龙 Lóng
Non
sapeva più perché fosse finito lì, forse se n'era scordato perché
erano passati così tanti anni che il ricordo era stato sepolto sotto
i veli del tempo, o forse perché la motivazione non era così
importante poi, o magari semplicemente perché era lui stesso a non
volerla ricordare.
Wu
Fan, questo non è il suo vero nome, ma è il nome che lui usava
con il suo corpo umano quando doveva farsi chiamare dagli altri
essere umani; il suo nome vero sarebbe stato troppo complicato per
qualsiasi lingua sulla terra, e gli umani non lo avrebbero capito.
Ma
per la sua specie, sì, lui era un lóng1,
un dragone.
Aiutava
le persone e proteggeva gli umani, come faceva qualsiasi dragone,
dalla creazione del mondo. Ma lui non è così vecchio, eppure ci
sono dragoni che sono sopravvissuti da allora, e Wu Fan ne ha anche
conosciuto uno: era un dragone così vecchio che il bianco delle sue
squame risultava come il colore delle perle quando riflettono la
luce, luminoso e intenso, ma di una patina che sa di sbiadito.
Wu
Fan all'epoca era più giovane, per così dire... con i suoi
indefiniti millenni di vita; la vita per un dragone è così noiosa e
lunga che gli anni sono come interminabili secondi, tutti uguali,
sempre gli stessi. Sarebbe anche finita quella noiosissima vita prima
o poi, ma quando? Questo restava un mistero ...
Gli
uomini, esseri così inutili, vivono poco e male perché sono in
continue guerre tra di loro, e io dovrei anche proteggerli? Che si
arrangino; questo era quel che pensava.
Forse
era anche per quello che era finito tra le montagne dello Huangshan2,
per sfuggire a quel senso di disgusto che gli esseri umani gli
avevano causato. Così diversi da lui, così imperfetti e così
fragili. Aveva lasciato il suo ruolo di spirito protettore per
restare solo, senza nessuno o badare a nessuno.
Lì
c'era il verde eterno... solo quello, forse monotono, ma per lo meno
era meglio di proteggere chi cercava di porre fine alla propria
esistenza, tingendo il mondo di un colore rosso sangue.
Lui
invece lo sapeva benissimo perché era finito lì. JoonMyun,
questo
era il suo nome, ed era fuggito al “mantello della morte”; la
malaria che aveva distrutto tutto il suo villaggio, ponendo fine
all'esistenza dei suoi cari.
Lui
era rimasto solo, l'unico superstite di un villaggio dove ormai
aleggiava la morte.
Non
c'era più nulla lì, solo la desolazione e i pochi animali che ormai
stavano consumandosi a causa della malattia e degli stenti, e sapeva
che per quanto i crampi della fame si facessero sentire, tremendi,
forti e opprimenti, non poteva mangiare quella carne infetta dalla
morte o la morte l'avrebbe portato via con sé.
Ma
lui aveva una grande volontà, anche se era appena un bambino di
undici anni, piccolo e un po' troppo magro; le ossa si facevano
vistosamente vedere, ma quale imbarazzo poteva provare se nessuno
poteva più vederlo? Ed il viso pulito e dolce lo faceva sembrare
anche più piccolo della sua età.
Era
solo al mondo ma doveva sopravvivere comunque, doveva almeno
provarci; la fame era tremenda ma lui doveva vincere quella sfida con
la vita, e se poi avesse perso, la dama oscura l'avrebbe accolto tra
le sue braccia … ma lui non voleva cedere perché sentiva di non
aver vissuto abbastanza per morire così.
Così
si incamminò in quelle montagne che fin da quando aveva memoria gli
sembravano insormontabili; lì avrebbe trovato qualche animale
selvatico, e tutto quel verde dava la speranza di proteggerlo, aveva
la speranza che stando lontano da quei corpi in putrefazione lui si
sarebbe salvato.
Sarebbe
successo? Non lo sapeva... faticava troppo camminando. Era una
giornata piovosa quella, tutto sembrava cupo e anche quel verde
speranza che avrebbe dovuto salvarlo, era sporco.
Non
si preoccupò dei pericoli a cui stava per andare incontro, e
dimenticò che suo nonno gli aveva raccontato che animali leggendari
vivevano lì, e non gradivano la presenza umana, non volevano essere
disturbati. Mandò al diavolo tutte quelle raccomandazioni.
