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Autore: xNewYorker__    13/02/2013    1 recensioni
Una piccola finestra sulla serata di San Valentino nella vita di due insegnanti di liceo, legati da un'amicizia un po' particolare. Tutto all'insegna dell'assenza di romanticismo, con una minuscola parentesi sul mondo di Harry Potter, che, a quanto pare, influenza anche gli adulti.
Lei gli scompigliò i capelli, prima di tornare al canale precedente. Sarebbe stato un San Valentino perfetto.
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Londoners '
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La serata si prospettava splendida.
La televisione accesa rifletteva di luce le scorrevoli scene dell’ultimo film della saga di “Saw”, mentre dalla finestra era possibile sentire l’eco di qualche canzone d’amore con cui un paio di pazzi avevano deciso di tormentare la quiete pubblica.
Thessa trovava tutto quel consumismo e quell’eccesso di espressione dei propri sentimenti – l’avrebbe chiamato così, se solo non fosse stato troppo lungo – a dir poco inutile. Che bisogno c’era di mettere in mezzo poveri autori deprimenti come i Coldplay o gli Evanescence – cosa c’entrassero i secondi con San Valentino non l’aveva mai capito, eppure le capitava di sentire da lontano “Good Enough” risuonare per le strade – alle fantasie amorose di gruppetti di anonimi adolescenti inglesi?
Lei se ne sarebbe stata sotto la sua coperta preferita, davanti alla televisione, ancora un altro anno.
Sbuffò sonoramente, quando il violento rumore delle nocche di qualcuno che sbattevano incessantemente contro la porta del suo povero appartamento le riempì le orecchie.
Scostò la coperta, in un moto di nervosismo, e strinse i pugni, augurandosi che non fosse il ragazzo del ristorante cinese all’angolo, famoso nel condominio per la sua adorabile abitudine di sbagliare puntualmente indirizzo.
Quasi saltò giù dal divano, come una tigre pronta ad attaccare, mentre scioglieva i capelli, prima legati in un’alta coda, tirando via l’elastico con furia e mettendolo al polso, e si avventò sulla porta il più velocemente possibile.
Prima lo avrebbe cacciato, e prima sarebbe tornata alla carneficina che stava esplodendo sullo schermo del suo amatissimo quanto enorme televisore.
Attese un secondo, con entrambe le mani sulla maniglia dipinta di blu elettrico, e poi aprì, affacciandosi sul pianerottolo solo con gli occhi.
Nel vedere il sorriso smagliante del signor Martin Granger, suo collega da ormai tre lunghi anni all’Oxford Central High School, fece rilassatamente scivolare le mani nelle tasche dei jeans che indossava, sbuffando per la seconda volta. «Hey, il centro per aspiranti alcolisti single è proprio qui accanto», disse, trattenendo una risata alla sua stessa, pessima battuta sarcastica.
«Noto con gioia che il San Valentino addolcisce anche il tuo animo», osservò lui, ridacchiando e porgendole quello che sembrava un pacco enorme, coperto di lucida carta da regalo dello stesso colore della maniglia della sua porta.
«Granger, sul serio, sono tre anni che ti ripeto che odio questa stupida festa», scandì per bene le parole, facendole scivolare fuori insieme al suo delicato accento londinese, «quindi cosa ti è saltato in mente?».
L’uomo non si trattenne, e scoppiò a ridere, facendo finalmente il suo ingresso, mentre lei prendeva tra le mani quello che sembrava – appunto, sembrava – essere un regalo, e chiudendosi la porta alle spalle.
«Rilassati, fiocco di neve. So bene che sei in piena sindrome premestruale e in crisi di mezza età, però rilassati: ti ho solamente portato la pizza. Ho deciso di incartarla in quel modo per vedere la tua faccia, e mi costringi a dire che sei capace di soddisfare sempre tutte le mie aspettative». Le posò le mani sulle spalle, mentre lo diceva, godendosi la sua espressione stralunata con una punta di divertimento negli occhi, che si estendeva lentamente, mentre la osservava riprendere un colorito accettabile.
«Pizza!», esclamò, entusiasta, mentre tornava a falcate verso il divano, posando l’enorme pacco sul tavolinetto lì di fronte. «Ora la spacchetti tu, perché il film sta finendo e non ho intenzione di perdermelo».
Prese posto sul divano, e si preoccupò di risistemare i capelli per com’erano prima. Non aveva bisogno di rendersi eccessivamente presentabile, quando c’era Martin in giro.
Certo, la mattina stessa si era premurata di truccarsi, e aveva indossato il maglione migliore presente nel suo armadio, ma non lo aveva fatto con uno scopo ben preciso, o almeno così credeva.
Lui fece qualche passo avanti, chinandosi a togliere la carta, rivelando una scatola, contenente ben quattro cartoni di pizza pieni e ancora fumanti, mentre lanciava occhiate distratte al televisore.
Si soffermò per un attimo su una scena, e quando si voltò verso di lei la vide concentratissima a fare il tifo per la trappola mortale.
«Thess...ho due cose da dirti: la prima, mi spaventi, e la seconda, perché stai guardando quel film se lo sai a memoria?». Ricordava bene di essere stato convinto (o meglio, costretto) a guardarlo solo due settimane prima, e ricordava ancora meglio di averle sentito ripetere le battute più crudeli che si presentavano con voce soddisfatta e piuttosto inquietante, il che aveva contribuito ad alimentare la sua tesi sulla crisi di mezza età.
