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Autore: JhonSavor    12/02/2013    2 recensioni
L'undici febbraio del 2013 entra a far parte della Storia.
Ecco come alcuni di coloro che la Storia l'hanno vissuta e alle volte anche scritta, l'hanno percepito.
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Principato di Monaco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hetalia: Storie di Nazioni'
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11/02/2013
 

 
Galles era seduto al suo scrittoio nel suo studio a Cardiff.
Vergava con una certa puntigliosità ogni singola parola in quella lingua a lui così cara ma oramai quasi dimenticata nel mondo, in preda ad uno strano stato d’animo.
Si sentiva non triste o affranto come pensava, forse perchè in fondo lo aveva sempre saputo che prima o poi questo sarebbe accaduto.
Loaveva detto. Glielo aveva detto.
Ma se ne era dimenticato. Come se fosse stata solo una affermazione detta, così, per dire.
Per sottolineare l’allora passaggio di consegne.
Ma in fondo non stava morendo! Però sentiva un certo non so che di… vuoto, ma non era neanche quello forse.
Si sentiva strano, ecco tutto.
Dalla televisione il telegiornale trasmetteva la notizia e dal suo portatile vari video dei media esteri la trasmettevano in lingua originale con i commenti di eventuali politici, pensatori, giornalisti, esperti e quant’altro.
Da fuori sembrava che nello studio ci fosse un comizio poliglotta.
E lui non riusciva a tirar fuori parole abbastanza decenti per quella lettera che aveva deciso di scrivere, anche se nessuno glielo aveva chiesto.
E questo gli dava fastidio.
Non perchè non  glielo avessero chiesto, non per quello, figurarsi.
Ma perchè era stata una sua iniziativa e ora non si sentiva soddisfatto del suo lavoro.
 
