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Autore: _marty    11/02/2013    15 recensioni
Charlotte si porta dietro qualche cicatrice, tiene un paio di sogni tra le mani e prova ad amare, forse più forte degli altri, forse più intensamente. E' una di quelle ragazze che puoi trovare ovunque, per strada ad aspettare un treno, seduta in un bar a bere un caffè o forse in una panchina troppo intenta a leggere, troppo presa da ciò che sta facendo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bittersweet memories'
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Capitolo 1.


 



Aveva perso il treno per l’ennesima volta.

Si era ripromessa che sarebbe uscita da casa quei pochi minuti prima per evitare di dover fare tutte le cose di fretta, ma eccola lì. Charlotte, una ragazza sulla ventina, che si fermava dopo aver corso per tutto il perimetro della stazione, non bastava che fosse in ritardo ma la posizione del binario non la aiutava: si trovava dalla parte opposta rispetto all’entrata. Una corsa immensa, gocce di sudore inutili per un treno che non c’era o, almeno, prima c’era ma era partito senza di lei. Si riprese un attimo e poi si sedette, svogliatamente, sulla panchina. Il prossimo treno sarebbe passato nella successiva mezz’ora e lei aveva tutto il tempo di finire quel maledetto paragrafo. Si, perché era stato lui a farle perdere ogni tipo di cognizione di tempo, era stato lui a farla preparare in fretta, il motivo per cui si trovava lì era proprio quel paragrafo. Non era riuscita a staccare gli occhi di dosso a quelle pagine, lo faceva solo per controllare l’orologio, solo per sapere quanto tempo aveva per finire il paragrafo, solo per sapere se tutte quelle strane cose che faceva facevano parte di qualche tipo di psicosi o nevrosi o poteva considerarsi sana o comunque psicotica al 10%. Si perché il loro professore di clinica, durante un convegno, lo aveva detto chiaro e tondo: ognuno di noi è in parte psicotico, nessuno è del tutto sano. Prese lo zaino e lo posizionò esattamente sulle sue gambe, accarezzò dolcemente la copertina del libro e poi si guardò attorno per un attimo, non voleva sembrava una stramba, una donna folle che si metteva a dare affetto ad un libro, gli importava non sembrarlo anche se poteva esserlo. Sorrise tra sè e sè e si ributtò a capofitto nella lettura.

Il paranoico vive una angoscia dissimulata, prossima al terrore: si sente sotto il giogo di un persecutore onnipotente che tutto vede e tutto sa di lui e che, in verità di ciò, gode smisuratamente. L’isterizzazione o un ulteriore paranoizzazione si rivelerebbero in questo caso disastrose per il paziente non meno che per l’analista, ben presto assimilabile alla figura del persecutore.

