaccone addosso, corse dall'erborista per farsi dare un rimedio. Per sua sfortuna, l'erboristeria era chiusa e non aveva proprio idea di dove potesse essere il vecchio. Decise allora di andare a casa del capo villaggio, per fargli capire che proprio non poteva fare il satiro in quelle condizioni - almeno la situazione gli sarebbe andata a vantaggio riguardo questa cosa - ma proprio quando mancavano pochi metri al raggiungimento dell'abitazione, per via della scarsa visibilità causata dal gonfiore, non notò una radice sporgente e cadde proprio davanti alla folla. Ovviamente i presenti accorsero per aiutarlo a rialzarsi, ma quando notarono come era ridotto si allontanarono da lui spaventati.
«Tranquilli, sono io, Bilbo Baggins. Ho avuto una reazione allergica a un unguento contro l'allergia e questo è il risultato. Stavo andando dal capo a dirgli che non posso far parte della festa in queste condizioni.» Tentò di spiegare lo hobbit, volgendo velocemente il capo a destra e a manca per cercare di spiegare per bene a tutti.
I popolani però, invece di comprenderlo, assunsero un'espressione contrariata e tra di essi si fece avanti una donna molto robusta.
«Lo hai fatto apposta per non metterti il mio costume, vero Bilbo Baggins?» La donna era Agata Brandibuck, la moglie di Bulghiero, la quale aveva saputo dal marito le storie che lo hobbit aveva fatto prima di decidere a mettersi il costume.
«Ma no, non è come pensa, signora!» Cercò di rassicurare Bilbo, agitando le mani di innanzi a sé e spiegando che cosa aveva preso il giorno prima, ma ormai la donna era convinta delle sue parole e ben presto pure i presenti se ne convinsero. Dopotutto era impossibile che una medicina contro l'allergia, potesse provocare allergia, a quanto sapevano!
Ricevette delle offese, tra cui proprio "Distruttore della Felicità degli Infanti" e lo portarono davanti il capo villaggio perché lo punisse. Anche il capo si convinse che il signor Baggins avesse assunto qualche strana sostanza, così da sottrarsi al suo compito di Satiro dell'Uva, perciò convenne che per punizione dovesse rimanere tutto il giorno rinchiuso in casa e di non affacciarsi nemmeno alla finestra per assistere alla fiera, dato che la posizione della sua casa gli permetteva di vedere benissimo l'intera zona. Bilbo brontolò e tentò in tutti i modi di fargli capire che diceva il vero e di cercare l'erborista, ma gli venne riferito che il vecchio era partito in mattinata presto per rifornirsi di altro medicinale nel villaggio vicino, soprattutto dei digestivi, dato che per fine serata sarebbe stata prevista una grande abbuffata - e se uno hobbit parla di abbuffate, vuol dire che la quantità del cibo sarebbe stata veramente spasmodica.
Si rassegnò e tornò a casa, sperando che quello schifo che gli era comparso addosso se ne andasse entro giornata. Se l'alternativa a fare il satiro era quello di stare rinchiuso in casa mentre tutti si divertono, allora avrebbe sopportato ben volentieri la puzza, il prurito e gli starnuti.

Tornato a casa e chiusa la porta, poggiò la schiena a ridosso di quest'ultima e sbuffò.
«Ma si, che si ingozzino pure, spero che quel ciarlatano fornisca loro un digestivo che faccia crescer loro la barba e faccia diventare la pelle blu, così imparano!» Subito dopo, si mise le mani nelle tasche del panciotto ed avvertì in quella sinistra qualcosa di rotondo, liscio e fresco. Ingoiò la saliva e lentamente estrasse l'anellino dorato. Se lo passò tra le dita, ammirandone, come un innamorato, la forma perfetta di quell'oggetto. L'aveva trovato due anni fa, nella grotta dove incontrò Gollum, un essere orripilante e diabolico. L'anello apparteneva a lui, il "suo tesoro", ma non appena Bilbo ci mise gli occhi sopra, non poté fare a meno di tenerselo. L'aveva aiutato a scappare dal nido degli orchi, forse gli sarebbe servito pure per questa occasione: avrebbe messo l'anello al dito e sarebbe sgattaiolato alla festa nell'ora dell'abbuffata. Aveva imparato a rubare il cibo durante il "soggiorno" nella dimora degli Elfi Silvani, con i suoi compaesani sarebbe stato un gioco da ragazzi sgraffignare qualcosa .
