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Autore: Sherlock Holmes GdR    13/02/2013    1 recensioni
[][Sherlock BBC]"Cosa guardi?" le chiese l'amica, notando che lo sguardo della donna era fisso sui tre gentiluomini.
"Stavo pensando che mi piacerebbe conoscere quel tuo ospite" rispose lei, indicando con un moto del viso il giovane Holmes"
"Detto, fatto" le assicurò Susan e la prese per un braccio per condurla dai tre "Signori, vi presento Violet Sherrinford. Violet, ti presento il dottor John Watson, il signor Siger Holmes e il noto detective privato, Sherlock Holmes.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra, 31 dicembre 1965

Violet Sherrinford era una giovane archeologa. Era tornata da pochi giorni a Londra, dopo un lungo viaggio in Sud America e voleva solo godersi l'ultimo giorno dell'anno a casa. Voleva riposarsi per due o tre mesi per poi ripartire. Aveva ancora così tanta voglia di viaggiare, di esplorare e vedere il mondo! Il suo amico, Zahi Hawass, le aveva promesso che l'avrebbe aspettata per continuare insieme gli scavi a Luxor, ma al momento era troppo provata dalla sua ultima avventura per poter pensare di affrontare il lungo viaggio fino in Egitto.
La sua migliore amica Susan Lucas, con la quale era rimasta in contatto epistolare anche durante i suoi viaggi, l'aveva invitata alla festa che aveva organizzato per capodanno e le aveva accettato. Da tanto tempo non frequentava più i vecchi amici e lei le aveva promesso che le avrebbe presentato anche nuove persone. Lei adorava fare nuove conoscenze.
Sapeva che sarebbe stato presente anche Sherlock Holmes e ciò la rese ancora più felice. Era affascinata da quell'uomo misterioso, così ben descritto dal dottor Watson. Le era capitato anche di conoscerlo di persona, anche se di sfuggita. L'atteggiamento di lui e il suo aspetto l'avevano ammaliata. Aveva sperimentato in prima persona ciò che tutti le avevano descritto come 'colpo di fulmine.
Quando entrò nel salone addobbato a festa, elegantissima nel suo vestito blu notte, sapeva che sarebbe stata buona educazione cercare immediatamente la padrona di casa, ma istintivamente cercò il giovane detective. Era in piedi, vicino alla finestra. Al suo fianco c'era un uomo tarchiato con due grossi baffi. Evidentemente il dottor Watson. Con loro c'era anche un terzo uomo, che somigliava incredibilmente a Sherlock. Stabilì che non poteva essere Mycroft, il fratello maggiore descritto nei racconti pubblicati nello Strand. La cosa la incuriosì.
In quel momento arrivò Susan.
"Violet! Finalmente!"
Le due si abbracciarono e si salutarono calorosamente perché non si vedevano da molti mesi.!
Cosa guardi?" le chiese l'amica, notando che lo sguardo della donna era fisso sui tre gentiluomini.
"Stavo pensando che mi piacerebbe conoscere quel tuo ospite" rispose lei, indicando con un moto del viso il giovane Holmes"
"Detto, fatto" le assicurò Susan e la prese per un braccio per condurla dai tre "Signori, vi presento Violet Sherrinford. Violet, ti presento il dottor John Watson, il signor Siger Holmes e il noto detective privato, Sherlock Holmes.

Siger era davanti alla finestra a discorrere con suo fratello Sherlock e il fido dottor Watson, quel testardo di suo fratello si ostinava a ripetere che l'uomo appoggiato al balcone fuori stesse fumando del trinciato di origine tedesca mentre lui era certo che fosse boemo. Discorrevano di quel fatto, nessuno dei due voleva cedere e intanto stupivano un po' Watson con le loro deduzioni, tutto come solito. Arrivò Susan a interromperli, lui si voltò un po' seccato ma non ebbe tempo di proferire una qualche risposta tagliente poiché restò bloccato dalla visione che gli si parò davanti: una donna bella oltre ogni dire, con un abito elegantissimo blu notte e i due occhi più azzurri e dolci che avesse mai visto gli stava davanti e voleva conoscere uno di loro. Prese un respiro abbastanza fondo e quando fu il suo turno si inchinò leggermente e le fece un ottimo baciamano francese "Onorato" disse. Non pensava più in maniera razionale e precisa, poteva dirsi in panico. Susan era abbastanza scaltra da svergognarlo col suo problema e pregava che non accadesse.
