I’ll put my future in
you
Cos you are my one, and only
You can wrap your fingers round my thumb
and hold me tight
Small Bump – Ed Sheeran
Sono incapace di
proferire parola.
A dir la verità in
questo momento non ho neanche la
capacità di pensare.
Vuoto.
Passo le mani più
volte sul viso e sugli occhi, mi mordo il labbro inferiore così violentemente
da sentire il gusto di sangue sulla punta della lingua, la schiena aderisce
interamente al sedile del taxi.
Rido, non sapendo fare
altro.
Il taxista mi guarda
dallo specchietto e sorride tornando a guardare la strada trafficata, mi volto
verso il finestrino e appoggio la testa al vetro freddo.
Ho paura.
Non sono pronta a tutto
questo, no.
Io sono la detective
Kate Beckett, non posso essere anche madre.
Signorina Beckett, lei è incinta di sei settimane.
Congratulazioni.
Le parole della
dottoressa Greene risuonano nella mente, com’è potuto succedere? Io non sono
pronta ad essere incinta, e poi una donna dovrebbe sentirle certe cose, no?
Dico è una vita che cresce dentro di me, come ho fatto a non accorgermene?
«Mi scusi, ho cambiato
idea, mi porti al dodicesimo distretto di polizia», dico al taxista poco prima
del palazzo dell’appartamento di Castle. Alzo gli occhi, le luci nel loft sono
accese; in questa buia e fredda giornata invernale probabilmente starà
scrivendo seduto alla sua scrivania o magari mi starà aspettando con una tazza
di caffè o un bicchiere di vino. Ormai non ha più importanza, non posso bere
entrambi.
Castle sarebbe
entusiasta del bambino, ne sono certa, farebbe i salti di gioia, e… E questo mi
spaventa ancora di più; lui sa cosa vuol dire crescere un figlio, lui stesso è
un bambino, io non ce la posso fare.
Qualche mattone del
muro è ancora lì, è vero la maggior parte sono stati buttati giù quella sera
con Castle, ma non sono pronta a questo.
Scendo dal taxi, mi
allungo per pagare, lascio al taxista una mancia di due dollari, lui sbuffa, ma
chi si crede di essere? Sono solo un poliziotto, il mio stipendio è quello che
è.
L’atrio è deserto come
anche l’ascensore, è tardi e tutti, tranne quelli che hanno il turno di notte,
sono già a casa dalle proprie famiglie.
Mi siedo alla mia
scrivania, la sedia di Rick è lì, al suo posto, da ormai cinque anni, nessuno
ha mai osato spostarla e credo che nessuno lo farà mai, ormai quello è il suo
posto e lui è diventato uno di noi.
Allungo le gambe e
abbasso lo sguardo sulla mia pancia, non ho il coraggio di toccarla, non sembra
più grande del solito, certo ovviamente come potrebbe essere, sono solo di sei
settimane.
Un bambino sta
crescendo dentro di me da ormai sei settimane. Rido. È così poco tempo e
contemporaneamente mi sembra un’eternità.
Un bambino.
Continuo a fissare la mia
pancia così normale vista dall’esterno, le mie mani si avvicinano ad essa,
vorrei sfiorarla ma poi mi accorgo che non ha senso, una carezza non vale
niente in confronto a ciò che sento dentro. È dentro di me.
«Beckett cosa ci fa
qui?». Alzo lo sguardo, la Gates e di fronte a me che mi fissa. «Tutto bene?
Cosa le ha detto il medico?». Vorrei dirle tutto, forse da donna come me
capirebbe, eppure sarebbe sbagliato, deve essere Rick a saperlo per primo.
«Niente di grave, devo
solo stare un po’ a riposo» dico sorridendo, non è una bugia, ho solo omesso di
dirle che sarà un riposo di qualche mese. «Ora torno subito a casa, dovevo solo
recuperare alcune cose».
«Va bene, si riprenda
che abbiamo bisogno di lei». Annuisco mentre lei si allontana. Sospiro. Non
voglio andare a casa, o meglio a casa di Castle.
Aspetta, ma questo
vuol dire che dovremo andare ad abitare insieme? No, è troppo presto, sta
succedendo tutto troppo in fretta.
Dove sono finite le
notti clandestine e i baci dati nelle ultime file dei cinema come due
adolescenti?
No. No. No. No! Calma…
Un respiro profondo.
Okay per prima cosa
devo dirlo a Rick. Beh questo dovrebbe essere semplice, sempre se non mi sviene
davanti.
Come seconda cosa devo
dirlo a mio padre: il problema è che ogni padre crede che sua figlia non
scoprirà mai le gioie del sesso, quindi magari lo chiamo il giorno del parto
così evitiamo qualche conversazione imbarazzante.