La giornata passò velocemente, ma il gonfiore e quelle protuberanze non se ne andavano, il pelo dal petto se l'era tolto col rasoio e per fortuna non accennava a ricrescere. Ben presto sarebbe arrivata l'ora per compiere il suo piano ed aveva già architettato tutto alla perfezione.
Si affacciò alla finestra, anche se gli era stato proibito (ma tanto non c'era nessuno, quindi nessuno avrebbe notato l'effrazione). Il sole era ormai dietro le montagne, il momento era giunto. Stava per infilarsi l'anello, quand'ecco che un falchetto picchiettò al vetro della finestra della cucina, la stanza dove si trovava. Istintivamente, rinfilò l'oggetto in tasca e s'avvicinò per vedere che cosa voleva l'animale. Non appena lo fece, però, l'uccello volò via e subito dopo fece capolino il testone di Gandalf. A Bilbo quasi prese un colpo e saltò sul posto, ma dopo pochi istanti il cuore iniziò a battere veloce solo per la gioia: il suo amico di ventura era tornato!
Velocemente andò alla porta per aprirgli e quando l'amico entrò, anche lui con un sorriso stampato sul volto, lo abbracciò calorosamente.
«Oh Gandalf, che piacere rivederti! Non sapevo venissi per la sagra del villaggio, immagino avrai portato quei tuoi bellissimi fuochi d'artificio!» gli disse, mentre lo invitava a sedersi al tavolo della cucina.
«Si, avevo deciso di farvi una sorpresa! Purtroppo non ho potuto portare i fuochi...e poi sono qui per un'altra questione... piuttosto, mi spieghi che cosa ti è successo? Sembri un orco!» Ovviamente non appena lo vide, quasi stentava a credere che fosse il suo amico, ma la statura, i gesti e la voce erano i suoi.
«Oh Gandalf, ti prego, aiutami, toglimi questa maledizione di dosso, non voglio rimanere così per sempre!» esclamò allora Bilbo, a mani congiunte e con tono disperato. Aveva già giurato a sé stesso di rimanere costantemente con l'anello infilato al dito, semmai fosse stato condannato a rimanere così per sempre.
Gli spiegò cosa era successo il giorno prima e poi gli mostrò il barattolino d'unguento. Gandalf lo osservò con attenzione e lo odorò - non osò toccarlo per evitare che le sue dita facessero la stessa fine del povero Bilbo.
«Mmm... ci sono due sostanze qui dentro, una è normale lavanda, l'altra è una rara pianta che cresce nel regno di Gondor. A quel che so è utilizzato dalle persone che hanno intenzione di vendicarsi, o comunque per dar fastidio al prossimo, poiché crea appunto il disturbo che hai te. O l'erborista era davvero un ciarlatano, o voleva tirarti un tiro mancino per un qualche torto subito, o magari è stato corrotto dal basso prezzo del fornitore che gli ha consegnato quella roba.» Notando l'espressione ancora più afflitta di Bilbo nell'udire queste parole, contrasse il viso in un'espressione sorridente e rincuorante. «Tranquillo, è curabile ed io ho le erbe adatte. Dovrai però attendere un paio di giorni prima che faccia effetto.»
Bilbo si mise le mani nei capelli. Era contento che esistesse una soluzione al problema, però non l'entusiasmava sembrare un mostro per altri due giorni. Per fortuna la sua posizione non lo costringeva a lavorare, quindi un paio di giorni rinchiuso in casa li poteva anche sopportare.