Vide che l'interesse di lei era tutto per Sherlock e questo lo rese di pessimo umore anche se ancora violentemente emozionato.
    Violet sorrise elegantemente al dottore e a quello che, evidentemente, era il fratello di Sherlock, ma i suoi occhi erano solo per quest'ultimo "Molto piacere. Signor Holmes, ho letto tutti i resoconti che il suo collega, il dottor Watson, ha scritto su di lei". Arrossì e non riuscì più a proferire parola. Stare di fronte a lui l'aveva resa insolitamente tacituna e imbarazzata. Osservò i suoi tratti delicati e gli occhi grigi e penetranti e, per un attimo, si dimenticò di respirare.
    Siger non voleva proprio credere che suo fratello si sarebbe messo in mezzo anche in quel fatto! Non era possibile! borbottò uno "scusate" e uscì in terrazza mettendosi a parlare con l'uomo che stavano studiando prima. Dopo pochi minuti rientrò trovando ancora i quattro a parlare assieme: Violet incantata, suo fratello annoiato,Watson intento a parare le cose inopportune che il primo diceva e Susan intenta a decidere come aiutare l'amica nella conquista. Stava camminando vittorioso verso il fratello con in tasca l'ettichetta del tabacco che provava la sua ragione quando qualcuno di maldestro, il ragazzo di Susan, lo urtò leggermente ma quanto bastava per fargli perdere il precario equilibrio mandandolo a terra. Sentì qualcuno ridacchiare e tutti voltarsi, avrebbe voluto piangere per la frustrazione.
    Violet si sentiva una perfetta idiota. Era logico che un uomo dalla mente brillante quale era Sherlock Holmes, non poteva essere minimamente interessato a lei. Vedeva che il dottor Watson e Susan erano impegnati nell'aiutarla, ma era tutto inutile. Non sarebbe riuscita a fare breccia nel cuore ben nascosto del giovane. Si guardò attorno per cercare una scusa qualsiasi per andarsene ed evitare altro imbarazzo, quando vide Siger, il fratello maggiore di Sherlock, cadere per il leggero urto del fidanzato di Susan. Vide la frustrazione negli occhi dell'uomo e subito sentì un fiotto di compassione inondarle il petto. "Scusate" disse, ripetendo involontariamente ciò che prima aveva detto Siger, gli si avvicinò e gli porse la mano "Ha bisogno di aiuto?"
    "Non penso, grazie miss" disse Siger cercando di alzarsi e riuscendoci solo al secondo tentativo, "Sa, questa maledetta gamba fa scherzi..." Si sarebbe sotterrato volentieri. Era bella, sofisticata, chiaramente intelligente e essendo archeologa faceva anche una vita molto libera. Mai le sarebbe interessato. Distolse lo sguardo un secondo per poi farsi coraggio e giocare il tutto per tutto "Ha trovato interessanti reperti in sud America miss Sherrinford?" chiese con finta noncuranza.
    Miss sherrinford era ciò che di più tedioso Sherlock avesse mai dovuto sopportare e non lo nascose per tutto io tempo. Ma Watson e l'altra fanciulla le tenevano il gioco. Fu un colpo di fortuna la rovinosa caduta di siger a cui riservò una risata prorompente "Prego" affermò rivolgendo un sorriso compiaciuto a Watson. Si avvicinò a quest'ultimo "La natura ha ristabilito un equilibrio". Accese una sigaretta osservando la bizzarra coppia.
