Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: Alessandra S    11/02/2013    7 recensioni
Quando aprì la porta le mancò il fiato nei polmoni. Si sentì come se le avessero dato una forte botta sulla schiena e l'avessero svuotata di ogni minima traccia di ossigeno.
Boccheggiò qualche secondo per poi sbiancare e lasciare che il dolore la invadesse.
Lo sentì tutto, tutto il dolore che aveva cercato di reprimere, di accantonare in un angolo, lo sentì prendere il sopravvento, inondarla dalla testa ai piedi, prenderla e trascinarla giù.
Liz si sentì affogare nel dolore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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You're the reason that I breathe

 

If you were to leave, then i couldn't go back
my life will be incomplete without you here

you're the reason that I breathe

 

Lisa si sentiva sola.
Lisa non si sentiva così sola da tempo.
Lisa non si sentiva così sola da anni.
Lisa, stesa sul letto freddo, si sentiva sprofondare. Si sentiva sprofondare in un buco nero. Si sentiva avvolgere dal buio. Si sentiva attanagliare il cuore dal freddo.
Lisa, stesa sul letto freddo, piangeva. Piangeva lacrime calde. Piangeva lacrime dense. Piangeva lacrime dolorose.
Lisa, stesa sul letto sfatto, ricordava.
Lisa, tesa come una corda di violino, ricordava.
Lisa faceva riaffiorare piano tutti i suoi ricordi, li riportava a galla delicatamente, con dolcezza, per paura di perderli.
Lisa riviveva ogni suo sorriso, ogni sua carezza, ogni suo bacio.
Lisa riviveva ogni immagine con dolcezza, e la sentiva viva sulla pelle.
Lisa riviveva Conor con amarezza, con rabbia, con tristezza.
Lisa chiuse gli occhi e immaginò il calore del corpo del ragazzo accanto al suo, poteva quasi sentirlo irradiare allegria e armonia, poteva quasi sentirlo vivo su quel letto sfatto.
Lisa non riusciva ad accettarlo, non riusciva ad accettare che Conor se ne fosse andato, che l'avesse lasciata sola.
Lisa non riusciva ad accettare che dopo averle sussurrato che l'amava l'avesse abbandonata con tanta facilità
.

Conor abbracciava Liz con forza e dolcezza, i loro corpo nudi s'intrecciavano e si univano come se fossero stati creati apposta per completarsi.
Il lenzuolo bianco era di troppo in quella afosa giornata estiva, quindi l'avevano calciato via e ora giaceva abbandonato ai piedi del letto a piazza singola.
Nessun rumore disturbava la quiete che dominava la stanza, solo i respiri, i loro respiri sulle loro pelli.
Liz poteva sentire chiaramente quello di Conor sul suo collo, regolare, caldo e rassicurante.
Conor poteva sentire chiaramente quello di Liz sul suo petto, proprio all'altezza del cuore, regolare, caldo e rassicurante.
Ogni tanto il ragazzo spostava una ciocca di capelli dal viso di quell'angelo che gli stava accanto.
Lei si limitava a sorridere e lo guardava.
Dopo che facevano l'amore, di solito, rimanevano così, fermi, statici, immobili, abbracciati; e si guardavano, si contemplavano e si amavano con gli occhi.

«Ti amo, Liz» disse Conor, interrompendo il silenzio.
Lo disse con leggerezza, lo disse come se fosse naturale, scontato, lo disse come se fosse ovvio.
Ma per Liz non era ovvio, non lo era mai stato.
Ma per Liz non era ovvio, perché lei sapeva che Conor era troppo per lei.
Lui era così perfetto, lei era così... imperfetta.
Conor sapeva che per Liz non era scontato, quindi lo ripeteva tante volte, ogni volta che pareva ce ne fosse il bisogno, e anche quando non ce n'era la necessità.
Conor riempiva di “Ti amo” la vita di Liz e Liz non avrebbe mai smesso di ringraziare il destino, il fato, Dio... chiunque ci fosse da ringraziare.
«Anche io Conor, tanto».
Il ragazzo le sorrise teneramente, si rialzò, si rivestì e se ne andò.
Quella fu l'ultima volta che Liz lo vide.
La lasciò senza una parola, senza un messaggio, senza una telefonata.
Semplicemente, così come era apparso, Conor sparì dalla sua vita.


