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Autore: Lela_88    13/02/2013    5 recensioni
un risveglio improvviso, dubbi e certezze che si mescolano trovando il loro equilibrio, grazie alla forza dell'amore.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Certo non sai

 

Mi sveglio improvvisamente nel cuore della notte, che ore mai saranno, maledizione, mi sembra di aver dormito pochi secondi, sono distrutto. Prendo la sveglia digitale, sono le 5:30* “merda” sussurro e poi mi stupisco del mio linguaggio, ma la sua vicinanza mi ha fatto anche questo, ho meno limiti nel contenere il mio modo di parlare sempre educato e poco volgare e mi scappa un sorriso, che si addolcisce quando mi volto e lo vedo dormire profondamente accanto a me. Ora comprendo perché mi sono svegliato senza motivo apparente, ho percepito un brivido, uno di quelli che ti gelano dentro, stanotte non siamo abbracciati ed è tutta colpa mia.
Non mi è sembrato di dormire poco, ho dormito poco, ieri sera abbiamo avuto una brutta discussione, di quelle che si protendono all’infinito, tanto da farti dimenticare il perché si ha iniziato.
Comunque, come dicevo prima, è colpa mia. Sì è colpa mia e delle mie solite e assurde paranoie che possono sembrare capricci di un bambino viziato. So che lui non pensa questo, ma io è così che mi sento alle volte.
Tutto è iniziato perché, sono qui, in America da lui e non, potendo rimandare certi impegni, non è riuscito a venire all’aeroporto e quindi ho dovuto prendere un taxi, rischiando che qualcuno mi riconoscesse. Va bene, lasciamo stare, non è colpa sua, in fondo sono stato io a decidere, improvvisamente di partire, no che a lui dispiacesse, ma se non fosse che stava diluviando e l’ho dovuto aspettare fuori casa con le valigie e senza ombrello, accontentandomi solo di un piccolo parapetto, non mi sarei innervosito così tanto.
Alla fine è arrivato dopo mezz’ora il mio arrivo. Mi ha salutato ed ho notato il suo dispiacere per l’avermi fatto aspettare, ma in quel momento non m’interessava, la tristezza che avevo letto nei suoi occhi.
Se ci penso adesso, mi maledico.
 Per non tirarla per le lunghe, sono qui perché Susan è dovuta partire per un lavoro in Europa e ha portato con se Exton, Indio è in viaggio con gli amici e Rob è rimasto a casa da solo E’ la prima volta, da quando è nato Exton, che rimane da solo, l’ho sentito un po’ giù e ho deciso di venire qui.
Eppure, in quel momento, tutto bagnato e innervosito dal viaggio in taxi, i miei buoni propositi, erano andati tutti a farsi benedire. Comunque, siamo entrati in casa con lui che continuava a scusarsi e a giustificarsi, ma per me poteva dire qualsiasi cosa, ero nervoso, non dimentichiamo, anche, il jet-lag. Mi, aiuta con i bagagli, li portiamo al piano di sopra, mi prepara un bagno caldo e mi dice di rilassarmi mentre lui prepara la cena e proprio mentre penso che non ci siamo neanche abbracciati, lui mi prende il viso nelle sue, calde mani e mi lascia un bacio a fior di labbra, poi si stacca sa me con un lieve sorriso e mi dice che mi aspetta di sotto.
Ora che ci penso, forse sono stato un tantino freddo. Ritorno a maledirmi.
Quando ho finito, è passata un’ora e mezza, forse di più, mi sono davvero rilassato e soprattutto ho ripreso calore. Anche se sono di Londra e dovrei essere abituato alle giornate uggiose, quando non sono previste e ho altri progetti che non dovrebbero comprendere un bagno di pioggia, le odio con tutto me stesso. Arrivo in cucina guidato da un buon odore di non so cosa, Rob è un bravo cuoco e lo trovo che mi da le spalle intento a girare qualcosa su fuoco. Gli arrivo alle spalle, sussulta, non mi ha sentito, mi viene da sorridere e anche a lui, ma noto che il sorriso non arriva del tutto allo sguardo. Stupidamente per il momento decido di sorvolare, ho molta