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Autore: Lovehim_wasred    11/02/2013    0 recensioni
Allie ha 23 anni e un figlio di 5.
Originaria di Detroit si è vista la sua vita cambiare completamente senza nemmeno avere l'opportunità di scegliere,perchè lei di scelte non ne ha avute.
Avrà ancora tanta strada per essere felice,ma alla fine poi riuscirà ad essere felice?
Che poi,cos'è davvero la felicità e questo quello che si chiede Allie,ma lei ha già la sua risposta ed è Nicholas il suo piccolo uomo,che le sorride ogni mattina dicendole semplicemente: "Mamma,ti voglio bene."
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le camelie alla mia destra avevano perso il loro colore,le osservavo da ormai mezz’ora in attesa che qualcuno mi chiamasse,ma non avevo ancora sentito pronunciare il mio nome e questo mi irritava,in genere mi irritava l’attesa era la cosa che non potevo tollerare.
Odiavo fare la fila alle poste,alla casa del supermercato per fino per comprare uno stupido hot dog c’era la fila.
Ma infondo poi,la mia vita era un’intera attesa,come quando ci si aspettava il primo bacio dal ragazzo più bello della scuola, che,non arrivava mai.
Distrattamente spostai lo sguardo e di fronte a me vidi una fila di ragazze,signori,che,probabilmente anche loro erano in attesa di qualcosa.
Il signore pelato di fronte a me continuava a sistemarsi la barba,mentre la signora accanto a lui continuava a cullare un bambino che piangeva ininterrottamente e la ragazza al mio fianco continuava a giocare con il cellulare.
Guardai ancora le camelie e poi finalmente sentì il mio nome. “La signorina Stevenson?”,alzai lo sguardo e vidi una ragazza sulla ventina,che vestiva come mia nonna,aveva un’amipia gonna con fiori e un maglione vecchio. Il suo viso era addolcito da qualche ciocca di capelli che le ricadevano sulle gote,ma il resto era troppo grande o troppo sciatto,non che io fossi una top model o m’intendessi di moda,il mio massimo era jeans e felpa.
Mi alzai e la seguì in un grande ufficio,mi sedetti e sorrisi alla signora bionda,che sembrava più giovane dei suoi 75 anni.
“Allora,mi parli un po’ di lei,così posso scrivere.”  Abbassò gli occhi sul foglio e prese la penna con le sue delicate e rugose mani,lo smalto era troppo rosso e spiccava su tutto il resto del suo abbigliamento,che era di un color panna.
Mi sedetti in modo composto,come quando si è a scuola,in un interrogazione importante,presi un profondo respiro e mi feci coraggio.
“Sono Allie Stevenson,ho 23 anni e fino a stamattina avevo un figlio di 5 anni,insomma ce l’ho ancora,non mi fraintenda,l’ho avuto quando avevo 18 anni,da un ragazzo che pensavo che potesse essere l’amore della mia vita e poi si è scoperto solo un grandissimo stronzo,ma come dargli torto? Insomma mi guardi,sono incapace di affrontare una vita che comando io. Ma sa una cosa? Mi ha regalato la cosa più bella che una donna può avere,un figlio. Lei non sa che gioia svegliarsi di mattina e vedere il mio piccolo ometto,Nicholas che mi abbraccia e mi dice semplicemente:: “Mamma,ti voglio bene.”
Non ho un lavoro fisso,lavoro con la mia migliore amica nel suo negozio di fiori e vivo anche con lei,mi ha offerto questo posto e una casa per non lasciarmi in mezzo ad una strada.
Vendo da Detroit e poi eccomi qua a New York.
Qualche volta penso di valere di più,che tutto andrà bene e poi mi guardo intorno e penso che non cambierà mai niente,la mia migliore amica si chiama Lilly e pensi,ogni sera ha un uomo diverso nel suo letto,io nel mio letto ho solo Teddy un pupazzo e non vedo un’uomo da 5 anni...o meglio solo appuntamenti niente di serio,appena sanno che ho un figlio,scappano come se fossero conigli.”

Mi persi in una risata quasi isterica e scossi la testa pensando a che disastro in realtà fossi.
Eppure andavo bene a scuola,ero destinata a diplomarmi e poi andare al miglior college e invece no,mamma e anche precaria,come cambiano le cose nella vita.
I miei pensieri vennero interrotti dalla vecchia signora che tossì per attirare la mia attensione.
“Mi scusi,ma lei è venuta per cercare lavoro.?” Mi chiese con aria interrogativa,nei suoi occhi vedevo già la mia risposta e sapevo che anche lei la conosceva,scossi la testa senza battere ciglio.
“No,vede i miei amici dicono che ho bisogno di un estraneo che mi ascolti,ma uno psicologo costa troppo,così ogni lunedì vengo al centro di collocamento e racconto qualcosa di me,mi dispiace averla fatta perdere tempo.”
Mi alzai e salutai la vecchia signora,che ovviamente era rimasta senza parole per la mia risposta.
Uscì dalla porta e mi sentì liberata,allora,faceva bene.
Parlare con un estraneo intendo,faceva proprio bene.
  
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