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Autore: __Sayuri__    11/02/2013    6 recensioni
[Post The Avengers] [tiene conto marginalmente di Thor:TDW]
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Una battaglia è stata vinta, ma l'equilibrio dei mondi è ormai appeso ad un filo. Persino la lungimiranza di Odino fatica ad intravedere l'ordito di un Fato sempre più intessuto di ombre e minacce. Chi sono i nemici di Asgard? I mostri di un passato quasi dimenticato, o i suoi stessi figli?
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[Per una migliore comprensione delle dinamiche narrate in questa storia si consiglia la lettura del prequel "Rinascita"]
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AGGIORNAMENTI LENTI
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Sigyn, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Duplice minaccia
AVVERTIMENTI: Per una maggiore comprensione dei fatti narrati, in particolar modo di quelli che coinvolgono i villain, si consiglia la lettura del prequel: "Rinascita".




Capitolo 1 - Duplice minaccia



In un confine dimenticato di universo




L'ultima eco del boato che ha sbriciolato la pietra e fuso migliaia di armature si spegne gorgogliando nelle profondità cosmiche, e torna a regnare il silenzio. La luce bianca ed incandescente, che per un istante ha avvolto e travolto quasi ogni cosa, finalmente cede di nuovo il posto ad un cielo nero e senza fine. L'unico bagliore che osa spezzare la continuità delle ombre è quello prodotto da stelle morenti e lune deserte, mentre il resto dello spazio è occupato dall'oscurità.

Nel vuoto di quel Limbo senza limiti e senza uscita, null'altro rimane che il contorno di due figure, mute e immobili, ma non per questo sconfitte.

Il Senza Nome si guarda intorno, irato. Che ne è della loro forza, i Chitauri? Vapori incorporei e carcasse smembrate, che galleggiano nella pece della sconfitta, buone solo a nutrire la polvere. Un esercito formidabile, forgiato dalla sapienza e dalla maestria di Svartalfheim, sprecato dall'inettitudine di un reietto senza speranza, involucro rabbioso e insolente di una debolezza cronica.

Dell'asteroide-vascello, il Santuario di Thanos, non resta altro che un brandello di roccia fumante, affondata in un mare di detriti e plasma nero.

L'elfo si prostra a terra con uno scatto secco, la furia nello sguardo e nella voce.

"Umani..."

Una sola parola, che ne sottintende mille altre.

Sdegno.

Disonore.

Infamia.

"... non sono i codardi e vili che ci avevano assicurato."

Il Titano gli volge le spalle, immerso nel suo scranno nero e pulsante di luci bluastre, in quell'unica porzione di roccia rimasta intatta, protetta dall'aura del mostro di pietra e buio, compagno dell'ultima nemica.

Il Senza Nome prosegue, la lingua sputa nel silenzio nuovo veleno.

"Combattono, insorgono... pertanto non possono essere governati!"

Le dita possenti e violacee del Titano si puntellano sul supporto di metallo del suo trono, e in un istante si rizza in piedi, imperioso e terribile. L'Altro abbassa la testa di scatto, e un gemito gli sfugge dalle labbra contratte. Come reagirà Thanos, il dominatore di mondi, ad un simile affronto? Con quanta collera e veemenza colpirà il suo braccio?

La brama di sapere dell'elfo non si placa, nonostante il timore sordo del castigo, e si arrischia a proseguire, suggerendo al Padrone come usare la frusta.

"Sfidarli è lusingare... la morte."




Ed ora il Titano si volta, con studiata lentezza, negli occhi un ghiaccio che nemmeno il fuoco di mille soli potrebbe sciogliere.

Eppure, non c'è rabbia in quello sguardo, né fretta o impazienza; solo una furia calcolatrice e implacabile. Le labbra si tendono in un sorriso feroce, e il mostro scopre i denti, divertito. Un cambio di programma non è nient'altro che un trascurabile inconveniente, per chi ha già previsto ogni cosa. Lui ha avuto tempo, molto tempo per intessere i suoi piani, e la rivolta degli umani è solo un nuovo motivo di dileggio nei confronti di un Fato già deciso, che si inchinerà infine al suo cospetto.

