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Autore: MissysP    12/02/2013    1 recensioni
Amy ha dato il suo addio al Dottore, ma adesso è un'altra persona a volergli dire addio.
Un'altra persona a volergli dire di andare avanti e continuare a fare quello che ha sempre fatto. Un'altra persona che non ha avuto esattamente il tipo di rapporto che si creava fra il Dottore e il Figlio del tempo.
Spoiler! [7x05, The angels take Manhattan]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, River Song, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Doctor Who
Titolo: From the past
Pairing: Rory/Amy, Doctor 11
Tipologia: Oneshot
Rating: Verde
Avvertimenti: "Spoiler!", The angels take Manhattan
Note: A fondo pagina

From the past

Una frazione di un secondo, giusto lo sbattere delle ciglia, e si era ritrovato nuovamente in quella vecchia città da cui era riuscito a scappare poco prima. Non poteva crederci, non voleva crederci. Era totalmente assurdo, impossibile; sbagliato ed ingiusto.
Era dunque quello il suo destino?
Rimanere intrappolato in una città sconosciuta, da solo, fino alla sua morte? Per di più senza la donna che amava. Sentì un peso enorme cadergli sulle spalle, aggravargli il cuore e dovette sedersi sul marciapiede per non crollare a terra. Mollemente si mise le mani fra i capelli e la sua vista incominciò ad offuscarsi a causa delle lacrime. Non cercò di trattenerle, voleva solamente dar sfogo a tutto il dolore che in quel momento stava provando. Si abbandonò completamente alla disperazione e non gli importava di quello che sarebbe successo di lì a poco. Quello che gli sarebbe capitato. Ormai era tutto finito.
Aveva sempre saputo che viaggiare con il dottore prima o poi gli sarebbe costato caro, ma non gli importava; aveva passato bellissimi momenti con la sua Amy e il Dottore. All’inizio il loro rapporto non era stato facile, ma con il tempo si era abituato e aveva incominciato ad apprezzarlo, desiderando viaggiare con lui fra le stelle ed esplorare mondi infiniti.
A dir la verità Rory non sapeva che cosa aspettarsi… Insomma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto scegliere fra la vita reale e la vita con il Dottore, ma non immaginava che le cose sarebbero andate a finire in quel modo. Adesso lui si ritrovava da solo, consapevole di quello che avrebbe passato senza Amy. Un mondo senza di lei era un mondo vuoto e buio. Era un mondo privato della sua luce e costretto in un’eterna oscurità.
Si guardò attorno, riconoscendo la fontana da cui tutta quella storia era iniziata, quella stessa fontana dove aveva incontrato River. Intravide una statua e s’irrigidì all’istante, tenendo lo sguardo fisso e senza sbattere gli occhi. Passarono un paio di secondi, in cui il suo respiro accelerato e le forti pulsazioni alla testa, gli impedivano di ragionare. Non poteva restare così per sempre. Prese un respiro profondo e si convinse che alla fine era meglio così. Era meglio così, in fondo, piuttosto che invecchiare da solo.
«Rory!» esclamò una voce femminile. Rory si voltò di scatto, incredulo nel sentire la sua voce affianco. Era lì!
«Amy!» sbatté gli occhi. Rimase immobile, pensando di stare già impazzendo. Era solamente uno scherzo della sua mente. Era troppo assurdo, così assurdo da fargli dimenticare che potevano esserci delle statue degli angeli proprio dietro le sue spalle
Vide sua moglie corrergli incontro, con le braccia allargate, e gli saltò al collo abbracciandolo con forza. Rory rimase fermo sul posto, stringendo sua moglie a sé cercando di comprendere se fosse un sogno o meno. I suoi occhi si inumidirono e faticò a trattenere le lacrime; al contrario sentì qualcosa di freddo scivolargli lungo il collo e non ebbe bisogno di vederle per sapere che – sì, ormai la conosceva – c’erano. Quelle che sentiva scivolare con lentezza sul suo collo erano lacrime, le stesse che lui tratteneva.
«Va tutto bene,» sussurrò all’orecchio della moglie, cullandola in un abbraccio. Passarono i secondi, minuti e forse anche ore; ma loro due rimasero sotto quel cielo stellato della vecchia New York, abbracciati che si rassicuravano dalla presenza reciproca. A loro bastava solo quello: stare insieme. Sempre.
 
