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Autore: FeBookworm    12/02/2013    8 recensioni
Premetto che se Victor Hugo la leggesse, probabilmente si rivolterebbe nella tomba. Mi sento come se avessi plagiato i Miserabili.
Spero però che vi piaccia :D
“Vorrei solo non essere morta invano” sospirò Eponine.
“Non lo sei. Come nessuno in quei giorni. Senza di noi, non farebbero nati quei due gemelli. Quei due fiori della speranza per il futuro.”
…And rain will make the flowers grow…
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Venite! Venite, signor Marius. Sua moglie ha finalmente partorito!” lo chiamò il dottore.
Marius si precipitò nella stanza a fianco di sua moglie. Le sorrise, mentre le accarezzava affettuosamente i capelli sudati.
“Abbiamo sbagliato i calcoli, tesoro” gli disse Cosette, ricambiando il sorriso.
“Come mai?”
“Sono due gemelli!” rise la ragazza.
Marius alzò lo sguardo da lei e i suoi occhi rimasero fissi sulle due piccole creaturine.
I suoi bambini.
Suoi e della sua Cosette.
“Sono un maschietto e una bellissima bambina, signor Marius” lo informò il medico.
Si avvicinò a loro con un’espressione stupita e felice. Accarezzò entrambe le testoline come ad accertarsi che fosse tutto vero e non un bellissimo sogno nella sua testa.
“Marius…” lo chiamò piano Cosette.
Lui si voltò verso di lei con le lacrime agli occhi.
“Sono belli come due fiori, Cosette”.
La ragazza annuì e sorrise malinconica:”Vorrei che papà fosse qui con noi”.
Marius prese tra le sue braccia la bambina, il suo piccolo fiore appena sbocciato:”Oh, ma lui è qui Cosette, solo che noi non riusciamo a vederlo. Hai già dato loro un nome?”
“No. Fallo tu, scommetto che sceglierai i migliori.”
Marius guardò la sua bambina, così piccola e indifesa come gli era parsa Eponine quel lontano giorno. Poi alzò lo sguardo sul suo ometto, due occhi blu identici a quelli di Enjolras.
“Eponine e Enjolras. Vorrei chiamarli così, Cosette. I nostri fiori nati dal loro sacrificio…”
 
 
Intanto lassù in cielo…
 
 
“Ti fai del male a rimanere qui, Eponine” le disse una voce fredda e severa dietro di lei.
“La ragazza si asciugò le lacrime e si svoltò:”Come mai qui, Enjolras?Anche tu volevi assistere al parto? Non è da te essere sentimentale”.
Ferire per non essere ferita.
L’unico insegnamento azzeccato di sua madre.
Gli occhi blu del ragazzo la fulminarono. Abbassò un attimo lo sguardo e vide il suo vecchio compare dare ai suoi figli i loro nomi.
Eponine si chiese come facesse a mantenere sempre quell’espressione…indifferente, quasi. Come se le loro piccole vite non contassero niente, l’importante era la Francia.
Già. Morire per la patria…bel modo di morire.
“Ha dato ai suoi figli i nostri nomi” constatò Enjolras.
“Ho sentito.”
I due giovani si scambiarono una lunghissima occhiata. Come quel giorno, prima di morire…
 
 
“Eponine, vieni qui!” la chiamò Enjolras, quasi spazientito.
“Che cosa c’è?”
“Sei proprio sicura di voler restare qui? La Rivoluzione non è roba da donna” le disse duro.
“Non m’importa. Finché mi è possibile voglio restare con lui.”
I due giovani si guardarono a lungo negli occhi, entrambi determinati a non cedere.
Alla fine Enjolras sospirò:”Lo sai usare questo?” le domandò, porgendole un fucile.
Lei scosse la testa:”Ma posso imparare.”
Enjolras le fece brevemente vedere come tenerlo:”Mira alla testa. O al cuore, se riesci ad avere abbastanza sangue freddo da mirare il punto esatto.”
Eponine annuì:”Vedrai che non ti deluderò. Vive la France!” gli disse quasi schernendolo. Si allontanò da lui ma Enjolras la richiamò:”Vedi di non fare sciocchezze, Eponine!”
 
 
“Perché mi guardi così?” gli domandò lei, intimorita da quegli enormi occhi blu.
“Ti ricordi quando ti dissi di non fare sciocchezze, Eponine? Avrei anche dovuto dirti che ti avrei voluta a mio fianco, se avessimo vinto. Eri una delle migliori, insieme a tuo fratello.”
Eponine lo guardo stupita, Mai Enjolras si era fermato a dire una parola, non dolce, ma rassicurante agli altri. Mai una parola che li portasse a dire:” Finalmente si è accorto del mio valore!”.
“Siamo in vena di confessioni, eh? Te ne farò una anch’io, allora. Ero lì, Enjolras. Quando ti hanno giustiziato, ero lì con te. Ho accompagnato io la tua anima in Cielo, come Fantine fece con Valjean.”
“Perché?”
“Perché so quello che hai fatto dopo la mia morte…”
 
 
 
“She is the first to fall. The first of us to fall upon this barricade! Qualcuno porti i feriti da un dottore, a lei ci penso io.”
Enjolras prese il corpo ormai inerme di Eponine dalle bracca di Marius.
“Che cosa vuoi fare?” gli domandò lui.
Ma Enjolras non gli diede ascolto. La portò dentro il Café de l’ABC e l’adagiò piano per terra, come se avesse potuto farle male.
“Te l’avevo detto di non fare sciocchezze…” sussurrò, togliendole i capelli dal volto.
“Te lo prometto, Eponine. Farò in modo che tu non sia morta invano. Porterò la Francia alla rivoluzione.”
 
 
 
“Vorrei solo non essere morta invano” sospirò Eponine.
“Non lo sei. Come nessuno in quei giorni. Senza di noi, non farebbero nati quei due gemelli. Quei due fiori della speranza per il futuro.”
 
 
…And rain will make the flowers grow…

   
 
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