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                                                                                              5 Novembre 2011

 

Il rumore della pioggia che batteva sui vetri della finestra svegliò Joe. Era una mattinata uggiosa come tante a Londra, ma c'era qualcosa di diverso che aleggiava nell'aria. 

Joe si era già svegliato tante volte durante la notte coperto di sudore a causa degli incubi che tormentavano da giorni la sua mente. 

Due settimane prima era stato incaricato dal direttore del museo in cui lavorava di recuperare un importante reperto che era stato trafugato da uno scavo in Egitto: l'incontro per lo scambio doveva avvenire in un parco di Londra il 7 Novembre cioè solo due giorni dopo.

Dopo essere stato informato della storia di quel reperto, ne era rimasto affascinato e si era tuffato sui libri per informarsi il più possibile sulla sua storia. Successivamente aveva accettato di buon grado l'incarico di recuperarlo per evitare di perderne per sempre le traccie e le scoperte che poteva portare con sè.

Ciò che Joe non sapeva era che quel reperto, che era così importante e affascinante dal punto di vista  dell'archeologia, era importante anche per altri motivi che avevano portato alla morte di molte persone che avevano cercato di salvaguardarlo, alimentando così le leggende che lo avevano perseguitato sin dal momento dello scavo che lo aveva portato alla luce. Lui, però, era un uomo di scienza e, come tale, si imponeva di non credere a tutte le leggende che aveva ascoltato anche se gli facevano sempre provare un brivido lungo la spina dorsale.