Anime & Manga > Vampire Knight
Ricorda la storia  |      
Autore: maleka    12/02/2013    5 recensioni
...Eppure adesso eccola lì, davanti a te, il viso chinato e le spalle incurvate sotto il peso di quella verità che non avresti mai voluto farle conoscere. E mentre ancora una volta le parole ti sfuggono e ti rendono muto, tu fai l’unica cosa che il cuore ti suggerisce di fare. Alzi lentamente la mano verso di lei e, con le dita fra i suoi capelli, l’attiri a te. Con forza. Con urgenza...
ATTENZIONE SPOILER CAP 89
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaname Kuran, Yuki Cross
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Silenzio.
Solo silenzio.
Ancora una volta.
Silenzio.
Si insinua tra di voi, come una serpe che col suo veleno intossica le vostre vite. E vi consuma, nutrendosi di quel che siete. E come un ladro, vi ruba le parole. Quelle che servono. Quelle essenziali. Nascondendole e rendendovi muti. Di mille pensieri. Di mille emozioni.
Ma non stavolta. Stavolta quel silenzio non è per tacere. Non è per celare. Non è per ingannare.
È qualcosa di diverso stavolta. È imbarazzato. È timido. È rassegnato.
Rassegnato come lo sei tu. Rassegnato e piegato. Nello spirito e nella volontà. Piegato al destino, o almeno a quello che ti sei designato. Perché tu hai deciso.
Sì, hai deciso. Ogni cosa. Ogni mossa. E come su una scacchiera, hai fatto il tuo gioco.
Hai mosso le tue pedine con abile maestria, perché tutto andasse come doveva andare. Hai mangiato un pezzo dopo l’altro, senza esitazione, senza incertezza, con fame spietata. Hai messo da parte persino la tua Regina. Perché quando il gioco sta per concludersi, anche lei diventa solo un intralcio.
È al Re che spetta la mossa finale. Solo al Re. E tu lo sai bene. È per questo che l’hai allontanata. O almeno è quello che hai voluto far credere.
Perché la verità è ben diversa, non è vero Kaname?
Allontanarla era l’ultima cosa che volevi. Eppure lo hai fatto. Perché ne sei stato costretto. Da lei. Dall’amore che non ti ha dato. E con il cuore spezzato hai deciso. Hai deciso di lasciarla libera. Libera dalle catene. Libera dalle costrizioni. Anche se ciò significava vederla tra le braccia di un altro. E sconfitto l’hai affidata proprio a lui. Perché potesse essere felice. Felice come con te non è riuscita ad essere.
E l’hai ingannata, ancora una volta, proprio quando ti aveva detto di voler ricominciare da capo. Perché era già troppo tardi. Hai abbandonato le ridicole vesti dell’uomo innamorato per indossare quelle del vampiro spietato, svegliandoti da quell’illusione in cui così testardamente hai voluto cullarti. Convinto che per te poteva esserci un destino diverso. Con lei. Insieme. In eterno. Perché tu ci hai creduto veramente. Almeno finché l’altro te stesso non ti ha riportato alla ragione.
Tu sei Kaname Kuran. Il mostro. E non la meriti.
E quando il sogno si è infranto, non ti sei nemmeno chinato a raccogliere i pezzi. Ti sei semplicemente voltato e sei tornato indietro. A quello che eri prima di incontrarla. A quello che avresti dovuto continuare ad essere. E come un uomo che ha perso la luce, hai ricominciato a vagare nelle tenebre della tua esistenza per riabbracciare quel fato a cui hai capito di non poter più sfuggire.
Hai avanzato imperterrito, senza permettere a te stesso di pensare ancora a lei. Nemmeno quando l’hai rivista, su quel pianerottolo, le sue labbra schiacciate contro quelle di lui. Perché sapevi che se solo ti fossi fermato, se solo avessi indugiato, non saresti stato più capace di andare avanti a compiere il tuo destino. E con il cuore sanguinante, hai voltato il viso e sei sparito. Via da quella dolorosa visione, via da quell’atroce tortura, con la consapevolezza di averla persa per sempre.
Eppure adesso eccola lì, davanti a te, il viso chinato e le spalle incurvate sotto il peso di quella verità che non avresti mai voluto farle conoscere. E mentre ancora una volta le parole ti sfuggono e ti rendono muto, tu fai l’unica cosa che il cuore ti suggerisce di fare. Alzi lentamente la mano verso di lei e, con le dita fra i suoi capelli, l’attiri a te. Con forza. Con urgenza. E la stringi. La stringi così forte da nasconderla completamente tra le tue braccia, mentre l’unica cosa a cui riesci a pensare è perché. Perché gli ha cancellato i ricordi? E per un attimo una pazza idea si insinua nella tua mente, mentre una tenue speranza si riaccende alimentata dal modo in cui anche lei ti sta stringendo. E non ti sembra vero. Tenerla di nuovo accanto, toccarla, confortarla mentre si abbandona al pianto.
Ti spiazza. Perché non avresti mai creduto di poterla abbracciare ancora. E non ci credi. Davvero non ci credi. È con te, di nuovo, e non vuoi lasciarla andare. Così dai ascolto al consiglio che ti ha dato Kaien e la porti via. A casa. La vostra casa. E lei ti stringe ancora. Più forte. In un modo quasi ossessivo. Fino a farti male. Non capisci. Perché fa così? Perché piange e ti stringe?
Ti fa male e glielo dici. Ti fa male, quasi come la consapevolezza che tutto questo non potrà mai durare. E il dolore che provi si mischia al suo, a quello che la consuma per ciò che è stata costretta a fare a lui e a quello che la verità le ha provocato. E senti quella felicità provata nel ritrovarla farsi sempre più tenue, sostituita dall’angoscia che nascondono i suoi abbracci.