Il telefono squillò e lui rimase indeciso se rispondere o meno.
Aveva già dovuto parlare con una sfilza di persone, sulla soglia di casa o per telefono. Non sapeva se ne aveva ancora voglia. Alla fine cedette: un gentleman non deve mai essere scortese, se non in particolari occasioni.
E quella non lo era. No per niente.
-Hello?-
-Deartháir?-
Galles riconobbe la voce femminile al telefono.
-Si, Abigail sono io-
-Hai sentito la notizia?-
-Chi vuoi che non l’abbia sentita?- le rispose lui atono
-E quindi?-
-E quindi, cosa?-
-Oh, insomma!- l’urlo di sua sorella Irlanda gli perforò il timpano –Si può sapere che ti prende?-
-Che mi prende a me? A te piuttosto!-
Il gallese si massaggiò l’orecchio e si allontanò con tutta la sedia dallo scrittoio. L’ispirazione gli sarebbe tornata dopo.
-James non dirmi che ti lascia insensibile tutto ciò-
-Sorella penso di saper riconoscere più di molti altri cosa possa essere definito un evento di portata epocale, grazie-
Un sospiro dall’altra parte del telefono. Galles iniziò a preoccuparsi.
-Non starai per caso…-
-No, non sto piangendo, non è mica morto! È solo che…-
Anche lei quindi…
-Mi dispiace lo stesso-
James non seppe cosa risponderle e così rimase in silenzio. Non rispose ma la capiva.
-Fratello tu…
-Aspetta Abigail ho un’altra chiamata in linea-
Galles schiacciò e non ebbe neanche il tempo di finire di dire “Hello” che venne accolto da uno stridente -Bloody Hell!-
Era la giornata delle urla nelle orecchie quello –Ti sento particolarmente preso Arthur…-
-O taci James! Ho mandato Mrs Hudson a fare la spesa e quindi posso esprimermi come meglio credo in casa mia!-
Stavolta fu Galles a sospirare –E mi hai chiamato per?-
-Bloody. Hell. Galles quando fai così mi domando se lo stereotipo secondo il quale noi inglesi siamo un branco di costipati non vada affibbiato a voi-
-Guarda che io sono un caso eccezionale- gli rispose lui sarcasticamente –tranquillizza gli umoristi di Londra. Il Galles è pieno di paesani con i capelli rossi che berciano come delle cornamuse…-
-Non cambiare discorso, sai benissimo perchè ti sto chiamando-
Ancora James restò in silenzio.
-Tu hai sentito cosa è accaduto in Italia vero? Anche se è una cosa stupida da chiedere dato che tu hai praticamente una linea diretta con Roma-
-In questo caso è solo grazie alla nostra cara pubblica informazione se ne sono venuto al corrente-
-Come?-
Inghilterra dall’altro capo del telefono aveva appoggiato il bicchiere di brandy che teneva in mano.
Galles sentì distintamente il cozzare del vetro sul mogano.
-Mi stai dicendo che lo hai saputo adesso? Tu?-
-Penso che anche il mio maestro lo abbia scoperto non più tardi di ieri sera-
Il tono di Inghilterra si fece più serio ma anche più fraterno –E dimmi come ti senti?-
Come si sentiva? Buffo era la terza volta che la sentiva questa domanda.
-Ecco io… aspetta ho un'altra chiamata-
-Un’altra chiamata un bel bloo…-  la voce dell’inglese si fermò a metà.
Galles schiacciò il pulsante e una voce familiare, una altra, gli penetrò l’orecchio –Jacques? Mi senti?-
Francis Maximilien Bonnefoy.
-Oui Frank, je suis ici-
C’era una regola non scritta tra i Rappresentanti, secondo la quale se ci si chiamava con il proprio nome di battesimo allora  erano ammesse e concesse alcune libertà espressive.
In altra occasione, Francia non avrebbe permesso neanche a lui di chiamarlo con l’inglesizzazione del suo nome. Era un fatto su cui non transigeva.
Ma la calma che la voce del francese trasmetteva significava che non se l’era presa –Ti ho chiamato per sapere se è possibile quello che sta… se è vero che una cosa del genere stia accadendo sul serio…-
-Cosa vuoi che ti dica Francis…- James diede un’occhiata al display del telefono –ma da dove mi stai chiamando? Non è il prefisso francese questo-
-Sono a Roma da Feliciano e Lovino… mi trovavo qui per altri motivi quando è successo-
James si sentì un po’ smarrito.      
-E scusa perchè stai chiamando me?-
-Perchè sei tu l’esperto, no? Sei tu quello che ha il magister in teologia e che insegna a Oxford quando non deve farsi vedere a Bruxelles, oppure mi sbaglio?-
Il gallese stava iniziando a seccarsi –Ora, scusami tanto Francia ma voi tre siete i nipoti del mio mentore perchè non chiedete informazioni direttamente a lui?-
Dall’altro capo sentì un leggero trambusto e una serie di frasi in dialetto stretto seguite da un italianissimo “Passamelo”.
-Galles? Sono Nord’Italia e ti assicuro che se fosse stato possibile lo avremmo già fatto. Ma nostro zio non ci ha voluto rivelare niente e che l’unico modo per saperne qualcosa era seguire i comunicati stampa. Per il resto è tutto blindato-
Allora avevo ragione… neanche lui era stato informato…
-Mister Caerdydd? È ancora li?-
-Si, stavo solo pensando… signor Vargas vorrei che mettesse il vivavoce ora perchè voglio che tutti ascoltiate ciò che sto per dirvi-
L’italiano gli rispose che lo aveva già fatto.
James riconnetté le precedenti chiamate*
-Qui è Galles mi sentite?-
E si scatenò il finimondo.
-Deartháir! Avevi intenzione di tenermi ancora un pò in attesa?-
-Bloody bro! Che pensi che sia qui ad asp... Irlanda?-
-Arthur?- l’irlandese era stupita più di quanto il Galles avesse pensato -Che ci fa tuo fratello al telefono con noi, James?!-
-What?!-
-Mademoiselle Irlande, tecnicamente il fratello di tuo fratello è a sua volta tuo fratello, n'est pas?- si intromise sarcasticamente il francese
-Ragazzi vi prego calmatevi e ascoltate-
-Bonnefoy? What the Hell, James? Che cos’è questo, un meeting? Che ci fa Francia al telefono con noi altri?-
Galles sospirò –Arthur se è per questo ci sono anche i fratelli Vargas-
Ci fu un momento di silenzio.
-Italia?-
-A-ehm, buongiorno a tutti voi- disse per rompere il ghiaccio il Nord
-Ma che…- stavolta fu Irlanda ad intervenire ma venne subito bloccata
-Mi avete chiamato tutti per il medesimo motivo-
Il silenzio telefonico ricadde pesante
-Ora ascoltatemi. So che avrete di sicuro tutti delle domande, vorrete dei chiarimenti ma io al momento non ho la voglia di sostenere questa discussione via telefono, quindi vi dirò solo ciò che è certo e che tutti dovremo accettare, meglio se prima che poi-
Galles si fermò un attimo, come se mettere in parole ciò che voleva dire rendesse vero quello che fino a quel momento era stata solo una ipotesi, un idea, una cosa strampalata di nessuna concretezza.
E che tacerla non l’avrebbe realizzata.
-Oggi, undici febbraio Sua Santità il Papa, Benedetto Decimo Sesto ha deciso di dimettersi dal suo ruolo, non ritenendo il proprio corpo adatto alla missione apostolica che il suo ruolo impone-
-È così, e dobbiamo accettarlo. Se volete la mia opinione è stato un grande Papa e negli anni che gli rimangono, che il Signore gliene conceda ancora molti, saprà ancora farsi sentire in altro modo. Ma la situazione è questa e sarà meglio per tutti noi accettarlo-
-Ora scusatemi, ci risentiremo ma ho bisogno di stare da solo a riflettere-
Detto questo Galles schiacciò il tasto e la linea cascò.
Mise al suo posto il telefono e si riavvicinò allo scrittoio.
Rimase a guardare quella pagina interrotta a metà per alcuni istanti. Poi prese in mano la penna e ricominciò a scrivere, e stavolta le parole gli fuoriuscirono più celeri, più belle, più ispirate.
Lui stesso si sentiva più leggero, come se si fosse liberato di un peso.
 
 
-Hello-
-Mon amour, comment allez-vous?-
-Assez bon-
-Avez-vous entendu parler du Pape?-
-La journée a été longue, mon miel-
-Voulez-vous venu à vous?-

-¿Dónde estás?-
-En París, hasta que mi hermano no vuelve-
-Luego vendré a ti. París es precioso por la noche y quiero estar contigo-

-Ti aspetterò allora, e andremo al tuo ristorante preferito-
-Beatrice?-
-Si?-
-Danke-
-Bitte, meine lieben-
 
 
* onestamente non so se sia possibile… prendiamola come fosse una licenza poetica XD.
 
 
 
Allora in questa fic ho messo dentro un pò di tutto ma l’essenza penso sia rimasta.
Spero vi sia piaciuta e spero di leggere alcune vostre recensioni.
Perchè Galles? Perchè penso che ancora una volta fosse il più adatto per una fic del genere (tra parentesi sono riuscito a far debuttare Irlanda, Abigail O’Eire e non è cosa da poco :D).
Chi è Galles? Per sapere qualcosa di lui vi consiglio la mia fic Ricordi che ha protagonista Inghilterra e tra le altre cose parla anche di suo fratello minore (Galles appunto)
 
A presto dal vostro JhonSavor! Ciao. 

  
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