La risata bassa e cupa dell'ultimo Eterno è un fendente di scherno e terrore, e squarcia il silenzio immobile del Limbo come una nuova esplosione, inarrestabile e spietata.




Il Senza Nome non osa alzare la testa, pietrificato. C'è qualcosa di terribilmente disturbante in quel mostro senza paura e senza morale che accoglie il fallimento senza collera, ma con la gioia di poter colpire, ferire e uccidere ancora.

Lui stesso ha voltato le spalle all'onore da molto tempo, tutto quel che ne resta è un'impronta sbiadita, incrostata sulla superficie furente delle sue brame di vendetta.

È nato dal buio, l'elfo nero, creatura d'ombra e sussurri, e da sempre è schiavo delle tenebre, solo che ora hanno un volto di pietra e una voce di ferro. Thanos è un padrone spietato e un alleato pericoloso, che esige lealtà ed ubbidienza in cambio di parole prive di promesse, ma è anche la sua unica opportunità di rivalsa. Finché riuscirà a sottostare ai suoi progetti e ad essergli utile, non avrà nulla da temere.

"Qual è dunque la prossima mossa, mio Signore? Ricorderemo ai mortali qual è il loro posto?"

Thanos muove qualche passo su quel che resta del suo vascello-asteroide, sollevando polvere e piccoli frammenti di roccia, che si sbriciolano ed iniziano a fluttuare nell'aria.

"Atteniamoci al nostro disegno originale, recuperare il Tesseract è il primo passo. Sappiamo dove si trova, e non potrebbe esserci luogo più propizio. Prepara i nostri alleati, che si muovano ora. E quando Asgard sarà caduta, l'universo ai miei piedi, gli umani saranno l'ultima portata del mio banchetto di sangue."




Asgard, ponte dell'Arcobaleno




Il silenzio spettrale della notte è rotto soltanto dal ritmico cozzare degli zoccoli del suo destriero, e Sif è stranamente inquieta. Giunta circa a metà del ponte spezzato strattona con un gesto secco le redini e il cavallo inchioda di colpo, sbuffando e nitrendo.

La guerriera scende con un balzo deciso dalla sella e accarezza per un istante il collo accaldato dell'animale, che sembra stranamente agitato. Gli sussurra all'orecchio poche parole e poi si incammina incerta su quella sottile passerella sospesa sul nulla, che accompagna ogni suo passo con un'ombra di suono e luce.

Ancora non si spiega gli avvenimenti degli ultimi giorni: l'agitazione di Thor, il dolore nel suo sguardo, la sua improvvisa e misteriosa partenza per Midgard. Tante congetture erano nate a corte sul perché, e soprattutto sul come, di quel viaggio in solitaria. Un nuovo bando per il figlio di Odino? Una fuga? L'Allfather si era trincerato dietro un silenzio inamovibile, rendendo complici di quel segreto solo la Regina ed Heimdall.

Ed ora quell'inaspettata rivelazione, giunta nel cuore di una notte stranamente buia, l'aveva strappata con violenza al sonno e ai dubbi. Odino era riuscito ad inviare Thor sulla terra dei mortali per sventare un'oscura minaccia. Una grande battaglia era stata combattuta, e vinta.

Chissà se ha incontrato anche lei...

Sif scuote la testa con rabbia, scacciando un pensiero inutile. Thor è salvo, e sta tornando a casa, questa è l'unica cosa che conta. Muove ancora pochi passi, poi si blocca di colpo, immobilizzata da un rumore alle sue spalle.

Calpestio di zoccoli e voci nel vento. Tre cavalli, tre cavalieri.


Quando si volta, sono già scesi dai loro destrieri e in pochi momenti la raggiungono.

"Perché non ci hai aspettati?", chiede Volstagg, trattenendo a stento uno sbadiglio, la voce ancora mezza impastata dal sonno.