    Violet sapeva di non essere una donna abbastanza interessante da attrarre un uomo come Sherlock Holmes, ma il tratatmento che quest'ultimo le aveva riservato l'aveva fatta ribollire di rabbia e orgoglio. La scusa di potersene allontanare per soccorrere il fratello maggiore le fece tirare un sospiro di sollievo. Le dispiacque che l'uomo avesse rifiutato il suo aiuto, ma quando Siger toccò l'argomento da lei più amato, si illuminò. "E' stato un viaggio veramente interessante. Ho visitato molte rovine precolombiane e ho avuto la fortuna di raggiungere Machu Picchu. Ora devo ancora riordinare i miei appunti, ma conto di farlo nei mesi in cui rimarrò a Londra".
    Sentendo la risata del fratello Siger distolse un momento lo sguardo da lei per rivolgergli un'occhiata gelida. Non lo avevano ritenuto un uomo cattivo, era solamente incurante nella maniera più totale dei sentimenti altrui, probabilmente non si era nemmeno accorto del suo turbamento o forse l'avrebbe usato come strumento per una delle sue brillanti deduzioni. Sentì l'ira salire assieme alla vergogna, si era creato una posizione alta, benché abbastanza nascosta nel governo, non certo per farsi irridere dal fratello. La risposta di lei lo sorprese abbastanza, si aspettava ne rimanesse più stupita, ma non era un vero problema, aveva altre carte da giocare. Sorrise sperando che non si vedesse in chiaro la sua ira. "Capisco, è un posto veramente bello, mi ci accompagnò un paio di anni fa".
    Violet aveva sentito il giovane Holmes ridere del fratello e notò lo sguardo di quest'ultimo su di lui. Non voleva che l'uomo si sentisse in imbarazzo e anche lei non sopportava più di rimanere lì dentro. Guardò verso il giardino e prese al volo un bicchiere di vino. "Che ne dice di una passeggiata fuori, Mr Holmes?"
    "Ehm...si,certo la ringrazio". Siger sistemò il colletto della camicia e il nodo della cravatta. Le aprì la porta tenendola col braccio non impegnato dal bastone e subito prese un bicchiere anche lui.
    La donna ringraziò Siger per averle aperto la porta chinando delicatamente il capo e lo precedette fuori. L'aria era frizzante e restò qualche istante a godersela ad occhi chiusi. Si girò verso l'uomo e guardò distrattamente il bastone che era costretto a usare per camminare. Aprì la bocca per chiedergli informazioni a riguardo, ma capì di non avere ancora abbastanza confidenza da poterselo permettere. Tornò a guardare il giardino e bevve un sorso di vino. "In confronto alla foresta Amazzonica questo giardino, sebbene ben curato, sembra un deserto arido e sterile". Sospirò. Già le mancavano quei luoghi.
    "Vero, assolutamente. Certo che con quel clima torrido non si ha vita facile...poi deve essere stata parecchio noiosa quell'ustione, o sbaglio?" Non voleva contraddirla sulla bellezza della foresta ma con quel clima aveva sofferto poi gli insetti che si infilavano in ogni anfratto...
    Violet si osservò il braccio coperto dalla manica del vestito e si chiese come avesse capito che lì sotto celasse una piccola ustione, che si era procurata pochi giorni prima della patenza, durante un falò. "In effetti la foresta è un'amante difficile, ma una volta che ci si abitua, diventa come una seconda casa. Si capisce perché viene definito 'il polmone della terra'. Gli insetti sono solo un piccolo dettaglio, di fronte a tanta magnificenza". Sospirò "Tra qualche mese, però, tutto questo farà parte del passato. Raggiungerò il mio amico Zahi in Egitto per una serie di scavi". Il suo sguardo si staccò dal presente e andò lontano, in un universo che era solo suo.
     Lo sguardo di Siger era un futile tentativo di mostrare la sua contrarietà alla irrefrenabile risata di Sherlock. Quel giorno era stato al fumeria di oppio e non era del tutto lucido,ma sveglio quanto bastava per divertirsi alle loro spalle. andò in giardino per ammirare le rose.
    Sarebbe ripartita a breve allora...pensò Siger con un misto di sollievo e tristezza "Ripartirà a breve allora...immagino ne sia felice" vide suo fratello uscire e si incupì, per niente aiutato da uno dei suoi soliti spasmi che lo prendeva nei momenti meno opportuni. Si poggiò alla paratia del balcone lasciando da parte il bastone, inservibile con quel dolore. Si rimproverò mentalmente per non aver seguito suo fratello alla fumeria, gli avrebbe tolto il dolore almeno in parte.