«E adesso che cosa faremo?» domandò Rory, mentre teneva un braccia saldamente avvolto attorno alle spalle della donna. Entrambi guardavano verso l’alto, verso quel cielo infinito che avevano esplorato con il Dottore. Chissà che cosa stava facendo in quel momento.
«Beh, c’è sempre quell’appartamento a Winter Quay…» ricordò Amy. Rory sospirò, preferendo non ricordare il lui più vecchio in quel letto e sul punto di morte. Amy strinse la sua mano in quel marito, per fargli forza.
«Già…» mormorò afflitto. Il suo sguardo ritornò al cielo infinito pieno di stelle, mondi e popoli sconosciuti e pronti ad essere esplorati.
«Sarà di nuovo solo?» domandò Rory.
«Ci sarà River con lui… E lo sai che prima o poi troverà qualcun altro con cui correre… E’ sempre stato così, no?» disse Amy con un sorriso amaro dipinto sul volto. Gli sarebbero mancati i loro viaggi, ma era giusto così. Adesso avrebbero avuto la loro vita normale, una vita senza pericoli e senza avventure. A nessuno dei due si pentiva di quella scelta. Sapevano che prima o poi tutto sarebbe finito.
«Bene. Allora direi che è giunto il momento di incominciare la nostra nuova vita,» esordì Amy rialzandosi in piedi. Si voltò verso Rory e gli porse una mano, con un splendido sorriso dipinto sul volto. Rory l’afferrò, sorridendo a sua volta, e si alzò. S’incamminarono verso la loro nuova casa e con la loro nuova vita davanti a loro.
 
