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Autore: Anne_wrawra    11/02/2013    1 recensioni
La mia protagonista, Elisa, è una ragazza introversa, intelligente e abbastanza carina. Non si fida molto della gente, la suo migliore amica nonché unica amica è Rose. Elisa crede molto nell'amore ed è anche una sognatrice, il suo modo di fare viene sempre deriso soprattutto dai suoi compagni, ma supponiamo che un suo compagno di classe, Claudio, inizi a provare interesse per lei e diciamo anche che lui la conosce più di quanto lei immagina. Claudio e una futura promessa del calcio italiano, già all'età di diciotto anni gioca in una squadra di serie B e per questo svariate volte manca da scuola. Cosa succede se mettiamo questi due ragazzi a studiare insieme il pomeriggio per far si che Claudio si diplomi e finisca definitivamente il liceo? Cosa succede se entrambi inizieranno a provare interesse l'uno per l'altra? Potrà nascere l'amore? Se volete scoprirlo seguite la storia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                              Una storia d'amore abbastanza                    banale...forse.



“Elisa, tesoro svegliati, oggi è il tuo primo giorno di scuola” dice mia madre, entrando nella mia stanza.
“Si mamma, sono sveglia, dammi il tempo di sistemarmi e scendo a far colazione” dico io.
Ah... finalmente, oggi inizierà il primo giorno dell’ultimo anno di liceo, non ne posso proprio più in quella scuola sono tutti così superficiali, in quattro anni sono riuscita solo a trovare un’amica, gli altri mi reputano una secchiona sfigata, anche se non lo sono, si è vero che ho una media molto alta ma questo non vuol dire che io sia una secchiona sfigata, anche se a dirla tutta ad un’uscita con Rose, la mia migliore amica, preferisco starmene a casa oppure in biblioteca. Come ragazza non posso di certo dire che sono una delle super modelle di play boy, sono abbastanza normale, ho capelli ramati e occhi azzurri, sono alta un metro e settanta e sono abbastanza magra, non troppo ma possiamo dire giusta.
 
Dopo essermi preparata scendo e mi dirigo in cucina, appena entro saluto mio padre a do un bacio sia a lui che a mia madre.
“Buon giorno papà”dico, “Buon giorno a te piccola”.
“Tesoro oggi io e tua padre torneremo a casa verso sera, lo studio ha bisogno di entrambi per un caso, quindi ci pensi tu per la cena, invece per il pranzo vuoi che ti lasciamo dei soldi così compri qualcosa in rosticceria oppure ti cucini qualcosa tu?” dice mia madre. Entrambi i miei genitori lavorano in uno studio legale, e sono anche molto famosi come avvocati, il signor e la signora Rossi, li adoro, per loro sono ancora la loro piccola principessa, questo dipende dal fatto che sono figlia unica, purtroppo mia madre dopo di me non ha più potuto concepire altri figli, e quindi hanno fatto in modo di non perdersi niente della mia crescita, erano sempre accanto a me qualsiasi cosa facessi, solo l’anno scorso hanno iniziato a prendere un po’ le distanze capendo che ero cresciuta e che avevo bisogno della mia privacy. “Si mamma ci penso io alla cena e comunque lascia stare mi preparo qualcosa io” le dissi sorridendole.
 