Lanie, no beh lei
inizierebbe a preparare corredini di tutti i colori possibili e immaginabili,
magari anche lei la chiamo il giorno del parto.
Kate smettila! È un bambino mica una bomba!
Respiro. La dottoressa
ha detto che devo stare calma, niente stress inutile.
Per la prima volta,
senza accorgermene, sto accarezzando il mio ventre.
«Ce la faremo piccolo»
sussurro. «Però ti prego prendi da me, e non dalla famiglia di tuo padre come
carattere, almeno in due ogni tanto potremmo averla vinta contro quei
bellissimi occhi blu».
***
Ci ho messo un’ora ad
arrivare fin qui, è l’una di notte. Sono rimasta seduta alla mia scrivania a
parlare disegnando dei ghirigori sul mio ventre per un bel po’ di tempo, poi
con calma ho fatto un giro di New York in taxi fino ad arrivare qui fuori dal
loft di Rick.
Ho il cellulare in
mano, premo chiama e attendo che Castle si svegli sentendo la suoneria.
«Kate che succede?»
chiede preoccupato ma con la voce impastata dal sonno. «Stai male? Sei
ferita?».
«Tranquillo, sto bene.
Sono fuori dalla porta mi apri?». La chiamata s'interrompe, sento i passi
pesanti avvicinarsi e poi la porta aprirsi. Gli sorrido e lo bacio. «Sei a casa
da solo?».
«No, Alexis sta
dormendo in camera sua, come anche sua nonna. Perché?» chiede facendomi
entrare, io mi dirigo direttamente in camera sua, lui mi segue confuso. «Che
c'è Kate?».
«Vuoi star
tranquillo?». Lui mi squadra poi si avvicina a me e mi stringe a sé appoggiando
le sue mani sul mio ventre, senza sapere che sotto le sue dita c’è il cuore di
suo figlio che batte. Sorrido. Lui appoggia il suo viso alla mia spalla e ci
dondola appena. «Dicevi di amare le sorprese e invece guarda come reagisci».
«Ho solo paura di
perderti» sussurra.
«Tranquillo, non ti
lascerò mai, noi due formiamo una cosa sola». Sì, nostro figlio. «Chiudi la
porta e raggiungimi a letto bello scrittore».
«Con quel bello, mi hai conquistato» dice
sorridendo. Mi tolgo le scarpe e mi infilo sotto le lenzuola, Rick chiude la
porta e mi raggiunge con un solo balzo. Mi abbraccia poggiando il suo petto
alla mia schiena, io mi volto verso di lui, è buio eppure cerco i suoi occhi. Gli
prendo la mano e gliela metto sulla mia pancia.
«Vuoi farmi sentire
quanto sei dimagrita?» chiede scherzando, io scuoto la testa. «Kate vuoi
spiegarmi perché stasera sei così misteriosa?».
«Vuoi stare un attimo
zitto? Ascolta». Chiude gli occhi, lo fa ogni volta che si concentra, passano
pochi istanti e ricomincia a parlare. «Non sento nulla».
«Bisogna sempre
spiegarti tutto…» sbuffo ridendo. «Beh tra un po’ la casa sarà piena di rumore».
«Ti trasferisci qui?»
chiede sorpreso. «Tu non fai di certo più rumore di me».
«Rick, sono incinta»
dico a bassa voce. Silenzio. «Ti prego, dimmi che non sei svenuto».
Castle accende la luce
e mi fissa.
«In… Incinta?!» chiede
mettendosi seduto, sembra sotto shock. «Di un bambino?».
«No, di una quercia. Certo
che di un bambino». Deglutisce rumorosamente, si volta verso di me. «Cosa ne
pensi?».
«Spero sia uguale a te,
una piccola Kate» sussurra accarezzandomi. «Di quanto sei?».
«Sei settimane. Ti rendi
conto che è con noi da sei settimane e noi non lo sapevamo neanche?» dico
ridendo. Lui mi accarezza poi appoggia il viso sul mio ventre. «Rick è troppo
presto»
«Non è mai troppo
presto per una storia» dice zittendomi. «Allora piccolina, questa è la storia
di una giovane detective e di un affascinante scrittore…»
Panda’s Corner:
Hello people, this
is the end.
Domani si torna a scuola e mi verrà consegnata la mia
ultima pagella, vi rendete conto?
Beh il mio 5 di diritto e forse di matematica mi terrà
lontana da voi per un po’, quindi
vi saluto postando questa dolce oneshot.
Non essendo mai stata incinta nei miei quasi 19 anni,
fortunatamente, non m’intendo dei particolari di una gravidanza, conosco giusto
la teoria dell’ape e del fiore, quindi scusate le imprecisioni.
Basta, ah è stata ispirata dalla gif nel banner e
dalla canzone di Ed Sheeran, il mio cantante preferito.
Grazie di aver letto
Baci pandosi
Becky