«Sono felice di spaventarti. E lo sto guardando perché è il mio film preferito».
Martin ne prese nota, annuendo e passandole un cartone di pizza.
«E’ già tagliata, quindi mangia e sta’ attenta a non acquistare due chili mentre lo fai». Alzò le spalle, sedendosi accanto a lei, cercando ogni secondo una scusa diversa per non doversi soffermare sullo schermo del televisore.
Il suo sguardo fu catturato dalla mistica figura del telecomando di quell’aggeggio, abbandonato proprio accanto al pacco. Si allungò a prenderlo mentre lei non lo stava guardando, e cambiò canale, sintonizzandosi sul suo preferito, che proprio in quel momento mandava in onda le prime scene di “If Only”.
«Martin ripetimi il tuo secondo nome perché non me lo ricordo Granger, dammi quel telecomando prima che te lo impianti al posto del midollo spinale!».
«D’accordo, tu sai troppe cose di anatomia, e questo contribuisce alla grande a farmi paura», sentenziò, non accennando minimamente a restituirle il telecomando. «E’...è If Only, io adoro If Only!».
«Quando saremo a casa tua lo guarderemo, allora».
«Dai, dai, dai, ti prego, ti prego! Prima di arrivare a casa mia lo troviamo già finito! Mi sdebiterò, però fammi guardare If Only, ti prego, ti supplico».
Si voltò meccanicamente verso di lui, e lo trovò a sfoggiare la sua peggiore/migliore faccia da cucciolo.
«Per la miseria, sono ore che sento The Scientist dei Coldplay dalla finestra, e l’ho dovuta sbarrare, e ora mi costringi a guardare questo...cosa ti ho fatto io di male?».
«Beh...ti confesserò una cosa...». Evitò di guardarla, per dare alla scena il tocco di drammaticità necessario, mentre mollava la presa sul telecomando, lasciandolo appoggiato sulle sue stesse gambe. «Io faccio tutto questo...sono così adorabile e disponibile con te perché ti...».
Prima che lui finisse la frase, Thessa sentiva già l’enorme desiderio di lanciarsi dalla finestra crescerle dentro a passo di danza, ma decise di lasciarlo finire, prima di farlo.
«Io ti...ti...ti ho fregato l’ultima copia di Harry Potter e i Doni della Morte presente in libreria, la settimana scorsa».
Lei fu quasi felice che il suo cuore stesse riprendendo a battere, ma c’era un secondo cuore che avrebbe probabilmente smesso presto di farlo.
«MARTIN! Porca miseria, ho cercato quel libro ovunque, è come se lo dessero via come caramelle, tu sapevi benissimo quanto volessi leggerlo e ti sei permesso di prenderlo prima di me! Sei un uomo morto, inizia a scavarti la fossa».
Il cambio di tono nella sua voce gli fece davvero comprendere quanto fosse spacciato, e dunque scattò in piedi, lanciando involontariamente il telecomando per aria nell’impeto, iniziando a correre in giro per la stanza principale dell’appartamento.
Thessa, invece, non si premurò neppure di guardare dove andasse, limitandosi a masticare la sua pizza e fissare lo schermo del televisore con un’espressione disgustata.
Pochi secondi dopo, lo sentì mormorare da dietro una porta un flebile “posso uscire senza dichiararmi deceduto?”, e annuì. Sapeva benissimo che, ovunque fosse, la stava controllando.
«Come posso rimediare? Te lo presterei anche, però al momento ce l’ha il figlio di mia sorella...lui adora Harry Potter, e dubito che me lo restituirà mai...». Ridacchiò, ma fu costretto a smetterla alla sua occhiata truce.
«Puoi rimediare offrendoti di pulirmi il laboratorio dopo gli esperimenti per un mese. L’altra condizione è dichiararti morto. Prendere o lasciare».
«Ci sto». Scivolò definitivamente fuori dal suo nascondiglio, piazzandosi davanti allo schermo.
«Se proprio devo guardare quel film, lascia almeno che lo faccia, no?».
«Ma io sono uno spettacolo magnifico!».
«Ti sembra il caso, Granger? Ti sembra il caso?».
«Dopo tutto questo tempo, Sev...ehm...Thess? Dopo ben un minuto?».
«...Non citare quel libro, non ti permettere».
«Andava tutto ben...».
«Non ti permettere!».
«Va bene, la smetto. Se vengo lì non mi stacchi niente, vero?».
Si avvicinò il più cautamente possibile, riprendendo il posto di prima, e raccogliendo il telecomando da terra, per poi passarglielo.
Lei gli scompigliò i capelli, prima di tornare al canale precedente. Sarebbe stato un San Valentino perfetto.

Angolo autrice: 
Buon pomeriggio!
Ho scelto di pubblicare questa shot oggi nella speranza di far sorridere qualche forever alone domani, 
dato che domani stesso per me ci sarà uno stressante ritorno a scuola.
Spero che vi piaccia, anche se questa volta, chi ha già letto qualcosa di mio noterà, non mi sono sprecata più di tanto. 
Questa "coppia" è nata sul mio pc da almeno una settimana, ed è già protagonista di un'altra storia che, se ne sarò contenta alla fine, penso pubblicherò. 
Ci tengo a precisare che, dato che si accenna ad un laboratorio, il personaggio di Thessa è un'insegnante di scienze, ed è per quello che, appunto, si parla del laboratorio e degli esperimenti. 
Il mio lavoro è finito, a presto,
xNewYorker/Chris 
   
 
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