Era scritto proprio in quelle righe il motivo per cui aveva deciso che avrebbe trattato con i bambini, ora e sempre. Gli adulti erano troppo complessi, un isterico avrebbe potuto rivedere in lei una figura persecutoria e quindi un bel giorno sarebbe salito in seduta con una altrettanto simpatica pistola in mano. Quello era solo uno dei modi in cui sapeva che sarebbe morta se avesse deciso di psicoanalizzare gli adulti, con i bambini sarebbe stato diverso, sarebbe riuscita ad evitare che diventassero gli stessi adulti malati di cui aveva paura. O almeno ci sperava. Il treno arrivò con quel suo solito fruscio aleggiante e in seguito sentì stridere i freni, era decisamente lì. Aspettò che la porta si fermasse proprio davanti a lei, fece scendere le persone che si trovavano sul treno e delicatamente, poggiando un piede dopo l’altro, si andò a sedere nel posto che era solita occupare quando saliva su quel mezzo. Lo aveva scelto con cura durante quel lungo anno, li aveva provati tutti giorno dopo giorno ma c’era sempre qualcosa che la infastidiva. Troppa luce, troppa polvere, troppo contatto umano. Da quel posto, invece, riusciva ad avere una visuale perfetta di ciò che era quel vagone del treno, poteva osservare chi entrava ed usciva, poteva tenere sotto d’occhio continuamente la sua borsa, non che avesse qualcosa di prezioso, poteva godersi l’ombra assoluta e poteva ascoltare durante le giornate invernali il battere della pioggia senza essere disturbata, e senza sentire le voci che pullulavano durante le ore di punta. Si sedette lì comodamente e aspettò che si chiudessero le porte del vagone, si guardò intorno e i suoi occhi vennero catturati dalla figura di un giovane ragazzo, lo aveva visto varie volte su quel treno ma sempre di sfuggita. Spesso lui scendeva quando lei saliva e viceversa, lo aveva sempre categorizzato come una di quelle persone sfuggenti anche se non sapevo proprio niente di lui o della sua vita. Era riuscito ad entrare per un pelo e adesso si era seduto dalla parte opposta del vagone: era impaziente. Tamburellava le dita sul sedile davanti e guardava la finestra per capire con che velocità andava il treno. Charlotte lo sentì incitare il treno, anche se lo aveva detto fin troppo piano, voleva che tenesse un andatura più veloce ma lui, e tutti in quel vagone, sapevano che sarebbe stato inutile pregare per una cosa del genere. Poco dopo si tranquillizzò realizzando che la strada era ancora parecchio lunga e che non si potevano pretendere grandi cose da un treno come quello, vecchio di 30 anni.  Così cercò una posizione quanto più comoda in quel sedile di plastica sformato dal tempo e incrociò le braccia guardandosi intorno. Iniziò a osservare tutte le persone che si trovavano sul vagone, una per una, Charlotte sapeva che prima o poi avrebbe guardato anche lei dritta negli occhi ma non fece niente per evitarlo. C’era qualcosa di già noto in lui, qualcosa che però continuava a sfuggirgli, il ragazzo passò di persona in persona, da un’anziana ad una bambina e poi posò gli occhi su di lei. Si guardarono, lui la scrutò con un po’ più d’interesse rispetto agli altri, sorrise sornione e poi passò al vecchietto con il bastone che si trovava seduto davanti a lei.  Quel sorriso piuttosto che lusingarla la fece imbestialire, sentì le guance diventarle rosse per quel sentimento che stava provando e si alzò in piedi portandosi davanti alla porta dell’uscita. Ora era lei a voler scendere subito da quel treno, si sentì  due occhi, come due proiettili, puntati addosso per tutto il tempo ma aveva deciso di non dargli peso, il tizio l’aveva già innervosita abbastanza per quel giorno. Aspettò la sua fermata e fece per scendere, toccò terra e ad un certo punto sentì un corpo sbattergli addosso. Chiuse gli occhi, quel giorno era il giorno buono per uccidere qualcuno. Li aprì di nuovo e si girò verso il colpevole di quell’azione: era lui. La guardò per un attimo, si spostò completamente dalla porta del vagone per poi rigirarsi, sorriderle come prima, fare spallucce e andare via correndo. Charlotte dovette riprendersi per alcuni minuti mentre vedeva quella sagoma allontanarsi, avrebbe dato di matto, respirò piano, contò fino a tre.

Uno, sarà meglio per lui che lei non lo veda più.
Due, sarà meglio per lei andare a lezione.
Tre…


“Charlotte ho pensato di venirti a prendere, so quanto detesti la strada fino alla facoltà, soprattutto se sei da sola”.
“Ciao, Violet!”
Esclamò con gioia, non era mai stata così felice di vedere la sua migliore amica. Prima che Violet iniziasse a informarla delle novità che riguardavano l’università e prima che si dirigessero verso l’edificio in cui quel giorno si sarebbe svolta la lezione, Charlotte lanciò un’occhiata verso la direzione che aveva preso il ragazzo ma di lui, nemmeno l’ombra.







spazio autrice
Mi ero fermata qui quando avevo iniziato a scrivere tempo fa e adesso sono già a 20 pagine di word LOL la cosa mi preoccupa e anche tanto, sono troppo presa dalla storia e scrivo senza sosta. A ogni modo questo primo capitolo ci fa conoscere Charlotte, ci fa capire un pò chi è, cosa fa, cosa studia e ci fa anche conoscere un po' del suo carattere. Tende a innervosirsi facilmente, sopratutto con questo tipo di persone ma per il resto è una ragazza riservata e che preferisce non mettersi sotto i riflettori. Questo primo capitolo non è lunghissimo, ci sono già abbastanza informazioni, le parole sono pesate e ogni cosa ha un suo significato :) Spero di avervi incuriosito con questo primo capitolo, già un paio di capitoli sono pronti ma preferisco aspettare qualche giorno prima di pubblicare. La parte centrale, scritta in corsivo, è presa direttamente da un libro che mi è capitato di studiare mesi fare per un esame; è inutile dire, credo che si capisca, che studio psicologia e questa cosa sarà presente nella storia. A parte questo non ci saranno chiari riferimenti ma qualche nozione qua e là, a cui Charlotte pensa quando si trova in difficoltà o cerca di fare chiarezza nelle cose. Bene, mi sono dilungata e anche troppo! Buona lettura ^^

Ringrazio _eterea_  che sta betando la storia.

   
 
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