    Violet tornò bruscamente alla realtà e si voltò verso Siger "Solo tra qualche mese. Ho bisogno di riposarmi, per ora. Voglio riuscire a sistemare i miei appunti di viaggio. Sono tornata a Londra appositamente per questo. Mio padre vorrebbe che mi sposassi ..." il suo sguardo cadde 'accidentalmente sul giovane Sherlock, che era appena uscito, ma lei lo distolse immediatamente "... ma non penso che il matrimonio faccia per me".
    Sherlock stava contemplando la rosa quando vide siger e la sua espressione mutare.si avvicinò alla coppia e per un po' li guardò "Fratello mio ti ostini a non usufruire degli effetti benefici di quelle medicine di cui ti ho parlato" ghignò divertito.
    "Me ne ostino perchè non voglio che per un danno collaterale come il dolore fisico mi si annebbino le facoltà intellettive. A questo proposito, tieni" Gli porse l'etichetta del tabacco ottenuta prima "come ti dicevo è boemo e come puoi constatare da questo semplice errore non sei ancora del tutto lucido. Col mio lavoro non posso permettermi di non essere sempre lucidissimo".
Era rimasto colpito dalla frase di lei ma non aveva avuto modo di risponderle per via del l'avvicinarsi del fratello. Le avrebbe parlato con più calma, sperava almeno.
    Violet osservò i due uomini litigare e le vennero in mente i suoi fratelli. Poteva vedere l'affetto scorrere tra di loro come un fiume sotterraneo, soffocato dalle rocce dell'ostinazione e dell'orgoglio. Suo malgrado, non poté trattenersi dal sorridere di fronte a quella scena. Distolse lo sguardo per lasciarli in pace e fece qualche passo verso il rosaio, mentre sorseggiava il suo vino.
    "Boemo" ripetè Sherlock stranito "e dove hai trovato tale prova?" non del tutto convinto aggiunse "Fratello, la mia mente necessita di essere esaltata e non è affatto annebbiata come tu credi. Lo sarebbe, se ora stessi parlando a me stesso" annusò la carta.
    "Ho banalmente parlato a quell'uomo, mi ha dato l'etichetta del tabacco che stava fumando. Ti credo bene, ma è provato che l'oppio intontisce anziché esaltare. Stacci attento". Siger vide la donna allontanarsi nel roseto e si maledisse per aver iniziato quel discorso, avrebbe potuto attendere.
    Le rose di Susan erano sempre piaciute a Violet, che restò incantata ad osservarle. Guardò verso l'interno della casa. Vista l'eccitazione crescente, doveva mancare poco a mezzanotte, ma a lei non interessava. Non voleva mischiarsi a quella massa di persone urlanti, così si addentrò ancora di più nel giardino, sperando di fuggire al caos.
    "Hah.la banalità vince..per una volta tanto .tuttavia ho il sospetto di credere che l'uomo con cui hai banalmente parlato non avesse mai fumato un sigaro prima e che ti abbia rifilato l'etichetta boema indotto dalla tua insistenza. Cos'aspetti?" indicò la donna.
    "Aspetto, caro Sherlock il fatto che tu capisca che è innamorata di te. Comunque non mi farò sfuggire l'occasione di parlarle, quindi se mi perdoni la raggiungo". Siger iniziò ad allontanarsi ancora un po' incerto, si voltò. "Buon anno, Sherlock..." raggiunse la donna. "Non rientra a festeggiare?"
     La voce di Siger raggiunse la donna inaspettatamente. Gli sorrise "Dopo mesi e mesi trascorsi nella pace dei villaggi dell'America del Sud, non mi sento ancora pronta per affrontare tutto quel caos. Lei rientri pure, io farò una passeggiata nel meraviglioso giardino di Susan". Si allontanò lentamente, carezzando distrattamente con un dito i petali delle rose.