…
Un passo e la pioggia fredda bagnò il suo corpo debole.
…
Ancora
uno e sentì il terriccio tramutarsi in fango, lo sentì viscido e
gli coprì i piedi, ma lui continuò a camminare.
Uno, e poi ancora uno, ancora un altro in una camminata che sembrò eterna.
E
poi...
Si
ricordò di quelle parole. Se le ricordò tutte in una volta sola.
Improvvisamente
vide due figure che a primo impatto non avevano nulla di cupo e
sinistro, due ragazzi di circa diciassette anni o qualcosa di più:
uno alto, magro, e con i capelli color della luna e l'altro più
piccolo con dolci occhi e capelli color degli astri. Di umano avevano
solo l'aspetto, ma in realtà erano spiriti di volpi argentee. Quello
dagli occhi dolci si avvicinò: “Ti sei perso piccolino?”, c'era
un strano sarcasmo in quelle parole, il tono era falsamente dolce e
il viso aveva una strana smorfia, un ghigno divertito, e Joonmyun
iniziò ad avere paura, ma non disse nulla;
“Luhan
non fare troppi giochi di parole, squartiamolo vivo”
“Sehunnie
come sei impaziente, io volevo giocare un po' con questo piccolino
che s'è perso ...”, Joonmyun iniziò a correre velocemente,
sentendo solo le risate malefiche dei due mostri e sapendo che non
andrà poi così lontano con quelle gambe che non gli reggono più;
poco dopo cadde nel fango, chiuse gli occhi e quando li riaprì vide
dei piedi. Alzò lo sguardo spaventato e vide un altro giovane dai
capelli lunghi e biondi, e lo sguardo severo e indecifrabile: “Volete
forse cacciare nel mio territorio stupide volpi?”
“Ohh
è arrivato qui il re della montagna! Guarda che l'abbiamo trovato
prima noi, quel piccolo umano ci spetta”
“Non
penso proprio, stupidi esseri inferiori”, Joonmyun capì quasi
subito che quello che gli si parava davanti non era un essere umano,
l'unico umano lì era lui.
“Per
questa volta te lo concediamo stupida lucertolona!”, e sentii i due
mostri allontanarsi; aveva paura di rialzarsi e pensava che forse
sarebbe diventato il pasto di questo ragazzo, e invece: “Vuoi
restare lì per sempre?” gli chiese, “Eh?”, Joonmyun alzò gli
occhi, “Ho tanta fame signore ...”
“Alzati
e seguimi”, quel tono di voce sembrava non volere obbiezioni, e
così fece.
Camminarono
moltissimo quel giorno, e poi il ragazzo dai lunghi capelli biondi si
fermò, e Joonmyun per sbaglio gli inciampò dietro la schiena, ma
lui disse solo: “Siamo arrivati”; quella che si presentava a
Joonmyun era una caverna, calda e accogliente: aveva un giaciglio
dove dormire e il fuoco era acceso ma era pur sempre una caverna, e
il ragazzo viveva lì.
“Entra
e scaldati”, il tono del ragazzo era freddo, eppure gentile allo
stesso tempo; Joonmyun comprese che forse non sarebbe morto e che lui
l'avrebbe aiutato.
Lo
fece scaldare davanti al fuoco e gli diede un pasto caldo: una zuppa
di verdure e della carne, che Joonmyun guardò con l'acquolina in
bocca per il lungo digiuno, e poi divorò letteralmente.
Solo
quando ebbe finito si accorse di essere sembrato un morto di fame:
“Scusatemi era da tanto che non mangiavo”, il ragazzo lo zittì
con la mano, come a fargli intendere che non serviva scusarsi e
seguì: “Ora dormi e riprenditi, quando starai meglio te ne andrai”
“Mhh”,
Joonmyun acconsentì con la testa e in cuor suo lo ringraziò per
l'ospitalità, “Dormi pure sul mio giaciglio non ti disturberò”
“E
voi?”
“Tu
dormi non preoccuparti …”, e appena sentì il calore di quel
giaciglio crollò in un sonno pesante, così tanto da dimenticare
tutto.
Wu
Fan non aveva bisogno di dormire e nemmeno di mangiare, perché un
drago può restare per molto tempo senza mangiare o dormire; alla
fine gli spiriti guardiani sono secondi solo alle divinità, i padri
celesti della creazione.
