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Autore: Itsamess    11/02/2013    2 recensioni
STORIA DA REVISIONARE
February 10th: NYADA-Never can say goodbye
February 11th: Vocal Adrenaline-Only on my own
February 12th: Student/teacher-HOT for teacher
February 13th: Different time period-The perfect boyfriend
February 14th: Power couple-HappySadThoughtfulPresidential
February 15th: Library-Clandestine meetings and other disasters
February 16th: Hello-Dawn
Tra post-it e ponce inbevibile, sette shots assolutamente AU, assolutamente OOC, assolutamente fluff, più het dell'het, come direbbe Brody
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessie St. James, Rachel Berry | Coppie: Jessie/Rachel
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Quando sono per sempre, gli addii dovrebbero essere rapidi"
Essendo riuscito a convincere una delle matricole che tenevo in mio potere a svolgere per me tutti i temi che la Railey ci assegnava, non avevo mai aperto il libro di letteratura inglese prima di quella mattina, nella quale mi ero ripromesso di riorganizzare la libreria per non trasformarmi in un futuro protagonista di Sepolti in casa.
Scossi leggermente il volume di algebra, sorridendo di fronte allo strato di polvere secolare che riposava sulla copertina; strappai il cellophane sopra l'eserciziario di francese; aprii a caso Antologia della Poesia, nel desiderio di dare una chance ad almeno una materia.
"Quando sono per sempre, gli addii dovrebbero essere rapidi"
Quel Byron aveva ragione (chiunque egli fosse), ma non aveva considerato il Fattore Davvero, l'unica legge a cui io e Rachel Berry sottostassimo.
L'ineluttabile legge che concludeva tutti i nostri litigi con la promessa "davvero, questa volta è per sempre".
"Davvero, questa volta è finita"
"Davvero, lasciami andare"
"Davvero, non possiamo più andare avanti così"

Era quasi diventato un gioco fra noi; ci divertivamo ad inventare addii sempre più verosimili.
Ma nessuno di questi era reale.
Richiusi il libro stizzito, fermo nella convinzione che la letteratura avesse sempre esiti negativi sulla psiche, o perchè ne ottundeva le possibilità o perchè faceva raffiorare ricordi dolorosi.
Nel silenzio della mia camera, percepii il flebile suono della suoneria di un cellulare.
Il mio, nello specifico.
Scaraventai a destra e a manca i volumi, rovistai sotto plichi di appunti illeggibili e finalmente trovai il telefonino.
«Jesse St James, il solo ed unico, chi parla?»
«Rispondi sempre così?»
Maledetto Byron.
Era Rachel, il mio addio-mai-pronunciato.
A giudicare dalla voce, squillante e cristallina, sembrava felice.
Anche senza di me.
«Rach, che sorpresa! Cerchi un campione nazionale pluri-premiato che ti insegni le basi del canto corale?»
«Veramente cercavo una cavia»
Il dizionario era a portata di mano, ma scelsi di ignorare quel termine sconosciuto e rispondere un entusiasta «Al tuo servizio»
Quella telefonata era un segnale che Byron mi inviava dall'oltretomba: Dille addio, e che sia rapido


Non tutti i luoghi sono adatti per dirsi addio.
Si devono evitare i posti troppo affollati o troppo luminosi, come gli aereoporti, così come quelli troppo isolati o bui, come le case stregate o i planetari, perchè non si riuscirebbe a scorgere l'espressione dell'altro, a capire se sta piangendo o la vostra separazione lo solleva.
Ecco, le stazioni cittadine sono perfette.
Sono vintage e romantiche, o almeno ho pensato così quando ho visto per caso, alla stazione di Westerville, un ragazzo alto e vestito elegantemente correre dietro ad un treno su cui probabilmente era salita l'amata.
O forse era solo in ritardo e sperava di convincere il controllore a farlo salire, chissà.
La NYADA - così recitano i caratteri bronzei sopra la porta - sembrava perfetta per separarsi: gruppi di matricole non troppo chiassose, ampie finestre e un'atmosfera rassicurante.
«E questo sarebbe un pliè? Torna in Wyoming, Schwimmer
!»
Una ragazza minuta e fasciata in un body nero si precipitò dall'aula in lacrime, rischiando di scontrarsi con la Rachel al settimo cielo che stava correndo ad abbracciarmi.
«Lascia perdere Cassie, è pazza, vuole solo rovinare il mio piano»
«Quale piano?»
Lei sorrise sorniona
«Jesse St James, preparati per il più straordinario tour della tua vita»


«I post-it a che cosa servono?» domandai vedendola attaccare un foglietto rosa sul gigantesco specchio dietro di noi.
«Me li ha prestati Kurt, li trovavo allegri!» esclamò «Mi servono per mostrarti con maggior chiarezza per quali motivi dovresti trasferirti alla NYADA»
Fece un paio di piroette in mezzo alla stanza «Balla con me, Jesse. Non danziamo insieme dal ballo del quarto anno...»
«Quello in cui Finn mi spaccò la faccia?»
Mi avvicinai a lei e le posi la mano sul fianco
Ero lì per dirle addio, ma lei mormorò «Quello in cui dicesti di amarmi ancora, in realtà»
Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere, perchè lei smise di danzare e chiese «Lo senti?»
«Cosa?»
«Questo scricchiolio. Ascolta» spostò il proprio peso tutto sulla gamba destra «E' la mia doga preferita»
«Dovrei iscrivermi alla NYADA per un parquet scadente?»
«No... perchè avresti l'opportunità di affezionarti alle piccole cose, come lo scricchiolio del pavimento o le urla di Cassandra»
La ragione numero due erano i muffin della caffetteria, la ragione numero tre il busto dell'immortale Stephen Sondheim nell'atrio, la ragione numero quattro i sotterranei della scuola, dove si vociferava fossero stati giustiziati gli studenti meno promettenti.
Rachel mi mostrò ogni angolo dell'edificio, attaccando dappertutto i suoi buffi post-it colorati.
Una parte di me avrebbe voluto continuare il tour all'infinito, l'altra invece era posseduta dal fantasma di Byron e reclamava un addio.
Ma avrei saputo allontanarla da me?
Se mi fossi reso conto di amarla ancora, avrei avuto la forza di andarmene?
Staccai un post-it amaranto e glielo appiccicai in fronte.
L'unico motivo per cui sarei rimasto era lei, lo sapevamo entrambi.




«Addio Rachel»
«Dove vai?»
«No, non capisci. Addio per sempre. A mai più rivederci. Bye bye. Adiòs. Adieu»
«D'accordo. Questo vince il premio lingua straniera»
*sorride «Tocca a te, Rach. Dimmi addio al contrario»
«...Oidda. O Buongiorno, come preferisci»
«Addio felice?»
«Ci rivedremo»
«Addio triste?»
«"Mi hai spezzato il cuore", cit»
«Addio pensieroso?»
«Mi serve tempo per riflettere»
«Abbastanza realistico. Addio presidenziale?»
«Mi ricandido l'anno prossimo?»
«Questa era pessima, Rachel»



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Note
*Il banner gigantesco è opera sempre della mia sorellina Leo (Provincetown), che si è fatta prendere la mano e me ne ha creato uno per ogni shots, sempre grandi così, suppongo
**Il ragazzo alla stazione ferroviaria è proprio Finn, dieci punti a chi l'ha supposto

A domani tesori <3

  
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