Uscimmo di casa verso le sette e trenta io presi il bus e mia madre e mio padre andarono a lavoro. L’autobus si fermò proprio davanti scuola, scesi e mi avviai davanti al portone principale, neanche il tempo di fare due passi mi ritrovo stritolata in un abbraccio, è Rose che mi è saltata letteralmente addosso. Ricambio l’abbraccio e le dico: “Ei, per caso volevi uccidermi?” rido e lei mi segue a ruota. “Ahh… amica mia come stai? e dall’inizio di settembre che non ci siamo sentite ho da raccontarti tantissime cose non immagini neanche” mi dice lei sorridendo “Dai poi mi racconti, io invece ti dico già adesso cosa ho fatto: ho letto un sacco di libri e ovviamente ho studiato” dici io con voce un po’ sognate, “Tu sei malata, proprio, ma dico io una ragazza così carina come te deve passare l’estate a studiare, ma dico  in che mondo siamo” ribatte lei con fare da poeta. Sentiamo delle ragazzine del primo e del secondo urlare, ci voltiamo e notiamo che si e formato un cerchio intorno ad alcuni ragazzi. Io so chi sono quei ragazzi o più precisamente so chi è quel ragazzo, quello e il gruppo dei così detti calciatori, in testa hanno solo il calcio e le ragazze, e il leader di quel gruppo è Claudio, Claudio Arena. Io e Claudio ci conosciamo dalle medie, ma non abbiamo mai parlato, poi entrati nel mondo delle superiori capitammo nella stessa classe, e da li l’unica cosa che mi chiedeva era di fargli copiare i compiti, tralasciando il fatto che mi sfotteva ed insultava sempre. Non conosco personalmente Claudio anche perché caratterialmente non so com’è fatto, ma quando ha sotto i piedi un pallone sembra cambiare totalmente, una o due volte l’avrò visto giocare e ne sono rimasta incantata era davvero molto bravo.
 
Il suono della campanella ci informò che le lezioni stavano incominciando quindi io e Rose andammo ognuna nella propria classe, io frequentavo la quinta B, invece, Rose la quinta F . Entrai in classe e mi sedetti nel posto lontano da sguardi indiscreti e vicino alla finestra, osservai fuori dalla finestra e pensai che quella sarebbe stata una fantastica giornata, o almeno speravo che lo fosse. Tutti intorno a me parlavano di quanto bella fosse stata la loro estate, ma ad un certo punto la classe si zittì, mi voltai e dalla porta fecero la loro comparsa due membri della squadra di calcio della scuola, uno era Davide Valenti, il miglior amico di Claudio, e l’altro era proprio lui. Appena entrarono in classe quattro ragazze si buttarono letteralmente addosso a loro due ridendo come galline, ma dico io poverini quei due a dover sopportare Giulia e le sue tre scagnozze. Giulia Vera, era una delle ragazze più popolari della scuola bella ma veramente poco intelligente certe volte mi faceva davvero pena, ovviamente non mi ha mai calcolata minimamente per fortuna. Li osservo per vari secondi finché il mio sguardo non incontra quello di Claudio, è la prima volta che mi guarda così insistentemente e che io ricambio il suo sguardo, fa un così strano effetto che stacco i miei occhi dai suoi e mi rimetto ad osservare fuori dalla finestra.
 
Dopo cinque minuti entra in classe il nostro professore di italiano e tutti vanno a sedersi. Rapisarda, è un fantastico professore, lo adoro, adoro il modo in cui spiega si vede proprio che gli piace il suo lavoro perché lo fa con tantissima devozione.
“Salve a tutti, come ben sapete questo per voi sarà l’ultimo anno quindi mi dispiace per voi ma dalla settimana in poi sarò molto più esigente, se faccio così e solo per voi perché non voglio più rivedere le vostre facce in questa scuola” dice ridendo e facendo ridere anche noi. “Allora quest’ anno sperimenteremo tante cose nuove come i lavori di gruppo, i lavori di coppie ma per adesso non sto qui a spiegarvi niente casomai il prossimo mese ne parleremo meglio, dunque oggi voglio soltanto sapere cos’è che avete fatto durante l’estate, niente di che tanto per far passare piacevolmente queste due ore dato che il primo giorno non mi metterò di certo a spiegarvi qualcosa.” Termina Rapisarda il suo discorso. Ma cosa vuol dire? Studiare a coppie? O ancora peggio a gruppi?. Sento i miei compagni spiegare ciò che hanno fatto, mentre io a poco a poco lascio perdere ciò che ha detto il prof e piano piano non ascolto più nessuno per dare libero sfogo hai miei pensieri, mi vengono in mente tante cose e migliaia di domande mi frullano per la testa senza però avere una risposta, senza neanche accorgermene già sono passate due ore e appena il prof saluta ed esce il mio sguardo va ancora ad incontrare il suo, penso subito “ma cosa vuole questo da me?” e distolgo il mio sguardo di nuovo, poco dopo Valenti e Arena mi passano vicino e proprio quest’ultimo per la prima volta in tutta la sua vita mi saluta con un semplice cenno del capo e dicendo nello stesso istante il mio cognome, io ancora un po’ sorpresa non dissi nulla feci solo una piccola smorfia che a quanto pare lui vide perché mi sorrise fecendomi vedere i suoi bianchi e perfetti denti.
 