fame e sono ancora convinto che sia lui quello che deve farsi perdonare qualcosa. Mi accompagna al tavolo, mi sposta la sedia e mi fa accomodare, mi lascia un lieve bacio nei capelli e mi dice di attendere. Arriva pochi secondi dopo con due piatti che contengono verdure grigliate e pezzi di pollo, hanno un profumo ed un aspetto invitante. Sorrido e mi complimento, si siede di fronte a me ancora con quel sorriso che però nasconde qualcosa, lascio di nuovo perdere e rimando le domande. Passiamo una buona mezz’ora a goderci il cibo, con le mani intrecciate sulla tavola, è davvero buono. Alla fine faccio per sparecchiare, ma mi blocca dicendomi che ci avremmo pensato il giorno dopo e mi chiede se mi va di vedere un film. Annuisco e ci avviamo al divano, si stende e mi poggio a lui, abbiamo deciso di guardare un film poco impegnativo, io ero stanco e lui, era palese, aveva la testa altrove, ma ancora non dico niente, un po’ mi convinco che si senta ancora in colpa per avermi fatto aspettare. Egocentrico.
Comunque, durante il film, mi coccola e ci scambiamo anche qualche effusione. Quando sto per addormentarmi, spegne la TV e mi aiuta a salire le scale per portarmi in camera. Mi siedo sul letto e lui mi dice che va a farsi una doccia e poi mi raggiunge, annuisco stancamente e mi preparo le ultime cose. Mentre lui è sotto la doccia, mi lavo i denti e poi ritorno in camera, mentre sto sistemando le ultime cose prese dalla valigia, noto dei soldi messi sotto il mio portafogli, mi chiedo se non si sia sbagliato. Quando esce dalla doccia ed entra in camera solo con il pantalone del pigiama e i capelli ancora bagnati, mi si blocca il respiro, è sempre bellissimo, dicono che per me gli anni sembrano non passare, ma non hanno visto lui forse. E’ sexy da togliere il fiato. Ma, nonostante tutto, ho ancora un po’ di fiato per fare la domanda che scatenerà la tempesta. Gli chiedo di chi siano quei soldi, forse li ha dimenticati Susan o forse lui si è confuso, ma mi risponde, abbassando lo sguardo, che erano i soldi del taxi, che sa quanto sia lungo il viaggio dall’aeroporto a casa sua e che in fondo è lui che non è venuto a prendermi. Se ci ripenso adesso, mi sento un idiota a pensare a come ho reagito. L’ho guardato sorpreso, non mi aspettavo una cosa del genere e non ci ho visto più, mi sono incazzato e gli urlato contro che se voleva umiliarmi c’era riuscito benissimo, mi guarda spaesato, ma non risponde e io continuo, dicendogli di quanto mi sia sentito un idiota in taxi cercando di coprirmi il più possibile per non farmi scoprire e per non dover rispondere a domande imbarazzanti, cerca di dire qualcosa, ma sento solo balbettare, non ho la forza di ascoltarlo. Continuo con il mio monologo, fino a che non arrivo a dire la cazzata. Che la nostra situazione è complicata e ogni volta è un rischio e stronzate del genere, lui mi guarda un po’ spaventato dalle mie ultime parole e mi dice che è stata mia la decisione di fargli una mezza sorpresa, sta per continuare, ma, come prima, non lo ascolto tanto e gli dico che forse avrei fatto meglio a non venire. Se mi fossi concentrato, forse avrei sentito il suo cuore rompersi e se prima il suo sguardo nascondeva un velo di tristezza io lo avevo definitivamente tirato fuori. Mi pento subito di quello che ho detto e provo a spiegarmi, ma lui mi guarda e mi dice che siamo entrambi stanchi, forse e meglio dormirci su e riparlarne la mattina, a mente lucida. Si mette nel letto e si gira su un lato, lasciando a me la decisione se dormire lì o altrove, non mi ha cacciato, io lo avrei fatto, forse. Decido di rimanere, ma, come sicuramente anche lui, non riesco a prendere sonno, l’ultima cosa che ricordo prima di risvegliarmi e che erano quasi le quattro e io ero ancora sveglio, come lui, chissà quando è riuscito ad addormentarsi.