Rory spense il fornetto con su il pentolino pieno di acqua in ebollizione. Afferrò il manico con un panno e versò l’acqua in tre tazze contenenti le bustine di the inglese – le vecchie abitudini erano dure a morire. Poggiò le tazze sul vassoio e afferrò la scatola di biscotti con le gocce di cioccolato. Poi prese il vassoio e si diresse verso l’ufficio di sua moglie, intenta a controllare quel romanzo che aveva scritto la loro figlia. Amy era china sui fogli, con quel paio di occhiali simili a quelli che aveva lasciato al Dottore.
«Allora come sta venendo?» domandò Rory, poggiando il vassoio. Si avvicinò alla donna e si chinò per baciarle i capelli rossi. Prese una sedia e l’accostò vicino a lei e si adagiò meglio contro lo schienale.
«Va bene… E’ quasi finito,» rispose Amy, mangiucchiando il tappo del pennino.
«E’ la lettera di addio per lui, vero?» domandò per riempire quel silenzio. La donna mugugnò un veloce sì e ritornò alla sua lettura. Rory sorrise, contento di quella routine rilassante. Si allungò verso il vassoio e afferrò un paio di biscotti e incominciò a mangiucchiarne uno, guardandola sorridendo.
Il campanello incominciò a suonare e Rory scattò in piedi e si avviò verso la porta d’entrata. Girò il pomello ed aprì la porta, rivelando l’identità della loro ospite.
«River!» esclamò sorridendo felice. Si slanciò verso la figlia e l’abbracciò forte, lasciandola subito dopo.
«Ti stavamo aspettando,» le disse facendosi da parte e lasciandola passare. River sorrise ed entrò, togliendosi il cappello e il soprabito e li poggiò sulla poltrona.
«’Giorno padre, come vanno le cose?» domandò, voltandosi volteggiando.
«Oh, beh… Abbastanza bene. Tua madre e di là che si dà da fare con il tuo romanzo,» disse facendole strada verso per la stanza dove c’era Amy ad aspettarli.
«Ciao madre, vedo che stai alla grande!» esclamò River occupando il posto di suo padre. Rory si avvicinò al vassoio e prese due tazze, porgendole alla moglie e alla figlia. River lo ringraziò con un cenno del capo e incominciò a sorseggiare dalla sua tazza.
«River! Che piacere rivederti,» esclamò con allegria Amy alzando lo sguardo dall’ultimo foglio. Prese la tazza che Rory gli porgeva e si tolse gli occhiali.
«Lo stesso vale per me,» assicurò ridacchiando.
«E il Dottore?» domandò subito Rory, guardandola.
«Oh, lui sta bene. Come sempre, no?» disse, tuttavia il suo sorriso sparì e i genitori se ne accorsero.
«Sicura?»
«Ma certo, lo conoscete. Ci è voluto un po’ ma alla fine ha trovato una nuova compagna. Dovreste conoscerla: la ragazza soufflé.»
«Davvero?» domandò Rory, con fin troppo entusiasmo. Amy si voltò verso di lui, con un sopracciglio alzato e sguardo interrogativo. Rory incominciò a balbettare, preso in contropiede e guardando da tutt’altra parte e fingendo di non aver detto niente.
«E ditemi come passate le vostre giornate, adesso?» chiese River togliendo dal pasticcio suo padre.
«Beh… Rory ha trovato un impiego all’ospedale, mentre io mi dedico alla scrittura. Non per vantarmi ma sono diventata una bravissima giornalista,» disse con orgoglio. Rory sorrise e decise di lasciarle da sole. Avevano molto per cui discutere, parlare sul loro Dottore.