     "Non lambiccarti il cervello, mio caro fratello" Sherlock sorrise "non ho alcuna possibilità come rivale in amore contro di te" disse con celata ironia "perchè rientrare quando posso ammirare tali meraviglie!" esclamò esaltato, scomparendo subito dopo alla vista di Siger.
     Siger sentì il fratello ma non si diede pena di rispondergli "A dire la verità, signorina non va neppure a me, ma se vuole stare sola la lascerò in pace, non si preoccupi di offendere, parli con libertà". Osservò la sua mano sulle rose e ne rimase affascinato.
    Violet voltò appena il viso e gli sorrise "No, mi farebbe piacere la sua compagnia". Portò le dita all'altezza del naso e inspirò il profumo della rosa "Davvero" aggiunse poi, notando lo sguardo insicuro dell'uomo.
    Siger la guardò e sorrise "Ne sono felice, molto... Lei viaggia parecchio signorina, deve avere una vita interessante, ma è un peccato che non si voglia sposare..." non sapeva proprio da dove venisse tutto quel coraggio. Era rosso leggermente in volto.
    Violet aggrottò le sopracciglia. Non capiva dove quell'uomo volesse arrivare "Amo troppo la mia libertà per restare incatenata ad un uomo tutta la vita. Viaggio da quando avevo venticinque anni e, sinceramente, non ho ancora voglia di fermarmi".
    Siger restò in silenzio pensieroso "Deve avere una gran bella vita signorina. È fortunata..."
    La stessa compassione che l'aveva pervasa vedendolo cadere in casa di Susan la colpì nel sentire il tono della sua voce in quel frangente. Violet si rese conto di avere di fronte a sé un uomo frustrato, che si sentiva in qualche modo inferiore ai suoi simili, molto probabilmente a causa della gamba malata. Si chiese cosa potesse essergli successo, ma non glielo domandò direttamente
"Lei non ha avuto la mia stessa fortuna?"
     "Parzialmente, Miss, credo non del tutto. Mi sta salvando da me stesso lo studio e il lavoro: ho la fortuna di avere una mente, se posso permettermi, abbastanza brillate, non supportata da un fisico simile. Voi avete maggior fortuna in entrambi i casi. Non sopporto vedere mio fratello danneggiarsi il fisico, lui che è sano più di chiunque altro, di fibra forte e ottima costituzione". Si voltò verso dove prima stava il fratello e scosse la testa sospirando.
     Violet gli guardò la gamba ma non ne accennò "Lei è un fratello maggiore degno di questo nome, Mr Holmes. Apprezzo molto la sua preoccupazione per il giovane Sherlock, ma stia attento a non soffocarlo troppo, altrimenti proverà solo il desiderio di volare via da lei..." sorrise perché conosceva fin troppo bene quella sensazione. Bevve un altro sorso di vino. Non si concedeva il lusso degli alcolici da troppo tempo e già quello che aveva bevuto aveva cominciato a darle alla testa. Sorrise a Siger e si ritrovò ad arrossire.
    "Mi chiami pure Siger, Mr. Holmes lo lascio ai colleghi o a quelli cui devo far timore e lei non mi pare appartenga a nessuna di queste categorie". La vide arrossire e non riuscì a non fissarla: era davvero molto bella! Mai avrebbe provato interesse per lui e ne era certo.
    "La ringrazio... Siger..." La donna bevve un altro sorso di vino "Lei mi chiami pure Violet". Un calore inaspettato le invase il petto. Sicuramente era colpa del vino. Rise piano e le girò la testa. Portò la mano alla fronte e sentì che stava perdendo l'equilibrio. "Dovrò dire a Susan che questo vino è troppo forte..." rise di nuovo e cercò di mantenere l'equilibrio, ma non ce la fece, così per rimanere in piedi si aggrappò a Siger. "Mi scusi! Non volevo!" si affrettò a dire, allontanando la mano dalla giacca dell'uomo. "Devo essere scivolata…"
     Siger le prese velocemente la mano con quella libera. "Venga Violet, forse è meglio se ci avviciniamo alle panchine là davanti. Non si preoccupi quando la gamba concede sono molto saldo". Aveva sempre tenuto in forma le parti nelle quali gli era possibile quindi era provvisto di una bella presa salda e braccia forti. Le circondò le spalle col braccio. "Si poggi pure mia cara".