Era
in piedi davanti la sua grotta e guardava la pioggia scendere
incessantemente, quando abbassò lo sguardo verso terra e vi trovò
una tartaruga gigante che gli sorrise: “Ehi daresti un po' di
ospitalità a una vecchia tartaruga stanca?”
“Fratello
Xiumin ti ostini ancora a venirmi a trovare?”, e senza dargli né
permessi né altro la tartaruga entrò: “Ahh che modi fratello Wu
Fan, sono passati ottant'anni dall'ultima volta che ci siamo visti”
“Sì
e ti avevo chiesto anche quella volta di non venirmi a trovare prima
che fosse passato almeno un secolo!”, proprio in quel momento la
tartaruga si trasformò nella sua figura umana: aveva occhi piccoli e
all'insù e un sorriso simpatico, ma manteneva un piccolo aspetto da
testuggine, difatti non perdeva il guscio dove nascondeva i tesori
dei viaggi che faceva.
Come
avete capito quella non era una semplice tartaruga ma uno spirito
guardiano; Xiumin era colui che viveva più a stretto contatto con
gli uomini, vagando da una città all'altra, e amava conoscere gente
nuova, poterla aiutare, e collezionare piccoli tesori dai suoi
viaggi.
Non
si accorse subito di una presenza estranea in quella caverna, ma solo
quando Joonmyun mugugnò qualcosa nel sonno e si rigirò da un lato,
Xiumin lo vide: “E questo che cosa è?”
“Un
bambino che dorme, non vedi?”
“Sì
sì ma ora ...”, Xiumin si chinò e guardò il bambino: “Mi
sembra un po' malandato... non dirmi...” disse con un sorrisetto
beffardo, “Che ti sei preso un protetto?”
“Non
dire sciocchezze, gli do solo ospitalità fino a che non si riprende,
poi se ne andrà via”
“Certo
certo fratello mio non ti scaldare, comunque ero solo venuto a vedere
come stavi, ma visto che hai compagni non mi trattengo... ci vediamo
il prossimo secolo, ciao!” e detto questo sparì.
“Stupida
tartaruga impicciona!”
“Guarda
che ti sento ancora!” riecheggiò la voce di Xiumin nella caverna,
“Lo so!” ...
Un
giorno passò ma la pioggia continuava a scendere imperterrita.
Joonmyun se ne stava rannicchiato sotto le coperte a scaldarsi,
mentre Wu Fan poco distante da lui si era fatto un giaciglio per sé
e continuava a guardare la pioggia scendere.
“Non
so ancora come ringraziarvi” iniziò Joonmyun, per spezzare quel
silenzio così imbarazzante.
“Non
devi, non ho fatto nulla”, Wu Fan cercava di chiudere la
conversazione sul nascere, ma Joonmyun era pur sempre un bambino e
aveva l'ostinazione della sua giovane età: “Come vi chiamate?”
“Wu
Fan”
“Non
ci eravamo nemmeno presentati, io mi chiamo Joonmyun e vivevo nella
valle... sapete, è arrivata la malaria questo inverno e ha corroso
tutto”
“No,
non lo sapevo”, era vero, lui non si interessava più a quello che
succedeva nel mondo, e nemmeno nel villaggio a ridosso delle
montagne, “Prima è andato via il nonno, poi la mamma, i miei
fratelli, il papà, i miei amici ... tutti, sono l'unico
sopravvissuto del villaggio”, Wu Fan sembrava pensieroso mentre
sentiva quelle parole ma non disse nulla, ascoltava e basta; poi ad
un certo punto ci fu un improvviso boato, e un fulmine illuminò
tutto quanto. Joonmyun si nascose sotto le coperte e iniziò a
tremare come una foglia: “Che c'è stai male?” chiese Wu Fan, “Ho
paura Signore, i fulmini mi fanno paura!”, Wu Fan non poté
trattenere una risata, “Ridete di me Signore?”
“No..
solo, come fai ad avere paura dei fulmini?”, Wu Fan trovava strano
questo perché come tutti gli eventi naturali i fulmini sono frutto
di uno dei padri celesti, certo non sono fatti per spaventare gli
uomini.