 

“certo non sai quanto sei dolce e bello quando dormi, coi tuoi capelli sparsi e abbandonati sul cuscino…”
 

Ora lo guardo e mi pento di tutto quello che ho detto e pensato. E’ dolcissimo, per colpa della discussione, non ha asciugato i capelli che ora si sono gonfiati un po’, è bellissimo.
 

 

“certo non so che cosa puoi sognare, quando sogni e appare, appena, un lieve affanno nel respiro, che esce piano e si mescola coi suoni di questa notte che si consuma in giro”

 

Si agita e si lamenta, ma è solo un attimo, mi chiedo cosa abbia sognato, so che spesso ha avuto degli incubi, e alle volte ne ha ancora, soprattutto se è da solo, per questo sono qui, gli ho promesso che lo avrei protetto, quando lui si sentiva più vulnerabile. Come ho potuto dimenticarlo, come ho potuto mettere i miei stupidi capricci prima dei suoi bisogni. Ho fallito e non vorrei che questa agitazione fosse per colpa mia.

 

“Forse non sai di quanto sia felice nel vederti abbandonato e perso, accanto a me, steso vicino. Quanto sia bello il gioco dell’averti in sogno, verso chissà quale destino.
Certo, non sai quanto mi commuovi, quando dici, parole strane e quasi senza senso, a mezza voce, forse, ricordi di attimi felici, persi in un atomo onirico, veloce.
Certo non so, con cosa o chi sorride, quel sorriso…”

 

Sorridi, mi stupisco, ma non posso che esserne felice e mi ritrovo a sorridere anch’io, è inevitabile questa connessione. Ancora una ,volta torno a pensare a quanto tu sia bello, sempre, anche qui, anche adesso che non so dove la tua mente ti abbia portato, ma mi trovo a sperare, ovunque ti sia, di esserci anch’io e che quel sorriso sia dovuto anche ai ricordi che hai con me. Emetti piccoli suoni, forse parole, sei dolcissimo e, se prima, non ho potuto evitare di sorridere, stavolta, non ho potuto impedire ad una lacrima di lasciare i miei occhi.

 

“Questa breve notte, lenta si frantuma ed il nuovo giorno, piano, sta arrivando. Già sull’est albeggia, non c’è più la luna. Sveglio, ti alzi e chiedi: cosa stai guardando?
Forse non sai,  quando, di sonno e notte sei bagnato, quanto ti ami e quanto siano vuote le parole.
Chiedo: che sogni ti hanno accompagnato?
E fuori, il giorno, esplode al nuovo sole.”



Non so quanto tempo resto così, a guardarti senza avere il coraggio di toccarti per paura di interrompere il tuo sonno, ma un accenno di luce del giorno filtra dalle tende. Questo piccolo attimo di distrazione perso a pensare se oggi, finalmente vedrò il sole, che anche tu mi raggiungi qui nella realtà. Mi chiedi cosa stessi guardando, ti guardo e senza pensarci due volte ti bacio come se fossero secoli che non lo facessi. Cerco di trasmetterti tutto quello che provo, tutto l’amore che le parole non arriveranno mai ad esprimere. Comprendi, allora forse sai che, quello di ieri sera, non poteva essere il vero me, che il vero me è quello che morirebbe per te, altro che un po’ di pioggia. Mi allontano, leggermente dalle tue labbra e alzo gli occhi sui tuoi, che trovo pronti ad aspettarmi, ti chiedo quali sogni hanno accompagnato il tuo sogno, mi sorridi e mi fai capire che la mia speranza di prima, non è stata vana. Torno a baciarti e, mentre, il sole è pronto ad asciugare le strade bagnate, io e te, diamo il nostro personale benvenuto a questo nuovo giorno.

 
 
 
N.d.a.
 
*per chi non lo sapesse, cosa che credo impossibile se si è su questo fandom ^__^, 5:30 è una canzone di Rob, che trovate nel suo album “The futurist” e ho voluto, anche senza citare la canzone, inserirla per omaggiarlo.
 
Ok, lo so che sto esagerando con queste song-fic. Ma davvero non posso farci niente se le canzoni più belle mi ricordano loro. Questa, sicuramente molti di voi non la conoscono, è una canzone di Francesco Guccini  “Certo non sai”, chiedendo scusa al maestro, ho tagliato alcune parti e modificato il femminile al maschile.
Come sempre, non posso non dedicare, anche questa shot, alle mie tre grazie, Grazia, Graziella e Grazie al… XD noooooo ovviamente scherzo, la dedico alle solite note, le mie Charlie’s Angels :3
Ma un grazie va a tutte coloro che, semplicemente, passano, leggono e lasciano un segno del loro passaggio <3 è tutto per voi.
 
Se proprio vi piace infierire, lo dico, questi due tesori non mi appartengono e ovviamente non scrivo per soldi, come potrei mai e poi il mondo non è ancora pronto ad accoglierli ^__^
   
 
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