E’ suonata l’ultima campanella e tutti escono dalla scuola per tornare a casa, quando esco dalla classe trovo Rose che mi aspetta per tornare a casa insieme, lei abita in una zona diversa dalla mia ma dobbiamo sempre fare un tratto di strada per prendere i nostri rispettivi bus. “Hey cucciola, come ti è andata oggi?” mi chiede lei, “Tutto bene, neanche una battutina rivolta a me, niente sarà che finalmente si sono scocciati” le rispondo. “Ahahahah, ma quanto sei stupida” mi dice lei ridendo. Ho incontrato Rose quando ancora andavamo al secondo superiore, a lei non importava se ero introversa e se preferivo leggere o studiare al posto di uscire, lei era sempre con me è come se mi abbia sempre capito, con lei sono me stessa cioè stupida, spiritosa e anche un po’ manesca. Per tutto il tragitto dalla scuola alla fermata dell’autobus mi racconto per filo e per segno cosa aveva fatto per l’estate e mi raccontò anche il suo primo giorno di scuola.
 
Sono arrivata a casa verso l’una dato che oggi a scuola si usciva prima. Entro e poggio la cartella sul pavimento e mi dirigo in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare, alla fine opto per prepararmi un semplice panino. Dopo aver mangiato vado a fare un pisolino, verso le sei del pomeriggio mi sveglio e decido di farmi una doccia di modo che appena finisco inizio a preparare la cena. Alle sette e trenta spaccate mia madre e mio padre tornano a casa stanchi e distrutti. “Ciao piccola, com’è andata oggi?” mi saluta e mi chiede mio padre. “Tutto ok, voi invece? Sembrate distrutti.” Dico io. “Tesoro non sembriamo, lo siamo, e da sta mattina che siamo in riunione” risponde mia madre. Mi dispiace molto vederli così stressati e stanchi, ormai sono entrambi dei cinquantenni cioè hanno già una certa età. “Mi dispiace, oramai siete dei vecchietti e non potete più tenere questo ritmo di vita” dico io ridacchiando, “ Elena ma senti un po’ cosa ci dice tua figlia” dice mio padre ridendo, “Ahhh.. che figlia ingrata che abbiamo, Marco” gli risponde mia madre ridendo, “Va bene, va bene però adesso andiamo a tavola prima che si raffredda tutto, ci ho messo una vita a cucinare tutte queste cose da mangiare” dico cambiando discorso. Appena i miei entrano in cucina rimangono a bocca aperta, modestamente me la cavo molto bene in cucina ma credo che siano rimasti a bocca aperta per tutte le cose che avevo preparato. “Tesoro mai hai cucinato per un esercito” dice mio padre, “Tuo padre ha ragione Elisa” ride mia madre, “Ecco pensavo che voi non avevate mangiato a pranzo e quindi mi sono fatta prendere la mano” dico a mo di scusa ridacchiando. “Va bene tranquilla ma adesso mangiamo che sto morendo” chiude il discorso mio padre.
 
Passammo una piacevole cena, appena finimmo mandai i miei a lavarsi e a dormire, io invece restai a pulire i piatti e a rassettare la cucina, fattesi le dieci di sera presi il libro che da poco avevo iniziato a leggere, Con te alla fine del mondo, questo era il titolo, e continuai a leggerlo. I libri rosa sono in assoluto i miei preferiti, mi piace immaginare una storia come quella dei protagonisti dei libri, dopo tutto e lecito sognare giusto?. Alle undici e trenta posai il libro spensi la luce e morfeo mi portò via con se. 






note autrice:Salve a tutti, il mio nome è Anna e questa è la mia prima storia. Spero che siate davvero sinceri e che recensiate in tanti, già ho il secondo capitolo scritto ma aspetterò ogni domenica o sabato per aggiornare la storia =D 

  
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