E
cercò di spiegarlo al piccolo Joonmyun che però continuava a
tremare sotto la coperta: “Posso aiutarti in qualche modo a farti
passare la paura?”
“No
signore ...”, guardava appena la figura di Wu Fan e incrociò solo
per un momento gli occhi fieri e belli del dragone, che a chiederlo
non avrebbe saputo nemmeno lui spigarsi perché lo fece, alzò la
coperta del suo giaciglio e invitò Joonmyun che appena vide
l'ennesimo fulmine schiarire la stanza corse vicino a lui continuando
a tremare, “Per questa notte ti proteggerò io ma che non diventi
un'abitudine, siamo intesi? Ricordati che quando ti riprenderai
dovrai andare via”
“Sì
Signore...”, non la prese come abitudine Joonmyun ma è anche vero
che Wu Fan non lo cacciò nemmeno quando il piccolo si riprese.
La
loro divenne una tranquilla convivenza, una perfetta simbiosi; non si
accorse nemmeno il lóng di
quanto stesse bene con quel bambino, non protestò nemmeno quando il
piccolo iniziò a seguirlo nelle sue passeggiate nel bosco, e pian
piano gli insegnò a pescare e a cacciare, diceva: gli servirà
quando vivrà da solo.
Un
giorno mentre si stavano riposando su un prato, e Joonmyun giocava,
Wu Fan sentì una presenza che li stava osservando, si allontanò di
poco per non dare sospetti al piccolo e quando fu abbastanza lontano
da confrontarsi con la presenza ma non troppo per non perdere di
vista il bambino, alzò la testa e vide sopra un albero una tigre che
lo stava osservando:
“Non
ci volevo credere, perciò sono venuto a trovarti fratellone”
“Zitao
da quanto tempo”, la tigre fece un salto e si trasformò davanti a
lui; era un altro degli spiriti guardiani: “Così quella testuggine
chiacchierona ti ha detto di Joonmyun”
“Mi
ha detto solo che hai un protetto, io non ci volevo credere ma a
quanto pare è vero!”
“Solo
fino a che non starà meglio e poi...”
“A
me pare stia benissimo”, guardò da lontano il bambino e poi di
nuovo il lóng, “Comunque non sono affari miei fratellone, io sono
solo venuto a vedere come stavi e ...”, ci fu un momento di
silenzio: “Attento a non fare la fine di Chanyeol, lui l'infelicità
eterna se l'è andata a cercare … ci vediamo tra trecento anni
circa, stammi bene”, e anche questo spirito guardiano sparì.
Il
lóng si chiedeva cosa avesse a che fare con suo fratello Chanyeol,
l'araba fenice; per il momento solo il fatto che entrambi avevano
abbandonato il loro ruolo di guardiani, ma per motivi diversi.
Più
di mille anni prima Chanyeol era la fenice protettrice di
un'imperatrice, e il destino volle che si innamorò del primogenito
di quest'ultima, l'erede al trono: il principe Baekhyun; ma la fenice
non poteva amarlo liberamente perché ne serviva la madre.
Un
giorno il principe andò in battaglia e non vi tornò più, la fenice
non era mai riuscita a dirgli ciò che provava e non sapeva nemmeno
che il suo sentimento era ricambiato. Così decise di lasciare il
ruolo di spirito guardiano.
Avrebbe
ceduto questo incarico ad un'altra fenice e da allora vaga per il
mondo, nessuno sa il perché, dicono solo che ricerca qualcosa, forse
qualcuno …
No,
che cosa c'entro con Chanyeol.
Lo ripeteva tra sé e sé, quando: “E' per voi!”, la sua
attenzione venne richiamata da Joonmyun che gli porse una corona di
fiori, “Per me?”, il lóng la prese: “E cosa sarebbe?”
“Una
corona da mettere in testa”, il bambino si toccò il capo e il lóng
rise.
Passò
una primavera, poi un'estate, poi un autunno, e alla fine arrivò
l'inverno … e poi il ciclo si ripeté ancora, e così passarono
cinque anni velocemente.
Nessuno
dei due si era accorto di come fossero passati quegli anni, e il lóng
non aveva più mandato via il bambino, che nel frattempo era
diventato un uomo, o meglio, stava per diventarlo.
