Come è facile...

Un caldo e acceso mezzogiorno, la calura di un’estate torrida si stendeva come una cappa sulle brulle terre di Ishval. Il vento del deserto si era placato e il forte e fiero popolo dagli occhi rossi continuava la sua vita, trascorsa sui sassi di quella terra agra e secca.
La piazza del mercato era piena di vita, i banchi esponevano la loro merce e i clienti erano numerosi, attirati dal profumo del pane fresco e dagli sgargianti colori degli arazzi e del vasellame. Schiamazzi e chiacchiericcio sovrabbondavano, le donne dialogavano tra loro, elogiando i propri figli, commentando i prezzi , la merce e criticando i loro mariti; i bambini correvano per le strade polverose, giocando rincorrersi o a spararsi con delle finte pistole fatte con un ramo o un manico di scopa…insomma, una giornata come tante.
Joshua aveva appena cinque anni o, come diceva sempre lui, cinque e mezzo; correva dietro ai suoi due amichetti Nadia e Fahd, sgambettando con sonoro scalpiccio e trascinandosi dietro Tofu, l’orsacchiotto di pezza. Rideva, rideva tanto che quasi gli mancava il fiato, per un momento quasi non inciampò e quando recuperò l’equilibrio si ritrovò faccia a faccia con un uomo…ma non era un uomo come tutti gli altri…portava una divisa blu e un paio di grandi stivali neri; aveva il viso cordiale e un paio di grandi occhi…già, gli occhi, di un blu che Joshua non aveva mai veduto prima che parevano ipnotizzarlo.
Rosso e Blu si incontrarono, il bambino lo guardava con sguardo curioso e meravigliato, Envy strinse con più forza la pistola. Che essere patetico e insignificante…eppure, per quanto inutile sarebbe servito ai loro scopi. Mantenne lo sguardo fisso sul bambino, abbozzò un tentativo blando di sorriso e lui rispose con una tenerezza impacciata che lo fece montare su tutte le furie…perché? Perché un essere così insignificante poteva toccarlo? Perché poteva fargli provare emozioni? Al grande Envy…proprio a lui, un insignificante cucciolo umano...feccia umana.
Alzò la pistola, sentì il freddo del metallo contro la propria mano, una mano grossa e nodosa da uomo rude…che aspetto orrendo aveva acquisito, appena degno di contenere la sua intelligenza.
Premette il grilletto, una fiammata, un boato, il rinculo, il proiettile trapassò con ridicola facilità il cranio del bambino che, senza emettere un suono, si accasciò a terra con banale solennità, in una pozza di sangue che si allargava fino a lambire l’orsacchiotto di pezza
Una bava di fumo fuoriusciva dalla canna dell’arma, il tempo ricominciò a scorrere, udiva delle grida…non importa, aveva svolto il suo compito e ora poteva andarsene.
Quanto era stato facile, sarebbe dunque bastato questo a scatenare una guerra? Un singolo bambino? Gli umani…che creature stupide e sentimentali.