«Lasciami andare… Non scapperò…».
È questo che le dici, ma lei non ti crede. Ti chiama bugiardo, accusandoti di averla condotta alla villa invece che nel luogo in cui ti nascondevi. Ti chiama bugiardo, accusandoti di averle sempre mentito. E in fondo è proprio così, non è vero Kaname? Fin dall’inizio. Fin da quando si è risvegliata umana.
Eppure i suoi occhi sono pieni di una nuova, amara consapevolezza. Adesso sa che ogni cosa è stata fatta solo per lei. Ogni sacrificio. Ogni bugia. E lo accetta. Inaspettatamente lo accetta. E la senti parlare di te stesso in un modo che non avresti creduto, mentre descrive ciò che hai fatto per tenerla al sicuro… mentre descrive la tua sofferenza… mentre descrive la tua solitudine. Ti chiama idiota, mai cosa più vera, chiedendoti di rinunciare al tuo proposito di sterminare i sangue-puro e ti stringe più forte. Ancora più forte.

E come glielo dici, a una donna così, quello che devi dirle, con le sue mani addosso e la sua pelle, la pelle... Non si può parlare di morte proprio a lei. Come glielo dici a una ragazzina così, quello che lei sa già e che pure bisognerà che ascolti… Come glielo dici che è necessario? Come glielo dici che non puoi tornare indietro?
Poi quelle parole…

