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Autore: Shari Deschain    12/02/2013    5 recensioni
«Portami via», gli aveva sussurrato in un orecchio. «Portami in un posto freddo.»
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 9, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Warnings: Missing Moment, Fluff;
Word Count: 638 (fdp)
Disclaimer: Niente di mio, non ci cavo un euro.
N/A: Scritta per il COW-T#3, missione 1, prompt pelle #TEAMSUTHI
― Ispirata al prompt del p0rn fest#6 "Nine/Rose - giacca di pelle", ma il p0rn non ha voluto saperne, quindi niente. Sorry OP (se mai mi leggerai XD)





Under the snow





L'ultima volta che erano stati a Londra era estate.
Non una di quelle estati che ti descrivono nei libri per bambini, con pomeriggi splendenti e lunghe ore calde consumate in un angolo di un bel parco, con un gelato in una mano e un amico al fianco. Niente di tutto questo.
Era una tipica estate londinese, ovvero un'estate appiccicosa, umida di sudore, con lunghe giornate che ti rimanevano addosso come un rimpianto, uno ben preciso, tra l'altro: quello di poter essere in qualunque altro posto, lontani nello spazio e nel tempo, in qualsiasi angolo di universo avessero desiderato andare.
Ma Londra è pur sempre casa, e a casa bisogna pur tornare di tanto in tanto.
Quindi Rose era tornata, ed era rimasta a soffrire il caldo, ad ascoltare sua madre lamentarsi del soffrire da morire il caldo, e a cercare di convincere Mickey che i centri commerciali non erano l'unico posto in cui stare un po' freschi – e che no, un bacio nel reparto latticini non aveva davvero nemmeno un briciolo di romanticismo.
Il Dottore non aveva detto nulla. Era casa di Rose, dopotutto, e lui più di ogni altro capiva il desiderio di volerci tornare.
E visto che Rose poteva anche effettivamente tornarci, non sarebbe certo stato lui ad impedirglielo.
Quando era andata a riprendersela, però, era stato felice di vederla corrergli incontro ridendo. Era stato felice della sua felicità di rivederlo, e soprattutto era stato felice della sua mancanza di esitazione nel rientrare a passo spedito all'interno della TARDIS. Sciocco da parte sua, eppure gli addii lo spaventavano ancora, nonostante tutto quel tempo, nonostante tutti i compagni che aveva perduto nel corso dei suoi viaggi.
Rose, però, gli si era aggrappata al collo come avrebbe fatto con un'ancora di salvezza, e aveva urlato di contentezza quando lui l'aveva sollevata e fatta roteare in aria.
«Portami via», gli aveva sussurrato in un orecchio. «Portami in un posto freddo.»
E lui aveva obbedito.

La TARDIS era in vena di capricci già da qualche giorno, ma anche lei, in fondo, era contenta di rivedere Rose. Quindi li aveva accontentati, sì, ma a modo suo. Come al solito.
Erano atterrati (quasi schiantati, a dirla tutta) su uno dei pianeti minori della Galassia Ghiacciata, e lo avevano fatto rumorosamente, violentemente e, soprattutto, mentre sia il Dottore che Rose stavano dormendo.
Nessuno dei due se l'era presa troppo.
Dopotutto la neve, su quel pianeta, sembrava zucchero filato galleggiante. Era divertente vederla fluttuare e rimbalzare, spostarsi ad ogni minimo soffio d'aria, minuscole nuvole in miniatura su un cielo senza confini.
Di fronte a quello spettacolo, Rose era corsa fuori con entusiasmo, a piedi nudi e solo con il pigiama addosso, e il Dottore aveva dovuto rincorrerla per un bel pezzo, gridando e sventolando una sciarpa ed un cappotto che era riuscito a raccattare al volo.
Ma Rose non aveva voluto sentire ragioni.
«Ho ancora il caldo di Londra incollato addosso», aveva replicato ridendo, correndo via nella neve come un folletto dispettoso.
Dieci minuti dopo, però, quando lui si era tolto la sua giacca di pelle e gliel'aveva posata sulle spalle, non aveva protestato affatto. Anzi, se l'era stretta addosso con ferocia, ma senza rabbrividire. Poi si era portata al volto i lembi del colletto e ne aveva aspirato l'odore dolce di cuoio e di tanti anni passati viaggiando.
«Ha il tuo profumo», aveva sussurrato poi, guardandolo da sotto in su. Era arrossita. Ed era dannatamente graziosa.
«È il materiale di cui è fatta», aveva replicato il Dottore, sedendosi accanto a lei. «È di ottima fattura, e non indovinerai mai chi me l'ha regalata.»
Rose aveva sorriso. 
Intorno a loro la neve continuava a cadere indisturbata, senza fretta, quasi con dolcezza.
Nessuno dei due aveva freddo.
«Non ho alcuna intenzione di indovinare. È una bella storia?»
«Molto bella. Fantastica, anzi!», aveva esclamato il Dottore.
Rose aveva annuito, si era stretta ancora un po' nella giacca e aveva appoggiato la testa sulla sua spalla.
«Raccontamela, allora», aveva detto. «E mettici tanto, tanto tempo. È bellissimo, qui. Sento che potrei restarci in eterno.»
E lui, speranzoso pur senza volerlo, aveva di nuovo obbedito.


   
 
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