Liz cercava di andare avanti, giorno dopo giorno.
Cercava di alzarsi e bere il suo cappuccino, cercava di vestirsi con i suoi blue jeans, cercava di continuare a leggere quel libro che non aveva finito, cercava di guardare i soliti programmi alla TV, cercava di continuare a cantare, cercava di continuare a vivere.
Liz ci provava, ma non sempre ci riusciva, perché il cappuccino le ricordava di quando Conor le puliva la schiumetta dal naso con un bacio, i suoi blue jeans le ricordavano i commenti di Conor sui suoi vestiti, sempre i soliti e sempre più vecchi, il libro aperto a pagina 56 sulla scrivania le ricordava di quando Conor prendeva tra le mani il volume e le leggeva qualche frase ad alta voce, i programmi alla TV le ricordavano di quando Conor era ancora con lei e le stringeva le spalle sonnecchiando mentre lei guardava pigramente lo schermo del televisore, e cantare, a cantare non ci riusciva proprio.
Liz, da quando Conor se ne era andato, non aveva più emesso una singola nota, perché, quando cantava, le emozioni la assalivano, amplificate a mille, e si ricordava di tutte quelle melodie che le loro voci avevano accarezzato insieme, si ricordata di tutte le canzoni che avevano significato qualcosa per loro.
No, Liz a cantare non ci riusciva più, non senza sentire anche tanto, troppo dolore.
E così aveva riposto in una scatola il suo bel microfono con tutto il resto, lo aveva imballato e lo aveva riposto in cantina.
Liz non ce la faceva neanche ad averlo davanti agli occhi, non ci riusciva proprio.
Liz si sentiva come se avesse perso la sua ragione per respirare.

Era una pigra e ordinaria domenica di metà Agosto a Brighton.
L'aria era un po' più calda del solito, la gente un po' più rilassata e il cielo un po' più azzurro.
Liz stava facendo zapping sul divano sgranocchiando una mela e stiracchiandosi i muscoli come un gatto. Li tendeva con attenzione e cura, la maglietta grigia che le sfiorava delicata la pelle facendole il solletico.
Era una pigra e ordinaria domenica di metà Agosto a Brighton quando il campanello di casa Terence suonò.
Liz si alzò, infastidita dall'interruzione.
Quando aprì la porta le mancò il fiato nei polmoni. Si sentì come se le avessero dato una forte botta sulla schiena e l'avessero svuotata di ogni minima traccia di ossigeno.
Boccheggiò qualche secondo per poi sbiancare e lasciare che il dolore la invadesse.
Lo sentì tutto, tutto il dolore che aveva cercato di reprimere, di accantonare in un angolo, lo sentì prendere il sopravvento, inondarla dalla testa ai piedi, prenderla e trascinarla giù.
Liz si sentì affogare nel dolore.
Una lacrima scivolò lungo la sua guancia e lei la lasciò scorrere, non si affrettò ad asciugarla come faceva di solito, non le importava apparire forte.
Conor la osservava sulla soglia, il viso contratto in una smorfia triste.
Non era cambiato per niente, era esattamente come Liz se lo ricordava: alto, i capelli castano-rossicci, gli occhi azzurri e intensi, il neo sotto l'occhio sinistro, le labbra sottili.
Ma c'era qualcosa di diverso in lui, qualcosa che mancava.
Liz alzò lo sguardo per osservalo meglio e, appena incontrò i suoi occhi, capì.
La sua scintilla, Conor non aveva più la sua scintilla, quella che lo accompagnava sempre, quella che gli brillava negli occhi, quella che bruciava senza sosta.

«Ciao Liz» sussurrò piano, dopo lunghi secondi di silenzio.
«Ciao Conor» rispose la ragazza, senza aggiungere nient'altro, la voce fredda come un ice berg.