    "Oh, la ringrazio..." Il vino stava facendo sempre più effetto. Violet si lasciò andare tra le braccia dell'uomo e lo seguì placidamente verso le panchine e si sedette. Il mondo, per un momento, smise di girare, e quando riuscì a ritrovare un barlume di lucidità, si ritrovò a fissare il viso di Siger, seduto di fronte a lei. Non l'aveva notato prima, ma aveva dei lineamenti sottili ed eleganti. Gli occhi, grigio acciaio, erano acuti e penetranti. Nessuno l'aveva mai guardata così, prima. Sarebbe stata una sciocca a non rendersi conto di ciò che Siger aveva cominciato a provare per lei. Si sentì arrossire ulteriormente a quel pensiero. "Lei è un vero gentiluomo…"
     "Faccio quello che posso Violet..." Siger arrossì un po'. Mai nessuno lo aveva guardato prima per il carattere che per l'aspetto. Ne era certo avrebbe scalato l'Everest se lei glielo avesse chiesto* non ha idea di quanto mi faccia piacere sentirlo...
    Violet era tornata a Londra con il preciso intento di sistemare i suoi appunti di viaggio e riposarsi nella rilassante atmosfera del British Museum, ma ora quest'idea sembrava meno allettante, di fronte all'opportunità di poter cominciare a frequentare Siger. Lui sembrava molto ben disposto nei suoi confronti e anche lei cominciava a trovarlo simpatico. Restò ad osservare ammaliata, complice il vino, le labbra sotttili e tentatrici di lui. Nemmeno Akash, che aveva conosciuto in India qualche anno prima, era riuscito a ridestare in lei quei desideri che ora, invece, provava per Siger.
    Lui la guardava dolcemente. "Se ha bisogno per qualche viaggio me lo dica pure, collaboro con ogni ambasciata più o meno quindi non ti fare problemi. Mi fa piacere rendermi utile..." Sorrise.
    Violet sobbalzò. Quel drastico cambio di argomento l'aveva disorientata "Oh, certo... certo, lo immagino. Non si peroccupi. Ho amicizie in tutti i continenti e non ho bisogno di raccomandazioni per viaggiare serena. Non c'è un solo villaggio indiano in cui non abbia un conoscente!" Rise, ripensando a tutte le persone che aveva conosciuto nei suoi viaggi. Nessuna di loro, però, l'aveva colpita come i fratelli Holmes e, in quel momento, Siger.
    "Capisco, posso immaginare". Siger voleva tornare sul personale ma non sapeva come fare, voleva avere il coraggio di dirle che era bellissima e che si sentiva un cretino a sperare di interessarle "spero di non dover viaggiare in questo periodo, mi piacerebbe molto restare a Londra..."
    Violet rise "Sinceramente in questo periodo io preferirei proprio viaggiare. Londra è così cupa, d'inverno! Sarebbe la stagione ideale per visitare luoghi sotto l'equatore. In Argentina è piena estate e i vigneti sono carici di grappoli e..." l'euforia del momento l'aveva fatta sbilanciare paurosamente verso l'uomo. Si ritrovò il viso di lui incredibilmente vicino e quelle labbra... quelle labbra tentatrici... trattenne il fiato, senza osare fare di più.
    "In effetti sarebbe bello vedere quei posti, ma..." Siger stava per dire che voleva restare per stare con lei quando si rese conto della loro vicinanza e rimase impietrito per qualche attimo col cuore che martellava con una potenza tale da spaventarlo. "Sarebbe molto bello se ci andassimo assieme..." le si avvicinò un po' ancora portato da un coraggio che non sapeva di avere.