La
primavera dei suoi sedici anni sanciva quella che allora era l'età
adulta, e il giorno del suo compleanno, Joonmyun, non si ricordava
nemmeno che lo fosse e stava facendosi il bagno in una sorgente,
guardando la sua immagine riflessa nell'acqua; si accorse in quel
momento che per quanto avesse mantenuto lineamenti dolci non era più
un bambino: le spalle avevano muscoli evidenti, tutto sommato belle
forme, e si chiese vergognosamente mentre si toccava se potessero
piacere ad Wu Fan.
Potevano
piacere? … Non sapeva che in quel momento il lòng lo stava
guardando nascosto dietro ad un albero; aveva reclinato la testa e si
era morso le labbra provando desiderio, un sentimento umano, qualcosa
che uno spirito guardiano non dovrebbe provare, e non capiva questo
sentimento ...
Però
sapeva che quello era il giorno in cui Joonmyun sarebbe diventato
adulto e si ricordò che gli umani erano soliti festeggiare la data
della loro venuta al mondo; da quando vivevano assieme non aveva mai
fatto nulla per Joonmyun ma pensava che quel giorno, fosse un giorno
speciale.
Più
tardi, col pensiero, convocò Xiumin che apparve confuso: “Fratello
mio, ma mi convochi tu? Dopo solo cinque anni dall'ultima volta che
ci siamo visti? Come mai?”, Wu Fan non parlava, allora lo spirito
tartaruga chiese il permesso di leggere i suoi pensieri, “Ahh
dunque è arrivato alla maggiore età... ahh e vuoi fargli un
pensiero...”, al lóng diedero fastidio i commenti di Xiumin, “Mmh
però è diventato molto attraente!”, l'ultimo pensiero che aveva
letto era su Joonmyun che si faceva il bagno... poco dopo si sentì
un suono soffocato, un ringhio morire nella gola del dragone; “Non
ti scaldare fratello mio, intendevo dire per gli umani! Comunque
fammi vedere cosa posso trovare nel mio guscio.”
Si
tolse il guscio lo spirito, nessuno sapeva bene cosa ci fosse in quel
guscio che conteneva un infinità a parere di Xiumin di tesori umani,
prese un paio di cose, da prima pietre, ma che se ne poteva fare quel
giovane di pietre, poi un ventaglio prezioso, poi altro … poi però:
“Oh, trovato! Guarda qui, non è una meraviglia?” tirò fuori una
tunica di seta blu, “Cosa sarebbe?”
“Come
'cosa'? Un vestito, non vedi? Quel ragazzo ormai avrà un vestito
consumato e poi è cresciuto, vuoi che vada ancora vestito come un
bambino?!”
“No
intendo dire... che ha di speciale?”
“E'
seta, gli umani la commerciano per loro; è molto preziosa sai,
comunque è bella, guarda che bel blu … al tuo Joonmyun piacerà
molto!”, Wu Fan prese la tunica, e ripeté: “Il mio Joonmyun, sì,
al mio Joonmyun piacerà”, e sorrise; il fratello guardandolo
sorrise tra sé e sé, “Cosa ti devo per questa?”
“Nulla
fratello mio, non ricordo l'ultima volta che ti ho visto così
sereno, va bene così!”, e detto questo si mise sulle spalle il suo
guscio: “Ci rivediamo tra cent'anni”
“Forse
anche prima!” continuò il lóng.
Xiumin
sorrise e se ne andò.
Quella
sera per quanto il tempo fosse stato sereno per tutto il giorno,
iniziò a piovere: “Proprio come il primo giorno …” disse
sottovoce Joonmyun mentre seduto guardava la pioggia scendere, “Oggi
è il tuo compleanno” rispose Wu Fan, “Il mio compleanno? È
vero, oggi sono 'diventato' un uomo …”
“Ho
pensato di farti un dono ...” Wu Fan porse la veste a Joonmyun:
“Per me?”, la prese, la strinse e sorrise, e poi andò a
mettersela, “Come sto?” chiese euforico mentre guardava la veste,
e Wu Fan si schiarì la gola: “Molto bene!”
“Grazie!”.
I
due parlarono, scherzarono e risero ancora per un po' prima di
coricarsi;
“Ora
è tardi, dormiamo Joonmyun” disse Wu Fan, che in realtà non aveva
bisogno di dormire;
“Ti
ricordi quella volta che dormii con te nel tuo giaciglio, Wu Fan?”