«Mi dispiace Liz» «Per cosa ? Per essertene andato senza dirmi niente ? Per non avermi dato nessuna spiegazione ? Per essere sparito così ? Oppure ti dispiace per avermi spezzato il cuore, per aver tradito la mia fiducia, per avermi fatto soffrire, per avermi lasciato da sola a combattere contro tutto questo dolore... Sai Conor... ho smesso di cantare da quando te ne sei andato... non canto più, io, io che dicevo che avrei cantato per sempre, io non canto più...» la voce di Liz si ruppe sull'ultima sillaba e fiumi di lacrime iniziarono ad esondare dai suoi occhi.
Le sue piccole spalle venivano scosse dai singhiozzi e le mani cercavano di asciugare ogni gocciolina senza riuscirci, poiché le lacrime erano davvero tante.
Conor la guardava, lottava contro l'istinto di prenderla e stringerla a sé come faceva prima, come quando lei ancora si fidava di lui.
Conor semplicemente rimaneva fermo a guardarla, e a ogni suo singulto il suo cuore s'incrinava un po' di più.
«Mi dispiace Liz...» ripeté semplicemente, mordendosi le labbra.
«Sai Conor, dispiace anche a me» sussurrò la ragazza con voce appannata dalle lacrime e graffiata dal dolore.
«Io posso spiegarti» rispose timidamente il ragazzo, grattandosi la nuca.
«Forse ora è tardi per spiegare» «No Liz, non lo è, non è troppo tardi se tu vuoi perdonarmi» l'ultima farse ammutolì Liz che guardò Conor spiazzata.
Lei voleva perdonarlo ?
Sì, sì lo voleva con tutta se stessa.
Lei rivoleva Conor nella sua vita, rivoleva la sua risata, la sua voce, le sue carezze, i suoi baci, i suoi abbracci... lei lo rivoleva.
«Ok, allora spiega» questa volta fu Conor a rimanere spiazzato, questa volta fu lui a sgranare leggermente gli occhi, pensava di dover fare i conti con l'orgoglio indistruttibile di quella ragazza, pensava di dover fare i conti con la sua testardaggine.
«Be', io...» la verità era che Conor una spiegazione non l'aveva, un giorno era stato contattato dalla EMI che gli aveva proposto un contratto, lui aveva accettato ed era partito per Londra per firmare e lavorare al primo album, e l'aveva fatto senza nemmeno consultarla, senza nemmeno chiedere il parere della ragazza che amava e da cui era amato.
Semplicemente era sparito, come uno stolto, come un vigliacco, da vero cretino... insomma, non si era smentito.
Sospirò pesantemente e guardò Liz, con solo una maglietta grigia addosso, che ancora aspettava spiegazioni sulla soglia di casa sua.
La verità era che Conor, semplicemente, non poteva essere perdonato per le sue azioni, non poteva.
«Allora ?» chiese Lisa tamburellando con le dita sullo stipite della porta, impaziente.
«Mi aveva contattato la EMI per propormi un contratto, io ho accettato, sono andato a Londra e ci sono rimasto per lavorare al mio primo album» «E perché non me lo hai detto ?» «Io... non lo so» «Te lo dico io perché... Perché sei un irrimediabile cretino !» urlò Liz, attirando l'attenzione di una vecchietta che passava di lì.
«Lo so, Liz, so di essere uno scemo, mi dispiace» «Non una parola, non una chiamata, non un messaggio... niente. E dopo un anno ti presenti qua e mi chiedi di spiegare, ma poi non hai una spiegazione ! Sei un idiota ! Io ti avrei supportato, avremmo trovato il modo per vederci, magari durante il week end... sarei potuta venire a Londra con te. E invece non mi hai detto niente e mi hai lasciato un anno qua, da sola, a deprimermi e a sentire la tua mancanza ! Sei un coglione !».
Conor sentì il suo mondo traballare pericolosamente, Liz, la sua piccola Liz aveva sofferto per lui, perché era un tale cretino.
Immaginarla nel letto dove avevano fatto l'amore tante volte mentre piangeva gli creava una voragine nel petto che risucchiava tutto. Si sentiva vuoto.
