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Autore: Wrskfml    11/02/2013    5 recensioni
Baro e Sandeul alle prese con il photoshoot per CéCi magazine.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non ci potevo credere. Eravamo ancora lì, l'obiettivo della fotocamera accarezzava i nostri profili, il fotografo ci suggeriva ancora come posizionarci e addirittura con quanta intensità guardarci.
Non serviva, non serviva davvero a niente... Non avrei potuto guardarlo con maggiore intensità. Lo guardavo sempre così e non avrei cambiato il mio modo di guardarlo per nulla al mondo.
"Baro... Non ci siamo proprio. Assuma un'aria ingenua, la prego. Deve fingere di far tutto con estrema naturalezza."
Non riuscii a trattenere un sorriso. Questo servizio per CéCi doveva essere perfetto, ma a Baro non piaceva la piega che stava prendendo il tutto. Troppo serio, troppo preciso, troppo ordinato. Non era per lui, insomma. 
"Io... No, niente." Disse, scuotendo la testa leggermente. Voleva contestare, ovviamente, ma in quel momento gli mancava la forza di controbattere.
"No, mi dica pure." Rispose il fotografo, alzando gli occhi al cielo. Anch'io, che di solito sono una persona piuttosto paziente, lo trovai snervante.
"Il servizio dovrebbe essere su di noi, giusto? Beh, io vorrei fosse più... Insomma... Più a modo nostro! Capisce cosa intendo? Credo sarebbe meglio se fossimo semplicemente noi stessi. Non mi piace essere costretto a fare cose che non mi rappresentano appieno."
Lo disse tutto d'un fiato, improvvisamente serio. Capii immediatamente che stava pensando già da un po' a quelle parole e che le aveva costruite e plasmate più volte nella sua mente. Ci aveva lavorato così tanto che quasi non sembravano opera sua. D'altro canto, non potevo essere più che d'accordo.
"Beh... Se proprio insiste, potremmo fare una prova." Consentì il fotografo, seppur non del tutto convinto. 
Baro si girò verso di me e sorrise splendidamente, mi sorrise con quei denti che gli davano un'aria terribilmente infantile, e io temetti di sciogliermi all'istante.
"Sandeullie, che dici? Facciamo a modo nostro?" Mi soffiò in un orecchio, facendomi venire immediatamente la pelle d'oca. Una vocina nella mia testa ripeteva le sue parole e rispondeva "faccio tutto quello che vuoi..." in tono arrendevole. Deglutii nervosamente per liberarmi da quei pensieri e mi girai verso di lui, sorridendogli a mia volta.
"C'è da chiedere?"
Rise, afferrando il pacco di patatine che si era portato come spuntino. Quel ragazzo a furia di mangiare così spesso sarebbe scoppiato, un giorno! 
Afferrò una patatina e m'imboccò come fosse la cosa più naturale del mondo. Quasi arrossivo.
Sussurrò uno "scatta" al fotografo, sfoggiando un'espressione sorpresa, mentre io, ridendo, mi lasciavo imboccare. Era proprio il suo, il nostro modo di fare. Il suo pollice quasi sfiorava le mie labbra. Non era da me, non era assolutamente da me, emozionarmi con così poco. Per fortuna sono sempre stato capace di nascondermi dietro il mio carattere. Chi, vedendo Sandeul, avrebbe mai potuto immaginarlo un tipo così pensieroso? Eppure eccomi qui.
Tanti, tanti scatti mi avevano quasi aiutato a mascherare meglio ciò che mi stava dilaniando internamente, ma quanto sarebbe potuta durare quella situazione di calma apparente?
"Devo ammettere che mi piacciono molto di più questi scatti rispetto a quelli proposti da me all'inizio... Davvero, siete fatti per stare davanti l'obiettivo! Lasciatevi andare, siete perfetti!"
Il fotografo era entusiasta, e ci spingeva ad osare sempre di più. Baro si sedette dietro di me, cominciammo a sfoggiare le nostre facce più buffe, ridendo tra una foto e l'altra. Man mano, però, mi si avvicinava, stringendomi le gambe con le sue. Si avvicinò a tal punto che il suo bacino ormai toccava la mia schiena; ogni suo movimento casuale cominciava a darmi strane sensazioni. Si spingeva inavvertitamente sempre di più contro di me, sentivo i suoi jeans premere sempre di più contro i miei pantaloni, sentivo il mio bassoventre fremere... Era qualcosa che non potevo gestire a lungo. Si notava già un piccolo rigonfiamento sui pantaloni, ed io strappai letteralmente il cuscino dalle mani di Baro per nasconderlo con nonchalance. 
Sorrisi per non insospettire nessuno, ingenuamente. Baro non si lascia mai sfuggire niente.
