Neid
Il tuo sguardo d’ametista si perde nell’aria.
Gli occhi fissano vuoti un punto inesistente.
Ti senti così triste,
Envy?
Ti senti così solo…?
E allora ti ricordi quei momenti.
Quei momenti dove ti sentivi finalmente “pieno”, finalmente…
…vivo…
ma tu non puoi essere vivo.
Tu non sei vivo.
Quella che tu credevi una nuova vita non era altro che un fragile castello di sabbia, su cui si è avventata una bufera.
E a te non è rimasto che fissare ogni granello che poco prima era la tua ragione di vita.
Ti senti così male, Envy?
Ti senti così vuoto…?
Si vede.
Si vede dai tuoi occhi ametista che, se potessero, piangerebbero mille lacrime amare e dolorose.
Si vede dalla tua postura rigida dalla quale non ti muovi da un ora.
Si vede dal tuo sguardo che, non potendo fare altro, fissa quell’angolo.
Sei ancora perso nei tuoi ricordi, Envy?
Nel ricordo di lei…?
L’angolo che tu hai accuratamente pulito dal suo sangue.
L’angolo che ormai mesi, anni prima era occupato da un cadavere sorridente, rimosso proprio da te.
L’angolo che ha segnato la fine di tutto.
È solo lo sporco angolo di un sudicio vicolo, Envy.
Ma per te è molto di più.
Anche se è una cosa che non vorresti ti appartenesse.
E guardarlo, immobile, le braccia lungo i fianchi e la testa china ti fa ancora più male.
Ti senti esplodere, vorresti urlare, piangere, vendicare lei …
Ma ormai non puoi più farlo.
La persona che ha ucciso lei è morta.
Ma non sei stato tu ad ucciderla.
E questo ti porta ad odiarla ancora di più.
E non ci puoi fare niente.
…E non puoi fare niente…
Solo stare lì, a fissare un angolo lurido.
Non puoi fare nient’altro.
A parte una cosa, anzi due:
Odiare: odiare quella persona, perché te l’ha portata via, ti ha tolto un pezzo di te.
Ma soprattutto, tu puoi, e riesci solo ad invidiare.
Ma d’altronde è il tuo nome, no?
Alcuni lo chiamerebbero un segno del destino.
Un destino ingiusto, per la precisione.
Invidiare le persone che riescono ad avere più di te, ad avere ciò che tu non puoi avere.
E invidiare lui.
Lui che ha tutto.
E l’hai pure aiutato, ad avere quella cosa.
Forse in fondo gli vuoi bene.
Perché quando si vuole bene ad una persona, si fa di tutto perché quella non provi le cose brutte che tu hai provato.
E infatti…tu gli hai dato una mano.
Hai aiutato lei a tornare da lui.
Perché l’hai fatto, Envy?
Perché l’hai aiutato…?
Perché era disperato.
Perché era caduto nel tuo stesso baratro.
E perché…in fondo…ti dava fastidio vederlo così.
Non eravate fratelli, Envy?
E allora ti sei reso conto che…lo capivi.
Ti sei reso conto che vuoi due eravate molto simili.
Ma soprattutto, ti sei reso conto che erano proprio i tuoi ricordi a vincolarti, facendoti fare qualunque cosa per aiutarlo.
Guardi quell’angolo ancora una volta.
Ti stringi la sciarpa al collo, quasi facendoti male, per trovare un po’ di calore.
Non che cambi molto, tanto il raffreddore non lo puoi prendere.
Ma non è quello il freddo che ti dà fastidio.
È un freddo più gelido, più profondo, più tagliente.
E quello sì, quello sì che ti può fare male.
Ma questo lo sai già, vero Envy?
Questo lo senti già, vero…?
Ti volti, uscendo dal vicolo e immergendoti nella gente.
Nevica, proprio come in quel periodo.
È quasi natale, ed è pieno di gente.
E lo vedi, a braccetto con quella ragazza che hai aiutato, a guardare una vetrina luminosa.
Decidi di cambiare strada.
Cambi subito idea e fai l’esatto contrario.
Gli passi accanto, poggiandogli una mano sulla spalla, senza fermarti.
Lui ti guarda, aspettandosi di trovare qualcuno tipo Havoc o Mustang, e invece vede il tuo viso che sorride allontanarsi.
Ti guarda smarrito, ma alza la mano in un segno incerto di saluto.
Fai lo stesso, continuando a sorridere.
…in fondo, non hai trovato che un’altra cosa da invidiargli…
Mi è piaciuto
scrivere questa storia.
L’ho scritta il
giorno del mio compleanno, e mi sono fatta un regalo da sola!
^^
Ne è venuta
fuori un introspettiva che reputo niente male…ne sono molto soddisfatta!
XD
Ah,
Neid
significa invidia, in tedesco.
Allora, in
inglese era Envy, quindi no a prescindere, in francese è Envie, ed era ancora
troppo simile, invidia…no, non mi piaceva, quindi è andata per
Neid.
Ho chiuso due
storie con una, una specie di modo per farvi capire che sono finite sia “Sono un
homunculus…e allora?” che “Come i petali
di ciliegio”, e ora basta.
Ho passato,
quanti mesi? 6, 7?
Ecco, 7 mesi a
svegliarmi sudata la notte con la voce di Al che urlava “Nii-san! Nii-san! “…e
vi dirò, non è stato bello…
Ora ho
veramente finito…e non tornerò più sul drammatico, come ho detto più
volte…
Tornerò tra un
po’, con qualcosa di comico o così…non so, sto ancora aspettando la folgorazione
divina…
Grazie mille per le recensioni, ma devo ancora migliorare…quindi aspettatevi qualcosa di fantastico!!
Alla Prossima!
SoleDincht