«Lo so Liz, non sono giustificabile, in alcun modo. Ma tu mi sei mancata così tanto... e io ti rivoglio con me, rivoglio i tuoi baci, le tue carezze, i tuoi abbracci, le tue cazzate, le tu parole dolci... io ti rivoglio. Tu sei la ragione per cui io respiro, Liz, come faccio senza di te ? Come faccio a vivere se so che tu non mi vuoi ? Tu sei l'ossigeno che riempie i miei polmoni, senza di te soffoco, annego e muoio» «Un anno Conor, un anno senza tue notizie, senza niente, solo con le nostre foto, i nostri ricordi e un sacco di persone che mi dicevano che dovevo dimenticarti... come faccio a perdonarti, come ?» «Non puoi... e io capisco» sussurrò il ragazzo, scoraggiato.
«Hai ragione, non posso, eppure l'ho fatto – disse con voce fievole lei – Ti ho perdonato, ti ho perdonato non appena ho aperto la porta e ho visto i tuoi occhi... perché, in fondo, speravo che tornassi...» sussurrò piano.
Conor sollevò lo sguardo da terra e puntò i suoi occhi color cielo dentro quelli di Liz, di un marrone così intenso che ti avvolgeva e ti coccolava col suo calore.
Sentì un sorriso schiudersi sulle sue labbra e si avvicinò a lei per abbracciarla, per stringerla a sé e sentire ancora dopo un anno il calore del suo corpo.
Ma appena tese le braccia e fece un passo avanti sentì la mano piccola e fredda di Liz schiantarsi a velocità supersonica contro la sua guancia e il fuco scoppiare sotto il suo strato cutaneo.
Si ritrasse velocemente e si piegò con una mano sulla parte sinistra del viso, massaggiandoselo.
«Porca puttana !» urlò istintivamente «Questo è per essertene andato senza dirmi niente».
Liz fece un passo avanti e, appena Conor si fu alzato, gli tirò un altro ceffone, più veloce e più forte «E questo per che cos'era ?» «Per non aver mai chiamato, mai !».
Conor chiuse gli occhi e ritirò su il viso che aveva abbassato, aspettando un altro colpo che arrivò deciso e ben mirato al centro della sua guancia.
«E questo era per tutto il dolore che mi hai causato».
Conor tenne gli occhi chiusi e ricevette, senza fiatare, il quarto schiaffo «E questo per essere tornato senza una spiegazione decente».
Gli occhi di Conor erano ancora serrati, in attesa del quinto colpo, ma il quinto colpo non arrivò.
Il ragazzo sentì due braccia sottili stringerlo forte e, allora, aprì gli occhi.
Le mani di Liz raggiunsero la sua guancia rossa e iniziarono a massaggiarla piano lasciandoci ogni tanto qualche bacio.
Conor passò le mani sotto le braccia della ragazza e la tenne vicino a sé, sentendo il suo dolce calore attraversargli i vestiti e raggiungere il suo petto.
«Quindi ora sei una superstar...» sussurrò lei piano, con la bocca vicino al suo orecchio.
«Sono praticamente la persona più famosa su questa terra» scherzò lui, sperando di farla ridere.
La scrutò felice quando si aprì in un sorriso sincero.
«Non te ne andare mai più, superstar. E se proprio devi andare portami con te, sempre» «Sempre» promise lui, ritrovando finalmente il suo ossigeno.
Potevano ricominciare a respirare.

 

***

 

Quindiii, questa è la terza shot su Conor che posto e, boh, spero sia piaciuta almeno a voi perché a me fa cagare lololol !
Sì, l'ho scritta solo perché avevo voglia di scrivere qualcosa, non perché fossi davvero ispirata !!
Eeee, inoltre, volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno recensito la mia scorsa shot, in particolare “biberswag” che mi sta molto simpy e che ha letto tutte e due le mie orribili shot e le ha pure recensite e mi ha chiesto di dirle quando ne posterò altre... tadaaa, eccone una nuova di zecca tutta per te !

Bacii !
Con amore,

 

Emy McGray

   
 
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