“Sì”,
Joonmyun si alzò e si coricò vicino a Wu Fan, “Ti ricordi...
pioveva come sta sera” gli sussurrò a fior di labbra Joonmyun;
“Hai
ancora paura dei fulmini?” chiese Wu Fan, “Mhh no!”, Joonmyun
si mise sopra il corpo di Wu Fan e lo baciò, e questi non respinse
le labbra del giovane ma il bacio finì presto troppo presto per lui,
che quasi ne chiedeva ancora, “Fammi diventare davvero un uomo”
disse con un filo di voce il giovane; era una strana richiesta ma Wu
Fan la capì, e non sapeva come né perché, ma lui lo desiderava
ancora più di Joonmyun stesso.
Gli
spiriti guardiani non provano impulsi né desideri, eppure il corpo
caldo di Joonmyun era tremendamente invitante per lui. Non sapeva
come comportarsi ma tutto avvenne facilmente: baciò avidamente le
labbra del giovane, ne ricercò la lingua, ne accarezzò il corpo
sopra la veste, e poi finalmente ne toccò la carne che scottava, e
quando si trovò sopra il corpo di Joonmyun, questi gli chiese:
“Qual
è il tuo nome?”
“Che
domanda è, lo sai..”
“No,
intendo il tuo vero nome”, Wu Fan rimase sorpreso da quella
domanda, ma si avvicinò all'orecchio di Joonmyun e glielo sussurrò.
Joonmyun
lo ripeté in un sospirò, quasi per paura di sbagliare, ma Wu Fan fu
ancora più sorpreso che il giovane riuscì a ripeterlo senza
sbagliare.
Wu
Fan non pensava che il suo corpo umano potesse provare quelle
sensazioni, e fu bellissimo. Fu meraviglioso poter sentire il corpo
caldo di Joonmyun schiudersi a lui, e pronunciare il suo vero nome
durante l'amplesso, mentre dicevano di amarsi; non avrebbe mai
creduto di accedere al Nirvana su questa terra.
Fu
bellissimo.
E
i due si amarono così tanto e così intensamente da dimenticare
tutto; esistevano solo loro al mondo ... ma il tempo passava.
Non
se ne resero conto, e Wu Fan non si accorse che Joonmyun invecchiava
sempre di più ogni anno, e non vide le rughe che solcavano il suo
viso perché ai suoi occhi era ancora il bel giovane di sedici anni;
l'amore rende pericolosamente ciechi.
Però
una sera Joonmyun si addormentò per poi non risvegliarsi più, e
allora Wu Fan si accorse che il tempo era passato, e lo realizzò con
un dolore devastante. Dai suoi occhi scese qualcosa di umido e un po'
caldo, così si toccò il viso... stava piangendo. In tanti secoli di
vita quella era la prima volta che piangeva.
Piangeva
e chiamava Joonmyun, piangeva e gli preparava il ciglio funebre,
piangeva e malediva l'amore, ancora e ancora. E così facendo
richiamò involontariamente i suoi fratelli, che sentivano la sua
disperazione risuonare nelle loro tempie, un tremendo mal di testa
costante e doloroso.
Wu
Fan era immobile davanti alla tomba di Joonmyun, fermo, immobile, a
pregare. L'unica cosa che si muoveva erano le sue lacrime.
Poi
arrivarono Xiumin e Zitao, accompagnati da Chanyeol, la fenice:
“Fratello mi hanno raccontato tutto, e ti posso capire”, disse
piano, “Ma almeno tu hai potuto gioire di questo amore … però
sappi che io in questi secoli ho scoperto due verità: esiste
l'eterno e c'è qualcosa di più forte della morte stessa...”
“Perché
...” lo zittì Wu Fan “I padri celesti mi hanno donato una così
grande gioia per poi togliermela via così?”
“Tutto
ha un motivo in questa vita...”
“Lasciatemi
andare via, lasciatemi morire di questo dolore ...”
“So
come ti senti....”, e detto questo la fenice se ne andò, e gli
altri due fratelli lo seguirono.
Lasciarono
Wu Fan a piangere, ancora e ancora, per cento, duecento forse più di
trecento anni; Wu Fan pianse senza sosta ma le sue lacrime non
servirono a nulla, sapeva che la sua fine era ancora lontana, così
arrivò la rassegnazione.