«Sarebbe stato meglio se avessi cancellato i ricordi di Zero da me».
E tu ti senti morire, mentre la tua mente distorce quella frase attribuendole un significato più oscuro. Crudele. Brutale. E l’altro te stesso ride, a voler prenderti in giro. Vedi? Anche lei lo ammette. E stavolta ha il coraggio di dirtelo in faccia. Solo se lui non ci fosse stato, sarebbe stata libera di amarti. Completamente. Totalmente. Ma in fondo, questa è una cosa che sai già. È per questo che l’hai lasciata andare. Eppure, sentirlo dire dalle sue labbra fa male. Molto male.
Sì, forse avresti dovuto. Toglierglielo dalla mente e farla tua. Ma non è questo ciò che volevi. Volevi che fosse lei a sceglierti. Volevi che fosse lei a rinunciare a lui perché aveva capito di amare solo te. E chini la testa, vinto da quella sua ingenua crudeltà mentre le ripeti ancora una volta che ti fa male.
Oh, sì. Ti fa male. Ma non perché ti stringe, no. Sono le sue parole a farti male e lei nemmeno se ne rende conto. Le chiedi di nuovo di lasciarti andare e le assicuri che stavolta non scapperai, ma lei continua a trattenerti accusandoti ancora di mentire. E mentre la sofferenza cresce, quasi come a volerti fare tu stesso del male, le dici che avresti dovuto trasformarla in un’umana e affidarla a lui prima che lei facesse il gesto sconsiderato di rubargli i suoi ricordi.
E lei si allontana, le mani appoggiate al tuo torace e il viso basso, mentre stavolta ti accusa di arroganza per aver pensato di continuare a fare di lui ciò che volevi. Come con un burattino. Ed è ironico rendersi conto che stavolta è stata proprio lei a farlo, arrogandosi il diritto di decidere della sua vita. Come una Kuran. Come te.
Ma l’ironia scompare per far posto a un nuovo dolore. È bastato soltanto nominarlo perché lei si sciogliesse da te. E l’altro te stesso ride di nuovo, perché per l’ennesima volta lui ha avuto il potere di dividervi. Sarà sempre così?

«I sentimenti che nutre per te non erano parte del piano».
Lei non te l’ha chiesto, eppure senti il bisogno di dirglielo. Perché sappia la verità. Perché sappia che “quell’amore” non era previsto. Perché sappia che avresti preferito mille volte che lui le fosse stato indifferente e altre mille che ti trafiggessero a morte pur di non assistere all’evolversi di quel sentimento.
E lei… lei invece di reagire come ti eri aspettato, quasi non ti ascolta preferendo farti una domanda del tutto diversa. Ti chiede se davvero tutto quello che è successo fino a questo momento è per colpa sua, negli occhi l’ansia e il tormento. Te lo chiede anche se conosce già la risposta. Perché vuole che glielo dica tu, con la tua voce, mentre la guardi negli occhi. Senza più bugie. Senza più falsità. Tu la osservi per un attimo, lo sguardo triste, forse indeciso se sia giusto o meno dirglielo, poi cedi e le confessi che sì, tutto è cominciato solo per lei. Per proteggerla. Per tenerla al sicuro.
Lei abbassa lo sguardo, non riuscendo a sostenere il tuo e ti chiede perché? Perché hai rinunciato a lei se davvero l’amavi tanto? E tu le afferri il polso, costringendola di nuovo ad alzare il viso verso di te, mentre ciò che vuole sapere si riversa come un fiume in piena dalle tue labbra. Impulsivo. Incontrollato.

«Non ridi dal profondo del cuore».
E ti fa male mentre quella verità ti pugnala il cuore già sanguinante. Ma anche lei sussulta, gli occhi sgranati, scossa delle tue parole. Poi l’espressione del suo viso cambia, addolcito da un’altra amara consapevolezza. Siete tutti bloccati. Tutti incatenati da un destino ineluttabile. Lo sussurra a mezza voce e tu non sai cosa risponderle. Perché come glielo dici, a una donna così, che tu vorresti salvarti, e ancora di più vorresti salvare lei con te, e non fare altro che salvarla, e salvarti, tutta una vita, ma non si può. Ognuno ha il suo viaggio, da fare… ognuno ha il suo percorso.
Le serri il polso più forte, cercando di imprimere in quel gesto tutto il desiderio che hai di poterla avere ancora accanto e lei ti asseconda, regalandoti qualcosa che in quel momento davvero non ti aspetti. E aggrappandosi di nuovo a te, ti bacia. Con trasporto. Con passione. E tutto si annulla mentre il tuo corpo si risveglia e la tua anima vibra. Come ogni volta che le tue labbra toccano le sue. E la senti tua. Tua. Solo tua. Anche quando quel bacio finisce e lei ti stringe di nuovo, con forza, con prepotenza. Come se volesse farti suo. Come se volesse fondersi col tuo corpo.
E mentre le sue dita affondano nella carne della tua spalla e la senti tremare, l’unica cosa che vorresti è poter fare in modo che accada. Fonderti con lei. Il tuo corpo con il suo. La tua anima con la sua. Un unico essere. Anche solo per una volta. Ed è quel desiderio a spingerti prepotentemente verso l’abisso. Ma l’abisso non ti fa paura. E se caderci dentro significherebbe perdersi con lei, allora sei disposto a saltare pur di poterla far tua. E non importa se dall’abisso non c’è più ritorno. Non importa.