«Te ne sono veramente grato, Gandalf. Chiedimi qualunque cosa ed io la farò!» disse con tono veramente grato, prendendogli il braccio sinistro con la mano destra.
«Beh in effetti, una cosa ci sarebbe!... sai come ti ho detto poco fa, io si ero venuto per la sagra del villaggio, ma anche per un altro affare... un'avventura!» rispose lo stregone, chinandosi verso di lui e fissandolo con sguardo divertito, già pronto a farsi una bella risata con la reazione che avrebbe avuto lo hobbit di lì a poco.
Bilbo infatti a quella proposta si mise nuovamente le mani nei capelli e camminò per tutta la stanza a lunghi passi. Un'altra avventura! Il vicinato avrebbe spettegolato ancor di più su di lui!... Ma da una parte la cosa lo affascinava, ormai era uno hobbit diverso da quando era tornato dall'avventura in cui aveva affrontato il drago Smaug.
«Avventura di cosa per la precisione, che bisogna fare questa volta? Affrontare una banda di troll?...un...un altro drago?»
«Beh in effetti è la seconda...si c'è da affrontare un altro drago, e se ti interessa è proprio il figlio di Smaug, concepito prima che attaccasse Dale anni addietro.» non riuscì a trattenere una risatina, quando vide l'espressione sconvolta palesarsi sul viso tumefatto del suo amico «Questa volta il commissionario è re Elrond, che ci ha chiesto di aiutarlo a salvare dei suoi compagni, partiti per una missione vicino il regno di Lòriern per il recupero di un calice di proprietà di Galadriel, la sua sovrana. Purtroppo a sorveglianza di quel manufatto c'è Smagul.» Si sedette a tavola e ringraziò Bilbo della tazza di thé caldo che ora gli veniva offerta, poi proseguì. «Dunque... è quindi da tempo che non ci sono notizie di questa compagnia, capeggiata dalla cugina di re Elrond, Elior. Non sappiamo se siano vivi o morti, il luogo dove risiede il drago è un posto carico di un Potere che neutralizza quello degli elfi.»
Bilbo deglutì saliva e poi s'avvicinò, tremante, la tazza alle labbra. Si sentiva per svenire, un'altra volta draghi e sicuramente Gandalf aveva pensato che lui sia la persona più adatta perché piccola e silenziosa... anche molto scaltra c'è da aggiungere. La sua autostima era aumentata molto da quando riuscì a gabbare Gollum con l'indovinello che gli permise di scappare.
«Gli elfi sono creature straordinarie ed intelligenti, il drago deve esser stato veramente forte se è riuscito a soggiogargli, e veramente intelligente se ha deciso di risiedere proprio in una zona dove nemmeno il Potere elfico riesce ad arrivare...e tu, Gandalf, dimmi...il tuo potere riuscirebbe ad agire in quelle terre?» Con Gandalf al suo fianco, Bilbo si sentiva al sicuro, ma comunque temeva lo stesso per la sua incolumità e di quella dell'amico, specialmente se quest'ultimo non sarebbe stato in grado di poter fare delle magie. Era un ottimo guerriero, nulla da togliere, ma da affrontare c'era un drago e Smaug non fu abbattuto da lui o dai suoi compagni. «Spero almeno che ci siano altri, oltre a noi due.»
Gandalf sorrise, soddisfatto di vedere lo hobbit interessarsi all'impresa.
«Fortunatamente uno stregone è pieno di risorse...quindi si, dovrei riuscire ad utilizzare la magia anche in quella zona... e si, avremo dei compagni... dopotutto in due non è che riusciremo a fare un granché, anche se al mio fianco c'è un leggendario scassinatore, eheh!» Bevve un altro sorso di thé «Comunque c'è un motivo perché il drago abbia puntato proprio quel calice ed abbia deciso di risiedere in quella zona. Ma di questo te ne parlerò quando saremo a Gran Burrone.»