    Ormai era fatta. Le labbra di lui erano una calamita potentissima e non speva se avrebbe potuto resistere oltre. Dalla villa cominciarono a sentire il conto alla rovescia. Le urla degli invitati scandivano i secondi che li separavano dall'anno in arrivo. Mentre nell'aria cominciavano a sentirsi i primi botti e le campane della chiesa rintoccare la mezzanotte, Violet fece ciò che mai avrebbe creduto possibile. Baciò Siger con passione, come se ne andasse della sua stessa vita. Lo baciò con disperazione, con trasoprto e un desiderio carnale che mai aveva provato prima d'allora.
    Per i primi istanti Siger restò a occhi sgranati immobile incapace di capire se fosse un sogno o cosa, poi decise di goderselo in ogni caso e ricambiò il bacio con uguale o forse maggiore intensità accarezzandole i capelli. Per un lungo tempo restarono così poi dovettero dividersi più per esigenza di respirazione che volontà.
    Violet respirava affannosamente, ma quel bacio non l'aveva saziata. Si avventò nuovamente su quelle labbra, con maggiore foga, sperando che anche lui provasse per lei lo stesso desiderio e si ritrovò a sussurrare il suo nome. "Siger…"
    Mai, mai, assolutamente mai Siger aveva provato una cosa del genere! Ricambiò la sua foga lasciandosi completamente andare ma senza riuscire a smettere di pensare allo sguardo che lei aveva riservato a Sherlock. Di colpo decise di godersi quel momento indipendentemente dal dopo, prese and accarezzarle il volto, il collo e la schiena "Violet..." la baciò di nuovo più dolcemente.
    Il suo temperamento focoso si fece più violento. Continuando a baciarlo, Violet cominciò a sbottonargli la giacca e poi la camicia. Tremava dalla passione e ansimava dal desiderio. Erano soli e non si sarebbe fatta scrupoli. Sentiva che anche lui la voleva e cominciò a sbottonare anche il suo vestito. Voleva sentire il suo corpo caldo e farsi possedere da lui.
    Fosse riuscito a essere saggio Siger si sarebbe fatto degli scrupoli ma in quel momento riusciva solo a pensare che avrebbe baciato quella donna per sempre. La lasciò fare sbottonandole il vestito, sentì il freddo contro il torace ma lo ignorò.
    Febbrilmente Violet trafficò con i bottoni e la stoffa dei loro vestiti, finché entrambi non ne furono privi. Sentì l'aria fredda della notte ma ciò non la fermò. Cominciò a baciare con devozione quel petto magro e pallido, ma ben fornito di muscoli ben torniti. Sfiorò con i seni abbronzati il corpo dell'uomo, danzando e muovendosi sinuosa sopra di lui.
    Siger restava come in estasi baciando ogni punto al quale riuscisse ad avere accesso, non poteva fare a meno di lei, sapeva che non ci sarebbe più riuscito ma non voleva pensarci, non gli importava nulla di nessun altro. Esistevano solo loro due, su quella benedetta panchina assieme, il resto del mondo bruciasse pure.
    Violet lo desiderava con tutta sè stessa. Lo carezzò su tutto il corpo, concentrandosi soprattutto sulla gamba malata poi, senza esitazioni, si soffermò sulla sua virtù. Non era la prima volta che aveva a che fare con un uomo e sapeva come farlo godere, toccandolo e sfiorandolo nei punti giusti. Mentre con le mani lo torturava di piacere, con la bocca cominciò a moridicchiargli il collo e l'orecchio.
    "Lo sai che mi farai impazzire, vero?" le sussurrò Siger baciandole il collo. Dirlo inesperto era poco, non si era mai trovato nemmeno a pensare come fosse avere attenzioni di quel genere e a parte qualche clandestinissima lettura non aveva neanche troppe idee su come ricambiare. Andò ad istinto pensando che del resto così doveva essere e scese piano a baciarle il seno, maledicendo mentalmente la panchina gelida contro la schiena.
    Le carezze di lui erano quelle di un inesperto, Violet lo sentiva bene, ma le piacevano più di tutte quelle che avesse mai ricevuto in vita sua. Lo sentì rabbrividire per il contatto con la panchina gelata e si affrettò ad usare la giacca come protezione per la sua schiena. "Non voglio farti impazzire... Resta qui... Ti voglio... ora..." sussurò queste parole mentre continuava a baciarlo sul collo e carezzarlo.
