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Autore: Ofelia20    11/02/2013    2 recensioni
Ci sono persone a Storybrooke che ancora non conosciamo. Ci sono personaggi che vogliono raccontare la loro storia.
Susan Shandy, meglio nota nel suo mondo come Ariel, porta sulle spalle un amore che le è costato se stessa.
Derek Hawkins è un ladruncolo dedito solo alla folle vita notturna nella piccola cittadina di Strorybrooke, ma nel mondo delle favole lo chiamano il famigerato Gatto con gli Stivali, l'unico in grado di sconfiggere il più malvagio degli orchi.
Ed infine c'è la storia di Alec che abita ancora le lande ormai desolate del mondo fiabesco, costretto a farsi chiamare Stregatto, deciso a consumare la sua vendetta nel mondo più lontano dal suo, quello da cui tutti vorebbero invece fuggire.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Can I Open My Eyes?

So solo questo: se ti avrò

non mi sembrerà di

essere morto completamente.

(Cic.)

 

1.   Broken

 

Derek Hawkins quella mattina aprì gli occhi con una strana sensazione che gli mordeva l’anima, sentiva qualcosa rinascere dentro di lui. Avrebbe potuto dare un nome a quello strano formicolio che sentiva camminare tra le vene e capire se fosse qualcosa da trattenere o da respingere , se solo fosse riuscito a capire cosa fosse. Cercando di accantonare i pensieri scostò il lenzuolo e senza curarsi di guardare la sveglia poggiata a terra che come ogni mattina era rimasta silenziosa a guardarlo dormire poggiò i piedi nudi a terra. Sapeva già che l’intera cittadina di Storybrooke si era svegliata, riusciva a sentirne il rumore fuori dall’unica finestra con il vetro rotto del suo appartamento, era consapevole che anche lui avrebbe dovuto svegliarsi da tempo, ma sentiva anche dentro di se che una parte della sua anima non faceva altro che dormire da anni e anni. Stiracchiandosi e spalancando le labbra in un sonoro sbadiglio infilò i suoi fedeli stivali e si costrinse a mettersi in piedi. La pelle nera delle calzature fasciava perfettamente i suoi piedi donandogli conforto ed anche una strana carica che ogni mattina lo spingeva ad andare avanti, non ricordava un solo giorno in cui non aveva indossato quegli stivali. Avviandosi verso il bagno gettò un’occhiata alla refurtiva della sera precedente: un paio di vecchie catenine d’oro, un anello che non era neanche sicuro fosse di diamanti autentici e qualche spicciolo. Scosse la testa provando pietà per quel ragazzo che ogni notte vagava per le vie della città cercando di arraffare qualcosa per pagarsi da mangiare. Entrando nella stanza i suoi occhi verdi incrociarono quelli del suo riflesso allo specchio e se non fosse stato sicuro di essere solo in casa avrebbe giurato che quegli occhi non erano i suoi. Certamente aveva i soliti capelli ramata arruffati sulla fronte, le solite piccole lentiggini che gli bagnavano il volto pallido e poi c’erano loro, si portò automaticamente le mani su quei baffi che aveva sempre desiderato togliere ma che qualcosa di misterioso gli aveva impedito. Tutto era nella norma sul suo viso, ma quello che ancora non aveva capito era che qualcosa dentro di lui stava per cambiare.

Corrugando la fronte distolse lo sguardo dallo specchio ed afferrò lo spazzolino, ma prima che potesse stringere nell’altra mano il tubetto di dentifricio si sentì scuotere da una violenta forza invisibile.  All’improvviso sentì un’onda intangibile travolgerlo, la sentì penetrargli fin dentro le ossa ed afferrare la sua anima permettendogli di riemergere dalle tenebre in cui per troppo tempo era stata sepolta. Fu costretto a tenersi saldamente al lavello per non finire a terra, come un esplosione nucleare il ricordo di una vita intera gli comparve davanti agli occhi, impiegò un solo secondo per riconoscerla. Ma d'altronde che non riconoscerebbe la proprio vita. In un attimo gli fu tutto chiaro, ricordava finalmente la sua vera identità.

Senza perdere altro tempo decise di scendere in strada per cercare di capire cosa fosse successo,  infilò i primi pantaloni che trovò per casa, una maglia e chiuse al meglio la cerniera dei suoi stivali. Ora capiva perché non poteva farne a meno.

 

 

Susan Shandy sentiva spesso pronunciare dalle persone quel famoso modo di dire: sentirsi come un pesce fuor d’acqua. Ed erano proprio le parole più adatte per descriver quello che provava. Se ne stava seduta sul suo sgabello a chiedersi il motivo che l’aveva spinta ad accettare la richiesta della proprietaria del locale, essendo così costretta a passare i pomeriggi da Granny’s a cantare vecchie canzoni ai quei pochi clienti che occupavano la tavola calda in quell’ora e che annoiati la ascoltavano distrattamente. Per quanto la ragazza si sforzasse non riusciva a capire cosa ci fosse di tanto bello nella sua voce e perché dovesse essere pagata per essere  ascoltata. Al termine della canzone si concesse qualche minuto per legare i lunghi capelli rossi e far vagare gli occhi per la stanza, ad ascoltarla c’erano soltanto un Leroy sicuramente troppo ubriaco per capire anche una sola parola di ciò che stava cantando, altri di cui ignorava il nome, poi Ruby e sua nonna. Schiarendosi la voce tornò a fissare il vecchio microfono davanti alla sua bocca, non aveva nessuna voglia di ricominciare perciò decise di prendersi altro tempo. Bevve un sorso d’acqua, nel sentire quel liquido fresco scenderle lungo la gola un brivido le si arrampicò lungo la schiena, le succedeva spesso.  Sentiva quella stessa acqua scorrerle nelle vene, ma ogni volta decideva di banalizzare la sensazione come quella di una persona che semplicemente placa la sua arsura.

Viveva sempre accompagnata da un’implacabile sete che neanche la più pura delle acque riusciva ad acquietare, ma decise di abbandonare i suoi pensieri e di ricominciare a lavorare. Stava appena aprendo la bocca per cantare la prima nota quando un qualcosa di invisibile e magico la investì.  Un terremoto silenzioso stava scombussolando la sua anima, tutti i ricordi le balenarono davanti, quello che per ventotto anni era rimasto celato sotto un muro invisibile nella sua mente stava riaffiorando. Riuscì finalmente a riprendere il controllo di se stessa, ora riusciva a capire tutte le sensazioni che ogni giorno la pervadevano e la sete implacabile che in ogni momento sentiva.

Le bastò guardarsi intorno per capire che anche agli altri era successa la stessa cosa, stavano ricordando tutti la loro vita, la maledizione era stata finalmente spezzata. Si precipitò fuori dal locale e vide tutti gli altri abitanti della città in strada e sorrise. Finalmente tutti si erano ritrovati, finalmente non erano più soli. Tutti, tranne lei.

 

 

 

 

Salve! Ho finalmente deciso di scrivere un Long su questo telefilm che amo, e spero davvero che vi piaccia perché la sto plotando da tipo due mesi ed ancora non ne sono convinta ^_^

Questo primo capitolo doveva essere più lungo ma ho deciso di dividerlo in due parti creando questa specie di PrologoPrimo Capitolo.

La fan fiction non parla solo di questi due personaggi ovviamente, ma di tutti gli abitanti di Storybrooke che conosciamo ed altri ancora. Spero davvero che sia stata chiara in questo primo capitolo di poche righe e che vi sia piaciuto!

Grazie per avermi letta fin qui. Bacii! <3

   
 
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