«Se non sai qual è il posto del tuo cuore, te lo mostrerò io Yuuki… Se a te va bene uno come me…».
E allora salti. Chiudi gli occhi e salti. Senza pensare alle conseguenze. Senza pensare a niente. Perché dopotutto sei solo un uomo innamorato. Il più stupido uomo innamorato. Il più egoista, che decide di aggrapparsi a quell’illusione ancora una volta. Per l’ultima volta. Perché domani potrebbe essere già tardi.
E allora salti. Mettendo in gioco tutto te stesso. Per dimostrarle cosa significa amare. Amare veramente. Amare come tu ami. Con il cuore. Con la mente. Con il corpo. Con tutto ciò che sei. Per una notte. Una sola notte. Tua. Per sempre tua.




Come glielo dici, a un uomo così, che adesso sono io che voglio insegnargli una cosa
e tra le carezze voglio fargli capire che il destino non é una catena ma un volo,
e se solo ancora avesse voglia davvero di vivere lo potrebbe fare,
e se solo avesse voglia davvero di me potrebbe riavere mille notti come questa invece di quell’unica,
orribile, a cui va incontro. Solo perché lei lo aspetta, la notte orrenda, e da anni lo chiama.
Come glielo dici, a un uomo così che ti sta perdendo?








ANGOLO AUTRICE: la fic è ovviamente uno spoiler del cap 89 e riprende dalla tavola 27 fino alla 39. Non ho continuato fino alla fine del cap per via "dell'intervallo" di tempo che passa dalla 39 alla 40 dove la Hino salta volutamente tutto il "percorso" che porta Yuuki e Kaname in quella stanza... ci sono troppi non detti che io non avrei mai voluto inentarmi senza sapere cosa in realtà è successo tra loro e non me la sono sentita di "azzardare" senza conoscere cosa davvero quei due stanno pensando. Si sono fatte millemila supposizioni sul cap, tuttte discordanti, e anche io mi sono fatta un'idea mia sulla faccenda ma proprio non vorrei arrivare al cap 90 e scoprire che mi sono solo sbagliata... sarebbe seccante scrivere qualcosa di completamente diverso da quella che la Hino ha davvero in mente, soprattutto perché il mio scritto non nasce come una semplice ff dove l'autrice si prende la libertà di inventarsi un continuo o prova a interpretare gli eventi... La mia è soprattutto un'analisi che, come molte altre, spera di "indagare" di più su quelli che possono essere stati i pensieri e le emozioni di Kaname in quei momenti. E infatti, non ho accennato nemmeno per una volta a Yuuki o a cosa lei potesse sentire, tranne che per il verso finale (perché ovviamente è lei a parlare X°°D e ovviamente la "notte orrenda" si riferisce alla morte e non a quella che stanno passando... no, giusto per puntualizzare u.u)... un piccolo regalo che mi sono fatta assecondando la mia fede Kanamista  ^^

Le frasi scritte in corsivo (tranne che per i dialoghi ovviamente) appartngono a Alessandro Baricco e al suo OceaonoMare.... io le ho trovate azzeccatissime e non ho potuto non usarle *.*

Bene, detto questo non mi resta che ringraziare come solito chi ogni tanto mi legge e mi recensisce e scusate se non risp ai vostri commenti.... è il tempo che mi manca XD però, le vostre parole sono sempre apprezzatissime quindi non esitate a dire quello che pensate!!!
Alla prossima, kiss!!!!

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Vampire Knight / Vai alla pagina dell'autore: maleka