Bilbo arrossì per il complimento, ma quelle parole gli diedero coraggio ed il fatto che Gandalf aveva la possibilità di utilizzare i suoi poteri non poteva che farlo sentire meglio. Lo incuriosiva però la seconda frase che Gandalf aveva detto. Un motivo. Forse non voleva dirgli tutto subito per non spaventarlo troppo, se proprio gli doveva prendere un infarto sarebbe stato meglio che avvenisse dagli elfi che lo curerebbero con la loro magia. Non fece quindi domande riguardo a questo "motivo", preferiva lasciarsi la "sorpresa" per dopo. Aveva si paura, ma il suo lato Tuc ormai era più forte rispetto a quello Baggins.
«Elrond ci affiderà degli uomini, capeggiati da un giovane elfo silvano di nome Legolas, figlio di Thranduil. Si è offerto lui volontariamente di partire per la spedizione, appena seppe che avevo intenzione di ingaggiare anche te. Sa delle tue gesta, perciò ti ammira molto. Pensa che al collo porta la collana d'argento che tu regalasti a suo padre.» Spiegò ulteriormente lo stregone, mentre ora allungava le mani verso i biscotti messi nel frattempo sul tavolo da Bilbo.
Lo hobbit ascoltò con attenzione le sue parole ed arrossì ancora una volta, la collana regalata al re degli elfi silvani era il minimo per quello che aveva fatto in quelle due settimane in cui aveva cercato di liberare i nani dalla prigionia. Gli fece piacere che addirittura il figlio del re elfo potesse provare così tanta ammirazione per lui. In quel momento i pensieri ricaddero sui suoi compaesani, che invece di lodarlo non facevano altro che criticarlo. La "parte diavoletta" del suo animo avrebbe tanto voluto che si presentasse seduta stante un'intera corte elfica a rendergli omaggio, proprio davanti a tutta la contea, specialmente davanti a quegli antipatici dei Serracinta e dei Sackville-Baggins... oh si come si sarebbe gongolato davanti i loro sguardi di sicuro invidiosi ed allo stesso tempo terrorizzati! Successivamente però Gandalf lo informò che gli elfi non sarebbero venuti di persona a prenderlo, avrebbe invece dovuto affrontare un lungo viaggio fino a Gran Burrone con solo la compagnia dello stregone.
Avere questa volta come compagni gli elfi lo entusiasmava e poteva ben sperare che almeno a  tavola avessero dei modi più accorti rispetto ai nani. L'unica cosa che lo preoccupava è che non mangiavano nella stessa quantità rispetto a come mangiava lui, lo aveva notato sempre durante quel periodo nella dimora degli elfi silvani... a quanto pare si sarebbe dovuto preparare a stringere di nuovo la cinghia!
Dopo la conversazione, conclusasi a parlare del più e del meno, in cui Bilbo chiese per lo più come stavano i suoi amici nani e se Balin stesse avendo fortuna col libro che aveva scritto su di lui, Gandalf preparò una tisana per curarlo. La bevve tutta d'un sorso e in cuor suo sperò che la cura potesse agire anche prima dei due giorni.


Un grazie di cuore a chi deciderà di seguire questa storia. Lo hobbit è un libro che mi ha molto appassionato, l'avventura narrata è "pulita", una storia da poter leggere anche ai propri figli la sera prima di mandarli a dormire, priva di descrizioni troppo cruente o di scene spinte. Ho cercato anche io di mantenere questo stile e spero di esserci riuscita almeno in parte.
L'impostazione del capitolo mi auguro sia abbastanza leggile, se non lo è vi chiedo gentilmente di darmi un consiglio su come rendere il testo il più leggibile possibile.
Ovviamente accetto tutti i tipi di critiche, sia positive che negative ma nel secondo caso vi chiedo che siano critiche costruttive (il commento con solo "che schifo" non me lo calcolo proprio).
Grazie dell'attenzione e buona lettura!
  
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