   
    Sherlock 
era assorto nei suoi pensieri ,disteso contro un arbusto secolare,quando riaprì gli occhi e decise di raggiungere Siger. Quel uomo fumava un trincato tedesco ne era certo.corse fino alla panchina "Siger!" urlò prima che si accorgesse di cosa accadeva.
   
     "In un senso positivo del termine intendo" precisò Siger sempre in un bisbiglio sorridendo leggermente "sai che puoi avermi quando vuoi..." aggiunse senza mai smettere di accarezzarle la schiena.

    Violet sorrise maliziosa e si preparò a continuare, quando sentì la voce di Sherlock alle sue spalle. La paura e lo stupore durarono pochi attimi, poi riuscì a recuperare il suo vestito per ricoprirsi decentemente "Cosa... Signor Holmes! Come si permette!" Era indignata. Il giovane Sherlock si era inopportunamente e volontariamente intromesso tra di loro e ciò la fece andare su tutte le furie.
    Siger trasalì violentemente rimanendo ad occhi sbarrati alla vista del fratello. Assolutamente non sarebbe riuscito a dire una parola. Era mai possibile che suo fratello si intromettesse in tutto!
   
    "Hah!" Sherlock notò la nudità della donna e distogliendo lo sguardo, composto si rivolse a Siger "l'etichetta non è quella del sigaro fumato dal giovane" si affretto a dire, e poi "ma ciò sarà dimostrabile dopo una conversazione con l'uomo" sorrise.

    Siger sentì il sangue bollire e non nella maniera positiva di poco prima "e per l'amor di Dio tu piombi qua così... per parlarmi ancora di quel sigaro!!" inveì arrabbiatissimo. Se avesse avuto sottomano un'arma e non fosse stato completamente nudo sdraiato sotto l'unica donna veramente bella a cui fosse mai piaciuto, avrebbe ammazzato il fratello, in una maniera lenta, dolorosa e crudele.
    Violet raccolse velocemente il vestito e lo indossò, senza curarsi del fatto che, nel frattempo, il giovane Holmes avrebbe visto le sue grazie. Si vestì con calma e compostezza, come se si trovasse sola nella sua stanza. Dopodichè, non prima di aver lanciato uno sguardo malizioso a Siger, si avvicinò a Sherlock. Restò a guardarlo qualche istante con severità mista a rabbia, poi lo colpì violentemente al viso con un sonoro schiaffo e, senza aggiungere altro, indossò nuovamente le scarpe e si allontanò.
    "Sì,è una questione vitale,ma se ritieni posticipare la soluzione di tale enigma,attenderò il termine delle tue... effusioni amorose" Sherlock arricciò il naso contrariato. Sentì il colpo in pieno volto e rivolse uno sguardo attonito a Siger "Cosa ho detto di sbagliato!"
    Siger si raccomodò gli abiti, velocissimo "Cazzo Sherlock! Se non fossi troppo imbarazzato e con troppi testimoni giuro sulla mia testa che t'ammazzerei! Dio mio...adesso devo chiarire con lei, poi parliamo del tabacco". Si allontanò veloce come il vento per i suoi standard cercando di raggiungere Violet.
    Violet si sentiva imbarazzata come mai in vita sua. Doveva assolutamente andarsene di lì. Rientrò in casa e corse letteralmente fuori dalla porta. Scorse Susan ma non si fermò a salutarla. Uscì in strada e non si fermò nemmeno per attendere un eventuale taxi. Si fiondò invece lungo le scale della metropolitana e prese il primo treno verso casa.
    Girata in lungo e in largo la casa, senza successo, Siger capì che doveva essersene andata e imprecò. Non sarebbe stato facile. Andò a cercare suo fratello.

    Sherlock rimase perplesso, Siger aveva sempre avuto una vena melodrammatica. Dopo che quest'ultimo fuggì via, continuò a passeggiare, riflettendo su una futura classificazione dei sigari, era nelle minuzione che poteva scorgersi la verità.
 
  
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