Però
continuava a vegliare sulla tomba del suo amato, continuava a
ricordarlo e un po' a gioire di quel ricordo.
Passarono
molti secoli, il sole sorse e tramontò così tante volte che neppure
se ne accorse... poi una mattina mentre il sole sorgeva i suoi occhi
si aprirono: era l'inizio di un nuovo giorno, di una nuova vita.
“Sei
tornato ...”, il suo cuore cominciò a battere molto forte, e
allora capì le parole di Chanyeol. Sorrise e aspettò con gioia
ancora un paio di anni, sedici per la precisione, ma cosa sono sedici
anni per chi vive millenni.
Poi
un giorno decise di andarsene da quelle montagne, e seguì un
richiamo fortissimo che lo seduceva ogni giorno di più.
Così
se ne andò e volò per il cielo tra le nuvole bianche ... era da
tanti secoli che non lo faceva, ma era nella sua natura volare.
Vide
come il mondo era cambiato in tutti quei secoli i villaggi erano
cresciuti, non c'erano più capanne ma case enormi che quasi
sfioravano il cielo.
I
boschi e le valli avevano dato il posto alla strade, e di tempo ne
era passato davvero tanto … poi arrivò in una città dove quel
richiamo si sentiva ancora più forte: si trovava a Seoul; si rese
invisibile per non destare sospetti tra gli umani, e vedeva che anche
le mode erano cambiate. Gli uomini non portavano più le tuniche, né
avevano spade, e ora i capelli lunghi per la maggior parte dei casi
li portavano solo le donne.
Ora
aveva l'aspetto di un qualsiasi giovane moderno, e si sentiva
ridicolo con quelle nuove vesti, però andava bene così.
Continuò
a cercare quel richiamo fino a che non si trovò davanti ad un
istituto, e di lì a poco sentì il suono di una campanella, e vide
molti ragazzi uscire, ma aspettò con un velo di trepidazione;
sentiva il richiamo sempre più forte, e quando alla fine sembrava
che fossero usciti tutti, vide arrivare verso il cancello solo due
ragazzi.
Lo
riconobbe subito, era uguale alla sua vita precedente. Portava solo i
capelli più corti e a caschetto, ma il viso era uguale: la pelle, il
sorriso, la risata.
Senza
pensarci due volte lo chiamò: “Joonmyun”, ma non era sicuro che
il ragazzo si chiamasse così anche in quella vita, quindi non era
certo che gli avrebbe risposto, però... il giovane si girò
lentamente, e rimase senza fiato nel guardare il ragazzo alto e
biondo: “Baekhyun vai avanti, ci sentiamo dopo...” disse, senza
badare troppo al suo amico che andò via in silenzio; si avvicinò al
giovane e dalla sua bocca uscì un nome, il suo nome da lóng,
l'aveva riconosciuto, l'aveva aspettato.
Quello
era il suo Joonmyun, nella sua anima eterna e perfetta, e fu lì che
comprese appieno le parole di Chanyeol; esistono due verità: ogni
forma vivente ha una sua anima e quella è eterna, e l'unica cosa che
vince la morte è l'amore.
Sapeva
che anche in quella vita si sarebbero amati e l'avrebbero fatto per
altrettante vite umane di Joonmyun, così, senza fine. E pregò che
un giorno, quando la sua vita da lóng
sarebbe finita, potesse rinascere come essere umano e vivere una vita
da uomo con Joonmyun.
E
così per sempre.
Sì,
sapeva che tutto sarebbe finito, e altri mille anni sarebbero
passati, ma a lui non importava perché mille anni di solitudine
paragonati a una vita con Joonmyun, non erano nulla.
Note
d'autore: Bene
eccomi con una nuova Krisho ♥
awrrr come li amo.... spero che sia di vostro gradimento questa
piccola OS, per la figura di Kris, Tao, Xiumin e Chanyeol
mi sono basata agli Siling le bestie della mitologia cinese. Mentre
per la hunhan si potrebbe dire sono degli spiriti come le Kitsune
giapponesi più o meno siamo lì....
Beh
nulla alla prossima ♥
Grazie
cicci ♥
1龙 Lóng dragone in cinese
2Montagna Gialla L'area è famosa per le sue bellezze paesaggistiche. Questi monti sono spesso stati usati come sfondo per dipinti e storie della letteratura cinese.