Finse di accarezzarmi innocentemente il petto, fingendosi in posa per un altro scatto, e si accorse che il suo gesto mi aveva fatto tremare di un'attesa speranzosa, tremito che non ero riuscito a sopprimere.
Non avevo il coraggio di guardare il suo viso, per paura potesse leggere nel mio tutto ciò che non stavo esprimendo a parole, ma sentivo un calore familiare sulla mia nuca e immaginai la sua bocca piegata in un sorriso. Sì, qualcosa mi diceva che stava sorridendo.
La sua mano audace scese sempre più giù, fino ad inoltrarsi sotto il cuscino. Finse fosse un'altra posa, e mi chiese a bassa voce di fare un'espressione sorpresa, per sembrare in posa anch'io. 
Quale bisogno avevo di fingere? La mia sorpresa era reale!
Mi sbottonò con la sola mano destra i pantaloni e repentinamente la infilò nei miei boxer, facendomi sospirare pesantemente. Il fotografo continuava a scattare da varie angolazioni, sembrava non essersi accorto di nulla.
Lo sentivo accarezzarmi lentamente, lo sentivo sfiorarmi con le sue dita abili, sentivo la mia eccitazione crescere sempre di più.
Sì, ero eccitato, tremendamente eccitato ad averlo dietro di me e ad avere le sue mani a vezzeggiarmi, e mi sentivo anche tremendamente colpevole. Da quando Baro mi faceva quest'effetto? Io lo avevo sempre visto come un fratello, da quando era capace di scatenare tutto questo? 
Dando inizio alla mia dolce agonia, cominciò a muovere la sua mano lungo la mia virilità, e io mi sentii avvampare. Mi lasciai sfuggire un gemito basso e quasi silenzioso, che sentì solo lui. 
"Shht!" disse, ridendo. Aveva ragione, non potevo essere così sfacciato. 
Ormai non ragionavo più. Il mio cervello era disconnesso, non riuscivo più a pensare a niente. Avevo persino chiuso gli occhi, per catturare tutte le sensazioni ed imprimerle a fondo nella mia memoria.
Il ritmo del suo movimento aumentava gradualmente, costringendomi a spingere piano il bacino contro la sua mano in una disperata supplica. Non riuscivo a capire se fossi contrario o meno a ciò che stava succedendo. Una parte di me, quella istintiva, mi spingeva sempre di più contro la sua mano, quasi egoisticamente; l'altra, quella razionale, mi ammoniva continuamente, dicendo di pregare Baro di smetterla, perché non era giusto.
Non riesco a spiegare perché, neanche a me stesso, ma girai la testa e lo guardai con gli occhi lucidi dal piacere, sussurrandogli qualcosa che lo spinse a continuare con maggiore intensità.
"Ti prego, smettila." 
Era una sfida per lui, la mia preghiera non aveva sortito l'effetto sperato. Non riusciva a smettere, non poteva smettere, e, in fondo, mi stava più che bene così.
Con una mano afferrò la mia maglia, costringendomi a guardarlo. Pensai fosse un altro stratagemma, un'altra foto per la quale stava posando, ma no, lui voleva vedere cosa mi stava facendo.
I suoi occhi vagavano dalle mie labbra, schiuse da leggeri sospiri e probabilmente gonfie, ai miei occhi, trasfigurati dal piacere.
Si leccò il labbro superiore guardando il mio in un gesto di stizza, quasi volesse dirmi che se avesse potuto mi avrebbe baciato. Arrossii immediatamente alla sola idea, e ciò mi bastò per venire sulla sua mano, con un gemito che lui catturò portandomi il suo viso davanti alla bocca, fingendo un'altra posa in cui gli davo un bacio sulla guancia. Dalla prospettiva del fotografo, ora il mio viso era nascosto, quindi non poteva vedere la mia espressione soddisfatta e attonita allo stesso tempo.
Vidi Baro sorridere, soddisfatto anche lui. Aveva ancora la mano lì, nei miei boxer, e ancora non aveva intenzione di toglierla. 
"Ragazzi, siete stati perfetti, ed è molto che siete qui... Direi che possiamo fare una pausa." Ci disse il fotografo, accomodante. Non si era davvero accorto di nulla, evidentemente pensava fosse il nostro modo di fare.
Sentii le labbra di Baro avvicinarsi al mio orecchio, mentre il fotografo se ne andava. Ne mordicchiò il lobo, poi si alzò in piedi e mi osservò attentamente, mentre si portava il medio della mano destra alla bocca, suggendolo maliziosamente. Ghignò divertito alla mia bocca spalancata (non mi sarei aspettato niente del genere da lui), e si avvicinò a me, sfiorando il mio naso col suo. 
"Sono contento tu sia venuto." Disse sfacciatamente ad alta voce, mentre mi lasciava un casto bacio che sapeva di sale sulle labbra.
  
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