Si chiuse la porta alle spalle, allontanandosi dal loro chiacchiericcio e si diresse verso la sua stanza. Si sedette sul bordo del letto e si chinò in avanti, tenendosi il capo fra le mani. Ogni tanto gli capitava di ripensare ai tempi andati, a quando viveva tutte quelle fantastiche avventure insieme a lui e a sua moglie. Gli capitava, spesso di pensare, anche, a suo padre. Lo aveva abbandonato e senza nemmeno salutarlo. Gli mancava e ogni volta si pentiva di non avergli mai detto addio. Sapeva anche che il Dottore non era tornato indietro per spiegargli che cosa fosse successo. Sospirò con amarezza e si rialzò. Osservò il cassetto del suo comodino e alla fine decise di aprirlo e ne tirò fuori due lettere bianche. Su una c’era il nome di suo padre, l’altra era senza destinatario; ed era per lui, per il Dottore.
Amy aveva scritto l’ultima pagina del libro di River, dandogli il suo addio. E in qualche modo anche lui voleva dirgli addio.
«Rory? River se ne sta andando!» lo chiamò Amy. Rory scattò in piedi, ma non si mosse. C’era un unico modo per consegnare le lettere ai loro destinatari e si decise.
Attraversò il corridoio e si diresse verso l’uscita, dove ad aspettarlo c’erano River ed Amy.
«Ma come già te ne vai?» domandò Rory, leggermente deluso dal non poter passare del tempo insieme a sua figlia.
«Sono diventata professoressa, ho degli impegni ormai,» rispose con un sorrisetto furbo e soddisfatto. Un sorriso che lo coinvolse. Amy gli buttò le braccia al collo stringendola forte, come a non volerla più lasciarla andare. Rory tossicchiò ricordandole che era il suo turno e quando la moglie gli lasciò il posto, toccò lui ad abbracciarla. Nello stesso momento suonò il telefono di casa ed Amy sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
«Va bene, va bene, questa volta ci vado io,» sbuffò la donna. «Ciao River e passaci a trovare quando vuoi, soprattutto a Natale. Mi piacerebbe fare un Natale in famiglia, con tutti…» mormorò e la sua voce si affievolì mentre pronunciava le ultime parole. Sia Rory che River la guardarono con comprensione, ma non dissero nulla.
«Ma certamente!» confermò immediatamente River ed Amy annuì sorridendole grata, prima di correre a rispondere al telefono. Lei e Rory rimasero in silenzio, aspettando di sentire la sua voce rispondere al telefono.
«Pronto?»
«Gli manca anche se non lo vuole ammettere,» disse Rory, guardando la moglie nell’altra stanza con la cornetta poggiata all’orecchio. Ogni tanto la vedeva osservare fuori dalla finestra, con quell’espressione assorta e nostalgica. Quando gli chiedeva il motivo di quell’espressione lei si affrettava a sorridere e a negare l’evidenzia. E Rory non insisteva.
«Anche lei manca a lui…» disse con sguardo vacuo. Entrambi sapevano quanto quei due fossero legati e quella separazione improvvisa quanto forzata faceva soffrire entrambi.
Un silenzio opprimente calò su entrambi, portando alla mente ricordi felici e dolorosi.
«Ora devo andare,» esclamò cercando di sembrare meno imbarazzata.
«River mi faresti un favore?» domandò l’uomo, guardandola seriamente. River lo guardò sorpresa ed interdetta. Alla fine annuì, mentre si infilava il cappotto. Rory le porse le due lettere che River osservò prima di prenderle.
«Una è per mio padre e l’altra è per il Dottore, ma non leggerla ti prego.» River lo guardò e poi annuì sorridendogli.
«Certamente, padre. Sai anche tu gli manchi,» confessò ridacchiando.
«Mai quanto Amy, ma va bene così. E’ stato bello finché è durato. Mi raccomando stagli vicino. Non lasciarlo mai da solo,» si raccomandò Rory sorridendogli. «Sappiamo bene entrambi quanto possa essere pericoloso… E’ un pericolo universale, praticamente,» scherzò.
River annuì e gli scoccò un bacio sulla guancia prima di voltargli le spalle ed andarsene.
 