"Non credevo veniste anche voi, il messo di Odino mi ha dato ordine di venire qui ad accogliere il rientro di Thor, e così ho fatto", ribatte la guerriera, accennando un mezzo sorriso e riprendendo a camminare.

"Ma siamo anche noi suoi amici, giusto? Non capisco perché..."

Fandral interrompe il suo voluminoso compagno d'armi con una sonora pacca sulla spalla, mormorando: "Andiamo Volstagg, lo sai, quando si tratta di Thor, Lady Sif è sempre molto..."

"Dovremmo muoverci", taglia corto Hogun, tono monocorde e volto impassibile.

Fandral sospira e alza gli occhi al cielo, ma non dice niente, e riprende a camminare.

I quattro avanzano affiancati, lo stesso ritmo nei passi e i medesimi battiti nel petto, mossi dall'appartenenza ad una squadra che fa gruppo dentro e fuori i campi di battaglia.

"Credete che stia bene?"

Domanda di colpo Volstagg, titubante.

"Ma certo, stiamo parlando di Thor! Perché sei tanto timoroso?", replica Fandral, sicuro e spavaldo.

Il 'Voluminoso' alza la testa e si guarda nervosamente intorno, rispondendo a mezza voce: "Ho un brutto presentimento, è così buio..."

"Forse perché è notte."

"E poi fa più freddo del normale, non trovate? Ho i brividi..."

"Starei male anch'io se avessi ingurgitato tre cinghiali, due fagiani e un'intera botte di birra prima di coricarmi."

"Ero in ansia per il nostro amico, come voi! E l'ansia va pur placata in qualche modo", tenta di giustificarsi Volstagg, aprendo le braccia.

Sif e Fandral si scambiano uno sguardo complice, ridacchiando; ma è la voce di Hogun, seria e fredda, a spezzare quel momento di leggerezza.

"Heimdall sembra preoccupato."

Ormai a pochi metri da loro, la figura del guardiano si staglia nitida sulla volta pulsante di stelle, oro ed ebano, perennemente vigile e in attesa.

Fandral socchiude lievemente le palpebre, scettico.

"Come fai a dirlo? A me sembra sempre lo stesso."

Hogun non risponde ma allunga il passo, e una strana agitazione si impossessa degli altri guerrieri, che istintivamente lo imitano e in breve raggiungono Heimdall, che li scruta in silenzio, poggiato sull'elsa della sua enorme spada dorata.

"Heimdall, tu sai perché siamo qui?", domanda Sif, con un leggero tremito nella voce.

"Sì", risponde il guardiano, "stanno arrivando."

"Stanno?", chiedono all'unisono Fandral e Volstagg, senza capire.

E poi, d'improvviso, una folata di vento freddo li colpisce e Sif sente uno strano gelo penetrarle le ossa. Si copre gli occhi con un braccio e abbassa la testa, frastornata, mentre un lampo di luce balena intorno a loro. Qualcosa dentro di lei, forse l'intuito o magari l'istinto, capisce. Ma è un presagio troppo assurdo, impossibile da accettare, pura follia.

Quando si fa di nuovo silenzio riapre gli occhi, continuando a farsi schermo con il braccio alzato, e osserva Fandral, teso e immobile alla sua sinistra, la mano corsa a stringere l'elsa della spada e gli occhi sbarrati.

Nessuno parla, nessuno si muove.

Finalmente, dopo momenti che paiono durare un'eternità, nel silenzio si fa spazio una parola, incerta e flebile come un sussurro.

"Amici..."

La voce di Thor è terribilmente stanca, piena di dolore e di amarezza.

Sif muove un passo, abbassando il braccio di scatto e ricercando affannosamente il suo sguardo, ma il dio del Tuono lo tiene inchiodato a terra, il viso percorso da pensieri e ombre.

E sono altri occhi quelli che incontra.

Due occhi verdi, gelidi, folli.

Occhi che nessuno ha mai dimenticato, ma che tutti speravano di aver sepolto per sempre.





   
 
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