Il Dottore era appena rientrato da un’altra delle sue avventure, con Clara, quando rientrando nel Tardis aveva trovato sua moglie seduta comodamente sulla poltrona ad attenderlo. Sorrideva beffardamente, mentre fingeva di controllarsi le unghie. Quando Clara entrò ridendo e la vide, si fermò sorpresa.
«E lei chi sarebbe?» domandò la ragazza, curiosa come sempre.
«River… Ogni volta che ci incontriamo finisce sempre che ci troviamo in mezzo ai guai…» esordì il Dottore, fermandosi sulle scalette che conducevano ai comandi, a lei. Il sorriso di River si allargò sempre di più, in un ghigno malizioso e divertito.
«Oh, andiamo dolcezza… Non dirmi che ti annoi con me,» si lamentò, fingendo un tono puerile. Il Dottore sbuffò, salendo gli ultimi scalini, mentre Clara, da dietro di lui, li osservava curiosa. Alla fine aggirò l’uomo davanti a lei e si piazzò davanti a River. Stese il braccio, con il palmo aperto e sul suo volto quel sorriso sicuro di sé.
«Piacere, Clara.»
«Oh, la ragazza dei soufflé!» esclamò River, stringendole la mano e alzandosi dalla poltrona. «Mio padre parla spesso di te, ma non dirlo a mia madre potrebbe ingelosirsi!» scherzò, mentre il Dottore trasalì al sentir nominare i suoi vecchi compagni.
«Tuo… padre? N-non capisco. Chi sei?» domandò Clara.
«Oh, che sbadata. Dottore le nostre buone maniere dove sono finite? Clara Owins Owens sono la professoressa River Song,» disse afferrando la mano della ragazza e stringendola. Clara sembro sorpresa e si voltò verso di lui, in cerca di conferma. Il Dottore distorse la bocca e sbuffò ancora più seccato ma annuì per confermare i dubbi della sua nuova compagna.
«Mia moglie,» specificò l’uomo con una smorfia dipinta sul volto. «Che cosa ci fai qui, River?» domandò il Dottore ritornando alla domanda principale. La guardava con sguardo severo e compassionevole.
«Non ti preoccupare, caro, sono passata per fare un saluto e vedere come stavi. Sono contenta di constatare che finalmente hai abbandonato la tua nuvoletta e che sia ritornato al lavoro…» disse sarcasticamente. Infilò la mano nella tasca del giubbotto e vi frugò l’interno alla ricerca di qualcosa. «Hai già etto l’addio di Amy, vero?» e nel pronunciare il nome di sua madre vi fu un tremolio, carico di emozioni. L’aveva rivista poco prima, ma comunque pensare che era bloccata in un’altra epoca era doloroso. Praticamente erano morti e lei portava sempre dei fiori freschi alla loro tomba.
Alla fine trovò quello che stava cercando e lo tirò fuori. Si rigirò la busta spiegazzata fra le mani, provando l’impulso di aprirla e di leggerne il contenuto. Però aveva promesso a Rory che non lo avrebbe fatto e avrebbe mantenuto la promessa. Il Dottore si avvicinò e prese la lettera. Guardò River con sospetto e confusione e osservava la lettera con attenzione, quasi sospettoso di quello che avrebbe potuto trovarci dentro.
«Che cosa è?» domandò.
«Una lettera, non vedi?» rispose ironicamente. Alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Fece qualche passo indietro e incominciò a digitare coordinate sul manipolatore del vortice che aveva al polso.
«Lo so che è una lettera, ma da parte di chi?» specificò. River lo guardò e sorrise ancora una volta.
«Mio padre ti saluta. Sai mi hanno invitato a passare il natale con loro,» aggiunse prima di fare un cenno col capo verso di lui e facendo l’occhiolino a Clara. Premette un pulsante e sparì all’istante.
«Dottore non mi hai mai detto di essere sposato…» richiamò la sua attenzione Clara.
«Oi… Cosa… Ah… Sì, è una lunga storia… Forse un giorno…»
«I tuoi vecchi compagni erano i genitori di tua moglie?» domandò. Clara era davvero molto perspicace ed intelligente.
«Forse ti racconterò un giorno anche questa storia…» continuò a rispondere distrattamente mentre continuava a guardare con indecisione la lettera che aveva fra le mani. Nel taschino interno della giacca conservava ancora l’ultima pagina del romanzo di River, con l’addio di Amy. Ora per le mani aveva una lettera di Rory. Temeva di leggere quello che c’era all’interno.
«Non la leggi?» chiese la ragazza, mentre si sedeva sulla poltrona occupata prima dalla professoressa. Era troppo in alto e quindi fece oscillare le gambe, mente la sua attenzione era completamente rivolta sulla decisione del Dottore.
«Sì, sì…» rispose, mentre si nascondeva nel suo nascondiglio, sotto i comandi del Tardis. Si sedette sull’altalena formata dai cavi e si dondolò, decidendo che cosa fare.
Clara lo osservò dall’alto e alla fine saltò in piedi e si diresse verso una delle stanze del Tardis, concedendogli un attimo di solitudine.
«Spero che ti piaccia il soufflé» disse, ormai sparita dietro il corridoio. Il dottore non rispose e si limitò a socchiudere gli occhi e a tirare la testa indietro. Le sue dita si mossero da sole e sentì lo strappo della carta e la busta era aperta. Estrasse i fogli e li aprì.
 
Sai Dottore se ripenso a come ci siamo incontrati, non posso negare che ti ho trovato antipatico. Un uomo che è spuntato all’improvviso da una torta, dicendomi che mi doveva parlare della mia fidanzata. Non abbiamo incominciato bene, ma poi abbiamo incominciato a viaggiare insieme e alla fine non sei stato così male. Ci siamo divertiti, abbiamo esplorato l’universo, salvato popoli e mondi, sono morto e ho aspettato per 2000 anni fuori da una scatola, assistito alla tua finta morte, al tuo matrimonio con mia figlia e altro ancora… Insomma dottore ci siamo divertiti, in un certo senso.
L’ultima avventura vissuta mi è piaciuta un po’ meno, ma non sempre si ha quello che si vuole, giusto?

Tuttavia sono felice in quest’epoca. Sia io che Amy abbiamo quel che vogliamo e ogni tanto River ci viene a trovare, proprio come facevi tu una volta. Ma il motivo di questa lettera non è ricordare vecchi momenti passati insieme. Momenti belli e momenti brutto.
Amy ti ha già detto addio e ci tenevo a farlo anche io. Dovrei essere arrabbiato, Dottore. Per come tutto è finito, per come sono andate le cose alla fine. Sapevo, sapevamo, che prima o poi sarebbe arrivato questo momento ma non ci aspettavamo così presto, vero?
Addio Dottore e sta’ tranquillo per Amy, lei sta bene e anche io. Ogni tanto ci fermiamo a rievocare vecchi ricordi e ridiamo e ci manchi, tanto. Ma è meglio così, meglio se rimangono dei ricordi; ormai ci siamo ricostruiti una vita.
Per cui: addio Dottore. E’ stato bello incontrarti e, mi raccomando, prenditi cura di mia figlia. Se dovesse succederle qualcosa sappi che in qualche modo, e lo troverò stanne sicuro, te la farò pagare. Prenditi anche cura della ragazza del soufflé, se è la tua nuova compagna avrà bisogno di molta fortuna. River ci ha detto anche di questo ed Amy è sollevata di sapere che c’è qualcuno che si prende cura di te. Ma io temo più per lei…
E’ assurdo. Non credevo di essere così nostalgico. Non per quanto riguarda te, eppure è così.
 
Addio, Dottore.
 
Il Dottore ripiegò con cura la lettera e la mise insieme a quella di Amy all’interno della giacca. Continuò a guardare verso il basso, sull’ammasso di fili che partivano dal motore del Tardis. Sospirò chiudendo gli occhi e cercando di sgomberare la mente dal passato. Sfregò il palmo delle mani sul suo volto, cercando di scacciare via il rimorso, la tristezza, la frustrazione e la rabbia.
Ogni volta che cercava di andare avanti qualcosa lo portava a guardare indietro, sempre. Molte persone gli avevano detto che lui correva, sempre, e non si guardava mai indietro. Adesso, vedendolo, che cosa avrebbero detto?
«Dottore? Il soufflé è pronto. Ne vuoi assaggiare un pezzo?» domandò Clara, distogliendolo dai suoi pensieri. Fece il suo ingresso con il dolce nelle mani, coperte da dei guanti a forma di mucca. Si avvicinò ai comandi e ci posò sopra il fondo dello stampo. L’uomo saltò su e ritornò ai comandi, con il suo sorriso migliore.
«Mmm… Soufflé, vediamo come cucini,» disse afferrando la forchetta che gli veniva posta e tagliando un pezzo di quel dolce. Lo assaggiò, gustandoselo e sorrise verso Clara.
«E’ squisito!» affermò sorridente. «E ora, dove vogliamo andare? Quale avventura ci aspetta?» domandò piroettando intorno ai comandi e incominciando a premere pulsanti a caso e a muovere le leve. Clara rimase a guardarlo, con un sorriso sghembo. Sembrava che nulla fosse successo.




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[Note]
Buon giorno a tutti =)
Questa è la prima storia che scrivo in questo fandom. E' da poco che ho scoperto questa serie televisiva (grazie a mia sorella) e mi è piaciuta tantissimo.
Per quanto riguarda la storia: fin da quando ho visto ques'episodio, quello degli angeli a Manhattan, sono scoppiata a piangere per come sono andate a finire le cose. Volevo scrivere un tributo sui Pond, soprattutto su Rory, che mi è piaciuto fin dall'inizio. Rory è sempre stato consapevole che le avventure con il Dottore sarebero finite, ma per far felice la sua Amy fa di tutto per accontentarla. Lo adoro troppo e mi sembra ingiusto come siano andate a finire le cose con loro. Mi ero illusa che non sarebbe mai finito con loro, ma tutto ha una fine.
E adesso mi dispiace solo per il Dottore.
Per quanto riguarda i personaggi non sono sicura di averli mantenuti uguali agli originali, ma io ci ho provato xD
Lasciate qualche commentino, giusto per sapere come sia la storia ^^
Grazie!
Un immenso bacione
MissysP
  
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